4.1.1 “Spiritual” e Cerchi Sciamanic
Capitolo 5. Analisi dei dati e prospettive di Ricerca
5.2 Contro-Appropriazione e Autenticità
5.3.2 Ritorno al Futuro: segnali dal campo
Infine, all’interno di questo spazio non è stato possibile inserire gli aggiornamenti relativi ai miei interlocutori, alle associazioni analizzate, e ai loro movimenti online. Per questo motivo, dedico loro questo spazio conclusivo per parlare di quanto è accaduto da gennaio 2019, in cui mi sono imposta di smettere la raccolta dati per la tesi, fino a giugno, quando sto finalmente ultimandone la redazione.
Circa il Villaggio di Aquila Chiazzata mi preme far capire la situazione sfaccettata, in quanto Gualtiero, il primo fondatore, ne ha creato un altro, chiamato Villaggio di Tepee Guka, a Limone di Gavardo (BS). Quest’informazione l’ho recepita dapprima indirettamente, analizzando i post della pagina omonima del Villaggio di Tepee Guka, per tutto il periodo invernale e primaverile. Ne ho però avuto conferma a maggio, quando Raul mi ha contattata per dirmi che Gualtiero aveva finalmente aperto un suo villaggio. Ho quindi io stessa scritto a Gualtiero per congratularmi per l’inaugurazione, chiedendo anche informazioni circa il Villaggio di Aquila Chiazzata, se fosse rimasto in piedi e se con il nuovo villaggio loro non ci sarebbero più tornati. La risposta è stata «Più è una parola grande», e dunque Aquila Chiazzata rimane al Lago Lungo, almeno finché Meco se ne prenderà cura, e Tepee Guka a Limone di Gavardo, conducendo vite parallele. Per fortuna, sia Meco che Gualtiero hanno adottato lo stesso metodo per tenere aggiornati gli interessati, ovvero descrivendo sulle pagine Facebook dei rispettivi villaggi la propria quotidianità. Meco, in particolare, utilizza un linguaggio appositamente studiato, “nativizzante” ed esoticizzante, che dà l’idea di trovarsi in un luogo completamente Altro. Per esempio “la pioggia bambina”, o “grandi e piccoli guerrieri”, e il tutto viene corredato di fotografie, quotidianamente, e terminato con la parola “A’ho”. “A’ho” è una sorta di lingua-franca, richiamando Heelas, presente in vari contesti, dai Cerchi Sciamanici ai Villaggi Indiani, in un certo senso sostituendo il “così sia”, o l’amen, cristiano.
Anche all’Indian Village la vita al museo prosegue. Alessandro e Jitka, però, non forniscono aggiornamenti sulla pagine ufficiale dell’associazione. Jitka, piuttosto, pubblica fotografie dei paesaggi montani della Valmorel e circondario, anche in questo caso mostrando un altrove inaspettato, talvolta scrivendo anche esplicitamente «sembra il gran Canyon, ma è la
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Valmorel». Al momento, l’Indian Village sta organizzando diversi eventi e incontri presso la nuova sede appunto in Valmorel, utilizzando lo spazio del Museo per invitare nativi americani che non ospitavano da tempo, in periodi in cui sono disponibili. Dopo una cena “nativa americana” con Savannah, un workshop sul fuoco con una guardia forestale, e un weekend con William Kennedy, danzatore Nakota/Sioux, il prossimo evento pare essere un incontro con Cesare Marino, antropologo dello Smithsonian Institution. Ovviamente, tutti questi weekend e workshop servono per fare in modo di creare un flusso continuo di persone, ed è anche il motivo per cui l’apertura del loro Centro Culturale è stato accolto positivamente nella piccola cittadina montana, che sta cercando di rinascere anche turisticamente.
Per quanto riguarda il fronte sciamanico, invece, Munira continua a proporre incontri anche singoli per il disvelamento del proprio (neo)sciamano interiore. Samuele, allo stesso modo, ha organizzato un cerchio per Ostara, il corrispettivo pagano di pasqua, e anche uno per il solstizio d’estate. Anche Samuele, poi, scrive dei post su Facebook quasi quotidianamente, corredando immagini di natura immacolata con messaggi di Pace, Armonia, e Amore. Circa Nemeton, di Marco Massignan, invece, ogni mese la newsletter presenta circa cinque o sei incontri disseminati per la Lombardia riguardanti la guarigione di traumi psicologici. I Nativi della Terra, invece, sembrano essere gli unici a non condividere la loro quotidianità online, ma nemmeno in un’ottica di “personal branding”, come si suol dire, di promozione dei propri eventi. Tuttavia, è risultato interessante la scoperta di un'altra scuola sciamanica, in un paese chiamato Savignano sul Rubicone (FC) in Emilia-Romagna. Questa scuola è una “università” per operatori olistici, della durata di tre anni, con un vero e proprio piano di studi suddiviso tra esami teorici e pratici. L’accademia Eidos, però, non forma solo semplici operatori olistici, ma fornisce anche corsi supplementari e paralleli, come la Formazione Sciamanica “Sentiero Rosso”172.
Questo breve excursus su futuri sciamani di plastica serve per introdurre prospettive di ricerca che potrebbero avverarsi in contesto locale. La presente ricerca, infatti, non si pone assolutamente come esaustiva o completa, in quanto la molteplicità di campi e contesti richiederebbe un’etnografia a lungo termine. Tuttavia, la speranza è quella di fornire un insight
172https://www.iosrls.com/formazione-sciamanica-percorso-rosso/ ultimo accesso 10/06/2019. Il
costo per questo “corso parallelo”, che quindi non è triennale come quello per operatore olistico (2.800euro), è di 2.000 euro per un ciclo di 7 incontri nei fine settimana.
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sull’appropriazione e l’autenticità in generale, ma sul contesto locale in particolar modo. Durante questo anno di ricerca, ogni volta che mi veniva chiesto su cosa stessi facendo la tesi, ho sempre glissato e abbreviato la questione in base all’interlocutore che mi trovavo davanti, non perché fosse una missione segreta, quanto per la difficoltà di riassumere in tre parole l’argomento generale. Questa difficoltà me la sono trascinata per tutta la scrittura di questa tesi, e infatti anche scrivere le conclusioni non è stato semplice. Tuttavia, ciò che stupiva di più è stato proprio la presenza di movimenti New Age nell’area romagnola, di eco- villaggi, ma anche di operatori olistici che riprendono tratti della cultura nativa americana. Certo, lo scopo di questa ricerca non è l’effetto-wow, ma l’aver perlomeno tentato di aver fatto un po’ di chiarezza sull’argomento, o aver messo in guardia persone che altrimenti si fiderebbero di chiunque vendesse loro un tamburo sciamanico “sami”, per me è sufficiente. Spero anche, a livello accademico, di aver portato una prospettiva differente su un argomento difficilmente analizzato in Italia, non tanto per poter avere qualche merito, quanto per avviare nuovi percorsi di ricerca. La prospettiva ideale, dal mio punto di vista, sarebbe quella di poter approfondire i flussi e le dinamiche turistiche sul mio territorio, che pian piano si sta avviando verso un turismo sostenibile diverso dallo “spiaggiarsi in spiaggia” senza alternative.
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