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Indice delle Immagin

Fotografie 16-17. A sinistra, mocassini nativi americani, originali e riproduzioni A destra, copricapo

5. Intervista telefonica con Alessandro, Indian Village 3 dicembre 2018.

Intervista tra: Alessandro, io, Jitka in sottofondo. […]

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la burocrazia per quello…

A: Allora…C'è il museo, c'è la biblioteca, c'è lo shop, ma c'è anche il bar.

A: Per cui il bar devi avere la somministrazione per alimenti e bevande. Per cui mille

pratiche per sto baretto, che poi è na roba…capito? Però va a completare, perché uno che è lì dentro, vuole un caffè, un tè, na roba, dove lo prende se no? Anche perché noi dov'è che prendiamo i soldi per mantenere la struttura. Cioè devi avere quattro o cinque punti di introito, se no non ci stai dentro neanche per idea.

A: E' un centro culturale.

A: Perché c'ha come fulcro il museo, però non solo. Poi insomma, ci faranno anche laboratori, incontri… Già il 5 e il 6 son presenti anche Gilbert, poi facciamo venire dalla Florida Cody.

S: No infatti mi ricordo che già quest'estate ne parlava Jitka con Marinella che volevate fare questa cosa. Però non avevo capito che voleste fare un Centro Culturale, secondo me è una cosa che non c'è in Italia.

A: No, non c'è. Non c'è una cosa simile. Ma penso sia difficile anche in Europa trovare una cosa del genere.

S: Visto che siamo in tema di iniziare nuovi progetti, volevo chiedere quindi com'era nato il vostro progetto, la vostra associazione, perché comunque mi sembra di capire che sia abbastanza longeva come cosa.

A: Sì, quella, cos'è? Mitakuye Oyasin? Quella son vent'anni che c'è.

A: Son vent'anni e quella lì è nata all'inizio per fare prevalentemente piccoli incontri, e mostre, più che altro. Poi dopo si è iniziato coi festival, e ormai sono 20 anni che facciamo il festival…oltre agli incontri e tutto il resto. Però io avevo già cominciato già almeno dieci anni prima con Domenico Bufalini, che poi adesso è morto qualche anno fa.

S: Quindi comunque è sempre stata quasi una vocazione la tua.

A: Ma no la mia è sempre stata una passione. Poi dopo quando è arrivata Jitka, quando l'ho conosciuta, abbiamo cominciato a farlo proprio a tempo pieno. Mentre prima lo facevo più così, a tempo perso, diciamo. Un Hobby. Ogni tanto si faceva sta cosa, però avevo un altro lavoro. Poi quando ho conosciuto Jitka abbiamo deciso di far diventare la nostra attività principale.

S: Beh comunque ci vuole coraggio a dire di far diventare la propria passione l'attività principale, no? Cioè è più facile fare sempre le solite cose…

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A: Beh sì, anche perché con la cultura è difficilissimo introiettare soldi, mantenerti. Quello senza dubbio. Però dopo, grazie anche all'aiuto di altre persone, che ci hanno incoraggiato, anche economicamente, insomma siamo riusciti a fare sta cosa in questo modo. Non riesci a farla bene, una cosa del genere, se non ci dedichi tutto il tempo. Noi stiamo lavorando anche adesso, tra un piatto qua e qualcosa che si sta cenando, finito poco fa, ma in questo momento Jitka è sul computer che sta lavorando per delle fotografie, per cose poi luminose che andranno sopra le vetrine, perché ci devono portare queste vetrine il 17 di dicembre, e ci vanno dentro dei luminosi…con delle fotografie di nativi. E quindi lei sta lavorando a sta roba qua anche adesso, ma abbiamo cominciato stamattina alle 8, perché siamo usciti alle 8 per far le carte. Cioè, è a tempo pieno dalla mattina finché vai a letto, praticamente. S: Mmh, poi a volte neanche quando si dorme, insomma.

A: Logico. Poi c'hai i nativi, con tutti i contatti che c'hai in America, col fuso orario…per cui vai col telefono, con Internet, di notte.

S: Eh, infatti giusto ieri avevo scritto a Bo, per chiedergli come stesse, e dopo lui mi ha chiesto "ma che ore sono lì", effettivamente qua erano le 20 e da loro pomeriggio. A: Chiaro. Sì Bo l'ho sentito l'altro giorno, che verrà a marzo o aprile.

S: Sì infatti mi diceva, che viene per il CD. Pensavo venisse anche lui a gennaio…ma magari fa fatica, con la famiglia.

A: Eh, sì, no. Ma poi a caricare troppo l'evento diventa anche costoso. Bisogna un po' dilazionare nel tempo, adesso avendo un posto fisso, e allora dopo abbiamo stabilito che per l'inaugurazione uno, Gilbert, che fa la presenza, parla, ecc. Ma uno che faccia delle danze, che dia anche un po' di colore, perché se no chi non l'ha mai visto vede solo… E allora abbiamo pensato di far venire Cody. Mentre poi abbiamo chiamato Bo e gli abbiamo detto di venire per marzo/aprile, e poi magari lo facciamo venire per maggio/giugno, così rimane direttamente per il festival.

S: No, immagino ci sarà molto da fare. Anche in un museo già stabilizzato c'è da lavorare

nonstop. E infatti mi chiedevo se aveste ottenuto dei finanziamenti o qualcosa dal comune, o

dalla regione perché comunque è un progetto molto bello.

A: Sì, però noi al momento stiamo puntando ai patrocini della regione e dell'ambasciata americana, del comune ce l'abbiamo già. Intanto…perché se tu chiedi soldi prima, che non sei già avviato, non ti dà i soldi nessuno. Perdi tempo e perdi pratiche, carte, uffici. E' meglio…sono tempi difficili questi qua per avere soldi. Forse trent'anni fa, li avevi facilmente. E' molto difficile…

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S: Per la cultura ancora meno.

A: Sì appunto. Poi tutti dicono "bellissimo, stupendo", ma soldi è difficile. Magari altre cose, ma soldi è difficile, perché non ci sono.

S: Quindi avete iniziato senza un sostegno.

A: Solo col sostegno dei soci. Alcuni soci che hanno messo dei soldi. Perché altrimenti noi non avevamo la possibilità di partire per una cosa così… Sono donazioni anche le vetrine, i mobili… di un nostro socio, in centro Italia, che ha un'azienda che fabbrica mobilia per cose commerciali e si è offerto di fare una donazione di tutta la mobilia.

S: Quindi comunque localmente avete abbastanza sostegno.

A: Più dei nostri soci. Localmente abbiamo l'entusiasmo e il sostegno, ma economicamente no. E' più il sostegno dei soci… Quelli che ci seguono da tanto.

S: Prima parlavi di Cody, Gilbert e di Bo. Volevo capire come trovate i contatti. Vabè Immagino che Gilbert sia con voi da tanto tempo, ne parlavo anche con Camilla, però per esempio, come avete trovato Cody? Perché da quanto ho capito era il primo anno.

A: Sì era il primo anno che veniva. Noi lo seguivamo già da due anni alla competizione annuale che fanno a Phoenix, in Arizona, dei danzatori dei cerchi. A Phoenix, ogni anno a febbraio, fanno una competizione e tutti i danzatori dei cerchi di tutte le riserve, del Canada e degli Stati Uniti. Si iscrivono, e per iscriversi bisogna avere la carta d'identità della propria nazione, quindi hanno il certificato, ci sono dei documenti da compilare per l'iscrizione. Se non sei nativo non puoi iscriverti. Puoi andare a vedere, ma non puoi iscriverti. Quindi quella è già una garanzia che tutti quelli che ci sono, sono documentati, son nativi. Lui si piazzava sempre tra i primi dieci, che sono quelli che le differenze sono abbastanza piccole, cioè devi proprio essere dentro tanto, se no non le vedi. E quindi i primi dieci sono tutti buoni, i più bravi danzatori dei cerchi. Lui si piazzava sempre tra i primi cinque,

generalmente. Noi seguiamo tutti gli anni la competizione…e quindi l'avevamo già puntato prima. Poi non l'avevamo fatto venire per un paio di anni perché abbiam scelto altre

persone, ecc. Quest'anno c'era capitato di fare una cosa a Verona, di tre giorni, ci serviva un danzatore, abbiam chiamato lui, era entusiasta di venire, e quindi abbiam detto "ben, così lo conosciamo, vediamo che persona e poi lo inviamo anche per l'estate, per il festival. Lui è venuto, ci siam trovati bene, c'è stato subito un bel feeling e quindi abbiamo deciso di farlo venire in estate. Lì l'abbiam conosciuto meglio, abbiamo visto che è una bella persona. Poi lui lavora con il papà in Florida, dove hanno un Centro simile a questo, dove fanno cultura

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nativa, sia per i nativi, che per chiunque voglia andare però, eh. È un centro culturale, tipo quello che facciamo noi, ecco. Con suo papà fa sta cosa, quindi è anche competente. Poi nei pow wow, invece, nelle feste tradizionali, fa l'altra danza, quella tutta colorata, che si chiama la Fancy Dance. Tra l'altro la settimana scorsa ha vinto il primo premio ad un pow wow, come miglior danzatore della Fancy, e il montepremi relativo di 3.000 dollari, quindi era contento che si era piazzato primo, insomma. Perché loro vivono così, vincendo le competizioni nelle feste tradizionali, dove vincono proprio soldi. Anche Bo vive così. S: Pensavo che le competizioni fossero i pow wow, invece sono due cose separate… A: No, le competizioni fanno parte del pow wow. Cioè, i danzatori, quelli che competono, perché ci sono anche quelli dopo che danzano anche fuori, così…Sì, però all'interno del pow wow, i danzatori hanno numero, quindi quando fanno la danza dell'erba, invece che la fancy, invece che un'altra danza, la fanno con questo numero. E una giuria di nativi dà dei punteggi in base a delle regole, questi punteggi determinano chi viene nominato il più bravo, il primo, il secondo e il terzo. In ogni pow wow c'è un montepremi, quelli che si piazzano vincono del denaro. In questo modo il pow wow dà la possibilità ai danzatori tradizionalisti di vivere facendo quello, perché altrimenti dovrebbero, sì, fare altre cose, non avrebbero il tempo per viaggiare e fare tutte ste cose qua tutte le settimane, con il tempo libero. Cioè si sono autogestiti, hanno trovato il modo di autogestire tutti i giovani che vogliono fare la vita tradizionale, che possono mantenersi…è un modo per finanziare i migliori danzatori, i migliori cantanti, i migliori gruppi, ecco.

S: Beh sì, è bello che abbiano la possibilità di farlo, perché non è mai facile nell'ambito dei diritti dei nativi. È bello che abbiano modo di portare avanti le loro tradizioni. Quindi cioè, pow wow e gare diciamo di danza, sono connessi? Ci sono gare anche al di fuori dei pow wow? I Pow wow non sono solo estivi?

A: Estivo è più magari a nord, mentre in Florida che è caldo li fanno in inverno. Tenendo presente comunque che spesso li fanno all'interno, nei palazzetti, al chiuso…

S: Beh sì perché mi ricordo che in Canada parlavano di pow wow in estate, perché effettivamente solo in quel momento c'è un clima da poter fare all'esterno.

A: Sì…oppure in inverno all'interno, in un palazzetto, ecc.

S: Ho capito…quindi comunque voi i contatti li trovate anche seguendo proprio gli eventi culturali che si tengono in America.

A: Sì, seguendo gli eventi che fanno lì, quindi vedendo i danzatori, quello che fanno, magari nelle scuole, però poi tieni conto che abbiamo anche dei referenti. Per esempio, Bo, con il

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quale abbiamo un rapporto molto molto…di amicizia. Quindi poi col fatto che lui frequenta quegli ambienti lì lui conosce tutti i danzatori, ecc. Alcuni di più, alcuni di vista, però li conosce tutti. Quindi magari sa il carattere che possono avere, se è uno che potrebbe venire qui, se si adatta. Lui sa bene com'è qua, quindi ci dice sì questo va bene, questo ha un carattere un po'…non si adatta ecc. Comunque lui è anni che viene qua. E quindi lui ci indica se è un buon danzatore, se ha un buon carattere…se è adatto a venire qua, insomma.

S: Quindi c'è anche un carattere di interscambiabilità. Nel senso, magari ogni tot tempo c'è qualcuno di nuovo.

A: Ma sicuramente sì, sempre. Perché se tu vai a vedere i festival nostri che facevamo vent'anni fa, sono tutti diversi. Forse l'unico, perché è lì che è cominciato a venire, è Bo. Dopo alcuni non vengono più in Europa, uno si è messo a bere, perché sai che è un problema per loro.

S: Eh sì, il problema dell'alcol è un po' una piaga.

A: Ecco, bisogna un po' seguirli. Quindi di quell'epoca lì non ce n'è neanche uno di quelli là. Nel tempo, si sono cambiati … Abbiamo avuto un periodo, quattro anni fa, con un gruppo di Leo Letendre, una bella persona. Abbiamo fatto 4 anni con persone che ci portava lui, brave persone, tutte Canadesi. Del suo gruppo lì è rimasta solo PD, la ragazza quella con le trecce e che faceva la danza dei cerchi.

A: Poi dopo abbiam cambiato e abbiam cominciato a prendere anche altri gruppi. Poi dopo abbiamo cominciato a prendere un PiediNeri che qualche anno anche con lui…dopo questo qui non è più venuto perché aveva un'età…poi dopo ha fatto un ictus e non si muove più…c'è ancora, ma non si muove più, quindi abbiamo cambiato. Si cambia spesso. Adesso l'anno prossimo vorremmo far venire il gruppo di quest'anno, quindi Bo e famiglia, Cody, ma anche il papà di Cody, che lui fa tutt'altro. Le fa nel prato la mattina e il

pomeriggio, e lui fa cose anche del 700, fa i cesti tradizionali, gli attrezzi, le case… e questo non è mai venuto in Europa. Si cerca sempre di fare qualcosa di nuovo, si cerca di

modificare. Per esempio, adesso sono tre anni che il sabato sera si cerca di fare lo

spettacolo dove si uniscono le danze, i canti, e le cose tradizionali, magari anche con le cose delle tradizioni nostre. Quest'anno c'era Jitka e quell'altro musicista… Con storie che sono qua delle nostre parti.

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ecc, quindi volevo sapere …

A: No, noi quest'anno abbiamo un po' limitato il numero. Perché lì intanto c'era un problema dei pasti, di roba da capire, quindi più di un tot non si riusciva. Ma noi non ne facciamo mai una questione di numero, perché l'anno prima…no aspetta, quando è stato…due anni prima, che eravamo a Verona, avevamo fatto 1200 persone ed è stato un gran casino. Perché si perde la concentrazione, nel senso che 1200 persone vuol dire che vengono anche un sacco di curiosi ai quali non gliene frega niente degli indiani, che vengono proprio con l'idea del film, a dire ‘uuuh gli indiani, grande capo’ a volte anche a dire stupidaggini o a offendere, capito? Ridicolizzare. Quindi fai una cosa che non va bene. E quindi quell'anno lì abbiam detto basta, noi cose così dove vengono tutti a caso, non le facciamo più. E abbiam deciso di fare un festival un po' più selezionato, con persone con almeno un interesse culturale, un po'…un interesse, anche di curiosità, ma seria. Che non vengano a disturbare quelli che sono interessati.

S: Ho visto che anche voi fate un lavoro un po' anche su questo. Come si identifica una persona che non è in buona fede? Perché magari chi è nell'ambiente lo capisce subito, e dice ‘bene questo mi ha chiesto tot e vuol dire che è un cialtrone, quest'altro che non lo conosco e vuol dire che non è dell'ambiente’ … Ma chi si approccia per la prima volta e magari conosce delle persone che dicono cose non vere o che si vendono come qualcosa che non sono…come si fa a riconoscere?

A: Allora, c'è una cosa molto semplice, qua. Uno che dice di rappresentare un popolo, o comunque una comunità deve esserne parte, quindi riconosciuto da quella comunità, perché altrimenti se quella comunità l'ha cacciato, non lo vuole, o lui non ne fa parte, non la può rappresentare. I Nativi del Nord America hanno una carta d'identità, sono gli unici popoli tribali al mondo che abbiano questo riconoscimento, che si chiama ID Tribal Card, carta d'identità tribale, questa è come un bancomat di aspetto, dove c'è la fotografia, il nome e cognome, l'equivalente del codice fiscale nostro, che cosa fa all'interno della comunità: se è avvocato, disoccupato, artigiano…quello che è insomma. E questa carta viene rilasciata dal governo tribale, quindi dalla comunità, e vidimata dal governo americano o canadese. Perché questo? Perché quella carta lì documenta che tu sei quell'etnia là, ma quella carta lì ti dà diritto, a seconda dei trattati tra leader tribali e governi centrali, ad una serie di diritti appunto, che sono soldi, ogni anno, sanità nella riserva, quindi gratuita, ecc. Non esiste un nativo americano che non abbia questa ID card. Perché se non ce l'ha è

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semplicemente perché: o l'han cacciato e non lo riconoscono, oppure non è affatto un nativo americano, oppure è un lestofante che si spaccia per…Infatti tutti quelli che vengono qua, quella carta là se gliela chiedi te la fanno vedere. Molti, molte volte, la tirano fuori e la fan vedere. Anche Gilbert ce l'ha. Tutti ce l'hanno. Non esiste alcun nativo che rinuncerebbe a dei soldi, nessuno di loro rinuncerebbe al diritto di farsi curare

gratuitamente all'interno della riserva con sta carta, nessuno di loro può iscriversi ad una danza senza essere riconosciuto, deve presentare la ID Card. Alla danza dei cerchi, se non dai la ID Card non ti puoi neanche iscrivere come partecipante. Ecco. La prima cosa quando uno ti dice "sono uno sciamano, vengo da bimbumbam" è "fammi vedere la ID card". Se ti dice "sì io ce l'ho, ma non ce l'ho qua perché l'ho lasciata nella riserva"…non è vero. E' una scusa perché NON. CE. L'HA. Tu puoi sempre richiederlo al governo tribale, che c'ha il suo sito, come tutti i governi del mondo, gli chiedi "è venuto sto signore qua, mi dice di essere un uomo di medicina, uno sciamano, quel che vuoi, è vero? Lo riconoscete?" Beh, e vedi cosa ti rispondono. Perché qui gli stiamo dando soldi, per esempio. Vedrai cosa ti rispondono e lì vedi se questo è autentico. Un'altra cosa fondamentale è: i popoli delle pianure non hanno sciamani, generalmente, hanno uomini di medicina, perché non era una figura che da loro esisteva. Quindi hanno l'uomo di medicina. L'uomo di medicina, quello che è riconosciuto dalla comunità, lui ha quello che è il "potere" perché vive in una

comunità piccola, dove conosce vita, morte e miracoli di tutti quelli che sono lì dentro, dai bambini fino agli anziani, e tutti vanno a parlare con lui. È la comunità che lo riconosce. Lui non dirà neanche sotto tortura "io sono l'uomo di medicina", capito? È la comunità che riconosce a lui questa cosa, non lui che va a dire in giro io sono l'uomo di medicina. E tu scoprirai, se vai lì, che questi uomini di medicina riconosciuti dalla comunità, non sono mai usciti da quella comunità, non hanno il passaporto e non gli interessa. Perché se escono da quella comunità, generalmente sono poveracci mantenuti dalla comunità per il servizio ed il lavoro che gli è riconosciuto, perdono quella cosa. Quindi la maggior parte, se non la totalità, di questi che si spacciano per uomini medicina o sciamani o questo o quell'altro, sono dei lestofanti che non sono riconosciuti dalla loro comunità, non li conosce nessuno. E spesso sono anche prepotenti. Perché noi per esempio abbiamo fatto l'articolo su Takan Sina, questo che è venuto adesso in Italia, no, scrivendo quello che scrivono su Internet - perché c'è un'associazione di nativi americani che raccoglie una cinquantina di associazioni serie di nativi americani che tutela i loro diritti, fra i quali ci sono 5 stati dell'AIM, cioè l'American Indian Movement, tutelano i diritti dei nativi americani - noi gli abbiamo chiesto

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chi è questo Takan Sina che viene qua in Italia a chiedere soldi? Loro ci hanno mandato un fascicolo enorme con le malefatte di questo che è stato cacciato da tutti i posti. Lui è nato in Germania da genitori tedeschi, ha passaporto tedesco e parla tedesco e malamente