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La posizione del Parlamento Europeo

Nel documento L'agricoltura del Molise : rapporto 2010 (pagine 143-148)

5. Le politiche future per l’agricoltura

5.2 La posizione del Parlamento Europeo

L’8 luglio 2010 il Parlamento Europeo ha approvato la Risoluzione P7_TA- PROV(2010)0286 «Il futuro della PAC dopo il 2013» sulla base della Relazione 2009/2236 INI della propria Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale (CASRPE). Nelle motivazioni di tale Relazione la CASRPE ha dettato il proprio indirizzo di policy (Fig. 5.1), riassunto nello slogan «una PAC più equa, più verde e più sostenibile». Secondo le indicazioni del Parlamento europeo la PAC dovrà continuare ad essere articolata sui due pilastri tradizionali (pagamenti diretti e sviluppo rurale) e dovrà fondarsi su sei elementi basilari fondamentali: i) sicurezza alimentare e commercio equo; ii) sostenibilità; iii) agricoltura in Europa; iv) qualità degli alimenti; v) biodiversità e protezione ambientale; vi) crescita verde.

143 Figura 5.1 La Risoluzione “Il futuro della PAC dopo il 2013”

Fonte: Nostre elaborazioni

Per ciascuna di queste priorità, il Parlamento ritiene necessaria, ai fini della semplificazione, della chiarezza e dell’approccio comune, una determinazione puntuale dell’entità del finanziamento disponibile; soffermandosi, poi, nel testo, in una lunga disamina di tali «elementi basilari fondamentali»2324,

illustrata schematicamente nel box 1. Box 1. Gli elementi basilari fondamentali

Nel primo elemento, denominato “sicurezza alimentare e commercio equo”, l’accento viene posto sulla food security, mediante l’introduzione del requisito dell’attività “minima” - associato a quello delle “buone condizioni agronomiche e ambientali” – nel meccanismo degli aiuti diretti. Tale provvedimento consentirebbe, infatti, di premiare esclusivamente la «produzione agricola

attiva», rispettando il «principio chiave della proporzionalità».

Nel secondo elemento, definito “sostenibilità”, la Relazione della CASRPE pone in evidenza l’opportunità di introdurre pagamenti diretti integrativi (per ettaro), stipulati mediante contratti pluriennali, al fine di (ri-)compensare la riduzione di emissioni di gas serra e il sequestro di carbonio derivanti da processi produttivi sostenibili e dalla generazione di biomasse, ponendo, quindi, le aziende agricole sullo stesso piano delle industrie nell’ETS (Emission Trading System).

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Nel terzo elemento, denominato “agricoltura in Europa”, l’impegno riguarda il mantenimento di «misure specifiche volte a compensare gli agricoltori che producono in aree svantaggiate», al fine di assicurare la continuità della gestione dei terreni e la produzione di alimenti locali, riducendo, altresì, la minaccia di abbandono delle medesime. La CASRPE ha messo in evidenza la necessità di procedere con gradualità nel disimpegno dai territori eventualmente esclusi da una nuova zonizzazione, nonché, l’utilità di considerare nell’ambito delle aree svantaggiate anche le aree periurbane, nelle quali «le risorse […] possono essere soggette a forti pressioni».

Nel quarto elemento, denominato “qualità degli alimenti”, il Parlamento ritiene opportuna l’adozione di strumenti originali di gestione, di tutela e di promozione per i prodotti alimentari georeferenziati (DOP, IGP ed STG), che contribuiscono

significativamente alla crescita sostenibile e competitiva dell’agricoltura europea.

Nel quinto elemento, denominato “biodiversità e protezione ambientale”, riconoscendo esplicitamente la presenza di significative esternalità positive nell’attività agricola, si impone alla PAC la conferma ed il consolidamento, nel secondo pilastro, delle misure compensative riservate agli agricoltori che offrono

servizi basati sull’ecosistema, con riferimento particolare all’agricoltura biologica,

all’agricoltura integrata o ad altre pratiche agricole estensive e sostenibili. Il sesto elemento, denominato “crescita verde”, viene incardinato univocamente al secondo pilastro, e viene considerato il “fulcro” di una nuova politica di sviluppo rurale, incentrata sulla creazione di nuovi posti di lavoro “verdi” (produzione, trasformazione e commercializzazione in loco di beni alimentari, produzione di biomasse e di energia rinnovabile su piccola scala, ricerca ed innovazione tecnologica orientata alla mitigazione del cambiamento climatico, formazione e consulenza rivolta soprattutto ai giovani agricoltori e ai nuovi insediamenti produttivi).

Gli elementi basilari fondamentali illustrati nel box 1 derivano dall’elaborazione di tre temi di fondo: “equità”, “sostenibilità” e “trasformazione verde”, che, secondo la CASRPE, dovrebbero guidare la futura evoluzione della PAC. Il primo tema di fondo, quello dell’equità, viene declinato secondo diversi fattori quali la competitività, la qualità, le differenze geografiche dei contesti produttivi, la specificità economica dell’agricoltura, l’organizzazione delle filiere, la gestione del rischio, il controllo dell’offerta, gli strumenti e i beneficiari della politica, nonché, lo sviluppo rurale (Box 2).

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Box 2. Fattori del tema “equità”

Competitività: questo fattore richiama la disomogeneità dei sistemi agro-

alimentari mondiali e la necessità di migliorare la competitività del sistema europeo caratterizzato dalla presenza di standard di qualità più rigorosi, al fine di «[…] garantire la disponibilità di alimenti di elevato valore» e, nel contempo, permettere ad altri prodotti agricoli di continuare «[…] ad acquisire una quota maggiore del mercato mondiale».

Qualità: tale fattore, strettamente legato al precedente, riguarda l’impegno

dell’UE nel favorire un consumo alimentare più consapevole, mediante informazioni più trasparenti per i consumatori (disponibili a riconoscere un premium price ai prodotti migliori), garantendo livelli “attendibili” di tracciabilità nel quadro degli accordi commerciali negoziati dalla Commissione.

Differenze geografiche dei contesti produttivi: questo fattore richiamando

l’utilità sociale dell’agricoltura, conferma l’impegno dell’UE ad intervenire in favore delle regioni svantaggiate, dichiarandosi disponibile ad affrontare la «[…] sfida specifica dell'agricoltura di sussistenza».

Specificità economica dell’agricoltura: questo fattore sottolinea la necessità di

garantire la redditività dei fattori produttivi impegnati nell’attività agricola, offrendo agli agricoltori «[…] prospettive di investimento a lungo termine».

Organizzazione delle filiere: questo fattore si riferisce all’impegno di ridurre le

asimmetrie distributive nelle filiere, con azioni tese ad incoraggiare una maggiore

organizzazione della produzione, attraverso l’adeguamento o il chiarimento delle norme sulla concorrenza, in ragione della specificità del mercato agricolo.

Gestione del rischio: questo fattore richiama la necessità di introdurre sistemi

articolati di gestione del rischio, mediante l’introduzione di strumenti di intervento tempestivi ed efficaci, tanto nelle congiunture di mercato, quanto nei casi di calamità naturali o sanitarie.

Controllo dell’offerta: questo fattore riporta l’attenzione sull’opportunità di

conservare strumenti di controllo sull’offerta di alcuni settori «[…] per evitare crisi di sovrapproduzione», garantendo, tuttavia, pratiche «non discriminatorie».

Beneficiari: questo fattore pone la questione dell’equità della distribuzione degli

aiuti agli agricoltori, con particolare riferimento ai nuovi Stati dell’Unione.

Strumenti: questo fattore ammonisce sui rischi dell’abbandono dello strumento

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agricola, che per la società.

Sviluppo rurale: con questo fattore la CASRPE pone l’enfasi sulla centralità delle

aziende agricole familiari nei processi di sviluppo rurale, «[…] poiché esse generano occupazione e servizi a livello locale», mettendo in evidenza l’importanza di azioni rivolte alla diversificazione delle attività produttive e al potenziamento delle infrastrutture del territorio.

Il secondo tema di fondo, quello della “sostenibilità”, emerge sia dal ruolo guida esercitato dall’attività primaria nella lotta ai cambiamenti climatici (riduzione gas serra, sequestro del C, fonti energetiche rinnovabili), sia dalle potenzialità di innovazione dei processi agricoli in difesa delle risorse naturali, nonché, dalla possibilità di applicare la ricerca per aumentare la competitività delle imprese e ridurre l’impatto ambientale.

Il terzo tema di fondo, infine, viene legato alla ricompensa dei benefici sociali dell’offerta agricola (esternalità) e alla creazione di nuovi posti di lavoro, sfruttando la naturale vocazione del settore per processi “verdi” (biomassa,

rifiuti biologici, biogas, biocarburanti di seconda generazione, energia eolica, solare e idrica su piccola scala).

La Relazione approvata dal Parlamento ha proposto semplificazioni delle procedure di sostegno mediante la definizione dei soli obiettivi («accordi sui risultati»), senza porre vincoli alla scelta dei sistemi produttivi e si è pronunciata contro ogni ipotesi di rinazionalizzazione della politica agricola. Il Parlamento ha invitato la Commissione europea a definire nuovi criteri di ripartizione dei fondi - al fine di assicurare maggiore equità distributiva tra i Paesi - suggerendo che in un periodo transitorio gli aiuti continuino ad essere assegnati in relazione alle superfici, in modo da consentire un adattamento graduale ai cambiamenti e di consentire un’adeguata flessibilità alle regioni o agli Stati membri (regionalizzare del sistema di premi per superficie), per permettere la realizzazione di specifiche priorità (settori o territori vulnerabili). La proposta del Parlamento europeo denota un evidente grado di complessità, derivante dalla contemporanea considerazione di obiettivi e di strumenti diversi, riconducibili a varie modalità di intervento e a nuovi criteri di finanziamento. La proposta prevede, infatti, per il I Pilastro, tanto l’introduzione di un parziale e flessibile regime di aiuti accoppiati (in base alle priorità, alla competitività, al paesaggio e all’estensivizzazione degli

147 ordinamenti), quanto l’introduzione del regime concorrente in tema di sostegno agli svantaggi naturali (“Agricoltura in Europa”). L’eventuale introduzione di tali modifiche potrebbe generare, quindi, un significativo aumento di responsabilità da parte dei governi nazionali e regionali.

Nel documento L'agricoltura del Molise : rapporto 2010 (pagine 143-148)