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Gesù, il chicco che morendo porta frutto

Geremia 31,31-34: Concluderò una alleanza nuova e non ricorderò più il peccato Salmo 50: Crea in me, o Dio, un cuore puro Ebrei 5,7-9: Imparò l’obbedienza

e divenne causa di salvezza eterna

Giovanni 12,20-33: Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto

I

nostri passi quaresimali bussano alle porte della Pasqua. Seguia-mo Gesù in quest’ultiSeguia-mo tratto di strada che lo porta, insieme con i discepoli e i numerosi pellegrini, al Tempio, a celebrare la festa dell’Alleanza.

Un padre che ha redatto un testamento in favore dei figli, se da essi viene rinnegato, è tentato di strappare quel testamento, di rin-negare a sua volta i suoi figli, e di scriverne uno nuovo in favore di altri… Dio non fa questo nei confronti del suo “figlio Israele”, che ha trattato come un primogenito e che “per mano ha fatto uscire dal paese di Egitto”! Quell’alleanza fatta in principio, non viene cancel-lata, quasi che Dio si fosse pentito del suo amore e rinegasse la sua fedeltà. Sarà un’alleanza nuova, un testamento nuovo intestato al suo popolo che si è scelto tra tutti i popoli. Ma in cosa consiste que-sta novità? Ci sarà qualcosa di diverso dalla alleanza precedente?

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Quale clausola stringente o dirimente aggiungerà, per costringere questo popolo “dalla dura cervice” ad accettarne tutte le conse-guenze? La liturgia della Parola di questa domenica non ha dubbi in proposito, proponendoci un mirabile passo del profeta Geremia, il profeta della “gelosia di Dio” nei confronti del suo popolo:

Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova.

Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quan-do li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’I-sraele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io per-donerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato» (Ger 31, 31-34).

Ad ogni Pasqua, il popolo di Israele, che ascende al Tempio di Ge-rusalemme per la festa, si sente ripetere questo passo di Geremia;

rinnova la sua alleanza con il suo Dio; riconosce i suoi benefici, la sua misericordia, il suo perdono per le infedeltà; attende benedizio-ne per il presente e il futuro e così fa esperienza e conosce sempre più il Signore Dio, per quello che ha fatto nella sua storia e per quello che farà ancora per esso. La liturgia solenne del sacrificio di anima-li suggella questa alleanza e impegna Israele nell’obbedienza alla Legge e al compimento della volontà divina. Ma sappiamo quanto questa volontà di fedeltà verrà ancora e ancora disattesa…

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All’alleanza infranta dal popolo di Israele, corrisponde l’obbe-dienza filiale di Gesù, così come ce la presenta la lettera agli Ebrei:

Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, diven-ne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono (Ebrei 5,7-9 – seconda lettura)

L’alleanza con Dio diventa davvero nuova perché è scritta sul-la pelle e nel cuore di Cristo, il figlio obbediente al Padre fino alsul-la morte e alla morte di croce. E’ di questo che aveva bisogno Dio per placare la sua ira nei confronti di un popolo, che ripetutamente lo ha rinnegato? Insomma: E’ Dio che ha voluto le “forti grida e lacrime”

di suo Figlio per pacificare con sé il popolo ribelle? No di certo! Gesù si è comportato come figlio e ha vissuto la sua vita terrena sempre in comunione con il Padre, nel pieno abbandono a lui, alla sua Paro-la. Ha fatto conoscere in verità il volto di Dio, che non demorde dal suo progetto di amore, dalla sua volontà di salvezza in favore degli uomini. E nella verità, nella giustizia, nell’amore verso tutti, nessu-no escluso, degli ultimi, dei peccatori, dei senza legge, dei senza dio, Gesù ha fatto vedere questo Dio. Le conseguenze di questo modo nuovo di parlare di Dio e di agire nel suo nome, gli sono piombate addosso come un castigo di Dio! Eppure anche nel rifiuto e nella sof-ferenza Egli si è fidato e si è affidato.

Intanto molti, sentendolo parlare e vedendo i segni che compiva, erano attratti da lui; desideravano avvicinarlo, conoscerlo. Tra que-sti, perfino alcuni Greci, proséliti, venuti anch’essi a Gerusalemme per la Pasqua:

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Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano an-che alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, an-che era di Bet-sàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo an-darono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se inve-ce muore, produinve-ce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.

Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Pa-dre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!» (Gv 12, 20-33).

E’ l’ultimo incontro significativo di Gesù con uomini in cerca di Dio, benché stranieri, proprio nel contesto della Pasqua! In ogni incontro significativo (pensiamo a quello con Nicodemo, la donna samarita-na, il cieco nato, il funzionario regio, gli stessi Giudei che in vari modi lo osteggiano…), Gesù si pone come testimonianza autorevole di Dio.

Questa volta si affida ad una parabola tratta dal mondo dell’agri-coltura: egli vede se stesso come “un chicco di grano che cade in terra per morire e per dare frutto”. Il chicco, che si perde nell’humus della terra, solo così può risorgere al frutto di una vita nuova. Nel gioco delle parole “perdere” e “conservare” la propria vita, l’evan-gelista Giovanni ci narra che Gesù è sovranamente consapevole di quello che sta per accadere: sarà l’ORA della passione. Ma vive la sua “agonia” come affidamento filiale al Padre, che lo ascolta, gli risponde con il “sì” che viene dal cielo con voce di tuono. Per questa

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fiducia reciproca, Gesù non vede questa sua ora di sofferenza come tragedia, ma come ORA DELLA GLORIA, cioè l’ora in cui si manife-sterà pienamente l’amore di Dio, la sua nuova alleanza scritta sulla carne di Cristo glorificato nella morte e nella risurrezione.

Di fronte a questo grande mistero della pietà di Dio per noi, non ci resta che accogliere l’invito di Gesù: «Se uno mi vuole servire, mi se-gua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà» (Gv 12,26). Per ben tre volte nello stesso ver-setto risuona il verbo SERVIRE: è l’atteggiamento vissuto da Gesù e che richiede a noi, per poter partecipare della gloria del Padre;

è l’atteggiamento che tra poco vivrà con i suoi discepoli nell’ultima cena, mentre laverà loro i piedi, ad indicare che la regola della nuova alleanza è il servizio vissuto come ha fatto lui.

PREGHIAMO.

Crea in noi, o Padre, un cuore nuovo,

un cuore che si lasci plasmare dalla tua Parola,

un cuore che sappia rendersi disponibile alla tua alleanza, un cuore come quello del tuo Figlio, Gesù,

che ha vissuto nella piena fiducia in te, e ha disegnato la sua vita tra gli uomini

come quello di un chicco di grano caduto in terra per dare frutto;

un cuore capace di servire e non di essere servito,

un cuore che sappia donare la propria vita per la vita degli altri:

perché questa è la gloria a cui tu ci chiami in Cristo nostro Signore.

Amen.

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Il Mistero Pasquale attraverso la Via Pulchritudinis

”Se il chicco di grano,

caduto in terra, muore,