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I giovani e gli anziani nel mercato del lavoro italiano

Morfologia del mercato del lavoro italiano: definizioni alternative della disoccupazione

1.3 I giovani e gli anziani nel mercato del lavoro italiano

Nel 2012 il quadro delineato dall’indagine sulle forze lavoro dell’Istat aveva evidenziato un forte rialzo dell’offerta, determinato in buona parte da un incremento di disponibilità della componente femminile e trasversale a tutte le classi d’età: a ciò risultava associata una sostanziale stabilità dell’occupazione e un significativo aumento dei livelli di disoccupazione.

I principali indicatori riferiti al 2013 hanno invece evidenziato una nuova pesante contrazione occupazionale (-2.1 per cento rispetto al 2012), un aumento dei disoccupati (+13.4 per cento) e, in contrasto con quanto rilevato l’anno precedente, un arretramento nei livelli di partecipazione. La flessione del numero di persone attive è attribuibile in larga parte all’aumento di coloro che, pur disponibili a lavorare, dichiarano di aver smesso di cercare un’occupazione in quanto scoraggiati (+115 mila persone). Tale incremento, ha portato il numero degli scoraggiati a 3.1 milioni, 457 mila in più rispetto al 2008.

Questo insieme di persone costituisce, assieme ai disoccupati, l’ampio bacino della “disoccupazione allargata”, che attesta il proseguire del deterioramento delle opportunità occupazionali, con la conseguente retrocessione di parte della popolazione alla condizione di inattività.

Il 2013 si è caratterizzato difatti come un anno in cui è cresciuta in modo sostenuto sia la disoccupazione sia lo scoraggiamento, a differenza degli anni precedenti in cui gli andamenti dei due aggregati tendevano a compensarsi, con lo scoraggiamento cresciuto, in termini relativi, più della disoccupazione tra il 2010 e il 2011 e la disoccupazione cresciuta più dello scoraggiamento nel 2012 (Istat, 2014).

Risulta allora utile distinguere gli andamenti delle forze lavoro per fasce d’età, per rendersi conto di come la riduzione dell’offerta non sia stata trasversale, ma abbia riguardato prevalentemente i giovani e le età centrali. Interrompendo la breve parentesi del 2012 le forze lavoro tra i 15 e i 29 anni si sono ridotte di 194 mila unità tra il 2012 e il 2013 e il tasso di attività corrispondente è sceso in un anno dal 43.5 al 41.7 per cento. Lo stesso fenomeno si è avuto per le età centrali, mentre solo per i lavoratori delle classi più anziane (55-64 anni) si è osservato un aumento dell’offerta di lavoro, in linea con gli andamenti degli anni precedenti. Tale comportamento rispecchia in parte il fatto che questa coorte tende a incorporare via via annate di persone che storicamente avevano avuto tassi di attività crescenti nel tempo; nel corso dell’ultimo biennio questa tendenza riflette però anche il posticipo dell’età di pensionamento per i lavoratori interessati dai provvedimenti delle riforme previdenziali che si sono succedute5. Generalmente infatti un incremento delle forze lavoro nelle classi di età mature non deriva da un ingresso dallo stato di inattività, ma dalla permanenza che si prolunga a causa della ritardata

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Nel 2011 l’età minima per accedere alla pensione di anzianità con almeno 35 anni di versamenti contributivi è passata a 61 anni (62 anni per i lavoratori autonomi), contestualmente è stata introdotta la cosiddetta finestra mobile, che prolungava la permanenza al lavoro degli individui che avevano maturato i requisiti anagrafici e contributivi per accedere alla pensione (12 mesi per i dipendenti, 18 mesi per gli autonomi). La riforma Fornero ha poi abolito di fatto le pensioni di anzianità e inasprito i requisiti anagrafici e contributivi.

uscita dal mercato. Questi trend, peraltro, si sono mantenuti più o meno invariati anche nel primo trimestre dell’anno in corso.

Variazioni a/a della forza lavoro

-250 -200 -150 -100 -50 0 50 100 150 200 250 300 15-29 30-54 55-64

migliaia; Elaborazioni REF Ricerche su dati Istat 2010 2011 2012 2013

Anche in presenza di una riduzione dell’offerta di lavoro, la forte contrazione degli occupati ha determinato un ulteriore incremento del numero di disoccupati, che nella media del 2013 sono risultati pari a 3.1 milioni (370 mila in più sul 2012); il tasso di disoccupazione medio è salito al 12. 2 per cento, con un incremento maggiore tra le fasce di età più giovani. Tra gli individui di età compresa tra i 15 e i 29 anni, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 29.6 per cento, quasi il doppio del valore osservato nel 2008; in questa fascia di età, in cui i tassi di partecipazione sono bassi per via dell’adesione a percorsi di studio, i disoccupati rappresentano il 12.3 per cento della popolazione. Le tendenze più recenti indicano che nonostante nel corso del 2014 l’occupazione si stia pian piano stabilizzando, la situazione dei giovani resta ancora molto critica: nel primo trimestre 2014 le persone in cerca di lavoro sotto i 30 anni sono aumentate ancora del 9.8 per cento rispetto allo stesso periodo del 2013, e il tasso di disoccupazione corrispondente è salito di 5 punti percentuali, al 33.7 per cento.

La riduzione dell’occupazione mediamente registrata nel 2013 non è però stata trasversale a tutte le classi di età, ma ha risparmiato come negli anni precedenti quelle più avanzate. Tale andamento è in linea con l’ipotesi del posticipo dell’età di pensionamento da parte di alcune fasce di lavoratori che potrebbero essere stati

interessati dagli effetti della riforma delle pensioni. È aumentata tuttavia anche la quota di popolazione di 55 anni e oltre che, in un contesto di crescenti difficoltà, è in cerca di lavoro o vorrebbe lavorare a seguito della perdita dell’occupazione. Questo è un fenomeno non usuale in quanto per i lavoratori più anziani di solito la perdita del posto di lavoro si associa al passaggio verso l’inattività, e rappresenta quindi un ulteriore segnale della presenza di persone che potrebbero avere perso il lavoro senza avere maturato i requisiti per la pensione.

Variazioni a/a degli occupati

-400 -300 -200 -100 0 100 200 300 15-29 30-54 55-64

migliaia; Elaborazioni REF Ricerche su dati Istat 2010 2011 2012 2013

L’impatto delle riforme pensionistiche è dunque uno dei fattori determinanti per spiegare l’accresciuta partecipazione delle persone di età avanzata al mercato del lavoro. Si propone così una situazione peculiare per il nostro mercato del lavoro: il minor numero di persone che escono dal mercato riduce la domanda di lavoro “sostitutiva”, di rimpiazzo dei lavoratori che vanno in pensione, a scapito delle generazioni più giovani. Alla riduzione della domanda di lavoro sostitutiva contribuiscono peraltro anche le misure di blocco del turn-over nel settore pubblico imposte negli ultimi anni.