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Gesù, tempio di Dio in mezzo a noi

Esodo 20,1-17: La legge fu data per mezzo di Mosè Salmo18: Signore, tu hai parole di vita eterna

1Corinzi 1,22-25: Annunciamo Cristo crocifisso, scandalo per gli uomini, ma, per coloro che sono chiamati, sa-pienza di Dio

Giovanni 2,13-25: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere

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ontinuiamo a vivere nella verità e nella profondità della fede, questo tempo “favorevole della grazia e della salvezza”. Spes-so avvertiamo una dicotomia tra ciò che professiamo con le labbra, nella liturgia e nella preghiera, e l’esistenza di ogni giorno. Spesso pensiamo con rassegnazione: la fede è una cosa, la vita un’altra…!

La tentazione della schizofrenia nella religione è palpabile da sem-pre: la testimonianza del popolo di Israele in tal senso è paradigma-tica. Eppure la Legge data da Dio a Mosè per il bene del suo popolo, è una Legge che chiama dalla schiavitù di altri padroni (Faraone ed altri signori della storia), al servizio dell’unico vero Signore del-la storia, Colui che si rivedel-la come il Dio deldel-la liberazione! I Coman-damenti della Legge non sono una imposizione dall’esterno, se mai sono delle piste di cammino, di orientamento verso la libertà da ogni altro potere disumanizzante (una religione superstiziosa e magica,

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la schiavitù del possesso, del consumismo; la falsità, l’intolleranza e il giudizio omicida nelle relazioni umane). I Comandamenti, pur nella loro lettura apodittica, tipica del linguaggio ebraico antico o comun-que delle lingue orientali, sono una proposta da parte di Dio a vivere il rapporto con Lui e con gli altri uomini nella comunione e nella pace.

I Comandamenti sono un programma, un progetto che proietta al futuro. E’ significativo che il testo biblico riporti tutti i verbi al futuro (Non avrai altri déi… non pronuncerai… ricordati di… non ucciderai…).

Su questi orientamenti fondamentali della esistenza religiosa, Gesù stesso ha radicato la sua vita tra gli uomini, cogliendo in essi la verità e la profondità del rapporto con il Padre, che parte da un cuore li-bero e amante. Anche noi discepoli di Gesù di Nazareth abbiamo, fin dall’infanzia, poggiato il cammino della nostra fede su queste “paro-le arcane”, ma contemporanee ancora a noi e a tutti:

Dio pronunciò tutte queste parole:

«Io sono il Signore, tuo Dio,

che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile:

Non avrai altri dèi di fronte a me.

Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito

chi pronuncia il suo nome invano.

Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo.

Onora tuo padre e tua madre,

perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà.

Non ucciderai.

Non commetterai adulterio.

Non ruberai.

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Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo.

Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la mo-glie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossi-mo» (Es 20,1-17).

La Legge data da Dio a Mosè è il vanto e l’orgoglio di Israele! At-torno a queste “DIECI PAROLE” si costruisce la storia del popolo ebraico, la sua liturgia, la sua vita sociale, la sua identità tra le na-zioni, la sua stessa prospettiva per il futuro.

Queste Parole hanno vagato per quarant’anni nel deserto con Israele, in un baule di acacia rivestito di oro, sormontato da due che-rubini (l’arca dell’Alleanza), a testimonianza della presenza (shekinà) costante di Dio in mezzo al suo popolo pellegrino verso la terra pro-messa. Ora, finalmente, risiedono nell’area più sacra del Tempio di Gerusalemme, meravigliosa struttura di cui Israele mena vanto da-vanti a tutti gli altri popoli. Accanto alla Legge, IL TEMPIO di Geru-salemme è il luogo, lo spazio dove queste parole risuonano, vengono cantate, vengono onorate, circondate da riti e cerimonie, sacrifici di animali e offerte sacre. Il Tempio è il santuario dell’incontro di Dio che rivolge al suo popolo le sue DIECI PAROLE dell’alleanza.

Ben presto, un falso spirito religioso ha trasformato queste due realtà sublimi (la Legge e il Tempio) in strutture di potere, di lobby religiose, politiche, economiche, che non hanno nulla a che vedere con le idealità con cui sono state istituite! I profeti sono le voci criti-che di una religione di ipocrisia, fatta di liturgie a suon di labbra e di cerimonie, che non trasformano nulla nel rapporto con i fratelli e le sorelle. Ecco cosa dice in proposito Il profeta Isaia:

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Ascoltate la parola del Signore: “Perché mi offrite i vostri sacri-fici senza numero? – dice il Signore. Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di pingui vitelli. Il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Smettete di presentare offerte inutili;

l’incenso per me è un abominio, i noviluni, i sabati e le assemblee sacre: non posso sopportare delitto e solennità. Quando sten-dete le mani, io distolgo gli occhi da voi. Anche se moltiplicaste le preghiere, io non ascolterei: le vostre mani grondano sangue.

Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vo-stre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cerca-te la giustizia, soccorrecerca-te l’oppresso, rendecerca-te giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova” (Is 1,10-16).

E ancora, il profeta Amos:

“Io detesto, respingo le vostre feste solenni, dice il Signore, e non gradisco le vostre riunioni sacre.

Lontano da me il frastuono dei vostri canti: il suono delle vostre arpe non posso sentirlo! Piuttosto come le acque scorra il diritto e la giustizia come un torrente perenne”. (Am 5, 21-24)

Accuse terribili che destabilizzano lo status quo, ed invitano a ri-portare autenticità nella fede e a purificare una spiritualità sola-mente esteriore. L’incontro con il Signore Dio è fermento per una vita di giustizia, di verità, di solidarietà, di amore: ecco la vera liturgia, ecco l’autentica religione che il Signore ama! Sulla stessa linea si pone Gesù di Nazareth. Il vangelo di Matteo, nel discorso della mon-tagna, mette sulla bocca del Cristo queste parole: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento… Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei

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cieli» (Mt 5, 17, 20). Nel seguito del discorso, Gesù riprende i passaggi della Legge mosaica apportando non una modifica, ma una inter-pretazione originalissima, a cominciare dal “SEGRETO DELL’UOMO”, che è il vero Tempio in cui incontrare Dio. E’ da qui che promana la vera liturgia della vita improntata alla compassione, alla fraternità, alla verità.

Nella pagina evangelica odierna, Gesù opera un ulteriore sposta-mento del centro della vera religiosità: da Tempio struttura, al tem-pio del cuore dell’uomo, per approdare al suo stesso Corpo, la sua stessa persona nel realismo dell’incarnazione. Lui è il vero Tempio dell’incontro con il Padre. Siamo nel cuore della mistica giovannea!

Nel Tempio di Gerusalemme, mentre si avvicina il gran giorno della Pasqua, Gesù si scontra con un culto offerto a Dio fatto di animali da sacrificare, di cambiamonete, di venditori di colombe:

Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusa-lemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà (Gv 2, 13-17).

Il gesto di Gesù provoca la reazione dei Giudei. Essi chiedono un segno che comprovi la sua autorità nel gesto che ha appena com-piuto: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?» (Gv 2, 18). E Gesù offre una interpretazione misteriosa e al tempo stesso rivela-tiva della sua identità:

Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato

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costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».

Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risu-scitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

(Gv 2, 19-22).

Abbiamo due livelli di interpretazione: quello dei Giudei che pen-sano al Tempio, magnifica costruzione edificata in quarantasei anni, e quello di cui parla Gesù, cioè “il Tempio del suo Corpo”. La medesi-ma ambivalenza interpretativa la riscontriamo in altri brani di Gio-vanni: ad esempio nel dialogo notturno tra Gesù e Nicodemo, dove uno parla della “nascita dall’alto” e l’altro pensa ad “una ri-nascita improbabile dall’utero della madre”; così nel confronto con la donna samaritana: Gesù offre “un’acqua viva che estingue la sete in eter-no”, mentre la samaritana pensa all’acqua da attingere dal pozzo di Giacobbe. L’evangelista ci educa così ad andare oltre i segni, per prepararci ad accogliere la realtà che il segno misteriosamente na-sconde. Ebbene: Gesù si rivela quale vero Tempio dell’incontro con il Padre. Non sono i sacrifici di animali, o i banchi dei cambiamonete o le colombe da offrire a metterci in comunione con Dio, ma il suo stesso Corpo offerto alla morte per la risurrezione. Così Gesù de-sidera impiantare il nuovo culto, la nuova liturgia, il nuovo rapporto con il Padre “in spirito e verità”. Il segno del Tempio purificato dalla religiosità antica (il gesto della cacciata dei mercanti), è allora l’an-ticipazione della “distruzione” del Corpo del Signore nella morte di croce; perché attraverso questa “distruzione” si aprano le porte per tutti al vero incontro con il Padre della vita e della risurrezione. La liturgia della Quaresima ci inoltri in questo culto che passa attraver-so il Corpo di Cristo, cioè attraverattraver-so la sua realtà vitale consegnata alla morte per amore.

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PREGHIAMO.

O Dio, che ti sei rivelato al popolo della Prima Alleanza attraverso la Legge data a Mosè sul monte

e attraverso il segno del Tempio della tua presenza, fa’ che accogliamo con fede e con gioia

la rivelazione che il tuo Figlio, Cristo Gesù, fa di se stesso, come il vero Tempio che ci mette in comunione con te, Dio della vita e della resurrezione,

per poterti offrire il frutto non solo delle nostre labbra, ma il nostro stesso corpo, fatto tempio del tuo Santo Spirito.

Amen.

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Il Mistero Pasquale attraverso la Via Pulchritudinis