di queste(i),
ne
vieneche
in tanti esempi,quante sono
le virtù proprie della perfetta vita del religioso, siscompone
tutta la tela del lavoro.
La
definizionedogmatica
dicia-scuna
virtiì è seguita dal racconto dei fatti,che
megliopossono
illustrare eimprimere, nellamente,
l'intimanatura della dotemorale
necessaria almonaco,
per accostarsi algrande
modello.Prendiamo anche
noi,come
esempio, ilcapitolo dell'«wz'/Zà.
Dice
la rubrica: sub hocUlulo continetur humiliias Sancii in habilu, sensuetmoribus, et centraproprium
senswn(2). Anzitutto, sidefinisce l'umiltà,che
èoimiium vir-tiitum cuslos et decer, ilfondamento
della vitamonastica
(3).Per
chi lo vuol sapere, dico subitoche
la definizione è tolta dipeso da
Greg-orioMagno
(4).Se
il Patriarca è(i) S.Domenicopotevastudiarele Collatio7iespatritvi (SS.Orci.
Praed. Jord. e. 7 I. 4);
ma
s. Francesco, anchese erastatoa scuola daipretidis.Giorgio(IVita 23; Boiiav. 219)nonleavrebbecapite.Tomaso
fece per lui questo lavoro.(2) R. 5, 73 segg.
(3)
Non
discernebatur Dei princeps(!)quod praelatus esset, nisi hac clarissima gemma, quia, inter minores, minimus aderat.Haec
virtus, hic titulus, hoc insigne generalem indicabat esse ministrum.
—
Nel così detto Speculum(e. 78) nonsi legge che linamisera pa-rafrasi di questi concetti, mescolati areminiscenze d'altri luoghi del Celanese.(4) Moral.
XVIII,
in e. 33 Job; n. 24: Humilitatem, quae magistra estomnium
materque virtutis.In Evang. I, 7 n. 4: Scientia - virtus est^ humilitas etiam custos virtutis. Cfr. Cassian. Inst. IV, 29;CV.
68 Christihumilitasquaeestveranobilitas.J/z'g-we,LXXIII,
785;Omnis
labor monachi, sine humilitate, vanus est. Humilitas enim praecursor (sic) est charitatis etc.121 l'umiltà stessainogniazione, èchiaro che,
dopo
lievi tratti caratteristici di codestasomma
virtià,come
nelSanto
ap-parivano,Tomaso deve
mostrarci in qualmodo
e grado, quegli fosse, si sentisse, volesse essere e apparire umile, e traesseammaestramenti
salutarida
colorostessiche, umi-liandolo, senza volere, lo sollevavano" piiì in alto. Cosìl'aneddoto
si alternacon
l'insegnamento,
ela lezione riescemeno
grave.Una,
fra le tante storielle^ a proposito del-l'umiltà, ilCelanese
laraccontainquestomodo
:Una
volta ilSanto dovevapredicare a Terni; il vescovo lo presentò con belle parole all'uditorio e,a
predica finita, disse: «.alP ultima ora,Dio ha
voluto illustrare lasua Chiesa,mandando
questopove-raccio,malei?iarnese, sempliceeignorante(paiiperctchcs, despectus, simplex et illicteratus). Siamone grati al Signore, che non a
tutte le nazioni
/a
di questegrazie(i)».Non
e'è bisogno di riferire la risposta delgrande
predicatore alvescovo
scor-tese.L'argomento
della semplicità dellaparola francescanabene
veniva a tagliocon
quello dell'umiltà; e il Celanese cuinon fanno
difettoné
spirito,né
arte finissima,ne
profittaper
celebrare quei trionfi del Santo,che davano
tanta noiaalclero.Questo formalmente
poteva essereerudito;ma
aveva dimenticato laragionedelsuccesso àcìpoptdares ser-monesdi s.Ambrogio
(2). Perfinoinqueldisgraziatobrano
di retorica ufficiale,che
élabolla. di canonizzazione delSanto,si ricorda la semplice parola del novello
Sansone,
il qualearmato
dellafamosa
mascella asinina, trionfò delnemico, come
l'eroe d'Israele. Dallamandibola
uscì poil'acqua
copiosa,che
lavò tantemacchie
e riconfortò gli arsied
esausticampi
dellaFede. Se non
si trattassed'una
simili-tudine gregoriana, derivata allegoricamente dal racconto biblico, si potrebbe sospettareche
il retore curiale avessedavvero
voluto accennare,con poca
riverenza per ilnuovo
(1) R. 74; (HI,
73)-(2) S. August. Confess. VI, 4;
CV,
119.122
santo, all'ignoranza di Colui,
che non ebbe
bisogno di scuola, percommovere
leturbecon
lesue
frasi ardenti(i).Nel
breve giro di questi fatti, che,con
ogni verisimi-glianza,poco
si scostano dal vero,Tomaso
merita fede;e l'opera sua, in certi punti, s'intende
con
la laggiore cautela,può
acquistareanche un poco
di dignità storica;però la tentazione di aggiungere
esempi
aesempi
lo fa sci-volare nella bugia(2). Allora, esaurita la'serie degli aned-doti veri, egligraziosamente
adatta al casosuo
ciòche
gli suggerisce la
memoria, E
cosi egli insegna,anche
achi verràdopo,
il segreto dell'.ampliazione e del plagio. Re-stiamo, perun momento
ancora, nelregno
simpaticodel-l'umiltà,
che
confinacon
quellodella profezia, e lasciamo la{1) Sòaralea, Bull. Frane. I N. 25 a. 1228: Praedicatione
si-quidem Simplicio nullis verborum persuasibilium humanae sapientiae coloribus adornata.Ecco l'allegoria gregoriana:Moral,
XIII
; in e.16 Job; n. 15: 'bila.^iWa.(\vii^TpQ'Kccltsìa.Q,sanciipraedicatoì'esszint.,..
Hinc est etiam quod Samson maxillam asini tenuit et hostes pere-mit.... Et maxilla in terram proiecta,
postmodum
aquas fudit. Cfr.lud.
XVj
16-19.Ed
è anche vero che Dio aperuit os asinae et locuta est: Niun.XXII^
28; vedasi ancora Greg.M.
Ep. V,53 a;MG.
355.(2) Accade la stessa disgrazia anche agli scrittori domenicani.
Un
po' diCesario di Heisterbach^emolto di Gregorio Magno, dannovita alla storiella, che si legge nellaleggenda del vescovo d'Orvieto (SS. Ord. Praed.
L
33 ; cfr. Greg.M.
Dial. II, 27 e Caes. XI, 35; Strange, II, 297); e gregoriani sono indubbiamente i soliti dracones, che perseguitano ifratiPredicatori, nonmolto sicuri di sé (SS.cit.Le.
7 e Dial.II, 25). Il buonPassavanti, che non doveva comporre una vita d'un santo, nelsuo Specchiodellaverapenitenza, cita onestamente le "Vitedei Padri, GregorioMagno, Beda, Giacomodi Vitry, Cesario di Heisterbach etc, d'onde egli trae la materia del suo lavoro. (Ed. Classici ital. 1808,Cesario 31, 105, 138, 181, ecc. Maestro Jacopo de Vettriaco, 133 ecc.).Uno, che fosse di pro-fessione letterato, dovrebbe fare uno studio sulla fortunadi Cesario di H. in Italia.