4. Le produzioni agricole e i risultati economici
4.1 La composizione e l’evoluzione della produzione agricola regionale
In Molise, il valore della produzione della branca agricoltura, vale a dire dell’insieme dei beni e servizi agricoli e delle attività secondarie, si attesta nel 2009 intorno ai 384 milioni di euro espressi a valori correnti 2009 (Tabella 4.1).
Tabella 4.1 Valore della Produzione dell'agricoltura ai prezzi di base, per gruppi di prodotti* - (migliaia di euro, valori correnti 2009)
Valori Composiz. var. % 2009/08
2009 % valore quantità prezzo
COLTIVAZIONI AGRICOLE 141.179 36,8 -23,1 -16,1 -8,3 COLTIVAZIONI ERBACEE 102.579 26,7 -27,2 -22,2 -6,5 - Cereali 37.190 9,7 -54,0 -40,9 -22,2 - Patate e ortaggi 60.740 15,8 11,5 3,3 7,9 - Industriali 4.128 1,1 -16,1 1,2 -17,1 COLTIVAZIONI LEGNOSE 33.025 8,6 -10,3 3,7 -13,5 - Prodotti vitivinicoli 8.089 2,1 -23,8 -9,0 -16,3 - Prodotti dell'olivicoltura 11.895 3,1 -18,1 -8,6 -10,4 - Frutta 12.159 3,2 13,6 34,2 -15,3 COLTIVAZIONI FORAGGERE 5.575 1,5 -3,8 5,7 -9,0 ALLEVAMENTI ZOOTECNICI 170.569 44,4 -6,4 1,4 -7,7
PRODOTTI ZOOTECNICI ALIMENTARI 170.317 44,4 -6,4 1,4 -7,7
- Carni 123.771 32,2 -5,7 0,9 -6,5
- Latte 39.302 10,2 -10,6 2,4 -12,7
PRODOTTI ZOOTECNICI NON ALIMENTARI 252 0,1 0,6 2,0 -1,4
ATTIVITA' DEI SERVIZI CONNESSI 70.245 18,3 0,3 -1,2 1,5
Produzione di beni e servizi dell'agricoltura 381.992 99,5 -12,4 -6,4 -6,4
(+) Attività secondarie** 10.527 2,7 -3,6 1,6 -5,1
(-) Attività secondarie** 8.635 2,2 -6,9 1,2 -8,0
Produzione della branca agricoltura 383.884 100,0 -12,3 -6,3 -6,3
* Le variazioni di quantità sono calcolate con valori concatenati con anno base 2000. ** Per attività secondaria va intesa sia quella effettuata nell'ambito della branca di
attività agricola e quindi non separabile, vale a dire agriturismo, trasformazione
del latte, frutta e carne, evidenziata con il segno (+), sia quella esercitata da altre branche d'attività economica nell'ambito delle coltivazioni e degli allevamenti (per esempio da imprese commerciali), evidenziata con il segno (-).
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Proprio per il 2009, sulla base dei dati forniti dall’Istituto nazionale di statistica nei Conti economici regionali, si registra una importante variazione nella composizione del valore della produzione agricola regionale (Fig. 4.1): il valore delle produzioni provenienti dagli allevamenti zootecnici supera quello delle coltivazioni agricole. Il valore complessivo di carni, latte e uova, che supera i 170 milioni di euro, arriva infatti a rappresentare il 44% del valore dell’intera branca agricoltura, a fronte di un valore delle coltivazioni agricole che, con 141 milioni di euro, sfiora il 37%.
Figura 4.1 Composizione del valore della Produzione agricola in Molise - (migliaia di euro, valori correnti 2009)
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.
Più contenuto, ma comunque significativo, è il valore delle attività riconducibili ai servizi connessi al settore agricolo, stimato in 70 milioni di euro (18%), mentre è del tutto marginale la rilevanza delle attività secondarie, cioè di quelle esercitate in aggiunta all'attività principale e contabilmente non separabili da questa, limitata a qualche milione di euro.
Uno sguardo più attento alla composizione del valore della produzione permette di caratterizzare l’agricoltura regionale evidenziando i comparti economicamente più rilevanti.
Tra le coltivazioni agricole prevalgono quelle erbacee, che da sole rappresentano quasi il 27 % dell’intero valore della produzione agricola
81 regionale, costituite essenzialmente dalle colture orticole (raggruppamento le cui produzioni assumono un elevato valore economico, stimato in quasi 60 milioni di euro e pari al 16% del totale) e dalle colture cerealicole, che pur essendo molto diffuse in termini di superfici, rappresentano all’incirca il 10% del valore della produzione agricola regionale. Del tutto marginale appare l’importanza economica delle coltivazioni foraggere, limitata ad un “misero” 1,5%, importanza che risulta però sottostimata, data l’utilizzazione delle foraggere quale alimento nelle produzioni zootecniche (reimpiegato cioè in azienda) e pertanto il suo valore rimane ricompreso in quello delle produzioni animali. Le coltivazioni legnose si collocano sui 33 milioni di euro, per buona parte riconducibili alle produzioni frutticole e olivicole, che assumono grosso modo una valenza economica simile, intorno ai 12 milioni di euro, mentre per la restante parte ascrivibile, quasi interamente, alla vitivinicoltura.
Il valore delle produzioni zootecniche proviene esclusivamente da produzioni destinate direttamente all’alimentazione umana, quali carni, latte, uova e miele. È pertanto escluso il valore dei prodotti ottenuti dalla loro trasformazione, che è invece considerato nella voce delle attività secondarie1011.
In base alle statistiche ufficiali il valore delle carni rappresenta quasi 1/3 dell’intero valore della produzione del settore agricolo, superando abbondantemente i 120 milioni di euro. Tale aggregato comprende non solo le carni bovine ed ovine, ma anche quelle avicole, che da sole (con 65 milioni di euro) rappresentano oltre metà dell’intero valore delle produzioni zootecniche. Quasi 40 milioni di euro vale, invece, la produzione regionale di latte (all’incirca il 10% del valore totale agricolo), mentre è di appena il 2% il valore della produzione di uova.
Infine, il valore dei servizi connessi ammonta a 70 milioni di euro (all’incirca il 18% del totale), che rappresenta un volume di tutto rispetto. Tale aggregato comprende importanti attività di servizio per il contesto molisano, quali l’esercizio per conto terzi di lavorazioni agricole e il noleggio di mezzi e di macchine agricole con personale, come pure la sistemazione di parchi,
10 A partire dal 1° gennaio 2008 l'Istat ha adottato la nuova classificazione delle attività economiche Ateco 2007,
che costituisce la versione nazionale della nomenclatura europea, Nace Rev.2, pubblicata sull'Official Journal il 20 dicembre 2006 (Regolamento (CE) n.1893/2006 del PE e del Consiglio del 20/12/2006). Secondo tale classificazione la trasformazione dei prodotti agricoli non è da considerarsi attività agricola, ma rientra tra le attività economiche dell’Industria alimentare.
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giardini e aiuole, la raccolta, prima lavorazione (esclusa trasformazione) e conservazione di prodotti agricoli, la conservazione delle sementi ed infine le attività dei servizi connessi all'allevamento del bestiame, esclusi i servizi veterinari.
Il confronto della composizione del valore della produzione agricola con la composizione dell’analogo valore nazionale e meridionale, riportato in figura 4.2, mostra le specificità del contesto molisano, significativamente distante da quello meridionale, contesto che sul fronte della composizione si avvicina invece maggiormente a quello nazionale.
Figura 4.2 Confronto della composizione del valore della produzione agricola, tra Molise, Mezzogiorno e Italia - (migliaia di euro, valori correnti 2009)
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.
La figura 4.2 evidenzia, infatti, un peso della zootecnia in Molise molto più rilevante, specie se confrontato con il meridione (44%, contro 19%), come pure una consistenza delle coltivazioni legnose piuttosto contenuta (9%), rispetto ad un valore nazionale doppio e addirittura triplo se riferito alla circoscrizione meridionale (33%). Interessante è segnalare anche il maggior peso relativo assunto in Molise dai servizi connessi.
83 In altri termini, l’agricoltura molisana assume caratteri strutturali distanti dall’agricoltura meridionale, dove invece prevalgono le coltivazioni agricole, siano esse erbacee (tra le quali spiccano quelle orticole, ad elevato valore) che arboree, le quali insieme costituiscono quasi il 70% del valore della produzione agricola meridionale.
Il quadro disegnato configura dunque una agricoltura regionale in cui sul fronte delle coltivazioni non riescono ad affermarsi quelle più redditizie, quali le orticole o le legnose, anche in zone vocate, e continuano invece a conservare un ruolo rilevante quelle coltivazioni a carattere più estensivo, quali i cereali e le foraggere. Sul fronte delle produzioni zootecniche prevale la produzione delle carni, avicole in particolare, collegate però a poche strutture di lavorazione, la cui gestione imprenditoriale è affidata a soggetti non molisani ed il cui valore aggiunto, quindi, è appannaggio di gruppi imprenditoriali extraregionali. Tuttavia, occorre riconoscere come gli allevamenti avicoli rappresentino una grossa opportunità economica per le aziende agricole molisane; del ruolo del settore avicolo si è già fatto cenno al capitolo 2.
Come anticipato nel primo capitolo, nel 2009 si sono manifestati gli effetti della crisi economica, con una forte contrazione del valore della produzione della branca agricoltura. La riduzione registrata rispetto all’anno precedente è quantificabile in un -12% ed è quasi del tutto attribuibile alla riduzione di valore rilevata per le coltivazioni agricole, calate in un anno di quasi un quarto del loro valore; tuttavia, essa appare l’effetto soprattutto della riduzione delle quantità prodotte, piuttosto che delle quotazioni dei prodotti. La riduzione del valore delle produzioni zootecniche è stata molto più contenuta, anche se comunque rilevante, dell’ordine del 6%, mentre il valore delle attività dei servizi connessi è rimasto sostanzialmente stabile.
Il 2009 è anche l’anno in cui, in Molise, si è realizzato il sorpasso del valore delle produzioni zootecniche su quello delle coltivazioni agricole (Fig. 4.3). Questa modifica nella composizione della produzione agricola è il risultato di una evoluzione di lungo periodo, in cui all’andamento tendenzialmente in flessione delle produzioni provenienti dalle coltivazioni agricole si è contrapposta una progressiva e continua crescita del valore delle produzioni zootecniche.
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Figura 4.3 Evoluzione del valore della Produzione di beni e servizi agricoli e delle sue componenti, dal 1980 al 2009, in Molise - (migliaia di euro, valori concatenati, anno di riferimento 2000)
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.
La situazione raffigurata per il 2009 appare la risultante di processi di aggiustamento strutturale ancora in atto, che non riguardano solo l’agricoltura, ma anche i servizi produttivi. A determinare questi cambiamenti hanno contribuito, ed ancora contribuiscono, diversi fattori, tra cui la difficile situazione congiunturale e le difficoltà di mercato, evidenti specie per alcuni comparti produttivi, che rendono difficile sostenere economicamente la situazione attuale e stimolano, per un verso, una riconversione degli ordinamenti produttivi e, per un altro verso, la differenziazione tra la funzione produttiva e reddituale e il ruolo sociale delle diverse tipologie aziendali. Anche le politiche di settore, con i processi di riforma della PAC, in special modo quello indicato come Riforma Fischler o Revisione di medio-termine, appaiono come un ulteriore elemento di accelerazione di questi processi di adeguamento strutturale, comunque in atto ormai da vari decenni.
85 All’inizio del periodo osservato1112, il 1980, le coltivazioni agricole
rappresentavano il 53% dell’intero valore delle produzioni agricole molisane, a fronte di un peso delle produzioni animali relegato al 29%, nonostante gli allevamenti fossero ampiamente diffusi tra le aziende agricole1213; rilevante era
anche il valore assunto dalle attività legate ai servizi connessi in agricoltura, pari al 19% (Fig. 4.4). Il peso relativo del valore economico dei tre aggregati analizzati (coltivazioni agricole, allevamenti zootecnici e servizi connessi) non era molto diverso nemmeno alla vigilia dell’introduzione di importanti provvedimenti di politica comunitaria intervenuti negli anni successivi. Nel 1992, epoca in cui fu emanata la cosiddetta Riforma Mac Sharry, che introdusse per la prima volta provvedimenti tesi a contenere le eccedenze comunitarie in alcuni settore agricoli, il valore delle coltivazioni agricole continuava ad essere pari al 52% del valore delle produzioni agricole regionali e le produzioni animali raggiungevano il 32% (i servizi connessi erano al 16%), vale a dire una composizione del tutto simile a quella descritta nel 1980. Cambiamenti più significativi sembrano essersi realizzati negli ultimi anni quando, a partire dal 2005, si è registrata una sensibile contrazione del valore delle produzioni vegetali, a favore di quelle animali, imputabile alla forte caduta dei prezzi di base dei principali prodotti agricoli riscontrata sui mercati internazionali e alla riduzione delle quantità prodotte, consolidando un processo di ricomposizione del valore delle produzioni agricole regionali già in atto.
11 Per le analisi sono stati utilizzati i valori concatenati, con il 2000 come anno di riferimento. Il concatenamento
attraverso gli indici di tipo Laspeyres garantisce la proprietà di additività per l'anno di riferimento e per l'anno seguente.
12 Nel 2000 gli allevamenti erano presenti in quasi il 50% delle aziende agricole, mentre nel 2007 essi sono giunti ad
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Figura 4.4 Evoluzione nella composizione del valore della Produzione di beni e servizi agricoli, dal 1980 al 2009, in Molise - (valori concatenati, anno di riferimento 2000)
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.
Su questo risultato sembrerebbero aver agito diversi fattori, tra cui anche l’applicazione del sistema degli aiuti disaccoppiati introdotto con l’ultima riforma della politica agricola comunitaria, passata sotto il nome di Riforma
di medio termine, quando fu sancito il disaccoppiamento dalla produzione
del sostegno concesso tramite le politiche comunitarie. Tale meccanismo di azione, infatti, lascia facoltà all’imprenditore agricolo di definire l’ordinamento colturale in funzione dell’assetto strutturale ed organizzativo della propria azienda agricola, alla ricerca della migliore convenienza economica e nella certezza del sostegno comunitario.
Tuttavia, il processo di riforma della PAC non sembra essere in grado di determinare univocamente i mutamenti appena descritti. Infatti, occorre tener presente che nella prima parte del periodo analizzato i prezzi dei prodotti vegetali erano comprensivi del sostegno comunitario, aspetto che distorce la rappresentazione grafica, sovrastimando nei primi anni il valore delle produzioni vegetali, a discapito di quelle zootecniche. La composizione della produzione prettamente agricola appare, dunque, il frutto dell’evoluzione dei diversi comparti agricoli, illustrati analiticamente di seguito.
87 Un quadro molto esplicativo dei mutamenti realizzati nella composizione del valore dell’agricoltura regionale è offerto dalla figura 4.5, nella quale sono rappresentati gli andamenti dei valori economici per le principali produzioni agricole regionali.
Nel caso dei cereali, gli andamenti registrati appaiono influenzati da alcuni fenomeni di mercato, come pure da cambiamenti istituzionali. Su quest’ultimo fronte, la prima attuazione del meccanismo del pagamento unico sembra abbia condizionato le scelte dei produttori. Il valore della produzione di cereali, infatti, ha subìto un crollo nel 2005 soprattutto a causa della flessione delle superfici investite, che fa seguito all’altrettanto brusca contrazione registrata nella prima metà degli anni ’90, a beneficio dell’espansione delle superfici dedicate alle coltivazioni industriali; l’innalzamento di valore registrato nel 2007 e 2008 è, invece, riconducibile alla bolla speculativa che ha innalzato enormemente i prezzi dei cereali, stimolando il ritorno alla coltivazione da parte degli imprenditori agricoli.
Figura 4.5 Evoluzione delle principali componenti della Produzione di beni agricoli, dal 1980 al 2009, in Molise - (valori concatenati, anno di riferimento 2000)
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Una flessione importante si riscontra anche per le foraggere: a partire dal 2004, si assiste ad una contrazione del valore di queste produzioni sceso dal 6-7% dei decenni precedenti ad appena l’1-2% assunto negli ultimi anni. Non può bastare a spiegare questo drastico calo del valore delle produzioni foraggere il solo ridimensionamento dei prezzi, ma occorre far riferimento necessariamente alla riduzione delle superfici ad esse destinate.
Anche l’evoluzione delle colture industriali sembra subire l’influenza delle politiche di sostegno al settore. Per le colture oleaginose (che in Molise coincidono in pratica con il solo girasole) la riduzione è molto evidente e con ogni probabilità riconducibile alla modifica del regime di sostegno comunitario che, disaccoppiando l’aiuto dalla coltivazione, ha avuto come effetto quello di una contrazione delle superfici dedicate. Per la barbabietola da zucchero la riduzione registrata è l’effetto della entrata in vigore della riforma dell’OCM di settore, che ha introdotto la riduzione delle quote attribuite ai paesi membri.
In questo quadro, anche le produzioni vitivinicole riducono progressivamente il loro peso economico, proseguendo in un trend di continua contrazione della loro importanza economica, iniziato a partire dall’inizio del periodo considerato, quando è passato dal 7-8% dell’intero valore della produzione agricola ad appena il 3% degli ultimi anni. Si tratta di un evidente segnale di crisi del settore, che continua a perdere produttività, anche perché registrato in concomitanza di una sostanziale stabilità delle superfici vitate, quale risultante delle spinte alla riduzione delle superfici (determinate dalla crisi di mercato), a cui si contrappongono misure di sviluppo rurale in favore dell’adeguamento strutturale delle aziende agricole.
La contrazione in valore osservata per diversi ed importanti comparti vegetali ha determinato, dunque, la crescita del peso relativo sia di altre colture, che, soprattutto, delle produzioni animali.
Sempre tra le produzioni agricole mostrano un incremento di valore le produzioni orticole, il cui peso cresce in maniera sensibile proprio a partire dal 2004, quando arrivano a rappresentare il 13% in valore della produzione agricola regionale. È importante segnalare che questo aumento di valore si è realizzato a fronte di una flessione delle superfici (cfr Cap. 2), ad indicare quindi un aumento di produttività delle orticole, che offre interessanti
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prospettive per le aziende. Andamento simile si rileva anche per le produzioni frutticole (giunte al 3%), mentre per i prodotti dell’olivicoltura si registra una costanza nel tempo del loro valore, assestato intorno al 5-6%.
Passando agli allevamenti zootecnici, le principali produzioni (carni e latte) presentano entrambe un rafforzamento della loro posizione nell’ambito delle produzioni regionali. Il valore della produzione di carni, che agli inizi degli anni ’80 rappresentava il 17-18% della produzione del settore agricolo, raggiunge quasi 1/3 della stessa nel 2009 (32%), attestandosi al 30% già a partire dalla seconda metà di questo decennio (Fig. 4.6). La crescita del segmento carni è sostenuta soprattutto dal comparto avicolo, che assume in regione un rilievo particolare per la presenza di allevamenti industriali localizzati soprattutto nell’area interna della provincia di Campobasso. Dapprima nel 1990 e poi nel 2005 si è registrato infatti un forte aumento di questa produzione, triplicata nel corso di quasi 20 anni.
In realtà, la crescita del settore zootecnico è significativa solo per gli avicoli e non corrisponde ad una crescita effettiva dell’intero comparto, che continua ad essere invece molto vulnerabile. Esaminando per esempio la produzione di carni bovine si rileva un andamento altalenante, che interessa in parte anche la produzione di carni suine.
Figura 4.6 Evoluzione delle produzioni di carne in Molise, dal 1980 al 2009, (000 q.li)
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Circa le produzioni di latte, quasi esclusivamente bovino, le statistiche ufficiali indicano una progressiva crescita che, fatta eccezione per alcuni periodi di flessione (1991 e 1995-96), ha raggiunto i quasi 800 mila hl agli inizi degli anni 2000, per poi subire una significativa impennata, superando il milione di ettolitri/anno dal 2004 in poi. Sono gli anni in cui trova attuazione il regime del pagamento unico aziendale, che ha determinato un importante cambiamento nel comparto lattiero-caseario. Infatti, il sostegno incorporato nei titoli disaccoppiati, erogato a prescindere dal livello produttivo realizzato, ha determinato una forte diminuzione del valore delle quote di produzione ed ha favorito l’orientamento al mercato del produttore e, quindi, si sono create le condizioni per una dinamica strutturale più accentuata che nel passato.
In termini economici le produzioni di latte contribuiscono per il 10% circa al valore della produzione regionale dell’agricoltura nel 2009. Tra queste, le produzioni bovine regionali mostrano una chiara tendenza ad acquisire un maggior peso nel settore lattiero–caseario, come illustrato nel paragrafo 4.3, anche grazie alle importazioni di latte da fuori regione in quantità non trascurabili.