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Il gap tra costituzione formale e materiale: la rivoluzione agraria comincerà?

7.5.1 L'agroalimentare "modernizzato" è cresciuto

122 Ciò è affermabile, oltre che per la sconfitta di candidati "progressisti" del partito al governo, avvenuta nelle

elezioni locali del 2014, anche alla luce delle nomine alla Vicepresidenza della Repubblica, oltre che a ministeri economicamente strategici e ai vertici del partito.

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Fin dai suoi esordi nel 2007, la cosiddetta Revolución Ciudadana ha contemplato una rivoluzione agraria tra i suoi pilastri strategici. Tuttavia, dal punto di vista dell'implementazione di politiche e strategie pubbliche, dopo più di cinque anni dall'approvazione della nuova Costituzione, il bilancio di tale rivoluzione agraria è valutato criticamente da ampi settori ecuadoriani, pur dallo stesso governo.

Lo stesso Presidente Correa ha dichiarato, in numerose occasioni, che l'avvio di trasformazioni drastiche nel modello di sviluppo rurale nazionale è imprescindibile e che quello agrario è il più grande debito che il governo mantiene con la popolazione ecuadoriana.123

In effetti, le strategie per la sovranità alimentare adottate dai diversi Ministri dell'Agricoltura, succedutisi dal 2008 ad oggi, hanno mostrato incertezza e marginalità.

I piani ufficiali, tra cui il Plan del buen vivir 2013-2017, il piano di sviluppo nazionale, continuano a rivendicare la sovranità alimentare come parte di un radicale cambiamento della struttura produttiva del paese. Tuttavia, la situazione de facto è ben diversa.

Secondo Iturralde (2013), nel 2010 le imprese più grandi rappresentavano il 10% del totale e controllavano il 95,8% delle vendite realizzate complessivamente, nel paese, quell'anno. Lo stesso autore sottolinea come, in tali condizioni simili a monopoli, la stabilità e la crescita economiche conquistate dal paese abbiano favorito i gruppi economici più consolidati, che rafforzano, in questo modo, il loro controllo sui settori economici in crescita.

Il settore agroalimentare è esemplare di tali meccanismi accentratori nel controllo del mercato interno. Tre società controllano il 91% del commercio alimentare agroindustriale e dei supermercati: la Corporación La Favorita (50%), la Corporación El Rosado (31%) e la Megasantamaria (10%). L'impresa Pronaca, da sola, controlla il 62,16% del commercio delle carni. Altre due imprese controllano il 92,22% della produzione di oli; cinque aziende fanno altrettanto con il 71% dell'industria della molitura, mentre altre cinque ancora controllano il 61% del mercato dei prodotti lattiero caseari. Secondo uno studio ufficiale della Superintendencia de Control de Poder de Mercado (2013) tra i settori che hanno registrato maggiori incassi, nel 2009, vi sono, al terzo posto, quello della vendita di alimenti, con 58.9 milioni di dollari, e, al quarto, quello della fabbricazione di alimenti e di preparati per l'alimentazione animale, con 51.8 milioni di dollari. Questo stesso studio analizza il coefficiente di Gini, concludendo che tra i settori più iniqui, quindi con un indice maggiore

123 www.telegrafo.com.ec/noticias/informacion-general/item/el-presidente-correa-reconocio-una-deuda-de-

su-gobierno-con-el-sector-agricola-del-pais.html); ecuadorinmediato.com/index.php?mo

dule=Noticias&func=news_user_view&id=2818758121&umt=presidente_correa_revolucion_agricola_posib lemente_es_mayor_deuda_que_tenemos [Consultate nel Maggio 2014]

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allo 0,9, vi sono quelli dediti all'elaborazione di bevande non alcoliche, zucchero, input agricoli e produzione di riso; conclusioni analoghe vengono tratte anche da Iturralde (2013).

In questo panorama, l'agroindustria negli ultimi anni si è rafforzata. Nel 2012, le imprese che hanno registrato maggior crescita sono state quelle vincolate al consumo interno e, fra queste, il sistema finanziario, i supermercati e l'industria alimentare. Al rispetto la rivista Ekos (2013), che si occupa di elaborare il ranking delle imprese ecuadoriane, è chiara quando nel suo rapporto del 2013 afferma che l'industria agricola e quella alimentare rappresentano il 15,3% del ranking totale. Il rapporto sottolinea che le relative imprese, durante il 2012, hanno migliorato i propri incassi. Ciò è vero anche per quelle più grandi. In primo luogo, nel caso di Pronaca che risulta essere nella posizione migliore, con più di 800 milioni di dollari statunitensi d'incasso. In secondo luogo, nel caso di La Fabril, Nestlé, Cervecería Nacional e Arca, imprese assestatesi tra i 427 e i 459 milioni di dollari di incassi. Sul versante della distribuzione di alimenti, secondo lo stesso report, la Corporación La Favorita, la principale catena di supermercati del paese, i Supermaxi e i Megamaxi, risulta come la prima in classifica tra le imprese più grandi; la sua concorrente, la Corporación El Rosado è terza.

L'impresa Pronaca, che controlla la filiera avicola e che promuove l'integrazione dei piccoli produttori in essa attraverso il meccanismo della prevendita di materia prima utilizzata per i mangimi, è la settima impresa del paese; mentre la Nestlé Ecuador risulta diciassettesima.

Anche le esportazioni agroalimentari per l'anno 2012 sono aumentate. Da un lato, ciò è dipeso dall'ampliamento dei mercati e dalla tendenza, che non è detto risulti permanente, all'aumento globale dei prezzi alimentari. Dall'altro lato, tale crescita è stata sostenuta anche dalle politiche di investimento pubblico che, in certa continuità con i governi precedenti, hanno puntato al cosiddetto fomento agro-pecuario, la promozione dell'agricoltura e dell'allevamento, beneficiando i settori considerati più efficienti; ossia l'insieme dei medi e dei grandi produttori dediti alla produzione di alimenti per il consumo interno e l'esportazione (Carrión e Herrera 2012).

7.5.2 Accesso alla terra: l'ibrido Plan Tierras

Da parte sua, l'universo contadino ha beneficiato in maniera più dispersa di programmi mirati specificamente ad esso. Questi ultimi, come accenneremo, non rispondono chiaramente ad una politica redistributiva dei mezzi di produzione; passaggio, quest'ultimo, imprescindibile alla luce della struttura della proprietà della terra in Ecuador, per la messa a

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regime di un contributo contadino fattivo alla costruzione di un regime di sovranità alimentare. Nel frattempo, una politica di aiuti, costituita principalmente di kit ad hoc per monocolture tradizionali e destinata alle piccole produzioni agricole, ha continuato a conservare un considerevole sostegno pubblico:

(...) ahora se concluyó con la entrega de urea, del kit, se dice que es kit, pero realmente es urea, cuatro quintales de urea por socio (...) la distribución es directa Ministerio-familia, se lo coordina con Fenacle pero la entrega es personal (...) Yo creo que fue un boom el tema de soberanía alimentaria implementada en la Constitución y de la ley y todo eso. Estuvo interesante, la conciencia, pero el gobierno no es que nos apoyó a mantenerlo, más bien - por ejemplo en el tema del Ministerio de Agricultura- con el apoyo de esta urea, de estos químicos, ha debilitado (...) el Ministerio de Agricultura te entrega urea y tú sabes que la urea tiene tantos químicos y viene el kit te meten semillas artificiales, te vienen con fertilizantes que a medida te dañan el suelo. Te meten todo eso y los compañeros se vuelven dependientes. [Intervista n.13, Fenacle]

Habemos dirigentes que estamos claro del tema, pero y cuando el gobierno va y nos ofrece ese kit, la urea, medicamentos, plaguicidas para sembrar el arroz y el maíz. Pues, pucha, allí ¡no hay que soberanía alimentaria ni agroecología! Es complejo. Pero aquí ahora está claro, saben el error que están haciendo, la maldad que le están haciendo a la Pacha Mama, saben, ahora sí. Pero la necesidad les obliga. [Intervista n.5, Fenocin]

Sul piano dell'innovazione, sono state avviate delle scuole di formazione, denominate Scuole della Rivoluzione Agraria (ERA, per il loro acronimo in spagnolo). Esse hanno come obiettivo ufficiale quello di migliorare la sovranità alimentare e la produttività, attraverso la promozione del dialogo tra conoscenze locali e scientifiche. In base al rapporto del Ministero dell'Agricoltura (MAGAP 2013) a fine 2012 si contava con 140.784 beneficiari in 1334 scuole costituite, distribuite in 192 municipi delle 24 province del paese, con un totale di 337 facilitatori. Ma, anche in questo caso, emergono criticità rispetto all'approccio che le ha informate, al di là degli intenti iniziali. Esse si riferiscono, secondo gli intervistati, al mantenimento di una visione formativa fondata sulla modernizzazione agricola invece che sull'agroecologia e sulla sovranità alimentare:

Veras eso, como dicen los compañeros, chuta fue para nosotros una cuestión de una buena intención pero a la final, no, (...) la formación para utilizar el paquete tecnológico porque la mayoría de personas que venían capacitando en las ERAS venían con este conocimiento y más no a fomentar lo agroecológico. Y claro el tema de fortalecimiento de los actores dentro de ese espacio de formación, o sea había un choque, ¿no? Contaba una compañera de Esmeraldas que cuando ellos hablaban sobre el tema del cultivo del café y del cacao, ellos venían con este tema del kit, del paquete del coctel de químicos. Entonces ahí había una contradicción muy dura, o sea si desde ese espacio no logramos incidir para que esta gente por lo menos afiance de que hay que mejorar el tema del proceso, de los productos que nosotros sembramos, con una apertura a que los saberes y los conocimientos ancestrales sean fomentados de mejor manera, no estaríamos haciendo nada. O sea estaríamos desvirtuando el tema de recursos, de poder fortalecer verdaderamente las organizaciones en este sentido [Intervista n.9, Cnc-Ea]

Ai programmi di distribuzione di input agricoli e alle scuole di formazione si sono affiancate iniziative di promozione dell'accesso al credito e alla terra. Tuttavia, queste

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ultime, appaiono incoraggiare uno stato di dipendenza contadina, poiché non sono chiaramente associate a processi di riconversione agro-ecologica.

Tra questi programmi primeggia il Plan Tierras y Territorios, più conosciuto come Plan Tierras, gestito dal Ministero dell' Agricoltura come principale strumento per "la redistribuzione della terra tra contadini e contadine che non ne hanno, per il raggiungimento della sovranità alimentare"; secondo rapporti ufficiali, fino al marzo 2013, questo programma ha assegnato 20.524 ettari in beneficio di 4020 famiglie.124

Il ministro Espinel, che lanciò il programma nel 2010, si propose assegnare 2.500.000 ettari entro quattro anni, utilizzando le terre statali, le terre incolte oppure quelle che non rispettano la funzione sociale ed ambientale, riducendo il coefficiente di Gini da 0.8 a 0.69 (Rosero Garcés 2011).

Le terre assegnate fino ad ora appartengono a possedimenti statali, in particolare quelli confiscati dalla Agencia de Garantía de Depósitos (AGD) alle banche fallite come pagamento a fronte del salvataggio bancario operato a fine anni Novanta, durante la grave crisi finanziaria vissuta dal paese.

Sebbene il programma sia di respiro nazionale, esso si concentra per lo più in alcune province della Costa, Guayas, Los Ríos, El Oro, e della Sierra, Azuay, Cañar, Chimborazo, Tungurahua e Cotopaxi.

Oltre all'assegnazione dei possedimenti statali, il programma ha tra le sue competenze la titolatura dei territori indigeni che, assieme al Plan Tierras, pare essere l'asse che più ha avanzato ad oggi. Inoltre, è incaricato della creazione del Fondo de Tierras, dell'espropriazione di terre in aree prioritarie, del catasto rurale, dei programmi di consolidazione di proprietà per evitare il minifondismo, e, infine, della nuova legislazione agraria.

Luciano Martínez Valle (2012) definisce il processo avviato dal governo col Plan Tierras come una riforma agraria dall'alto; l'autore colloca questo processo in un più generale contesto di debolezza delle organizzazioni contadine e di incapacità propositiva da parte di quelle tradizionali indigene, almeno intorno alla questione terra. Egli sottolinea come, tra le problematiche più evidenti dell'iniziativa governativa, da un lato vi sia l'aver generato notevoli aspettative, soprattutto nella zona costiera, che conducono al fiorire di associazioni costituite ad hoc. Dall'altro lato, l'assenza di un modello di assegnazione della terra che non sia solo distributivo e che, invece, ispirandosi al mandato costituzionale, sia capace di associare la redistribuzione con la promozione di modelli di economia popolare e solidale.

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Tale modalità viene comparata dall'autore al processo fallimentare di riforma agraria, promosso negli anni Sessanta.

La nostra analisi presenta riflessioni analoghe, che approfondiscono tali aspetti contraddittori del piano governativo.

Il Plan Tierras affronta la questione del regime di proprietà della terra, promuovendone l'acquisizione collettiva, attraverso modelli associativi, invece che individuali; questa, ricordiamolo, era una delle rivendicazioni avanzate dalle federazioni contadine studiate. Da un lato, tale strategia risponde alla volontà di promuovere forme di proprietà collettiva e di cooperazione produttiva, anche ispirandosi alle tradizioni comunitarie ed associative proprie del tessuto sociale indigeno e contadino. Dall'altro lato, essa intende limitare e contrastare il fenomeno dell'iper-parcellizzazione delle terre, il minifondismo.

Questa rilevante innovazione, nelle forme di proprietà promosse, rispetto ai programmi realizzati negli anni scorsi, si associa, però, alla riproduzione di meccanismi di mercificazione della terra e finanziarizzazione delle aree rurali. Il Plan Tierras, infatti, induce i gruppi contadini coinvolti all'indebitamento, o meglio a un ciclo di indebitamenti, per lo più con il Banco Nacional de Fomento. In prima istanza, i crediti vengono elargiti per l'acquisto dei terreni, ma l'indebitamento diviene passaggio obbligato anche per accedere ai capitali necessari a farli produrre, in modo che rendano e che i beneficiari, quindi, possano anche ripagare il debito inizialmente contratto. Tra l'altro, questo approccio che mercifica l'accesso alla terra genera cospicui incrementi del prezzo degli appezzamenti sul mercato.

Le criticità del piano governativo vengono rilevate dagli intervistati:

Hay una cosa que quiero que me entiendas bien. A toditas la gente yo le he dicho y me han entendido bien. Nosotros pensamos que si ahora le digo compre una hacienda, al 12% el crédito, sin ningún crédito productivo y ustedes que recién cogen las 10-15 ha que les van a dar, ¿dónde van a sacar si no hay un estudio de que va a producir esa tierra, para que ustedes paguen esas tierras? Les aseguro que en un año ustedes quedan morosos, en dos años ya no van a pagar más, no vamos a ser capaces de pagar ese crédito carísimo y la tierra va a volver al Estado. Y después ¿qué van a decir? La Fenocin nos ha ayudados a hacernos endeudar y ¡la tierra volvió a los bancos! Porque a la financiera le interesa solo recuperar sus créditos por encima de todo. Entonces te amarran bien, si un año dos años no pagas bien, la tierra será devuelta. (...) Nuestros campesinos no tienen seguro agrícola, tú sabes que sabe pasar aquí, viene una helada o en la costa una inundación y se acaba todo el arroz, todo el maíz, y entonces de donde te pagan. Si a nosotros nos garantizaran un seguro agrícola o que va a ver una condonación de eso en caso de alguna catástrofe, entonces sí. Si no. A nosotros nos preocupa eso, el endeudamiento. Hasta ahora la Fenocin no compra una tierra, porqué tenemos este peligro [Intervista n.5, Fenocin] Frenan, y pasan los años y lo que ha podido entregar, no es que están bien los que han recibido. Porqué esos predios tienen un costo altísimo, porque como vienen por deudas (...) No conozco así con finura los detalles, para decirle con porcentaje el riesgo, pero ya he escuchado preocupación de la gente que lo recibió. De que le va a ser imposible o muy complicado poder pagar esa deuda. No es la deuda de la tierra, es la deuda que tienen que tener para poder funcionar. Créditos aparentemente están dando, pero el Banco de

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Fomento no ha cambiado la ley de finanza pública, que está todavía intocada. Una ley neoliberal (...) Entonces todo eso es un cerco, le dicen que la cuestión si funciona bien, no es cuestión de voluntad del presidente, le dicen que la cuestión funciona, ¡mentira! Mentira, y cuando le da rabieta al Presidente claro que hacen algo, pero para ese ratito, después vuelven a lo mismo [Intervista n.8, Cnc-Ea]

Nell'insieme, la dinamica del Plan Tierras appare in contraddizione con l'approccio alla sovranità alimentare proposto da Vía Campesina, poiché incentiva il meccanismo acquisitivo della terra, invece che processi redistributivi, mutuando di fatto lo schema a lungo promosso dalla Banca Mondiale.

Al riguardo, Vía Campesina (2009: 131) è netta nell'affermare che i processi redistributivi capaci di intaccare le relazioni di potere dentro la società, in favore del mondo contadino, non hanno nulla a che vedere con le "transazioni patrimoniali e private finanziate dallo Stato"; si tratta, ovviamente, di una critica alla strategia promossa dalla Banca Mondiale, che colloca i processi di riforma agraria dentro una logica di mercato.

La nostra analisi, inoltre, rileva come la conformazione di nuove realtà associative sia operata spesso by-passando il tessuto organizzativo di quelle storiche, locali e nazionali. In questo modo, il programma finisce per indebolire politicamente questi ultimi attori sociali. Al contempo, al riferirsi a neonate organizzazioni poco strutturate e disperse, il governo ridimensiona le abilità di negoziazione dei gruppi locali coinvolti nell'assegnazione delle terre:

Por ejemplo, un tema importante que nos va a dar la mirada del porqué digo lo que digo. Fenocin y no solo Fenocin han estado allí peleando el tema de la tierra y resulta que en la hora de la mini-redistribución de la tierra - porque ha sido mini-redistribución- se han conformado nuevos grupos y los que se han beneficiado son los grupos conformados, los de la Revolución Ciudadana, los de la Escuela de la Revolución, lo que quiere decir una serie de grupos que no han sido organizaciones. Que en algunos casos son compañeros de las organizaciones, sí es cierto. Pero esta no es la dinámica, porque por algo están las organizaciones ¡que han luchado eternamente por esos temas! (...) Una redistribución que nosotros la defendemos, que dijimos: en este país ¡debe haber redistribución de tierra! Pero no una redistribución cualquiera, sino una buena redistribución de tierras. (...) nosotros las organizaciones somos las que decimos "aquí está", mira hay que ver la forma de cómo esta tierra vaya a mano de campesinos que la hagan producir. [Intervista n.4, Fenocin]

D'altro canto, la nostra analisi evidenzia le difficoltà affrontate dal governo nell'associare la ridistribuzione della terra con strategie produttive organiche; criticità che vanno oltre quanto suggerito già da Martínez Valle (2012). Ci sembra, infatti, che, oltre all'articolazione a circuiti di economia solidale, resti aperta un'altra sfida, cruciale e propedeutica: inserire l'assegnazione delle terre dentro una strategia di conversione agroecologica che dia priorità alla produzione di cibo sano.

In diversi casi, le terre assegnate dal Plan Tierras vengono messe in produzione con monocolture commerciali che la nuova Costituzione e la legge del regime della sovranità

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alimentare considerano come esiziali per la sovranità alimentare nazionale: è il caso, innanzitutto, degli agrocombustibili.

È da rilevare, tuttavia, che dalle interviste non emerge la messa in discussione, da parte degli attori sociali, degli orientamenti che fondano il Plan Tierras. Essi, infatti, non si soffermano sull'opportunità di coltivare o meno agrocombustibili o sul meccanismo acquisitivo, e non redistributivo, del Plan Tierras. Gli intervistati, invece, si denunciano su criticità di altro carattere. In primo luogo, fanno riferimento alla non organicità del sostegno governativo, che non copre in forma sistematica le diverse dimensioni produttive; in altre parole, non solo l'accesso alla terra, ma anche ai capitali e ai mezzi per produrre. In secondo luogo, in maniera correlata al primo elemento, gli intervistati considerano che il programma non facilita il raggiungimento delle condizioni per rifondere il debito contratto per l'acquisto. In terzo luogo, rilevano le ridotte dimensioni degli appezzamenti finora distribuiti. Infine, lamentano la lentezza del processo di attribuzione delle terre.

(...) ya no queremos una reforma agraria como la del pasado, queremos es una redistribución de tierras pero que enmarque todo lo que no hubo, lo que debe de ser ahora, para un buen vivir. ¿Qué no más tenemos nosotros? Las tierras, pero también con asistencia técnica, con crédito, con comercialización, con capacitación. Bueno, con todo lo que la nueva Constitución lo dice, ¿no? Para tener un buen vivir [Intervista n.15, Fenacle]

Si las cosas queremos hacer, tiene que haber una política de estado que en serio quiere ayudar a los campesinos. Que diga: bueno le vamos a dar al 4%, 4% para compra de