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risponderemo alle domande, perchè i documenti mancano

;

-lanese. Il quale però

non

tace

una

circostanza notevolis-sima. Il cardinale

Colonna,

di

primo

acchito, voleva fare di

Francesco un

eremita, pertoglierlo (s'intende) ai trionfi popolari; esolopoi si decise a

perorarne

la causa, davanti al pontefice, che, praevia discretione,

approvò verbalmente

la regola dei Poveri d' Assisi, e li

mandò

in pace.

La

visione del

grande

albero,

che

simboleggiala

maestà d'Innocenzo,

e

che

s'abbassain presenzadel Santo, chiude

il celebre racconto di

Tomaso

(i).

Molte

incertezze susci-tanolefiabedi costui.

Francesco

fu chiamato, per

domanda

del

vescovo

d' Assisi, a

Roma? O

vi

andò

liberamente, di

suo genio?

Si ripèteva,

a

distanzadi secoli, il caso di Equizio?

Ovvero,

il

vescovo Guido

era riuscito,

con molta

accortezza,

ad

avvicinare

Francesco

all'ortodossia?(2)

Non

risponderemo

alle

domande, perchè

i

documenti mancano.

Non

è

però

ipotesi,

ma

sicura verità

che

le preoccupazioni della curia, per

un movirnento che

acquistava proporzioni enormi,

dovevano

essere

molto

serie(3).

Lo

sforzo, per trattenere le

tendenze

francescane, nei limiti segnati dall'or-todossia, poteva essersi manifestatoin'

quella

massa

confusa d'elementi,

buoni

e

non

buoni, raggruppati intorno a

Fran-cesco.

Non mancavano

gli ecclesiastici,

che con

la

nuova

fratermtas cercavano di riavere indirettamente,

mercè

il

nome

di Francesco, quell'autorità spesso negata alla con-dizione clericale. Molti di costoro, cui forse spiaceva

un

conflitto aspro

con Roma,

così vicina,

possono

aver, spinto

(i)

La

visione dell'albero,ches'inchina as.Francesco, somiglia a quella ricordata nella vita di s. Guido abate di Pomposa: Acta SS. Mart. Ili, 915: arbor.... incliiiavit se

ad

Guidonis inmitmi, perchè l'abate ne raccogliesse i datteri.

(2) Dissolvere colUgationesJiaereticomvi,perjìdelem doctrìnam, sono parolee fattidipapa Innocenzo. Op. 32; SermoII, in die cin.

(3)

Le

ultime persecuzioni dei Minoriti, che non avevano rinnegato il più rigido ideale francescano, provano queste preoccu-pazioni: Tocco, inArch. Storico italiano, 1905; 331 segg.

. .

- 67

il

Santo

a

non

mettersi in guerra aperta

con

la Chiesa.

I tempi, inoltre,

non erano

così favorevoli alla libera pre-dicazione,

da

far ritenere inutile la

conferma

papale degli Statutidella società.

Comunque

siano state lecose,

Tomaso

descrive

con

freschezza di espressioni e d'imaginiil viaggio

da Roma,

verso la valle spoletana, della brigata,

ormai

in

pieno accordo con

le

norme

canoniche.

Incomincia una

continua apparizionedifattimeravigliosi,

che a poco a

poco, diventerannoveri miracoli. Ilpio

mani-polo giunge in luoghi deserti

ma

statimqiie, divina gratta procurante,occitrriteis

homo

afferensinvianupanevi, deditqueipsis et abiit(\). Capitòlo stesso all'eremita

Antonio

e ai

com-pagni suoi,

che come

quelli di Francesco, videro nel fatto la

mano

di

Dio

(2).

Ai

pellegrini d'Assisi

l'abbondante elemosina non mancò,

in seguito; e ciò

che rimaneva

di

quanto avevano

accattato, per

amor

diDio, essi

riponevano

ih.

un

certo sepolcro, che

una

volta aveva conservato i corpi dei morti.

Un

sepolcro era diventatoil loro luogodi rifugio, proprio

come

si legge di

Macario

e d'altri eremiti,

che dormivano

in

un

monumento, ove anticamente eranostatisepolti i corpi dei

pagani

{^). L'idillio della vita umile,

gioconda

nella povertà, dei primi Francescani, per i quali, neltardo inverno del secolo decimoterzo, si ridestava la

primavera

evangelica, sotto il cielo dell'Umbria, era

un

ottimo

tema

retorico: e quel

da Celano non

era

uomo da

lasciarlo scappare(4).

La

fraternità,

approvata

e benedetta dal

papa, ha

già il

suo nome:

è

V

Ordine dei Minori.

(i) I Vita 34 segg.

(2) Cassian. Coni. Il, 6;

CV.

45. Eisque"

cum

panibiis occur-rissent...reputans escam sibi divinitus ministrari.

(3) I Vita 34; Ilzgne,

LXXIII,

896.

(4) IVita38.

Le

frasi: casti a?nplexus,suaves

affectns^, osciihiiii sancttim, dttlce colloq-idnjn, ristis modesttis, aspcctus iuctindìcs,octi-his

'

Pare che anche

l'ultimo storico dis.

Francesco

presti

un poco

di fede

a Tomaso

;ilquale narra

che

il

Santo

fu colpito dal passodellavecchia

Regola

:

Omnes

Fratresinquibuscumque

locis fuerlnt

apud

aliquos

ad

setviendum, vel

ad

lahorandum,

non

sint camerarii, velceliarli, nec praesint, indomibuf eorum, qiiibus serviuni, nec accipiant aliquod officiwii....

sed

sint

Mi-NORES,

etsubditiomnibus,

quiineadem domo

sunt(i).

E avrebbe

detto: volo

Ordo fratrum minorum

fraternitas haec voceturiz).

L'origine del

nome,

cercata in

una

causa accidentale,

come

si è fatto

per

quello dei

Domenicani

(Praedicatpres),

non

contenta del tutto.

Lo

stesso storico cerca anche, nella

pace

tra i maiores e i minores d' Assisi, la spiegazione democratica del

nome imposto

all'Ordine (3).

Se

la /ra/er/z/Za^originariamente si

chiamava

deiPoverid'Assisi

non

già dei Viripoenitentiales (4),

simplex, linguaplacabilis..,. ide7?i propos^t^iv^,ri^ip^a.iono.mà^^bhia.-mGntQ nei versi danteschi:

La lorconcordia ei lor lieti sembianti Amoree meraviglia e dolcesguardo Faceano essercagion de'pensiersanti.

(i) Sabatier, Vie, 132-4^

(2) 1 Vita 38. Il capitolo citato della vecchia Regola è il settimo.

(3) Op. e 1. e.

(4) Leg. trium Sociorum 36:

Quidam

libenter eos audiebant,

alii e contrario deridebant^ et a rriultis interrogabantnr unde erant, et de quo ordine. Quibus^ licet laboriosum esset tot quaestionibus responderCj simpliciter tamen confitebantur «qtwderant viri poeni-tentialesdecivitate Assisiioriundi»,nonefiiniordoeorumdicebatur religio. Il Sabatier ha frainteso il passo: i primi Francescani non dissero il

nome

della fraternitas,

ma

semplicemente, per togliersi d'impaccio,risposero eh'erano d'Assisi e che facevano penitenza.

I penitenti, nel medio evo, sono frequentissimi, e all'aspetto este-riore erano subito riconosciuti; ì sodisidiederoliperliquelnome, che più si confaceva alla loro condizione, in quel momento.

Non

insisto poi sul valore quasi nullo della Leggenda dei tre soci,conie fontestorica.

Anche

il Tarducci, Vitadis.Francesco d'Assisi(1904) 127-8, non si discosta dal Sabatier.

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il

mutamento

del

nome, che

avviene

dopo

l'approvazione