Superatalabuferabarbarica, la Chiesa intenta colsuo
capo a
rassodare inRoma
il centro della podestà temporale, tutto pretende dall'impero romano-tedesco.Essa
si libera dai lacci insidiosidella feudalità; efinalmenteproclamando,
perbocca
di Gregorio VII, eh' è giuntal'ora delleriforme(i) Reg. Pontif. I, N. 4442.
(2) MttratoriA-necà. ex Ambros. Codd. [1697]; 112.
(3) Cfr.ilconc.Bracar.II,inMansi,Conc.Coli.IX, 775 a. 563; e. 4 segg.
(4) Op. ed. Madrzsùis; centra Felicem, 99 segg.
(5) Conc.
Rem.
a. 862:Mansi XV,
182, 611 e Hefele, Ccn-ciliengeschiclite (II ediz.) IV, 260,272. Reg. Pont. I 344-5.(6) Lea, I, 100; Harnak^, I, 785 segg. Dollinger, I passim;
Tocco, 73 segg. Dresdner. 121 segg. Kttrtz, I,
§§. 21,25,26.
II
interne,e
che
ilgoverno
dei reèun'invenzionediabolica(i), trae seco, inun momento
di entusiasmo, l'ascetismo stesso degli eretici, edà impulso
vigoroso alle libertà cittadine nascenti,pronta ad
allontanaredall'Europa
turbolenta le grandimasse
irrequietecon
le crociate, ea frenareletristiprodezze della prepotenza
con
le tregue diDio
(2).Di
fuorimagnificamente
forte e maestoso, di dentrol'organismo
ecclesiastico èsempre
minacciato dal cancromaligno
della corruzione e della simonia,non
vintené
dalla forza dei pontefici riformatori,
né
dall'opera
assidua diqualche
solitario predicatore(3). Allora tutti quelliche avevano concesso pur
essiuna
tregua alla Chiesa, piùin-tensamente
si rivolgono agli antichi ideali; e l'eresiari-prende
gagliarda attività, forte delle alleanze che, lungo il suocammino,
ritrova fra gli avversari politici diRoma
papale.
Non
'valse allaChiesa
ilsupremo
coraggio di sve-lare,ad una ad
una, le sue piaghe nei concili e nelle let-tere papali,con un
linguaggiomordente quanto
quello delle strofe beffarde di poeti e giullari (4); inascoltato rimase s,Bernardo
di Chiaravalle,non
più mite dei predicatori eretici(5); la stessa parola d'Innocenzo
III,(i) Greg. VII, Ep. Vili, 21 Cfr. Honorii Augtistod. Stimma
gloria, in
MG.
Lib. de lite imp. et pontificum. III, 75.(2) Reg.Pontif.
IN.
4521(Alex.II).Hilberti,Gottesfrieden imd Landfrieden 1892 ; § 13.> (3) Ancora nel 1294, iin ecclesiastico si obbliga, con lapena di 4 once d'oro, a non tenere «de cetero» concubina in casa:
Cod. Dipi. Barese, II, N. 44.
(4) Concil.
Rem.
a. 2229 e. i segg. Trec. a. 1127 e. 7; Ro-tomag. e. 2;Rem.
a. 1131,1148, e. 4 e 2. Turon. a. 1143 e. 5;Monspell. a. 1214e. 7 segg; Mansi,
XXI,
238, 356,375,459,714, ecc.;XXII,
940 segg. Conc. Later. a. 1123 e. i segg.; a. 1139e. 16,21; a. 1179 e. 3; 10,11, 20; a. 1215 e. 19, 34,63,64 segg.
i7/(2«jz',
XXI,
282segg.: 531 segg.:XXII,
1007 1022, 1051,segg.ecc.(5) Quando oramns? quando docemus populos?
Quando
aedifi-camus Ecclesiam? -De
Consid. I, 7 (Op. II, 416).che condanna
la vitaindegna
degli ecclesiastici, attesta l'impotenza dell'opera e delle aspirazioni riformatrici(i).La
frase papale,che
tante voltetoma
nelle bolle, essere laChiesa
giunta all'undecima
ora, è qualcosa di piùche una
semplice espressione retorica.La
Chiesa diGesù
era quasiscomparsa:
quella diRoma
richiamava allamente,
lielle sue linee costituzionali, levecchie magistrature dell'imperoromano
(2): aimeno
dotti,un
gigantesco sistemadioppressione(3). Al clero ortodosso corrotto rifiutavano,anche gU
ortodossi,ossequio edecime;
appunto, ildiniego diqueste eradiscusso,
come un
caso ele-gante dicontroversiagiuridica,nelmassìrno Studio d'Italia, aBologna; ove
i pessimicostumi
ecclesiastici eranode-scritti,
con
arguta ingenuità, dai professori,, davanti a mi-gliaia di scolari(4).Vecchia
era l'antipatiaperfratied
ecclesiaistici(5) ;ed anche
più forte quella periprelatiromani.Nei documenti,
sene
ricorda la figura pingue, lavoce
rauca, quasi ina-datta allapredicazione(6),Quale
rispetto sidoveva
avere.(1) Sermo in consecr. pontific. 184-5. ^^ ^Li^ ciner. - Sic iam ornati prodimus, trt niagis sponsi
quam
clerici videamur.(2) Odo
f
redo C.Haec
qiiae nec.Dig.I^ 13,i, Tamassi'a,Odo-fredo 1894; 144-6.
(3) S. Berti.
De
consid. I^ 7 (ÌI 418) Qirid falcem vestram in messem alienam intenditis.De
Convers. ad cler. e. 19,22 (II, 498, 500).(4) S. P. Damiani, Op. Ili, 292; cfr. Odofredo, 149; solo ì rustici parevano ancora disposti a pagare le decime.
(5)
Hom.
de sacril. ed.C«J^arz' (Christiania 1886) %;Jacquesde Vitry Exempla N. 268 [p. 112]; ed. Grane 1890; (p. 250 note).Folgore, Sonetti, in Scelta di curiosità lett. N. 172 [65]. S. P.
Davi. Ili, 270 (opusc. 30 e. 3).
(6)Pasqut, Doc. perla storiadellacittàdiArezzo,nelmedioevo, 1899 [N. 389; a. II 77-1 180].(521,528-9,552). Si rammenta anche
il sertnon de la fatharellei(ib. N.389) diun vescovo,che non sa-peva spiccicare bene la lingua.
^3 per
uomini
di Chiesa, sfacciatamente concubinari, adulteri, ì^uffoni, giocatori, falsari, circondatida
bravacci, eimmersi
nell'ignoranza e nella crapula?(i)Il clerobassoavvilitodalla superbia dei patroni eccle-siastici,
che
lotrattavanocome un
ceto dicoloni (2),abban-donato
dai vescovi, che,avendo
fattoman bassa
sul pa-trimonio diocesano,non avevano
più nullada
dare,agli al-tri{3),s'ingegnava
di vivacchiare,mercanteggiando messe
e assoluzioni (4); profittando dellavoga
diqualche
santo piiì omeno
autentico, permetterne
le imagini nelle chiese,con
Ioscopo
di tirare a sé gente e denaro. Ignoranza, abie-zione di vita, odi e tirannie di bisogni,anche
lospingevano
al delitto (5).
Più
in alto, lecosenon volgevano
almeglio:r
episcopato, coinvolto nella politica,nonaveva
quasi più nulla di sacerdotale. Nellasua
terribile calma,un monaco
di Chiaravaile riassumeva, in
poche
parole, le condizioni della Chiesa, verso i primi anni del secolo decimoterzo:U
episcopato conduce dirittoaW
inferno; è la Chiesaha
ive-(i) Reg. II.(Inn. Ili) :ecclesiastici omicidi:N. 380, falsari:
N. 532, 574., 1184, 1276, 1283, 2055, cudentes bullas novas; dediti al lusso alla crapula, indisciplinati, ignoranti; N. 519, 620, 835, 896, 382, 2933 ecc. Odofredo, 149: Clerici maioris ecclesie, qui vadvint ut laici, et qui tenent palafredos et accipitres et assecmos.
Cfr.Jacques de Vitry, Exempla N. 2, 4,5,6, 17, 18, 20, 22,210,
Jlz'st. ferosol.(inGesta Dei per Francos, Hanoviae 1611 ; l, 1087)
e. 70-71. Dee. Greg. IX, V,26:
De
excess.prael.Cfr. Ili, 2, 3.(2) Per le chiese private: Sttitz, Gescli. der kirch. Benefi-zialwesens 1895; Galaìite, Il beneficio eccl. 1895. Decadenza dei canonici: Hinschhis, Kirchenr. II. § 80. Tentativi di riforme :
Ughelli-Coletz, Italia Sacra; Firenze a. 1231. II, 110.
(3) Dresdner, 328 segg.
(4) Caes. Ili, 35, 40; cfr. Ili, 39 (ed. 1599); IV, 41, 42, 44.
(5) Sàlimbene, Chr. (ed. Parmae 1857) 274-5; Lnc. Tudens.
Bibl. max. vet. patrum
XXV,
13. S. Beriiard.De
consid.I, 7 (II, 418).14
: . ,scovi che si merita (i).