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CAPITOLO 3 La ricerca: analisi di un’esperienza di welfare generativo

3.3. Il Problem setting: incorniciare e comprendere il contesto

3.3.5. Incorniciare: definire è limitare

La fretta di cercare risultati immediati ad una soluzione può portare le organizzazioni a ripetere sistematicamente sempre le stesse azioni, per questo è fondamentale il tempo per poter analizzare e conoscere tanto il contesto quanto le persone con cui ci si accinge a lavorare. Si tratta di costruire il problem setting, ovvero “configurazione dei problemi” (Ferrari 2010, p. 37) anche se in questo lavoro, più che un’analisi dei problemi si è avanzato con un’indagine sulle opportunità (Opportunity setting?) a disposizione per la ricerca delle soluzioni. “Non abbiamo un problema, abbiamo una possibilità” riprendendo le parole di uno dei miei intervistati, sopra citati, ma come si “chiamano” queste possibilità? Definire è un compito arduo, richiede capacità di sintassi, di lessico e una comprensione chiara del fenomeno, ma nonostante questo alle volte le parole non bastano. Ho provato a chiedere ai miei intervistati di aiutarmi a dare una cornice ai termini quali Fareassieme e Hope: “Mi sapresti definire l’Hope?” “Sapresti dare una definizione del Fareassieme?”.

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All’inizio del mio tirocinio, quando mi fu spiegato che avrei potuto partecipare anche agli incontri degli Hope, chiesi, come da prassi, di cosa si trattasse. La mia tutor però ritenne più saggio lanciarmi allo sbaraglio senza molte spiegazioni. Mi disse di appuntarmi le domande che le avrei fatto dopo qualche tempo. In principio mi sembrò confusionario inoltrarmi in questa strada senza sapere la direzione, ma in realtà mi aiutò molto a sviluppare un’idea personale del progetto e a non lasciarmi influenzare da versioni altrui. Per queste ragioni decisi di lasciare questa domanda alla fine e non all’inizio, come la logica potrebbe suggerire. Per alcune persone la risposta era già emersa tra le righe di altri discorsi e non per tutti è stato facile rispondere! Altri sostenevano che non si possa spiegare, per comprenderlo deve essere vissuto.

Responsabile 1: Io non lo definisco, preferisco che siano gli Hope a definire… quando mi

chiedono una definizione ho capito che ha più valore il racconto diretto delle persone! Il momento in cui lasciamo un po’ perdere le parole e ognuno ci mette dei fatti concreti del stare con loro, ragionare con loro, parlare con loro e sapere che comunque le loro istanze vengono ascoltate. Mi piace pensare che sia qualcosa che prima di trovare la definizione deve essere condiviso... fidarsi di questo momento: quando ti dicono: “per me trovarmi in questo gruppo è stato riassaporare il gusto del vivere”, allora abbiamo raggiunto il nostro obiettivo! Come è uscito dall’ultimo Hope Day. Permettere a qualcuno di riassaporare il gusto di vivere, sono le parole che mi hanno colpito di più che qualcuno ha detto… questo va sopra qualsiasi definizione! È un’opportunità per ridarsi una speranza.

Assistente Sociale 2: Direi che è un modo di mettersi in gioco insieme alle persone dove

ognuno deve portare il proprio sapere, che sia quello dei libri o dell’esperienza, per dare linfa nuova a dei progetti, risposte ai bisogni così… non è facile!

Responsabile 2: Per me è il tentativo di prendersi cura reciprocamente di sé stessi come

persona e di trasformare questo in uno strumento di lavoro per migliorare i servizi che si danno, da una parte, il modo di lavorare, di tutti, dall'altra, e infine anche il modo in cui le organizzazioni guardano a come svilupparsi nel prossimo futuro. Cioè, è una cosa molto ambiziosa. É come se il metodo fosse anche il fine. Cioè, Macchiavelli si incavolerebbe, però ci sono ulteriori fini. Infatti il gioco è sempre anche comprendere quali di questi fini puoi portare in primo piano.

Operatore 4: Io penso che il Fareassieme è proprio l’idea di allargare la partecipazione e la

gestione del servizio, ma nemmeno la gestione, ma il pensiero: non penso io, non pensi tu… pensiamo assieme!

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Un operatore mi consegna delle slide su cui, tempo addietro, aveva cercato di riassumere il significato del Fareassieme, da presentare ad un incontro:

Hope 6: Hope significa una persona che ha vissuto [il problema] quindi deve capire, deve sapere

anche la vita delle persone che hanno sulle spalle... devi ricordare dal primo giorno che hai cominciato a vivere per strada fino all'ultimo in cui sei uscito... devi sempre, appena vedi una persona, devi ricordarti di questa vita... quindi devi aspettarti che una persona ti insulta, questo è fondamentale, una persona ti viene e ti dice le parolacce, devi aspettarti che una persona ce l'ha sempre con te... quindi questa è pazienza, perché qualche volta crea un problema, anche magari a me che, come ho detto, ho avuto massima pazienza, qualche volta mi sono trovato in difficoltà.

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Hope 3: L’Hope è quella persona che cerca di incoraggiare quelle persone che hanno perso le

speranze che c’è ancora vita... perché tante persone hanno perso la speranza, ci sono delle persone che si attaccano alla bottiglia, che sono troppo fragili e la loro fragilità l’hanno versata nel attaccarsi alla bottiglia… non tutti hanno il coraggio di reagire, se non reagisci subito a questa cosa… ci vai dentro, senza volerlo, ma ci vai dento. l’Hope cerca di prendere una scatola vuota e cerca di riempirla, ma dando il buon esempio!

Anche dare il buon esempio è un tema ricorrente tra gli Hope. Inoltre, durante una riunione, chiesi a tutti gli Hope di definirsi in una o due parola e il risultato è stato: lavoro di squadra, capire la gente, servizio alla persona, cuore, aiuto, speranza, vivere insieme.

È difficile definire, soprattutto quando il progetto o il ruolo da descrivere ha molteplici sfaccettature, come mi è stato suggerito, il modo migliore per comprenderlo è provare l’esperienza. Definire è limitare, alle volte, come riportato nel libro di Oscar Wilde Il ritratto

di Dorian Grey del 1890 (ed 2013) è rischiare di bloccare le molteplici forme che un progetto

come questo potrebbe assumere. Dei punti chiave, fermi, sono necessari in ogni progetto se lo si vuole far crescere, ma il fatto di non averne mai cercato una definizione precisa mi ha sempre stupito. Sarebbe il modo più semplice per esportarlo e diffonderlo, ma anche quello più facile, forse, per impedirgli di crescere.