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1.1 Genere drammatico: Roma città aperta (Rossellini, 1945)

Il film inizia con una ripresa panoramica di Roma e una musica orchestrale che piano piano prende marcatamente il ritmo della marcia militare nazista, insieme alla loro immagine in marcia, poi seguita dalle scene di inseguimento degli italiani “traditori” da parte dei soldati nazisti: uno di loro è l'ingegnere Manfredi. Un dialogo tra un'ufficiale tedesco, di gesti e postura snob e femminile, quasi al limite fra il comico e il drammatico, parla di alcuni personaggi che saranno conosciuti più avanti nel corso del film, come l'artista Marina, con cui Manfredi ha un rapporto da quattro mesi. Questo inizio serve a contestualizzare la storia, che ha Roma, negli ultimi mesi di guerra, come principale protagonista.

Il personaggio della Magnani, Pina, viene introdotto e presentato subito dopo questa scena, nel minuto 7'14'' del film, durante la sequenza dell'assalto al forno, in uno spazio aperto, quindi più sociale e affollato, composto per la maggior parte da donne.

Le scene che seguono servono ancora a capire la costruzione del suo personaggio. Riprenderanno il suo percorso fino alla sua casa, il suo rientro nell'appartamento, nella sua sfera privata, e poi la sua uscita, insieme al parroco.

Nella prima scena, appena uscita dal forno, sembra svincolarsi dalla folla come se stesse per svenire, lasciando cadere il pane a terra dopo una spintonata ricevuta da qualcuno. Si lamenta, rimproverando la folla: «e... lasciate stà», dice con la voce in qualità discretamente rauco-soffiata, con pitch grave e loudness mediamente forte, ma con una vibrazione glottica povera, come se avesse poco brio, il che mostra la sua debolezza, la fame, la disidratazione, ecc.

Indossa un cappotto blu (il film è in bianco e nero, ma si sa che è blu attraverso la sua biografia), una rendigote con una fila di bottoni di lato, fatta poi accorciare sulle maniche e facendo pendere leggermente l'orlo, in modo quasi impercettibile, perché

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sembri rimediato, ma dignitoso544. Porta una sciarpa di lana a scacchi. A Roma fa freddo.

Rossellini aveva chiesto: «ci vorrebbe qualcosa di vecchio, con le maniche un po' corte, le spallucce lise, che ti ingoffi, che abbia un'aria rimediata. Tu sei una morta di fame Anna mia, una che fa i salti mortali per mettere insieme il pranzo con la cena. E rassegnati che qualche pezza arrotolata intorno alla pancia per ingrassarti un po' te la devo mettere. Vabbé che sei solo di cinque mesi e mangi poco. Ma sempre incinta devi sembrare»545.

Continua la descrizione della scena: Al suo incontro arriva il brigadiere «Sora... sora Pina, ma è una pazzia... Nel vostro stato...», mentre lei solleva la mano alla testa riprendendosi dalla vertigine probabilmente causata dal movimento compiuto abbassandosi nel riprendere il pane. Risponde al brigadiere «e... che devo fa'? Mori' de fame?» Il loudness della voce in questo caso è più basso, vista la prossimità con l'interlocutore e il suo stato di debolezza. La sua mimica facciale sembra perdere tonicità, lo sguardo diventa leggermente vuoto per un attimo, la bocca leggermente aperta, e si appoggia al braccio del brigadiere, che le offre aiuto.

Fuori campo a sinistra, a voce alta, dal pitch più acuto (forse più femminile di lei in base alle rappresentazioni di genere scelte dagli autori?), una donna chiede aiuto al brigadiere «Brigadiere, aiuto!», al che immediatamente Pina risponde innervosita, con loudness forte, buona qualità vibratoria di corde vocali, ossia, con una voce più fluida, brillante, e con l'accento romanesco prolungando la vocale del primo va come se stesse per dire una parolaccia, ma a metà del discorso, lo cambia, rielaborando un'altra frase, non meno innervosita, ma di rimprovero: «Ah.. ma vaaaa // a morì ammazzata, va». A questo punto, la sua postura è più eretta, il suo tono muscolare in generale più teso e invece di appoggiarsi al brigadiere, è lei che lo tira con il braccio per andarsene via di lì.

544 P. Carrano, La Magnani, il romanzo di una vita, Rizzoli, Segrate 1982, p. 116. 545 Ivi, p. 115.

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In questa prima scena, ci sono due momenti di vocalità a loudness forte, in cui il personaggio si distingue dalla folla e, oserei dire, dalle altre donne, per il distacco e il rimprovero verso il loro comportamento. Lei sembra sentirsi diversa da loro?

Il dialogo fra il brigadiere e il sagrestano all'inizio della medesima scena serve a far comprendere lo stato generale di quelle persone, il contesto, lo stato di eccezione alla regola. Tutti hanno fame, e perciò la legge, sia quella terrena che quella divina, non contano alla lettera. Il dialogo, che quasi sembra una barzelletta, segue così:

Il sagrestano domanda al carabiniere che cosa succede, al che lui risponde: «Non vedi? Assaltano il forno». Lui continua «E tu, che fai?» – «Io purtroppo sono in divisa». Un po' prima dell'arrivo di Pina, una cittadina si rivolge a entrambi mostrando la borsa piena di pane, dicendo: «Brutta carogna, aveva pure i pasticcini e diceva di non avere la farina», riferendosi al padrone del forno e rappresentando il controsenso di una persona che ancora pensa al guadagno, alla merce, mentre la gente sta morendo di fame.

Torniamo alla sequenza della scena principale, dopo il rimprovero di Pina nei confronti dell'altra signora. Il brigadiere le dice «t'accompagno io, aspetta...», in tono rispettoso e disponibile. Un taglio e entrambi sono in arrivo al palazzo in cui abita. Il suo aspetto è già più sereno, così come l'ambiente.

Al portone, lui si offre di aiutarla con la borsa piena del pane che lei aveva rubato, per non farle portare tanto peso. Lei gli regala due pagnotte e dice: «Ecco così pesa meno». La voce e i gesti di Pina in questa scena sono di qualità rauca, soffiata, dal pitch grave, con attacco vocale morbido, velocità di parola più lenta, articolazione più precisa, curva melodica in discesa, rasserenante, decisa, generosa.

La sua risposta rapida alla situazione e la capacità di capire il bisogno, forse ovvio, dell'amico, fa capire che è una donna agile, attiva, in grado di pensare con la propria testa e di prendere decisioni generosamente, anche adattandosi alle situazioni.

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L'atteggiamento amichevole e rispettoso fra i due, anche se non intimo, risulta evidente da alcune caratteristiche linguistiche e paralinguistiche: dall’appellativo sora Pina, brigadiè, una versione non molto personale, ma con la pronuncia romana, che riduce la parola in modo più ravvicinato, come il supporto e la vicinanza fisica durante la camminata fino a casa.

A questo punto, avviene un cambiamento di framing, da un ambiente aperto a quello chiuso. Lei incontra un vicino che le chiede qualcosa di strano, non intelligibile (almeno per me), e viene difesa dall'amico poliziotto. «Come ti permetti? Davanti alla mia

presenza?! Questa è la borsa mia». Pina risponde

«A brigadie' lascia perdere che è meglio!». La scena segue e Pina torna a casa accompagnata dal brigadiere.