(Es 20, 2)
Catechesi biblico-teologico-artistica
EL GRECO, Gesù caccia i mercanti del Tempio, 1600 olio su tavola 118x164,5 cm
National Gallery, Londra.
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el portico del cortile esterno del Tempio di Gerusalemme, dove era collocato un fiorente mercato, particolarmente attivo pro-prio nei giorni di festa, con cambiavalute e vendita di animali (co-lombe, agnelli e buoi) da offrire in sacrificio, El Greco colloca Gesù Cristo che si muove come se fosse in un sogno.Al centro del dipinto si erge poderoso, vestito con la tunica rossa
«senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo» (Gv 19,23) ed un manto azzurro, simboleggiante la Sua duplice natura, umana e divina. Con autorità e fermezza, sicuro di compiere la volontà del Padre, il Messia pone in atto un rovesciamento, non solo materia-le, dividendo la scena in due parti: a sinistra l’artista dispone colo-ro che hanno commesso peccato e che vengono pertanto scacciati dal Tempio (mercanti e cambiavalute) e, alla destra, coloro che sono stati redenti (discepoli). Allo stesso modo, sulla parete del Tempio, prospetticamente divisa dall’arco a tutto sesto, tale divisione vie-ne prefigurata da due rilievi, dipinti vie-nella parte superiore del qua-dro, che ricollegano l’evento al peccato ed al sacrificio: a sinistra il bassorilievo raffigurante la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso, simboleggia il peccato e preannuncia la purificazione del Tempio; a destra il Sacrificio d’Isacco prefigura il sacrificio di Gesù Cristo come fonte di redenzione per l’umanità.
El Greco, pittore riconosciuto fin dal tempo come trasgressivo, ed anche folle e malato, più volte ha rivisitato questo episodio, narrato in Marco 11,15-19 e paralleli, e spesso abbinato alla Guarigione del cieco nato poiché, in tempi di Controriforma, la Chiesa di Roma ave-va avviato un severo processo di riordinamento e moralizzazione al proprio interno, pertanto, tale raffigurazione veniva impiegata per giustificare l’autorità repressiva della chiesa romana per cacciare fuori gli eretici protestanti, purificando i luoghi di culto e aprendo
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gli occhi alla vera Fede. Questa versione, oggi custodita a Londra, unanimemente considerata la migliore, con i suoi colori forti e forme allungate, fu probabilmente dipinta a Toledo (Spagna) nel 1600.
Gesù, punto di fuga prospettico del dipinto, vede confluire verso di Sè le figure di destra che guardano a Lui e fuggire, invece, quelle di sinistra. Egli getta disordine nello spazio del Tempio in cui ci si agi-ta nella preparazione dei sacrifici e delle offerte, del culto e delle ce-rimonie: El Greco mostra infatti, in primo piano, un banco ligneo dei cambiavalute rovesciato, simbolo di un’istallazione divenuta istitu-zione. L’artista propone la figura di Cristo con un deciso movimento avvitante, come Colui che entrato nel Tempio, libera lo spazio, ricac-ciando all’indietro un gruppo di venditori riconoscibili dalle ceste con le merci. Questi personaggi assumono pose contorte (forse ispirate al celebre gruppo scultoreo del Laocoonte). L’azione trasgressiva di Gesù è presentata come un atto di forza che turba il ritmo abitua-le del Tempio e che mette scompiglio in uno spazio dal quaabitua-le sem-bra assente il sacro, anche se tutto questo può essere fatto in vista del culto. Gesù compie un atto violento manifestando la sua rivolta contro ciò che parrebbe normale, un atto di aggressività contro il modo di utilizzare lo spazio del Tempio. All’estrema sinistra, un uomo vestito di verde sembra scappare con un sacco od un otre, mentre nell’angolo, in primissimo piano, un altro chinato in avanti mette al sicuro una cassetta lignea, probabilmente un piccolo forziere.
Dopo aver creato disordine nello spazio sacro, Gesù instaura l’or-dine che vi dovrebbe regnare. Per questo rinvia alla Scrittura e op-pone la casa di preghiera al covo di ladri (cfr. Mc 11,17): le parole di Gesù si iscrivono in questa corrente profetica, presente anche nei Salmi, che cerca di fare dei santuari dei luoghi in cui la preghiera e la lode, l’omaggio del cuore e delle labbra, primeggiano sulla
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cenza del culto e la ricchezza dei sacrifici animali. Un tema che stava a cuore all’artista: El Greco infatti intendeva evidenziare, in modo esplicito ed esemplificativo, la necessità per i fedeli del suo tempo di purificare la propria coscienza e di dedicarsi alle opere, compre-sa la preghiera. Su questo sembra meditare Pietro, inginocchiato a destra.
E’ nel mercato, luogo del commercio, del guadagno e dell’interes-se, che Dio si rivela invece nei gesti di gratuità, di amore e di dono di Sé. È nel corpo di Gesù che si manifesta questa logica pasquale nella quale Dio si rivela e si lascia incontrare; è questo il culto che Dio cerca (cf. Gv 4,23).
Tema fondamentale che unisce l’episodio del Vangelo alla Pa-squa di Gesù è l’identificazione del Tempio, come luogo della pre-senza di Dio e dell’incontro con Lui, con il corpo stesso di Gesù (cf.
Gv 2,21). Nel prologo di Giovanni si afferma che la Parola «si fece carne (sarx)» (Gv 1,14) e che il Dio, che nessuno ha mai visto, si è fatto raccontare dal Figlio unigenito (Gv 1,18). Ora nel racconto della “pu-rificazione del Tempio” Giovanni afferma che quando Gesù parla del Tempio si riferisce al suo corpo (soma). Dio si racconta e si manifesta nella carne del Figlio, un corpo che dovrà essere distrutto e riedi-ficato in tre giorni. Ma soprattutto Dio si racconta nella Pasqua di Gesù, nella sua vita donata per la vita degli altri. Egli è il Tempio del nostro incontro con Dio. In Gesù, nella sua vita e nella sua morte per noi, si manifesta quella potenza e sapienza di Dio di cui parla Paolo nella seconda lettura.
Purificare il Tempio diventa per Gesù l’occasione per dire come ci si incontra con Dio. Gesù non ha fatto altro che adempiere, portare a compimento, tutta una linea di pensiero profetica, cominciata da Amos e poi via via portata avanti da Isaia, Geremia ed altri, i quali
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facevano un’affermazione molto semplice, ma non banale: Dio non lo si può trovare nel Tempio. Dio lo si trova nella coscienza dell’indivi-duo, lo si scorge nella comunità credente, lo si incontra nella storia.
Ecco perché vita e culto sono tra loro legati e non sono due aspetti diversi. Con Dio non si mercanteggia: o lo si accoglie, o lo si rifiuta, in tutti i momenti della vita. Il cammino quaresimale ci induce a fare ordine e chiarezza.
Convertirsi significa avere chiaro il punto di arrivo: Dio abita in un Tempio che è la persona di Cristo, abita nel “corpo di Cristo nella sto-ria” che è la comunità credente; abita nella propria coscienza; abita in ognuno di noi e chiede di essere riconosciuto.
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