• Non ci sono risultati.

(Gv 12,21)

Catechesi biblico-teologico-artistica

PIETRO LORENZETTI, Gesù entra in Gerusalemme, 1315-19 affresco

Basilica inferiore di San Francesco, Assisi.

154

U

no sventolio di rami di palma e d’ulivo, due piante simboliche, salutano l’ingresso di Gesù in Gerusalemme. La palma, nell’anti-co testamento, è simbolo di trionfo, nell’anti-come pure di pace e frutto della vittoria. Agitando le palme venivano accolti i re o i generali che en-travano in città, dopo aver sconfitto l’esercito nemico. Ma nell’Apo-calisse, ultimo libro della Bibbia, i beati agitano le palme attorno al trono dell’Agnello: ciò consente di vedere nelle palme anche un se-gno di martirio e di gloria attraverso la loro testimonianza. «Il giusto fiorirà come una palma», si legge nel Salmo 91. L’ulivo, invece, indica pace e regalità sia nella Bibbia sia nella cultura greco-romana. Con l’olio venivano unti sul capo coloro che erano incaricati di una mis-sione importante da svolgere; dal verbo ebraico “mashah, ungere, deriva il termine mashih ossia l’unto, il consacrato, dunque il Messia.

Gesù sa di avere una missione da svolgere: è cosciente di essere giunto al momento culminante della sua presenza terrena. Entra in Gerusalemme, raffigurata come una tipica città trecentesca italia-na, cinta da mura merlate. Il pittore senese adorna la scena di vari dettagli, resi con grande cura: la rotonda con archetti rampanti; il palazzo con i medaglioni; i portafiaccole; gli scudi araldici appesi; il balcone con la pertica sul quale è steso un asciugamano; la sca-la lignea interna; sca-la porta civica con merli guelfi, sca-la volta stelsca-lata a crociera ed un finto mosaico con due figure a monocromo su fondo dorato. Si tratta di Adamo ed Eva, ritratti fuggitivi, a destra dell’arco sotto il quale passerà Gesù. Con la Sua resurrezione, ci ha redenti dal peccato causato dai nostri progenitori.

Ispirata dall’iconografia tradizionale, l’entrata di Cristo a Geru-salemme è la prima scena del ciclo, affrescata dal Lorenzetti sulla volta a botte, nella Basilica francescana. Gesù, avvolto in un son-tuoso mantello blu bordato d’oro, avanza da sinistra verso destra sulla sella di un asino, benedicendo la folla. Dietro di Lui, gli

aposto-A R T E 155 D O M E N I C A D E L L E PA L M E

li sono colti ciascuno nella propria individualità. Alle sue spalle vi è Pietro, il quale vuole seguire da vicino il “suo” Gesù; non sa ancora cosa gli aspetta, mentre ora è lì pronto a difenderLo, non s’imma-gina che da lì a poco anche lui volterà le spalle al Maestro, solo per debolezza. Gesù sa che può contare su di lui, come ne sarà convinto anche dopo il rinnegamento tant’è che gli affiderà il compito di gui-dare la sua comunità, la Chiesa. Accanto al rinnegatore, il traditore Giuda Iscariota, privo di aureola, col quale si scambia uno sguardo.

Immediatamente dopo di loro, San Giacomo il maggiore, distratto dai bambini che lanciano i rami d’ulivo, gira vistosamente la testa.

Uscendo dalla città, una folla di curiosi astanti, si fa incontro a Cristo: si tratta di coloro ai quali basta sapere, perché ciò che conta è essere informati in tempo reale. Immancabile è la presenza di per-sone che stendono mantelli arabescati, in segno di ossequio, tipico gesto di coloro che rivolgono complimenti dopo una vittoria o una nomina, per accoglierlo trionfalmente al suo passaggio e salutarlo con lo sventolio dei ramoscelli. Tra essi si nota particolarmente un fanciullo, vestito con un corto abito marrone e stivali in tinta, che lan-cia rami di ulivo dalla rupe rocciosa a sinistra; un giovinetto nell’atto di arrampicarsi su un albero, ricorda l’episodio di Zaccheo, l’uomo piccolo di statura, che per vedere Gesù sale su un sicomoro (Lc 19,1-10). Un altro particolare realistico e affettuoso è quello del bambino di rosso vestito che, dall’altro lato, in basso a destra, fa capolino tra due ragazzi con vesti azzurre, affacciandosi da una sorta di sipario. I due gruppi di figure s’incastrano lungo i bordi del dipinto, generando un angolo ottuso molto divaricato, che vede il suo vertice nella figu-ra di Cristo, in primo piano vicino allo spettatore. In questo angolo di figure se ne incunea un secondo, dai lati paralleli, formato dalle mura di Gerusalemme, dalla porta urbica e dagli edifici monumen-tali che sporgono con scorci arditi, prospetticamente validi ma non

156

raccordati a un unico punto di fuga. L’effetto compositivo è quello di una tridimensionalità spaziale estremamente dilatata. Splendida è in tutta la scena la ricchezza cromatica, mai scontata, intonata su colori tenui e su una gamma di bruni che, con il cielo azzurro in blu oltremarino, si lascia intravedere attraverso i trafori, i quali fanno particolarmente risaltare i dettagli in oro, testimonianza della son-tuosità raggiunta dalla decorazione della basilica in quel periodo.

Se la metà destra dell’affresco è sostanzialmente gotica, nel fluire delle linee; in quella sinistra le linee sono più sobrie e le figure degli apostoli sono modellate attraverso i volumi dei panneggi, finemente chiaroscurati in tonalità più intense: evidente è la derivazione dal modello giottesco.

«Signore, vogliamo vedere Gesù» (Gv 12,21): è la richiesta che un giorno alcune persone rivolsero a Filippo e ai discepoli. Viviamo an-che noi questa settimana, resa Santa da Gesù stesso, con questo desiderio: vedere Gesù, imparare da Lui a vivere i momenti culmi-nanti della nostra esistenza.

M U S I C A 157 D O M E N I C A D E L L E PA L M E

“…obbediente