i ritmi soavi delle canzoni cavalleresche colorivano gli affanni delle eroine dell'epopea e quelli di
Maria
Ver-gine,formavano una maniera
di cerimoniadrammàtica
e religiosa dimoda,
fra i secolidecimosecondo
edecimo-terzo(i).
Non
direi,come
il DellaGiovanna, che
la lingua gal-lica, alla quale spesso ricorre s. Francesco, neimomenti
di
maggiore entusiasmo
divino, siaun mezzo
volgare di richiamo(2).Evidentemente
si tratta di ricorsi ritmici,che
tradiscono la loro poetica origine;sono frammenti
dì canti rimasti vivi nellamemoria
e che, per associazione d' idee, e perun
processo psichico tutt'altroche
misterioso,sci-volano
nel discorso, ogni voltache un
eccitamento forte, paria
quello destato dal racconto epico, riproduce lacom-mozione.
S. Francesco, di famiglia ricca, di abitudini eleganti,
che aveva
cercato d'ingentilirecon
la professione delle armi,conosceva
senzadubbio l'epopea
nella lingua ori-ginale,che
erapur
quella della società aristocratica(3).(i) Cosa vecchia anche qviesta. Si legge nella vita di s. Rade-gonda
(MG.
merov. II,575-6) che laSanta,dicerte canzonisecolari, chefremevano intorno al monastero, iiìMl audisse modo sacculare, decantico.Radegonda,estatica, tidivasolouninnoreligiosomodulato su melodie popolari, leqixalisitrasportavanoanchea soggetti di ca-rattere sacro.-Peri ?nisterzcomico-religiosi del
XIII
sec.si consulti, Lavoix, Hist. de la Musique, I10-2.(2) R. 15; II Vita; I, 8: Quasi spiritu ebrius, lingua gallica petitoleum
—
semper enim verba foris eructans gallice loquebatiir, seapudillamgentempraecipue^^honorandumpraenoscens,etreverentia speciali colendum. Bella ragione!(3) Benv. de
Ramò,
de Imola, Coni, super Dantis Aid. Coni.Fior. 1887; II, 409: Indignor animo,quandovideo Italicos,et prae-cipuenobiles, quiconanturimitari vestigia eonim et discUntlìnguam gallicam, asserentes quod nulla est pulchrior linguagallica.
—
I104
Le prodezze
degli eroi dellagenerosa
terra di Francia,che
gli rimase cara,anche dopo
ilmutamento
dellasua
vita,
non
l'incitavanopiùallagloria deicampi
insanguinati,ma
a conquistareleanime
allapace
serena,promessa
dagli Evangeli.Questa
potrebbe essereuna
delle ragioni,che
spiega il carattere cavalleresco dell'Ordine, secon
questa parola si vuol direche
ilSanto
trasse la suaeloquenza
dalle condizioni specialissime delsentimento
religioso e artistico.E come
canta Francesco, a cui la pietosa cura degli epigoni attribuisce la paternità di certi inni(i), can-tano anche, sulmetro
del Maestro, i soci(2).Nulla, proprio nulla,
abbiamo
di quelle prediche, le qualihanno commosso
ilmondo. Giordano
conservò soloil principiodel
sermone,
pronunciato nel capitolo del 1221:Benedictus Dominits iiieus qui... (3),
che non
è dissimile dal-l'inizio delle laudi diBenedetto
da-Corneto: Laudato
et benedetto et glorificato sia lo patre... (4).La
semplicità,che
pare spiacesse aTomaso, non
e'è piri neltema
:Voluptas
nostri vecchi pare attribuissero al francese (e nonsisbagliavano) la facoltà di rendere più vivaci le idee: gallicae anim&sitatis genium servans, et ex more patriae verba violenter infringens, dice s. Pier Davi. Op. II, 204, d'una donna che non si rassegnava ad avere
il marito in chiostro, e strepitava.
(i) Della Giovanna, 1. e. 27, al quale lascio volentieri la pa-rola, per non entrare negli altrui domini. Cfr. Spec. ed. Sabatier, 234e app.; 242. Gotz, 50 segg. Le laudes de creaturissicollegano sempre alle sue prediche; e gli accenni celanesi possono essere gli addentellatistoricialle fiilsificazioni posteriori.Siveda Thode, Franzv.
Assisi, 68.
(2) Per es. V. Aegidii; Acta SS. T. Ili Apr. 239: Mj-stico et spirituali cantuvoluit.... monere.
E
cosi diventano,benchéignoranti, acutissimi nell'interpretazione della Scrittura: ib. 240.(3) e. 16; Voigt, 1. e. 523.
È
il principio del Salmo 143.(4) Salimhene, Chr. 32-3. Al sermone si rispondeva appunto con Alleluja, Allelnja/
i65
hrevis, poeìia perpetua, modica passio,gloria infinita,
midlorum
vocatio,
paucorwn
electio, oinniinn retribiitio\\)\ma
ritorna nell'esordio della predica diBologna:
Angeli, homines, dae-viones(2). IlSanto
(siano benedette la suamemoria
e lesue
parole!) a gentedebaccante
nell'ira e nelsangue non
predicò le dolcezze dell'ortodossiaromana
egli orrori ere-tici;ma
pace, pace, pace. Quelli stessi,che
stavano per isgozzarsi, si ricordarono finalmente d'essere fratelli (3).Non
cifosseche
questa testimonianzadellavitadell'Uomo
di Dio, essa basterebbe a glorificarlopersempre
;ben
più se-riamenteche
le nevrasteniche apoteosi dei giorni nostri.Nella^r/7H(2 considerazione delle sacre sanie stimmate (4)
si ripete il
tema
volgare: Sancto Francesco... vassene in sn la piazza, dove era ragunata tutta la moltitndine di tutti questi(i) R. 96; è modificato da Bartolomeo da Pisa,perchèilbuon
frate lo fa precedere da queste altre parole:
Magna
promisimus, majora promissa snnt nobis. Observemnsliec,aspiremusadilla. Bre-vis vohùptas etc.Ha
ragione il Voigt (1. e. 491 n. 45); il brano dev' essere tolto da qualche Omelia; però come alui, così anche ame
nonriuscidi trovarelafonte.{2) Sigom'i, Op.
IH,
432;MG.
SS.XIX,
5S0.De
his autem(scrive
Tomaso
da Spalato) spiritibus rationabiliter ita bene et di-stricte proposuit, ut multis literatis, qui aderant, fieret admirationi nonraodicae servio hoininisidìotae. Peridioti, secondo il lingi^aggio scolastico,s'intendono quellichenonsisonoesinaniti(lafraseè tecnica) negli studi esulle dotte carte.A
Bologna, nel maggior centro della cultura italiana,il Santo (siamonelgiorno dell'Assunzione del 1220) aveva inalzato il siio dire a qualche altezza,e la gagliardia oratoina era raitorzata da una lunga pratica. Il successo di quella predica è ricordato dai Fioretti N. 37; Actus X. 36.(3) L.e.Tota verborum eiusmateria discurrebatadextinguendas inimicitias, ad pacis foedera reformanda...
Tantam
Deus verbis illis contulit efficaciam, ut multos nobilium,quorum furor immanismulta sanguinis effusione fuerat debacchatus, ad pacis concordiara simul dediiceret.(4) Fioretti, ed. Passeri?ii, 145.
i66-geniiU uomini, et in fervore di spirito
monta
in sic imo mtt-ricciuoloetcominciò a predicare,proponendoper
thema dellasua predica questaparola in volgare:Tanto è quel bene che io aspetto