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Potenziali effetti sul mercato del lavoro

Nel documento DEL LAVORO 2013 - 2014 RAPPORTO SUL MERCATO (pagine 185-189)

Anche se, come ricordato in precedenza, il bonus fiscale non modifica la struttura dell’Irpef (ovvero aliquote, scaglioni di reddito, deduzioni e detrazioni restano invariati), nel caso in cui fosse reso permanente potrebbe avere effetti sul mercato del lavoro, dato che per una fetta non trascurabile della popolazione riduce il cuneo fiscale e modifica di fatto, e non poco, l’aliquota Irpef effettiva.

La figura allegata mostra gli effetti sulle aliquote medie effettive dell’Irpef per livelli di reddito sia della riforma prevista dalla Legge di Stabilità che dal Dl 66. Inoltre, ipotizzando una distribuzione equivalente del bonus fiscale anche nel caso di mantenimento dello sgravio nei prossimi anni (ovvero un bonus di 80 euro al mese ai lavoratori dipendenti con reddito tra 8100 e 24 mila euro, e decrescente tra i 24 e i 26 mila secondo la stessa formula prevista dal Dl 66), il grafico presenta l’aliquota media che sarebbe effettiva dal 2015.

Effetti delle riforme sulla struttura dell'Irpef -15 -10 -5 0 5 10 15 20 25 30 35 0 10 000 20 000 30 000 40 000 50 000 aliquote medie per lavoratore dipendente single senza spese

deducibili - per valori del reddito lordo annuo. Elaborazioni REF Ricerche

LS Dl 66 pre-LS bonus permanente

La fascia di popolazione interessata dai due provvedimenti è la stessa, ovvero i lavoratori dipendenti a reddito medio-basso. In entrambi i casi gli incapienti non ricevono nulla, mentre sono interessati i lavoratori dipendenti con reddito compreso tra 8 e 25mila euro circa all’anno. Risulta poi evidente come le modifiche introdotte alle detrazioni dalla Legge di Stabilità abbiano avuto un effetto solo modesto, con un abbassamento poco pronunciato dell’aliquota effettiva soprattutto dei lavoratori compresi nella fascia di reddito intermeda (tra 10 e 20 mila euro circa).

L’effetto del bonus fiscale è invece più apprezzabile (ovviamente ancora di più nel caso di un bonus annuale di 960 euro anziché le attuali 640): la riduzione delle aliquote medie effettive è difatti rilevante. La riduzione massima di circa 8 punti (che diventa 12 nel caso di bonus per 12 mesi) si ha per i lavoratori con reddito di poco al di sopra della soglia dell’incapienza, per i quali il bonus è superiore all’Irpef dovuta e quindi è un vero e proprio trasferimento monetario, che quindi rende l’aliquota media negativa. In media si osserva una riduzione delle aliquote effettive di circa 4 punti.

Quanto osservato induce a ritenere che gli effetti sulla partecipazione al mercato del lavoro derivanti da un bonus così congegnato potrebbero essere positivi.

Il sistema fiscale italiano tende a disincentivare l’offerta di lavoro, in modo particolare per le donne, dato che le detrazioni e gli altri trasferimenti, calcolati sulla base del reddito familiare, tendono ad innalzare l’aliquota marginale effettiva delle imposte sul reddito del secondo percettore (che solitamente coincide con la donna). Dato che il bonus si rivolge principalmente alle fasce di reddito medio-basse, anche la partecipazione al lavoro da parte delle donne potrebbe risultarne incentivata.

D’altra parte, alcune caratteristiche del bonus potrebbero tradursi in un effetto distorsivo dell’offerta di lavoro.

Un primo aspetto, che già si può osservare dalla variazione delle aliquote medie, è che per i redditi compresi tra 24 e 26 mila euro si ha un brusco aumento delle aliquote effettive all’aumentare del reddito, il che corrisponde con aliquote marginali particolarmente elevate per queste fasce di reddito in presenza del bonus. Ciò dipende dalla modalità di calcolo del bonus, che per questa fascia non è più costante, ma decresce linearmente e molto velocemente, fino ad azzerarsi. Per queste fasce di reddito il beneficio è stato così calcolato per evitare distorsioni nel valore dell’imposta da pagare, come salti o inversioni nell’ordinamento dei redditi. Un rapido calo del beneficio e un innalzamento così marcato delle aliquote marginali potrebbe però sensibilmente disincentivare l’offerta di ore di lavoro aggiuntive.

Effetti discorsivi potrebbero anche derivare dalla soglia minima di applicazione del bonus, che esclude i redditi inferiori agli 8mila euro.

Analisi basate sull’indagine Eurostat su redditi e condizioni di vita delle famiglie (EU-SILC) hanno infatti mostrato che il bonus, così congegnato, andrà principalmente a beneficio delle classi medie. Dato che i carichi familiari non rilevano per il bonus, ciò che conta è soltanto il reddito imponibile di ciascun componente. È per questo che le famiglie che appartengono alla classe media avranno bonus mediamente più elevati, in virtù del fatto che sono composte da più di un lavoratore dipendente, che ha la possibilità di lavorare tutto l’anno, e con un reddito comunque superiore alla soglia di incapienza. Le famiglie in povertà invece tenderanno a ricevere un bonus mediamente più modesto, poiché in molte di esse sono invece presenti lavoratori occupati per meno di un anno, o a bassa retribuzione. Sarebbero così limitati gli effetti sui segmenti della popolazione con bassi tassi di occupazione, in particolare le donne sposate e poco istruite.

Quest’ultimo aspetto è anche oggetto di perplessità in relazione agli effetti del provvedimento in termini di rilancio della domanda considerando che gli esclusi sono proprio coloro che si caratterizzano per una propensione al consumo vicina al 100 per cento. Lo spostamento del bonus verso classi caratterizzate da un tasso di risparmio familiare di segno positivo potrebbe generare incrementi di domanda inferiori al bonus erogato che potrebbero venire quindi pressoché integralmente compensati dagli impatti sulla domanda legati agli interventi varati contestualmente per la copertura del bonus.

1 Capitolo 1. Potenzialità e vincoli di manovra delle

politiche del lavoro nel quadro delle

Nel documento DEL LAVORO 2013 - 2014 RAPPORTO SUL MERCATO (pagine 185-189)