lai giurisdizione pontificia, vessatrice tirannica,
non
solo attenta all'indipendenza
dei regni,ma
giungeanche
a im-pedire lenozze
de' poveri, trista alleata diqualche
don Rodrigo di queitempi
(4). .Cesario di Heisterbach, in
una
fiaba gentile, raccontache un
marito, ingiustamente desideroso di divorzio, accettòr
offerta del diavolo,che
lo portò in curia del papa,ove
perorò,e ottenne vittoria e bolla di divorzio;ma
ilbuon
diavolo, più giusto del papa, fece
con un
viaggio fantastico dimenticare al cliente, pontefice, bollaedivorzio, eloricon-dusse amante
riamato allasposa
(5).(i) Caes. II 28. DicevaS. Pier
Damiano
che solo ilbarbzra-sitivi (Ep. 1, 15-.Op. I. 12) distingueva 1'ecclesiatico dal secolare;
cioè la faccia sbarbata; la parola da qualche storico non fu capita
ammodo,
(2)
A
papa Innocenzo III alcuno dice: osUmm
osDei
est, sèd opera Uia szmt opera diaboli: Caes. II, 30.(3) S. Berti.
De
consid. III, 3 (II, 437): Quando hactenus aunimRoma
refugit? Pastor, Hist. des papes depuis la fin du moyen-àge I (trad. frane. 1888) I, io segg,(4) S. Berti.
De
consid. Ili, 2.(11,435): Parata omnia, invitati multi; et eccehomo
concupiscens uxorem proximi sui, in vocem appellationis inopinatae prorumpit, affirmans sibi traditam prius....sacerdos non audet progredì....
(5) ^' Z7 Splendido racconto che non hanulladainvidiare al-l'autore del Decameron.
Un
cavaliere (cfr. V, 36) ha molti servizi da un buon diavolo, che accetta in compenso pochi denari, subito restituiti,a patto che con essi il cavaliere comperi le campane, per una chiesa povera e abbandonata.^5
Un
indizio sicuro dei sentimenti popolari versogli ec-clesiastici ci è datoda
quella particolare protezione del clero,che
i concili sanciscono, fra il secoloundecimo
eduodecimo,
nota sotto ilnome
di privilegio del canone{\^.Gli ordini monastici crescono a dismisura, e,
con
al-trettanta facilità,scendono
per la china stessa degli or-dini ecclesiastici (2). Si vieta, infine, rigorosamente la costituzione dinuove Regole
:ma
questo divieto e gli ener-giciprovvedimenti
papalinon sanano
imali
incurabili(3).Da un
pezzo, ilmonachismo, che
per vivere si travesteanche da
cavaliere, negli ordini militari, è in piena deca-denza.Non
risponde più ai bisogni, alle aspirazioni dei jtempi.Dal dominio
politico, dalle ricchezzeonde
i fratisono
solleciti,nascono
le discordie intestine, la cupidigia dei laici, la dissoluzione di ogninorma
severa, il lusso sfacciato, la derisione aperta di tutti (4).Molte
volte i chiostri sitramutano
in vere case di pena, e destanoun
orrorecupo con
le cerimonie sinistredella professione. Gli stanchidella vita, isagrificatidai pa-dri, gl'illusi, i visionari, i disonorati, gli spiriti semplici, diabolicamente sedotti dalle
moine
monastiche,vi calanoa
(i) Protegge questo con 1'excommtmicatiolatae sejitentìae,ogni tonsurato dalle ingiuste violenze; esorse,appunto, perlepersecuzioni ereticlie: Decr. Grat. C.
XVII,
4, 29 -Cono.Lat. II a. 1139.Cfr.Conc. Clerm. 1130ePisan.I135:Mansi,
XXI,
439, 490. Hi7ischius Kirchenr. I §16 (1869); Friedberg-Rtiffini, Trattato, 241.(2) Reg. Pontif. II, N. 2454 (Inn. III). Bull. ed. Taur. III, 192, Conc. Lat
IV
e. i-},:Mansi XXII,
1120.(3) Reg. Pontif. II, N. 15; 57; 158; 166; 392; 578
(Mon-tecassiuD), 888; 1154; 1734,- 1772; 1828; 1843; 2554; 3313;
3791 (Faifa);3576,4680 ecc. (Innoc. III).
(4) Reg. di Farfa;
(Roma
1892) V, N. 1229; a. 11 19, 1125 (318 segg.): Nonnulli etiam-nos deridebantetcibos delicatos ac pigmentorumpotus, in praecipuissumptos solemniis,admemoriam
subsannando nobis deducebant.là
frotte(i);
ma da
elementi guasti o malati si sprigionanor
irrequietezza, l'incredulità, il disordine materialee morale, loscetticismobeffardo..Rudered'un
ascetismo antico,che
traligna negl' intrighi miserabili, nelle fantastiche elucubra-zioni, oscillanti fra l'ironia scettica,eie penembre d'un sentimento
religioso,che
si spegne, ilmonachismo
èun impaccio
alla Chiesa, cuidà
noiacon
le invasioni nelcampo
ecclesiastico,con
lamala
vita, e col ridestarebiasimi e scherni,ond'
essa stessa è presa dimira
(2),(i)
LuogM
di pena: Itesi. Nov. 123,134; Greg. 7,Ep. I, 49;V, 5; V. 17; Vili,48; o di rifugio a delinquenti: Greg.
M.
Dial.I, 4. Meni, e doc. Liicchesi,V, 2 N. 309 a.803 ecc. Caes. 1,29, 30, 31, IV, 37;cfr., IV, i. - Decr. Greg.IX. V,3,25. Violenze morali e cause dimonacazione: Caes. I, 8, 18, 19, 24, 28 ecc. ecc. Orrore che desta la tonsura: Caes.TV, 51. Ceppi a chi .tenta uscire dal chiostro: S. P. Davi. Op. II, 212.(2) Corruzione: S. Berti.Apol. ad Guill. ab.e. 21segg. (Op. II
^\\);Joachim ahi. In Apocal. (Venet. 1527) 189 190. Mittarelli, Ann. Camald .
IV
app. 323 a. 1213. Jacqties de Vitry, Exempla^^-
M'
59^ 59 ecc.Anticamente i monasteri, da noi, erano veri ospizi con cui si stringevano contrattidi vitalizio : R. Arch.Neapol.
Mon.
I n. 30; Cod. Cavensis Diplom. I n. 108j Reg. Néap. n. 123, .129: secoliIX
eX;
cfr. Reg. Pontif. I n. 4269 (Leo XI) a. 1051.Scandali antichi,e
meno
antichi, inMem.
Luce. V, 2 n, 803;R. Arch. di Stato di Lucca, Reg. Voi. I n.186 sec. Xl. - « Certe
si in rebus meis habuissem prosperitatem,
numquam
venissem ad Ordinem!» esclama un frate sincero: Caes. I, 28.Diritti d'ammissione nei monasteri, in denaro sonante, pagati al convento: Decr. Greg. IX, V, 3, 19. Cfr. Jaoques de Vitry, Exempla n. 221.
Incredulità: Parole di monaca,disperata.di esserlo. « Quis scit si Deus sit,sisitit
cum
ilio angeli, a?timae velregnum
coelortini?Qiris ista vidit?» - Caes. IV, 39.
Contratto di colonia e... di tonsiu'a della prole, in Fantitzzi, Mon. Ravènn. II, n. 48 a. 1108.
17 Altri più fieri colpi
fanno
vacillare laChiesa:
que-sta senteche
sta per perdere il vecchiomonopolio
della scienza. Vita ecclesiastica e cultura, ilmedio evo primo
tennecome una
cosasola, inscindibile(i) ;ma,
ora, làdove
lascienzasi
concentra
negli Studi, è irrefrenabile il desi-derio del libero pensiero. Pariginon obbedisce
aimoniti so-spettosi dell'autoritàpapale(2):e dailibriaristotelici,invano
proscritti, guizza il bagliore della scienza
moderna
(3).La
divina semplicità dellascuola di
Gesù
siperde
nei contor-cimenti faticosi del sillogismo (4); e ilsapiente logico,che
ragiona e disputa sottilmente di Dio, schernisce lamisera
dialettica del piccoloGesù
(5).Ecco
le condizióni dellaChiesa,nel!'età diFrancesco
d'Assisi.Per quanto
foschi, i colori delquadro non sono
esagerati.Non interrogammo, ne
satirici'di professione,né
eretici,
ne
scismatici : tutto il racconto ci vieneda
or-todossi, papi, vescovi, frati, predicatori,che
niente disseroche
fieramentenon
li addolorasse, costretti a palesare la verità,perchè
ridicolo evano
sarebbestatoanche
il pro-posito di nasconderla.Se
la Chiesanon
perì, essa dovette lasua
salvezza alle cagioni intime degli stessi suoi mali.Sembra un
pa-radosso strano,
ed
è la semplice verità !I rapporti continui della
sua
vita religiosacon
quella civileimpedirono che
l'assalto eretico riuscissevitto-(i) « Etsisurrexeritex nobis doctosaut scientes homines
Deum
timentes, qui ipsa ecclesia ordinaverint» dicono certi fondatori di Chiesa nel secolo decimo: Cod. Cavensis Dipi. II n. 231^
(2) Chart. Paris. I n. 12^ 20 (a. 1210-1215),
(3) Caes.
V^
21. Cfr. Chait. Paris. I, 272-5.(4) Si leggail lamento di \\n asceta in Chart.'Paris.
In.
19.a. 1164.
(5)
Mon.
Germ. Hist.SS.XX
Vili, 116 : exMath.Paris. Cron.maior.
i8
rioso.
Fece
il resto l'energia,senza
paure,d'Innocenzo
III, Nellasanguinosa
repressione delgrande movimento
eretico, l'episodio francescano quasi siperde; ma nemmeno
itempi
dellagrande
riformagermanica
furono così gravidi diminacce
e di pericoli,come
quelliche
videro ilSanto
d'Assisi.Consideriamo un poco
piùda
vicino codestomovimento,
nellesue
cause e ne' suoi effetti immediati.Fra
leconseguenze
più gravi della corruzione eccle-siastica,dobbiamo
dare ilprimo
posto, al distacco asso-luto dellaChiesa
dalle più basse classi sociali.Lo scempio
dei beni ecclesiastici rese più difficile, o impossibile del tutto, la continuazione della pubblica beneficenza,
a
cuierano
destinatiqueibeni,che
Tertulliano,con
fraseindimen-ticabile,disse depositi della pietà (i).
E
il clero, quasiabban-donato
a sé,ne
sofirì inmodo
particolare, fin daitempi
in cuisi aggiunsero, alle rapine vescovili, quelledei grandi edei piccoli laici(2).Andò
affievolendosi, negliecclesiastici,anche
il senso della pietà e della mitezza evangelica.San
"Bernardo, nel lusso sfacciato dei vescovi,
vedeva
un' in-giuriasanguinosa
alla miseria, ineffabile degli umili(3).Perfino il linguaggio sacerdotale
perde
il carattere,che potremmo
dire popolare, e s'irrigidisce nelleforme
sug-gerite dalla retorica scolastica rediviva. S. PierDamiano
distrugge la poesia severa del Crocifisso,con
aride di-scussioni giuridiche,intorno aGesù
avvocato e giudice, sul(i) Apolog. e. 39.
(2) Pasqui, Op. e. N. 6i^ sec.
X.
Quia Tuscis consuetudo est, ut, recepto ab Ecclesia libello, in contumatiam convertantur centra Ecclesiam, ita ut vix autnumquam
reddant censura. (Privilegio diUgo
e Lotario alla Chiesa aretina).(3)
De
moribus episcoponira e. 2 (II, 470):Claraantvero nudi, clamant famelici, conqueruntur et dicunt: numquid aurum a frenorepeliit frigus, sive esuriem?
19 legno\della croce;
Innocenzo
III spiega la legge di Dio,incominciando
dalla definizionedel testamentoromano
(i).Manca
in generale nel clero(tranne alcune ragguarde-voli eccezioni,molte
delle qualinon appartengono
all'Italia)r
alimento della cultura e della pietàprofondamente
cri-stiane; el'insegnamento
religioso e le pratiche del cultosi riducono agoffe formalità(2).
Dio
stesso è toltoall'anima del fedele, ene prende
il posto la falange dei santi,con
le loro reliquie miracolose, oggetto di
commercio,
scettica-mente
tranquillo, delle maggiori cittàmarinare
italiane(3).Nei
santi si rispecchial'anima
deldevoto
e deitempi:
essi vogliono l'ossequio esteriore,
l'omaggio
formale dei credenti, prontia
piissime frodi, a miracoli strepitosi,per
salvare la vita, l'onore e ilnome
di.quelliche
si affidano al loro patrocinio(4).Dentro
la città, negli stessi consorzi familiari egen-tilizi, arde,
perenne
e rabbiosa, la lotta: l'autorità della Chiesa e dello Statoimpone
tregue e paci,che nessuno
osserva; i più debolisono
allamercè
dichiunque
abbia(i) S. P. Davi. Op. Il 27 segg. Imi. Ili, Op. 171 (Sernio in Eccl. 45). Fiirono i populares sermones di s. Ambrogio,che conver-tirono del tutto s. Agostino: Confess. VI, 4.
(2) Confessioni in massa, e recitazione dei peccati dallo stesso penitenziere, che dà a tutti la penitenza dell'a?t?io precedente (!):
Caes. Ili, 44, 45. -Davanti a Gregorio IX,icanonici di Mantova spiegano la tunica insanguinata dell'assassinato vescovo,"chiedendo vendetta: Salimbene, 4.
(3) Odo/redo, C. I, 2, 3: Mercatores veneti et Janue - vadunt per mareetinurbe Costantinop. emiuit reliquiasapostolorumetmar^
tyrumetaliorum sanctorum,etportantetvendunt... (174). Innocenzo stesso vieta la vendita di certe conchae del santuario di s. Jacopo di Compostella: Ep.
X,
78(ed. Balut. II, 44). Salimbene, 39 can-zona la maggior vanità dei sedicenti santi di dare,come
reliquie, gli abiti propri.(4) Caes. VII, 44. Cfr.Jacqtces de Vitry,
Exempla
N. 282.20
forza
o
temerità di fare ilprepotente,e di volere