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Trasfigurati a King’s Cross

L’

episodio della Trasfigurazione è sicuramente uno dei più com-plessi che la liturgia ci propone: l’impressione è quella di trovarsi ogni volta nei panni di Pietro, Giacomo e Giovanni, increduli, grati e strabiliati ma inevitabilmente spaesati e spaventati. In un tentativo estremo di semplificazione, possiamo pensare alla Trasfigurazione come a una rivelazione che innesca un cambiamento. I personaggi di molte storie celebri vivono una “trasfigurazione”, un processo di crescita che li porta a rileggere la propria vita sotto una nuova luce dopo una speciale “rivelazione” (pensiamo a Dante nella sua Com-media, o al famoso Scrooge del Canto di Natale di Dickens); ciò che li accomuna è un senso di smarrimento e di apprensione che si di-rada pian piano che le cose diventano più chiare (lo stesso senso di smarrimento e apprensione che, forse, hanno vissuto i tre discepoli prima di comprendere il significato di quanto avevano visto: «Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti» Mc 9,9). È quello che accade anche a Harry Potter, il ma-ghetto protagonista dell’omonima saga letteraria e cinematogra-fica, partorita dalla scrittrice inglese J.K. Rowling, in un passaggio importante della sua lunga e avvincente avventura.

Nel trentacinquesimo capitolo dell’ultimo libro, Harry Potter e i doni della morte, dopo aver lasciato che il mago oscuro Lord Vol-demort lo uccidesse affinché la guerra in corso potesse concluder-si e il mondo magico potesse essere salvato, il giovane mago viene catapultato in una dimensione parallela. In questa “visione”, Harry

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incontra il suo mentore, il preside Albus Silente, saggia guida e im-portante punto di riferimento, che lo “accompagna” a comprendere il significato di ciò che è accaduto e che sta accadendo “nella sua te-sta”: il potere di una scelta d’amore può davvero cambiare la storia.

Sebbene non possiamo intendere questa scena come una riscrit-tura fantasy dell’episodio della Trasfigurazione, gli spunti che pos-siamo trarne sono davvero molti: come i discepoli sul monte, Harry non comprende immediatamente il significato di quell’atto di amo-re che è chiamato a compieamo-re (come i suoi genitori prima di lui); se potesse, rimarrebbe in quel limbo, dove tutto è chiaro e luminoso («Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne» Mc 9, 5), ma la sua missione non è solo “dare la vita”, ma “risorgere”, ritornare alla vita per continuare a generare vita.

«Era disteso a faccia in giù, ascoltando il silenzio. Era perfetta-mente solo. Nessuno lo guardava. Non c’era nessun altro. Non era del tutto sicuro di esserci nemmeno lui. […] Poi un rumore lo raggiunse dal nulla che lo circondava: i piccoli, morbidi colpi di qualcosa che sbatteva, si agitava e lottava. Era un rumore pie-toso, ma anche un po’ indecente. Ebbe la spiacevole sensazione di origliare qualcosa di nascosto, di vergognoso. […] Indietreggiò.

Aveva individuato la cosa che faceva quei rumori. Aveva le sem-bianze di un bambino piccolo, nudo, rannicchiato a terra, la pelle ruvida e rossa, come scorticato, e giaceva sotto una sedia dove l’avevano abbandonato: non voluto, nascosto, si sforzava di re-spirare. Gli faceva paura. […]

“Non puoi fare niente per lui”. Si voltò di scatto. Albus Silente gli veniva incontro, svelto e diritto, con una veste fluttuante blu notte.

“Harry”. Spalancò le braccia e le sue mani erano tutte due intere, bianche e sane. «Meraviglioso ragazzo. Uomo di enorme corag-gio. Camminiamo». […]

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“Ma lei è morto” osservò Harry.

“Oh, sì” rispose Silente in tono pratico.

“Allora... sono morto anch’io?”

“Ah” fece Silente, con un sorriso ancora più grande. “Questo è il problema, vero? Tutto sommato, caro ragazzo, credo di no”. […]

“Mi spieghi” gli domandò Harry. […]

“Devi capire, Harry, che tu e Lord Voldemort avete viaggiato in-sieme in regni della magia finora ignoti e mai sperimentati. Ma credo che sia successa una cosa senza precedenti. […] Una parte della sua anima era ancora legata alla tua e, pensando di raf-forzarsi, accolse in sé una parte del sacrificio di tua madre. Se solo fosse riuscito a comprendere il preciso, enorme potere di quel sacrificio, forse non avrebbe osato toccare il tuo sangue...

ma se l’avesse compreso, non sarebbe Lord Voldemort e forse non avrebbe mai ucciso. […] Quella notte si spaventò più di te, Harry. Tu avevi accettato, addirittura abbracciato la possibilità della morte, cosa che Lord Voldemort non è mai stato in grado di fare. Il tuo coraggio vinse, la tua bacchetta sconfisse la sua». […]

“Dove siamo di preciso?”

“Be’, stavo per chiedertelo io” replicò Silente, guardandosi intor-no. “Secondo te dove siamo?”

Fino a quando Silente non lo chiese, Harry non lo sapeva. Ora, tuttavia, scoprì di avere una risposta pronta. “Assomiglia alla stazione di King’s Cross. Solo che è molto più pulita e vuota, e non mi pare di vedere treni”.

“La stazione di King’s Cross!” Silente ridacchiò senza ritegno.

“Santo cielo, sul serio?”

“Be’, secondo lei dove siamo?” chiese Harry, un po’ sulla difensiva.

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“Mio caro ragazzo, non ne ho idea. Questa, come si suol dire, è la tua festa”.

Harry non capiva cosa volesse dire. […]La creatura dietro di loro si agitava e gemeva, e Harry e Silente rimasero zitti ancora più a lungo. La comprensione di quanto doveva succedere scese a poco a poco su Harry in quei lunghi minuti, come neve che cade lenta e leggera.

“Devo tornare indietro, vero?”

“Dipende da te”.

“Posso scegliere?”

“Ah, certo”. Silente gli sorrise. “Sei a King’s Cross, no? Credo che se decidessi di non tornare, potresti... diciamo... prendere un treno”.

“E dove mi porterebbe?”

“Avanti”. […]

Harry guardò di nuovo la cosa scorticata che tremava e tossiva sotto la sedia lontana.

“Non provare pietà per i morti, Harry. Prova pietà per i vivi e so-prattutto per coloro che vivono senza amore”. […] “Mi dica un’ulti-ma cosa” chiese Harry. “È vero? O sta succedendo dentro la mia testa?”. Silente gli sorrise e la sua voce risuonò alta e forte nelle orecchie di Harry anche se la nebbiolina luminosa stava calando di nuovo e nascondeva la sua sagoma. “Certo che sta succeden-do dentro la tua testa, Harry. Ma perché diavolo succeden-dovrebbe voler dire che non è vero?”»13.

13 J.K. Rowling, Harry Potter e I doni della morte, Volume 7, Salani, 2018, pp. 611-626.

O Dio misericordioso, fonte di ogni bene, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna:

guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il rimorso delle colpe,

ci sollevi la tua misericordia.

Orazione Colletta

Con la Pasqua di Gesù inizia il nuovo culto, nel nuovo tempio, il culto dell’amore, e il nuovo tempio è Lui stesso.

PAPA FRANCESCO