4.1.1 “Spiritual” e Cerchi Sciamanic
Capitolo 5. Analisi dei dati e prospettive di Ricerca
5.2 Contro-Appropriazione e Autenticità
5.2.2 Giocare all’indiano: sintesi di un’identità transnazionale
In conclusione, “Giocare a fare l’indiano” racchiude in sé sia l’idea di appropriazione, in quanto qualcuno che non lo è, si finge effettivamente nativo americano. Tuttavia, ho scelto questo titolo anche perché parla anche dell’autenticità, del significato dell’essere indiano, e contemporaneamente dello stereotipo occidentale del “fare l’indiano”. In altre parole, il titolo rappresenta l’ambivalenza e la complessità di tutta l’etnografia presente, ed è ironico che sia anche una citazione tratta dall’intervista fatta ad Alessandro (si veda Appendice 2). “Giocare a fare l’indiano” è dunque una perifrasi per indicare l’appropriazione tipicamente New Age, quegli sciamani di plastica di cui si è parlato, ma anche i guru che danno vita a dei pot pourri spirituali senza precedenti.
Come Mulcock (2001: 39), nell’esplorare l’appropriazione mi sono trovata di fronte ad una fluidità inaspettata, dovendomi confrontare con una situazione che non è tutta bianca o tutta nera, al contrario di quanto preventivato. Sia l’appropriazione che la contro-appropriazione, del resto, hanno a che fare con uno squilibrio nei rapporti di potere tra Occidente e popolazioni native. Per questo l’Occidente è in grado di incorporare tratti culturali altrui senza esserne destabilizzato, e soprattutto può imporre i propri tratti a discapito degli altri. La riappropriazione, pertanto, cerca di ristabilire in una certa misura questa inegualità, di
170 Una delle caratteristiche dei “Campioni” di Powwow, almeno per quanto è stato possibile vedere
nella World Hoop Dance Competition, è l’impegno sociale, ambientale e politico che riversano nella loro comunità. Divulgare, educare, rispettare l’ambiente, laurearsi, sono tutte modalità di negoziazione della propria identità, della propria “indianness”.
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combattere l’imperialismo culturale che, come diceva anche Latouche (1992), porta l’Altro a vedere se stesso con gli occhi dell’Occidente171.
Complice dell’appropriazione, come si è detto, è sicuramente anche l’idea tutta New Age per cui è presente un seme di universalità in tutte le culture e religioni, basta trovarlo. Il perennialismo, come dice Heelas, è una tendenza a voler trovare le similitudini all’interno di ogni religione, in un’ottica inclusivista che si oppone all’esclusivismo Cristiano e monoteista in generale. In una sorta di estremizzazione del comparativismo selvaggio – molto “romantico – il perennialismo si affianca e appoggia ad un flusso di informazioni e persone transnazionale. Il transnazionalismo, in quanto globalizzazione 2.0, prevede un’interconnessione tra individui, comunità e società, sia a livello locale che globale. Ironicamente, è un pensiero presente anche nelle narrazioni dei miei interlocutori, in particolare Sofia, che parla di “Punti di Potere” disseminati in tutto il pianeta, che risuonano delle energie circostanti, e fanno sì che le popolazioni abbiano tratti in comune tra loro. Anche Gualtiero, nella rubrica “Accade al Villaggio” della pagina Facebook “Il Villaggio di Tepee Guka” esprime la stessa idea:
Giornata di festa con matrimonio celtico al quale abbiamo dato volentieri il nostro contributo. Le culture tribali di nostra Madre Terra si assomigliano tutte è bello partecipare nel rispetto e nella condivisione.
Allo stesso modo, il concetto di Amore Universale, espresso da Prem Antonino di Love Shaman Way, è una forma di transnazionalizzazione, un abbattimento delle barriere nazionali, appunto, che unifica l’umanità sotto un’unica entità, l’amore. Il pan-indianismo stesso è transnazionale, in quanto collega tutte le popolazioni e tribù native americane, selezionando tratti comuni e plasmandoli all’interno di un’identità “indiana”. Esiste anche un motto, che può definirsi sempre panindiano, particolarmente emblematico dell’Amore Universale transnazionale, e cioè “Mitakuye Oyasin”, che sta ad indicare una fratellanza umana, una comunione di popolazioni sotto l’appellativo “umanità”. Mitakuye Oyasin è l’ubuntu nativo americano, che richiama anche all’universalismo di Bernstein già analizzato. Infine, come ribadito più volte, il powwow è altrettanto transnazionale, in quanto panindiano, in quanto forma agentiva di contro-appropriazione e di unità fra comunità diverse all’insegna di una cultura condivisa.
171 Latouche, S. L’occidentalizzazione del Mondo. Saggio sul significato, la portata e i limiti dell'uniformazione
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5.3 Conclusioni
Lungo tutto l’elaborato si è cercato di trasmettere il senso di complessità e ambivalenza che coesistono trasversalmente. È difficile illustrare le varie prospettive di ciascuna tematica senza fare riferimento alle altre, in un intrecciarsi di negoziazioni, identità, rappresentazioni che attraversano allo stesso tempo il turismo, lo sciamanesimo, il pan-indianismo e la New Age. Qualsiasi schematizzazione è necessariamente semplicistica, tuttavia si è cercato di illustrare queste tematiche in modo che fosse chiara la loro interconnessione, pur mantenendo separati i vari aspetti.
Dopo una introduzione e l’illustrazione di metodi e posizionamento, ho cercato di fornire al lettore gli stessi strumenti concettuali che ho utilizzato per osservare i dati raccolti, che invece vengono esposti nel quarto capitolo. Tuttavia, i dati raccolti sul campo non sarebbero comprensibili senza la premessa del terzo capitolo, dove vengono presentati tutti gli interlocutori e le associazioni, in un certo senso i dati raccolti nei campi virtuali. In ultimo, ho cercato di analizzare i dati raccolti, di interpretarli con l’aiuto degli autori precedentemente esposti, talvolta confermando e altre confutando completamente le passing theories con cui ero partita prima dell’esperienza di campo.
A chiudere il cerchio, credo sia utile accennare brevemente alle difficoltà riscontrate sul campo, sia per la conformazione stessa di esso – o meglio di essi – sia per gli argomenti trattati, oltre che, ovviamente per l’inesperienza della prima volta. In ultima istanza, ritengo possa essere interessante fornire qualche aggiornamento relativo ai miei interlocutori e alle loro associazioni dopo la “chiusura” del campo.