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Tra buen vivir e modernizzazione neo-sviluppista

In relazione all'azione collettiva volta all'istituzionalizzazione dei principi della sovranità alimentare, senza dubbio, l'Ecuador rappresenta uno dei pochi casi avanzati e, dunque, emblematici al mondo. Nel paese, la sovranità alimentare, dal momento che ne sono stati istituzionalizzati i principi, è entrata a far parte del dibattito politico nazionale e rappresenta, oggi, una questione in disputa per l'intera società, non solo per le organizzazioni contadine.

Tuttavia, la costruzione materiale della transizione alimentare istituzionalizzata appare complessa, innanzitutto alla luce della disuguaglianza strutturale dentro il paese, anche nel suo sistema agro-alimentare. Tale iniquità, per di più, pare oggi sedimentarsi attraverso una rinnovata integrazione dipendente del paese al mercato globale: la divisione internazionale del lavoro conferma l'Ecuador quale paese esportatore di prodotti primari non tradizionali, esotici, producendo una continuità negli orientamenti ufficiali mirati al sostegno dei soggetti dediti all'agro-esportazione.

In questo quadro, l'incoerenza tra, da un lato, le sfide costituzionalizzate e poi riprese nei piani di governo, come il Piano nazionale del buen vivir, e, dall'altro, il rallentamento nell'adozione di legislazioni e politiche chiaramente ispirate ad esse, è prodotta dalla

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contraddizione tra interessi divergenti e, dunque, è frutto delle relazioni di potere che controllano la produzione e distribuzione di cibo in Ecuador.

L'opposizione ad una transizione nel modello agro-alimentare è condotta dai gruppi agro-industriali e agro-esportatori, rafforzatisi storicamente e cresciuti anche a scapito delle masse, indigene, meticcie ed afro, di contadini e di lavoratori agricoli. La loro reazione contro le conquiste delle organizzazioni sociali è operata, finanche, sul terreno del blocco governativo, producendo e giovando della tensione tra gli elementi più conservatori e quelli più propensi al cambiamento, che lo compongono.

Nella fase costituente, i rapporti di forza sono stati complessi, ma pur sempre incrinati in forma favorevole alle organizzazioni sociali e all'affermazione di svolte significative, come quelle che abbiamo ripercorso lungo questo studio di caso. Ciò si è reso possibile grazie alle lotte sociali condotte nei decenni precedenti, così come ad una flessione delle forze reazionarie durante il periodo costituente. Quest'ultima contrazione va ricondotta sia alla generale crisi del sistema tradizionale dei partiti, sia al relativo appoggio popolare riscosso dal nuovo processo politico promosso dal governo di Rafael Correa. In quella fase, le pressioni sociali, seppur non permanenti e non sempre coordinate fra loro, hanno trovato la sufficiente apertura istituzionale per riuscire ad ottenere enormi riconoscimenti intorno alla questione agroalimentare, con un indubbio protagonismo della Mesa Agraria e, dunque, delle organizzazioni appartenenti a Vía Campesina.

D'altronde, il fatto stesso che, nella fase post-costituente, le forze mobilitate, per ridimensionare il mandato costituzionale, siano state così cospicue, indica quanto avanti si fosse arrivati nel posizionare le rivendicazioni dei movimenti sociali.

Nell'attualità, tuttavia, il processo di ridisegno delle istituzioni e delle politiche agro- alimentari non appare congruente con i mandati costituzionali. Ciò è affermabile sia alla luce dei ritmi rallentati nel materializzare tali sfide, attraverso la legislazione subordinata alla Costituzione 2008 e le politiche ufficiali, sia a fronte del mantenimento sostanziale di una logica governativa di modernizzazione ed industrializzazione agricola, per lo meno in certi programmi e in alcune componenti strategiche dell'establishment.

A tutto ciò si affianca uno scarso protagonismo, nei processi di innovazione istituzionale, delle organizzazioni sociali originariamente promotrici della proposta della sovranità alimentare.

Come abbiamo visto, tra le cause di questo empasse vi sono, da un lato, una contrazione delle azioni collettive e, dall'altro, una scarsa unità d'intenti all'interno del blocco governante. Lo riassume esplicitamente uno degli intervistati quando richiama l'immagine

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di una partita di calcio, dove non sono chiare le squadre o, addirittura, c'è chi sta giocando una partita di natura totalmente distinta.

Primero porque no hay un movimiento social fuerte para hacer exigir y hacer respetar como habíamos planificado. No hay, sigue siendo el movimiento social débil. Y el rol que juega el ejecutivo... Es que convocas a una movilización, lo que ellos desconvocan. O sea ¡es una jugada! O sea, hoy en día la cancha está trazada, pero no están trazados con cuales son los jugadores. Los jugadores están dispersos, no somos solo futbolistas, otros estarán que juegan boli o básquet. ¡Entonces tú tienes una situación bastante caótica! Que no te permite empujar estos procesos [Intervista n.6, Cnc-Ea]

Tra l'altro, le trasformazioni istituzionalizzate nel nuovo testo costituzionale rappresentano di per sé dei processi estremamente complessi, alla luce del riassesto tecnico- produttivo e della proprietà, delle terre e degli altri mezzi di produzione, che dovrebbero comportare. Esse, dunque, sarebbe tortuose da materializzare, pur se crollassero le barriere politiche interposte per ostacolarle; oltre che, ovviamente, dinanzi all'alto grado di dipendenza di questo paese andino, finanche monetaria, vista la dollarizzazione, adottata agli inizi del Duemila.

Nel paese permangono, dunque, condizioni formali, costituzionali e legislative, favorevoli per proseguire nell'affermazione sociale di un protagonismo contadino nella risignificazione della questione agro-alimentare. Ma i rapporti di forza sono tali da impedire l'avvio dei necessari mutamenti che la sua concrezione imporrebbe, progressivi ma radicali, nella struttura agraria e produttiva del paese.

Tuttavia, la sovranità alimentare permane come orizzonte collettivo, sedimentato, costituzionalizzato e pertanto legittimo, verso cui la società ecuadoriana dovrebbe aspirare. Oltre che una "conquista" emblematica per i movimenti ecuadoriani ed internazionali, che ne hanno fatto terreno di battaglia, ciò incarna l'espressione di un passaggio cruciale nell'assetto dei rapporti di forza durante la fase costituente.

Al contempo, ne influenza il complesso riassestamento successivo, nella fase post- costituente, conservando il potere di farlo, sebbene le relazioni di potere tendano a sintonizzarsi nuovamente con la diseguale struttura agraria nazionale. La Costituzione, infatti, resta, in ogni caso, quale tracciato collettivo, mappa, del tragitto da percorrere e funge come cartina al tornasole, capace di additare la continuità negli orientamenti ufficiali. In Ecuador vi è in corso un conflitto che attiene il controllo delle risorse e che si traduce, parafrasando Melucci (1987), in uno scontro tra due idee opposte di produzione sociale: il buen vivir, inteso dai movimenti sociali come alternativa allo sviluppo, versus una reinvenzione dello sviluppismo, laddove il mercato mantiene il primato e qualsiasi processo trasformativo si fonda sullo sfruttamento intensivo della natura e sul paradigma della modernizzazione.

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Il risultato di tale scontro non riguarda esclusivamente l'azione statuale, ma dipende da dinamiche sociali e da geografie ben più complesse e, dunque, resta una zona d'ombra. Allo stesso modo, è ingrato stabilire in che misura sia plausibile affermare che il secondo modello, lo sviluppismo, sia transitorio e necessario per raggiungere il primo, il buen vivir, come i più ottimisti tra le file governative si ostinano a sostenere. In questo senso, è necessario riflettere criticamente su tale conflitto e riconoscere il ruolo degli attori sociali nella promozione e nella concrezione dell'innovazione sociale, così come nella loro capacità di ottenere uno schieramento concreto del governo per cambiare le relazioni di potere. Ciò, però, dovrebbe implicare, tra l'altro, un ripensamento del ruolo dello Stato e la costruzione di forme partecipative di governo della transizione, che coinvolgano apertamente gli attori sociali.

Per le organizzazioni ecuadoriane di Vía Campesina, la proposta della sovranità alimentare è divenuta, insomma, lo strumento per riorganizzare le proprie battaglie storiche e relative proposte per così riposizionarsi, con identità, specificità ed armate di una grammatica comune rinnovata ed eloquente, nello scenario politico nazionale, compreso il campo dei movimenti sociali. In questo modo sono riuscite a modificare il lessico pubblico.

200 TERZA PARTE- Il caso italiano

Introduzione

In Europa, come per l'America andina, la proposta della sovranità alimentare è divenuta l'orizzonte politico entro cui si iscrivono numerosi processi di innovazione che trasformano i territori rurali e la relazione fra di essi e le città. Buona parte dei nuovi modelli di produzione e consumo alimentare emersi negli ultimi due decenni, infatti, si rifanno concettualmente a tale proposta: tra di esse spiccano numerose reti alimentari alternative, fatte di filiere corte, produzione biologica o agroecologica, vendita diretta, mercati contadini e gruppi di acquisto solidale (GAS) (Cavazzani 2008c; Corrado 2013; Sivini e Corrado 2013); oltre che l'attivismo intorno a tematiche agrarie, quali, ad esempio, gli Ogm o il land grabbing.

Possiamo introdurre questo secondo studio di caso, rifacendoci a Melucci (1987), nei termini di un modello bi-polare fatto di latenza, messa in pratica e sperimentazione di nuovi modelli culturali e pratiche, svolte per lo più nella sfera personale, e di visibilità, attraverso azioni pubbliche di denuncia e propositive, costruite collettivamente.

Le organizzazioni italiane studiate sono costituite per lo più da associati che realizzano pratiche concrete, spesso alternative al modello dell'agricoltura industriale, e, dall'altro lato, si caratterizzano per la loro capacità di mettersi in rete attraverso piattaforme ed iniziative di respiro europeo, nazionale e locale. È il caso, in particolare, delle due organizzazioni italiane che da più anni sono affiliate a Vía Campesina: l’Associazione Rurale Italiana (ARI) e l’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB). Il repertorio d'azione è analogo anche nel caso dell’Associazione Lavoratori Produttori Agroalimentari e Ambientali (ALPAA), la cui adesione a Vía Campesina è più recente giacché proposta nel 2012 e formalmente ratificata nel 2013.

Come vedremo, queste organizzazioni, assieme ad altri soggetti, hanno promosso reti come il Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare o la Rete Semirurali così come iniziative di influenza sui quadri normativi e le politiche. In questo secondo caso, è emblematica la loro adesione alla "Campagna per l’agricoltura contadina", mirata all’approvazione di una legge che riconosca giuridicamente la figura contadina, adotti semplificazioni della normativa vigente in materia d'agricoltura e promuova modelli produttivi di piccola scala, articolati sul lavoro contadino e sull’economia familiare e orientati sia all’autoconsumo, sia alla vendita diretta ai consumatori.