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Gli allevamenti bovini

Nel documento L'agricoltura del Molise : rapporto 2010 (pagine 123-131)

4. Le produzioni agricole e i risultati economici

4.3 Le produzioni zootecniche

4.3.1 Gli allevamenti bovini

L’allevamento bovino assume una notevole rilevanza per l’economia agricola molisana, dato che nel 2009 la produzione ai prezzi di base delle carni bovine e del latte vaccino rappresenta all’incirca il 17% dell’intero valore della branca dell’agricoltura e quasi il 40% del valore della sola zootecnia regionale; nello specifico, il valore delle carni bovine equivale a 28,8 milioni di euro, mentre il valore del latte vaccino equivale a quasi 38 milioni di euro (Tab. 4.11).

L’importanza del comparto si evince anche da altri elementi, quali la consistenza del patrimonio bovino, il numero di aziende coinvolte e l’insieme delle produzioni legate alla trasformazione e lavorazione del latte vaccino, tra le specialità gastronomiche più interessanti della regione.

A fine 2009, secondo i dati ufficiali dell’ISTAT, il patrimonio molisano conta poco più di 56.000 capi bovini, a cui si aggiungono 1.200 capi bufalini, mentre le aziende interessate all’allevamento sono quasi 3.000, pari al 13% delle aziende agricole stimate dall’Indagine SPA nel 2007. Un tempo molto diffuso tra le aziende agricole (nel 1982 e nel 1990 le aziende con allevamenti bovini erano rispettivamente il 19 ed il 16% del totale), l’allevamento bovino fa registrare un accentuato processo di concentrazione nel corso del periodo analizzato.

Ad una riduzione delle aziende con allevamenti bovini (ridottesi di oltre un quarto tra il 2000 ed il 2007) si contrappone una sostanziale stabilità del numero dei capi allevati, con il risultato di un marcato incremento della dimensione media degli allevamenti.

Tale processo va ricollegato, innanzitutto, alla fisiologica espulsione dal settore delle aziende marginali, da ricondurre anche alle difficoltà incontrate dalle aziende di allevamento nell’adeguare le proprie strutture alle normative di tipo igienico-sanitario imposte dalla politica comunitaria a seguito degli shock che hanno interessato il comparto (su tutte, la crisi BSE o della “mucca pazza”).

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Tabella 4.11 Aziende, capi, produzioni e valore dei bovini in Molise (2000-2009)

2000 2003 2005 2007 2009

AZIENDE CON BOVINI (n.) 4.043 3.383 3.036 2.976

CAPI (n.) 56.594 60.704 58.058 58.195 56.355

vacche da latte 20.030 21.488 20.760 20.741 21.188 vacche nutrici

PRODUZIONI

Bovini (000 T) 13 14 13 14 13

Latte vacca e bufala (000 hl) 1.048 1.072 1.118

VALORE (000€)

Bovini (peso vivo) 27.379 32.750 30.004 30.260 28.793

Latte vacca e bufala 38.426 37.399 37.892

Fonte: Agri ISTAT

L’evoluzione delle consistenze dei capi allevati non evidenzia flessioni marcate nel corso del periodo osservato, segno della sostanziale indifferenza del comparto regionale alle dinamiche negative legate ad eventi traumatici sanitari (figura 4.17).

La distinzione dei capi bovini in funzione della loro attitudine produttiva e destinazione indica una netta prevalenza delle vacche da latte, che sempre secondo i dati ISTAT, nel 2009, ammontano a 21.000 capi, a fronte di una consistenza delle altre vacche (essenzialmente nutrici) superiore ai 4.000 capi. È bene precisare che una importante fonte amministrativa, quale l’Anagrafe Nazionale Bovina, per il 2009, valuta la consistenza complessiva del patrimonio bovino regionale in circa 50.000 capi (15% in meno rispetto al dato statistico riportato in tabella) e indica un numero molto più contenuto di vacche ”in allevamenti da latte” (7.280), con una prevalenza, invece, di vacche “in allevamenti non da latte” (12.232). Tale differenza è dovuta al diverso criterio di rilevazione utilizzato dall’anagrafe bovina, che conta il numero delle vacche in funzione dell’indirizzo prevalente dell’allevamento in cui sono presenti e non già in funzione dell’attitudine produttiva dei singoli capi.

Sempre secondo un’altra autorevole fonte amministrativa, come l’Ufficio Statistico della Camera di Commercio di Campobasso ed Isernia, la consistenza totale dei bovini, per l’anno 2009, è pari a 48.844 capi, di cui

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18.065 vacche da latte. Questi dati, se paragonati a quelli raccolti dalla stessa fonte nel 1998 (per gli anni 2000 e 1999 non esistono dati disponibili), che conta un numero di bovini totali pari a 58.920 capi e un numero di vacche da latte pari a 27.500, mostrano una contrazione del patrimonio bovino complessivo del 17% e una diminuzione del numero di vacche a latte del 34%. Tuttavia, al di là delle differenze nella metodologia di rilevazione tra fonti statistiche ed amministrative e tra i singoli valori numerici assoluti, è interessante rilevare come le diversi fonti indichino una flessioni della consistenza del patrimonio bovino regionale rispetto ai primi anni 2000. Diverso è invece per il numero di vacche da latte, che secondo i dati ufficiali dell’ISTAT mostrerebbe una sostanziale stabilità, anzi un leggero aumento (21.188 contro i 20.030 del 2000), mentre secondo i dati della Camera di Commercio si registrerebbe un consistente calo (18.065 contro i 27.500 del 1998).

Tale distorsione tra fonti ufficiali ISTAT e fonti amministrative, peraltro presente anche in altri comparti (vitivinicolo, olivicolo, ecc.), è un fenomeno comune a tutte le regioni e deve far riflettere sulla necessità di uniformare la metodologia di rilevazione tra le varie fonti e sull’esigenza di disporre di una raccolta dati di maggiore dettaglio.

Passando, ora, alla produzione di latte (vaccino e bufalino insieme), essa nel 2009 raggiunge 1,1 milioni di ettolitri1718, secondo un trend crescente favorito

anche dal riconoscimento all’Italia di un incremento della “quota” nazionale, nell’ambito della strategia della fuoriuscita morbida dal regime del prelievo supplementare e di riduzione/azzeramento delle eccedenze di produzione.

17 Il dato, di fonte ISTAT, proviene dalle stime di Contabilità Nazionale e si riferisce al totale della produzione. Esso

include la vendita diretta e la trasformazione da parte delle aziende agricole, nonché una stima del latte poppato dai redi e si discosta da quanto riportato in Tabella 4.13, che considera solo la porzione di latte consegnato dalle aziende agricole ai caseifici.

125 Figura 4.17 Evoluzione dei capi e delle produzioni bovine (in quantità e

valore) in Molise, dal 2000 al 20091819

Fonte: Agri ISTAT

Ciononostante, l’allevamento dei bovini in regione non coincide con uno specifico modello organizzativo, ma esso è condotto con diversi sistemi produttivi, in funzione dell’attitudine produttiva delle razze allevate. L’allevamento specializzato nella produzione di latte si identifica con le realtà aziendali meglio attrezzate da un punto di vista strutturale (maggiori dimensioni e volumi produttivi), con la razza Frisona, Bruna italiana e Pezzata rossa. Sempre nella produzione di latte, ma non a carattere esclusivo, operano allevamenti di vacche di razza Frisona incrociate anche con tori ad attitudine da carne per la produzione di vitelli destinati alla macellazione. Più limitato numericamente, ed alle solo razze Marchigiana e Podolica, è l’allevamento a ciclo chiuso, la cosiddetta linea “vacca-vitello”. Tale scelta organizzativa è probabilmente determinata dalle caratteristiche territoriali delle zone destinate a questo tipo di zootecnia, coincidenti per lo più con aree marginali di collina e di bassa montagna, nelle quali è possibile sfruttare le superfici foraggere con metodi estensivi, in primis il pascolamento delle mandrie, per il successo del quale assumono importanza le razze suddette, dotate di buona rusticità.

18La revisione dei conti nazionali eseguita in occasione del passaggio al nuovo Sistema Europeo dei Conti nazionali

Sec95 non rende pienamente confrontabili i dati relativi alle quantità ed ai valori del latte con gli analoghi dati relativi al periodo precedente al 2004.

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I forti legami con il territorio dell’allevamento a ciclo chiuso scaturiscono dalla rete di macelli a ridotta capacità produttiva che produce e commercializza localmente le carni dei bovini allevati in aziende di dimensioni relativamente contenute.

Sono invece del tutto marginali, almeno in termini numerici, gli allevamenti intensivi di bovini da carne, come pure il cosiddetto allevamento a ciclo aperto o “da ingrasso” che si basa sull’acquisizione di vitelli da ristallo (provenienti anche dall’estero) che vengono allevati e, quindi, sottoposti all’ingrasso e al finissaggio in azienda.

Dal punto di vista della localizzazione territoriale, l’allevamento bovino risulta concentrato prevalentemente nelle aree interne delle due provincie, con Campobasso che riunisce all’incirca oltre i 2/3 dei capi bovini e oltre il 70% delle aziende.

Circa la trasformazione delle carni, nel 2009 risultano essere stati macellati in regione all’incirca 16.800 capi bovini (per oltre 7.000 tonnellate di carne), di cui più dell’85% con oltre un anno di età, mentre la restante parte è costituita da tori e/o da vitelli sotto l’anno.

In relazione invece alla trasformazione del latte, si segnala che la maggior parte del prodotto raccolto presso le aziende agricole dall’industria lattiero– casearia viene utilizzato per la fabbricazione di formaggio e solo una modesta quantità è utilizzata, invece, come latte alimentare (Tab. 4.12).

Sul territorio regionale sono piuttosto diffusi gli impianti per la trasformazione casearia, di regola di piccole dimensioni, che lavorano il prodotto locale destinandolo a mercati che di rado superano i confini regionali; le statistiche ufficiali indicano, nel 2009, 37 tra caseifici, centrali del latte e stabilimenti, mentre dagli archivi amministrativi risultano operare nel trattamento e nella trasformazione del latte ben 93 stabilimenti, controllati dalle aziende sanitarie.

La produzione è prevalentemente orientata verso i formaggi freschi, che presentano un forte legame con il territorio e sono stati in grado di sviluppare piccole filiere, legate a prodotti di qualità con circuiti commerciali corti o cortissimi.

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Tabella 4.12 Latte raccolto presso le aziende agricole e Produzioni industriali di latte alimentare, di burro e di formaggio (quantità in quintali) in Molise (2002- 2009) Latte raccolto presso le aziende agricole Produzione industriale di latte alimentare Formaggi A pasta dura e semidura

A pasta molle Freschi

2002 988.991 248.754 13.981 1.423 152.200 2003 1.011.160 349.666 8.575 1.015 134.131 2004 1.004.437 375.150 15.998 1.115 156.415 2005 1.103.067 249.481 10.080 2.793 179.374 2006 1.086.892 241.756 16.498 2.814 188.077 2007 1.097.742 232.634 14.794 14.668 224.851 2008 942.374 221.670 7.913 3.182 216.216 2009 817.130 175.433 11.241 2.984 176.579

Fonte: Agri ISTAT

I dati a disposizione lasciano intravvedere come la produzione regionale di latte sia insufficiente a realizzare i quantitativi di formaggio rilevati dalle statistiche ufficiali, tanto da poter supporre una integrazione di latte proveniente da fuori regione stimata in circa il 30% del latte complessivamente lavorato. I risultati economici del sistema lattiero caseario molisano sono condizionati dalla insufficiente capacità nella gestione dei formaggi a denominazione di origine, che rappresentano un autentico punto di forza della produzione regionale.

Anche per questo settore si ritiene utile ricorrere alle elaborazioni delle aziende specializzate nell’allevamento bovino presenti nel campione aziende RICA (tabella 4.13), i cui risultati indicano una dimensione media aziendale della mandria di poco inferiore alle 20 UBA, con una sostanziale stabilità nel corso del periodo osservato e una superficie media aziendale che si aggira intorno ai 27 ettari, in sensibile aumento invece rispetto al biennio 2003-04. Diversi elementi possono spiegare la crescita della superficie aziendale registrata. Da un lato essa è da mettere in relazione con la già citata fuoriuscita delle aziende più piccole; per altro verso, essa rappresenta una precisa strategia perseguita dagli allevatori per ridurre il carico di bestiame per unità di superficie, al fine di adeguarsi alle norme vigenti in tema di

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spandimento dei reflui e di accesso al sostegno comunitario, sempre più rispettose dell’ambiente e del benessere animale.

Sempre come dato strutturale aziendale si segnala la marcata incidenza del lavoro familiare (ben oltre l’80% di quello complessivo aziendale), legata alla necessità di assicurare una presenza costante in azienda, spesso superiore alle effettive esigenze richieste dalle dimensioni degli allevamenti.

Tabella 4.13 Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate erbivore in Molise (2003-2009) – valori in euro 2009

media aziendale variazione su

Periodo esaminato 2008-09 2003-09 2003-04

Totale aziende elaborate 86 408 128

INDICATORI AZIENDALI

SAU - Superficie Agricola Utilizzata 27,34 19,76 41,01

UBA - Unità Bestiame Adulto 19,03 -43,18 -42,91

ULT - Unità Lavorative Totali 1,42 -7,00 -3,36

% ULF - incidenza UL Familiari 84% -2,07 -1,69

PLV - Produzione Lorda Vendibile 65.832,53 -5,85 4,96

RN - Reddito Netto Aziendale 29.538,72 -15,51 6,42

Trasferimenti Pubblici 9.605,81 43,35 72,79

Incidenza Trasf.pubbl. su RN 33% 69,66 62,37

INDICI DI EFFICIENZA

Produttività della terra [PLV/SAU] 2.408,20 -21,39 -25,57

SAU lavorata per UL [SAU/ULT] 19,20 28,77 45,92

Produttività del lavoro [PLV/ULT] 46.248,98 1,23 8,62 Incidenza costi specifici [Costi Spec/PLV] 43% -46,64 -52,15 Incidenza ammortamenti [Amm/PLV] 13% -136,18 -130,51 Incidenza altri costi [Altri costi/PN)] 1% -84,85 -89,86

Redditività dei ricavi [RN/PLV] 45% -10,26 1,39

Redditività Lavoro Familiare [RN/ULF] 24.654,12 -7,23 12,01 Fonte: banca dati RICA-INEA Molise

Riguardo agli indici di efficienza, per il biennio 2008-09 si rileva una pesante contrazione della produttività del fattore terra (di oltre il 20%, sia nei confronti della media dell’intero periodo esaminato, che dei valori medi di inizio periodo), che scende a 2.400 euro nel 2008-09 ed è in qualche modo conseguente all’ampliamento delle superfici aziendali registrata. La

129 produttività dell’unità lavorativa si colloca sui 46.000 euro circa, in lieve incremento nel corso del periodo in esame (Tabella E in appendice); questa evoluzione positiva si accompagna con il ridimensionamento del fabbisogno di lavoro aziendale registrato nel campione.

Come evidenziato dalla figura 4.18, le quotazioni della carne e del latte presentano evoluzioni meno favorevoli dei prezzi relativi ai mezzi tecnici utilizzati per l’allevamento (spese veterinarie e mangimi) che, infatti, presentano una crescita molto più decisa, incidendo quindi sulla contrazione in valore assoluto dei risultati economici.

A ragione dell’incremento dei costi di produzione, conseguente in particolare ai prezzi elevati raggiunti dalle materie prime alla base dell’alimentazione del bestiame, a causa della forte domanda internazionale di cereali, la tabella 4.14 indica una loro incidenza sul valore dei ricavi del 43%, mentre è contenuta in un 13% l’incidenza degli ammortamenti. La stessa tabella indica, inoltre, una significativa contrazione di tutte le componenti di costo registrata nell’ultimo biennio analizzato, rispetto ai periodi precedenti, sintomo della difficoltà del comparto e quindi della necessità di recuperare margini di convenienza economica. Gli scarsi investimenti registrati, a loro volta, denotano la difficoltà delle aziende di rinnovare le strutture produttive, da cui deriva la necessità di mettere a punto una attenta politica a sostegno delle aziende agricole.

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Figura 4.18 Numeri indici dei prezzi alla produzione dei prodotti venduti e acquistati dagli agricoltori, base 2000=100

Fonte: Agri ISTAT

Tuttavia, se analizzati in riferimento alla redditività del lavoro familiare, i livelli reddituali possono considerarsi comunque soddisfacenti, specie se confrontati con gli altri comparti produttivi regionali, quale risultato anche dell’assetto strutturale delle aziende in oggetto, che privilegia il lavoro familiare. Non va trascurato, tuttavia, come sul reddito netto aziendale incidano in misura significativa i trasferimenti pubblici, corrispondenti a quasi un terzo dell’intero valore.

Nel documento L'agricoltura del Molise : rapporto 2010 (pagine 123-131)