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Leny R. Kyrillos442, studiosa dedicata allo studio dell’espressività nel contesto televisivo e giornalistico, è stata curatrice del libro Expressividade: da teoria à pratica443 (in italiano, Espressività: dalla teoria alla pratica)444. La pubblicazione di questo libro ha consolidato le basi di tale campo di studio, idealizzato dal bisogno dei logopedisti e dei linguisti, che hanno a che fare con i professionisti della voce in generale e della vocalità artistica, di comprendere meglio il loro contesto lavorativo e le loro caratteristiche espressive, per poter intervenire sia per la salute che per il perfezionamento estetico vocale445.

Secondo Sandra Madureira446 l'espressività della parola è costruita mediante l'interazione degli elementi segmentali (vocali e consonanti) e prosodici (ritmo, intonazione, qualità della voce, tassa di elocuzione, pause e gli standard di

440 Ibidem.

441 D. Abercrombie, op. cit.

442 Logopedista e dottoressa in Disturbi della Comunicazione Umana all’Università Federale di San Paolo, dedicata allo studio dell’espressività nel contesto televisivo e giornalistico.

443 L.R. Kyrillos, op. cit. 444 Traduzione mia. 445 Ivi, p. 15. 446 Ivi, p. 16.

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accentuazione), così come dalle relazioni stabilite tra suono e senso. Questa interazione crea il flusso della parola.

Gli elementi prosodici hanno diverse funzionalità: segmentare il flusso della parola, facilitare la comprensione, evidenziare idee, esprimere modalità (affermazione, interrogazione), attitudine, emozioni, condizioni fisiche, ecc. Segmentare il flusso della parola serve a diminuire l'ambiguità, aumentare l'intelligibilità, dare tempo all'interlocutore di processare l'informazione. La segmentazione può essere fatta attraverso pause, variazioni di pitch, prolungamento di segmento o sillabe, e per aggiustamenti nella qualità vocale. Oltre alla segmentazione, quello che può facilitare la comprensione è l'accento, che interagisce con la sistematizzazione sintattica, semantica e pragmatica. Perciò, studiare la prosodia nelle lingue può aiutare a capire come l'espressione di diverse modalità ed effetti di senso sia prodotta attraverso una stessa sequenza segmentale nella parola naturale.

Analizzare l'espressività della parola significa cercare di capire l'uso simbolico dei suoni, che non si limita all’uso poetico o metafisico, ma attraverso il discorso orale, nei suoi diversi generi e stili, può direzionare il rapporto fra il suono e il senso. La possibilità di creare senso attraverso la materia fonica, secondo la capacità del parlante, permette di materializzare in suoni idee, attitudini, sentimenti, oltre la possibilità di attribuire alla parola caratteristiche fisiche sociali e psicologiche dell'uomo, il che ci dà la dimensione dell'impatto della parola nella comunicazione fra gli esseri umani.

Altro studioso importante per la comprensione del processo comunicativo è il sociologo Goffman, già menzionato prima. Per lui, la comunicazione non è un processo lineare, ma circolare, un processo simultaneo, dove gli elementi lavorano allo stesso tempo. Secondo l’autore447, il parlante svolge tre ruoli mentre discorre: l'animatore,

l'autore e il mandante. Questi si distinguono per i seguenti aspetti: l'emissione di un gesto vocale, la produzione di un testo e la veicolazione di un sistema di credenze, o

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valori, che si desidera condividere. Per coinvolgere l'interlocutore, il parlante sceglie fra la forma – l’espressività – e il contenuto. Così, per capire perché una persona riesca a catturare il pubblico e un’altra no, bisogna indagare come le credenze siano espresse (mandante) fra le scelte lessicali (autore) e le risorse foniche (animatore)448.

L'animatore è la macchina parlante, cioè chi esprime fisicamente un messaggio. A ogni animatore appartiene uno stile particolare, il modo in cui comunica; l'autore è chi ha ideato il messaggio; il mandante è colui per conto del quale si parla. Le tre funzioni possono coesistere ma possono anche essere distribuite su persone diverse. Bisogna distinguere tre aspetti:

1. Aspetto di contenuto e aspetto di relazione449

2. Comunicazione intenzionale e comunicazione non intenzionale 3. Aspetti impliciti e aspetti espliciti

Altri concetti importanti nell’analisi della conversazione sono i termini: Framing e Footing. Il concetto di framing, ovvero inquadramento, proposto da Bateson, in A Theory of Play and Fantasy450, nel suo discorso sulla natura della comunicazione, rappresenta per l'autore l’importanza del contesto generale, al quale spiega che non è possibile capire un enunciato senza comprendere il suo inquadramento più ampio: a quale contesto appartiene, chi è il parlante, a chi si rivolge, quali sono le circostanze coinvolte, cosa porta a produrre il discorso, ecc.

Per Goffman451, il termine footing, o indirizzamento, rappresenta l'allineamento, la postura, l'atteggiamento verso l'altro nel discorso. Spiega che in una situazione face to

448 S. Madureira, Expressividade da fala, in L.R. Kyrillos (a cura di), op. cit., p. 18.

449 L'aspetto di contenuto riguarda l'informazione che io trasmetto cioè il contenuto vero e proprio dell'informazione, mentre l'aspetto di relazione è la presentazione dell'io, cioè una dichiarazione sul proprio io e sul rapporto che si vuole avere con la persona con la quale si parla.

450 G. Bateson, A theory of play and fantasy, in R. Schechner, M. Schuman (a cura di), Ritual, play, and

performance, Seabury Press, New York 1976, pp. 67-72.

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face, i partecipanti stabiliscono un atteggiamento di se stessi, in rapporto al discorso in costruzione, che rappresenta aspetti personali, di ruoli sociali e/o discorsivi.

Per analizzare l'espressività della parola, a seconda del modello fonetico scelto, bisogna avere dei modelli di descrizione fonetica e di analisi dei generi e degli stili orali, nelle loro correlazioni percettivo-uditiva (soggettiva) e acustica (oggettiva). Sia i segmenti che gli elementi prosodici possono essere analizzati in base a tre parametri acustici: durata, frequenza fondamentale e intensità. L'analisi fonetica dovrà considerare:

 Varianti segmentali;  Standard di accentuazione;  Standard di intonazione;  Standard ritmico;

 Variazioni della tassa di elocuzione;  Pause (distribuzione e tipologie);  Aggiustamenti della qualità vocale.

A questo punto, i dati analizzati devono essere interpretati cercando di comprendere le intensioni, le emozioni e il contesto della comunicazione, così come la dinamica tra gli interattanti452, e l’impatto sugli altri osservatori, il pubblico. La comunicazione comprende una sfera cosciente, in cui il parlante sceglie strategicamente come parlare, secondo i tre ruoli suggeriti da Goffman, ma c’è anche qualcosa che gli scappa.

L'espressività dell'individuo (e perciò la sua capacità di fare impressioni su terzi) sembra basarsi su due tipi di attività semantiche radicalmente diverse: l'espressione assunta intenzionalmente e quella lasciata trasparire453.

452 Interactants, traduzione mia per il termine utilizzato da Pittam, in J. Pittam, Voice in…, p. 133, per mettere in evidenza l’aspetto interazionale fra due persone, al posto del termine “interlocutore”.

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La prima può essere considerata la comunicazione in senso stretto, la seconda quella dal punto di vista degli osservatori, sintomatica. Queste impressioni, sia volute che non volute, creano una risonanza e, a seconda delle abilità di gestione della comunicazione dal punto di vista ricettivo (in cui uno riesce a capire in modo ampio quello che dice l’altro), nonché dal punto di vista dell’emissione, possono essere positive o negative, possono andare secondo le intenzioni dei parlanti oppure no.

L'interazione faccia a faccia può sommariamente esser definita come l'influenza reciproca che individui che si trovano nell'immediata presenza altrui esercitano gli uni sulle azioni degli altri454.

Tutto ciò, nel contesto reale della vita quotidiana, incide sulle persone coinvolte direttamente e indirettamente nella comunicazione. Pierini455 racconta un episodio sul primo ruolo di Marlon Brando nel cinema, nel film A Streetcar Named Desire (1947)456, in cui lui recita la parte di un uomo psicopatico. La proposta del film era incentrata sulla protagonista, ossia, la donna tormentata da quest’uomo, ma la recitazione di Brando le ha «rubato la scena», dando l’impressione di essere lui il vero protagonista. In questo film, la sua recitazione ha inciso sulla recitazione dell’attrice, influenzandone il comportamento, così come ha avuto un effetto sul pubblico.

A proposito dell’inatteso, una persona può lasciare traccia di dubbi nella sua comunicazione volontariamente o involontariamente.

L'individuo può naturalmente comunicare di proposito informazioni fuorvianti per mezzo di questi due tipi di comunicazione. Nel primo caso, avremo un inganno, nel secondo una finzione457.

454 E, Goffman, La vita quotidiana…, p. 26.

455 M. Pierini, Attori e metodo: Montgomey Clift, Marlon Brando, James Dean; e Marilin Monroe, Zona, Arezzo 2006.

456 E. Kazan, A streetcar named desire, tr. it. Un tram che si chiama Desiderio, Warner Bros Pictures 1951 (film).

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Goffman spiega, attraverso l’analogia della finzione, le rappresentazioni che ogni persona crea di sé nella vita quotidiana per l’approvazione sociale e anche per avere esito nella comunicazione, indirizzandola a seconda del contesto.

Probabilmente non è un caso che la parola persona, nel suo significato originale, volesse dire maschera. Questo implica il riconoscimento del fatto che ognuno sempre e dappertutto, più o meno cosciente, impersona una parte... è in questi ruoli che ci conosciamo gli uni gli altri; è in questi ruoli che conosciamo noi stessi. In un certo senso, e in quanto questa maschera rappresenta il concetto che ci siamo fatti di noi stessi – il ruolo di cui cerchiamo di essere all'altezza – che vorremo essere. Alla fine la concezione del nostro ruolo diventa una seconda natura e parte integrante della nostra personalità. Entriamo nel mondo come individui, acquistiamo un carattere e diventiamo persone458.

Riprendendo, per esempio, i concetti di segni inerti e di segni di performance, proposto da Dyer459, e riportandoli ai parametri di analisi della voce e della parola, è possibile proporre un’analogia per la quale la qualità, il timbro, oppure la grana – a seconda della nomenclatura utilizzata –, corrispondono ai segni inerti. Oppure, come sostiene Laver460 quando affronta la tematica dei settings più o meno permanenti, si può

dire che le stesse dinamiche vocali corrispondono ai segni di performance, in un repertorio o standard dinamico più utilizzato, caratterizzando ritmi, intonazioni, velocità, pitch, loudness, modulazioni, pause, tipi d’attacco glottico, articolazioni, tensione laringo-faringea, posizionamento delle strutture che compongono l’apparato vocale e la respirazione.

E allora, se la voce è un mezzo energetico per far sentire la parola, la voce è in se stessa comunicazione corporale, quel non-verbale che tutti ormai sanno può smentire le

458 R.E. Park, Race and culture, Free Press, Glencoe 1950, p. 249. 459 R. Dyer, Stars…, p. 151.

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parole di un testo, perché il corpo pure parla, tante volte inconsciamente. La voce e il discorso sono aspetti diversi della comunicazione orale, ma complementari.