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Le produzioni vegetali

Nel documento L'agricoltura del Molise : rapporto 2010 (pagine 91-123)

4. Le produzioni agricole e i risultati economici

4.2 Le produzioni vegetali

4.2.1 La cerealicoltura

Come evidenziato nella descrizione strutturale dell’agricoltura molisana, la coltivazione dei cereali da granella è largamente diffusa in regione. L’indagine ISTAT sulla Struttura e produzioni delle aziende agricole contava nel 2007 quasi 15.000 aziende agricole interessate alla produzione di cereali, vale a dire oltre l’80% di quelle coinvolte nella coltivazione di seminativi e il 60% di quelle stimate essere presenti in totale.

Dati più recenti, sempre di fonte ISTAT e relativi alla stima delle superfici e produzioni delle coltivazioni agrarie per il 2010, indicano una ampiezza della superficie destinata alla coltivazione di cereali pari a circa 56.000 ettari, che incide per quasi il 28% sul totale della SAU regionale. Si tratta di una incidenza

91 significativa che, tuttavia, si è fortemente ridimensionata nel corso dell’ultimo decennio. Il grafico che segue mostra chiaramente come dagli oltre 100.000 ettari coltivati nell’anno 2000 si sia registrata una progressiva contrazione in tutti gli anni del periodo osservato, ad eccezione del 2008, quando, a seguito del forte innalzamento delle quotazioni, si registrò un ritorno di interesse verso questo gruppo di coltivazioni.

Figura 4.7 Evoluzione delle superfici e delle produzioni (in quantità e valore)

dei cereali in Molise, dal 2000 al 2010

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT.

In Molise la cerealicoltura coincide essenzialmente con la coltivazione di frumento duro, a cui nel 2009 sono destinati oltre i 2/3 della superficie a cereali, ovvero circa un quinto della SAU regionale; relativamente ridotte sono invece le superfici destinate a orzo e avena, con una incidenza sulla superficie a cereali rispettivamente del 16 e del 12%, mentre è del tutto marginale il peso del frumento tenero e del mais (entrambi con un peso del 2% della superficie cerealicola regionale).

Nel 2010 si stima una produzione cerealicola di poco inferiore alle 180.000 tonnellate. Anche in questo caso l’ultimo dato statistico rappresenta, insieme al 2009, il valore più basso osservato nell’ultimo decennio. A partire dal 2000 le produzioni si sono progressivamente ridotte (Tabella 4.2), fino al 2007 in misura più contenuta, passando dalle 273.000 tonnellate del 2000 alle

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alle 229.000 tonnellate del 2007, per poi avere un crollo negli ultimi due anni, dopo un incremento registrato nel 2008.

Il raffronto tra l’evoluzione delle superfici, calate del 44% e quella della produzione, scesa in misura minore (-35%), indica un recupero di produttività dei terreni, legato presumibilmente all’abbandono delle aree meno produttive o dei terreni non vocati alla cerealicoltura. Le difficoltà di mercato del comparto cerealicolo hanno determinato una sensibile riduzione dei margini reddituali di queste coltivazioni e, quindi, hanno suggerito la pratica colturale soltanto negli areali in cui è più facile conseguire un soddisfacente ritorno economico. Riguardo alle difficoltà reddituali non va dimenticato che le produzioni cerealicole costituiscono beni di tipo commodity, poco differenziati dal punto di vista merceologico e commerciale, caratterizzati da processi produttivi di tipo lungo (trasformazione industriale, oppure impiego nell’alimentazione degli animali in produzione zootecnica) e un elevato grado di sostituibilità della materia prima da parte di prodotti di provenienze diverse, con una accentuata competizione di prezzo. Tutti questi elementi incidono negativamente su un rafforzamento della redditività delle produzioni cerealicole. Peraltro, la prospettiva di una riduzione del sostegno comunitario a queste produzioni, da sempre tra le più sostenute dall’intervento pubblico, comporterebbe un ulteriore peggioramento della redditività del comparto.

Tabella 4.2 Aziende, superfici, produzioni e valore dei cereali in Molise (2000-

2010*)

2000 2005 2007 2009 2010*

AZIENDE CON CEREALI (n.) 20.019 15.967 14.824

SUPERFICI (Ha) 100.103 78.573 77.070 67.476 56.201 Frumento duro 73.053 56.117 54.000 47.607 38.476 Orzo 8.811 7.074 8.100 8.700 8.977 PRODUZIONI (ton.) 272.849 233.872 229.141 159.354 177.927 Frumento duro 186.383 168.169 161.800 104.735 132.279 Orzo 25.448 21.115 24.190 25.980 23.490 VALORE (000€) 81.861 39.909 68.522 37.190 Frumento duro 50.851 26.871 50.255 25.058 Orzo 6.002 2.612 4.296 3.273 * Dati provvisori Fonte: Agri ISTAT

93 Nel complesso, il valore della produzione ai prezzi di base dei cereali si aggira intorno ai 37 milioni di euro, pari al 10% del valore della produzione agricola molisana registrata nel 2009. Esso è il risultato di una evoluzione del tutto simile a quella delle superfici, con un andamento quindi in progressiva riduzione, a partire dagli oltre 80 milioni di euro dei primi anni 2000.

La cerealicoltura in Molise alimenta la filiera della lavorazione delle granaglie per la produzione di alimenti, sia regionali, che extra regionali. L’industria molitoria e quella per la lavorazione dei derivati dei cereali è alimentata anche da importazioni dall’estero, rese necessarie dal fatto che per taluni utilizzi, quali quello per la produzione delle paste alimentari, sono indispensabili varietà aventi peculiari caratteristiche merceologiche e industriali, spesso localmente non disponibili. Questa situazione suggerisce la opportunità di favorire un maggior confronto tra la fase di produzione e quella di lavorazione e trasformazione, magari regolata da contratti di fornitura, al fine di rifornire grani della qualità richiesta, riducendo così l’approvvigionamento extraregionale; ad oggi, infatti, sono scarsamente diffuse forme di integrazione verticale della filiera.

Il saldo commerciale dei cereali e dei suoi derivati è, tuttavia, largamente positivo. Il Molise esporta oltre 44 milioni di euro in paste alimentari, a cui si aggiungono altri 12 milioni di euro circa di pane, fette biscottate, biscotti, pasticceria, tutti prodotti esportati verso il Nord America e i paesi comunitari (Francia, Germania e Regno Unito su tutti). Nell’ambito dei prodotti della lavorazione dei cereali il Molise assume dunque un ruolo di specializzazione nella trasformazione di materie prime e nella vendita di prodotti dell’industria molitoria, spesso sfruttando il legame che questi prodotti, a forte impronta tradizionale, hanno con il territorio e l’agricoltura locale.

Come anticipato all’inizio di questo paragrafo le aziende cerealicole sono quasi 15.000 secondo le statistiche ufficiali, per quasi ¾ interessate alla coltivazione di frumento duro. Si tratta per lo più di aziende di piccole dimensioni fisiche, dato che i 2/3 di esse non superano i 10 ettari di estensione della propria SAU ed appena il 2% ha una superficie agricola utilizzata superiore ai 50 ettari. È evidente dunque come il livello dell’organizzazione della produzione, così frammentata, penalizzi fortemente il potere contrattuale dei produttori e possa spesso determinare un prodotto

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disomogeneo e di scarsa qualità. Al riguardo si ravvisa l’assenza dell’azione svolta in passato da organismi associativi, come i Consorzi Agrari, ai quali veniva affidata anche la funzione di concentrare e di commercializzare l’offerta. Dal punto di vista produttivo, quindi, anche in Molise va segnalata la marcata dicotomia esistente tra aziende di “sussistenza” e aziende rivolte al mercato. Non è questa la sede per valutare questo fenomeno; basti qui segnalare come specialmente nel primo caso (aziende di sussistenza) le ampie fluttuazioni di mercato, e quindi dei redditi, che hanno interessato i cereali hanno stimolato la diffusione di un modello di agricoltura “disattivato”, a scarsa vocazione imprenditoriale e lontano dalle dinamiche di mercato, modello caratterizzato da un largo ricorso al contoterzismo, dalla riduzione delle operazioni agronomiche e, più in generale, dalla progressiva riduzione degli investimenti aziendali. Questo modello di azienda cerealicola, diffuso all’interno della struttura produttiva meridionale e non solo molisana, ha tuttavia favorito lo sviluppo di un sistema di servizi per l’agricoltura che consente agli agricoltori più dinamici un impiego più flessibile dei fattori produttivi (specialmente nel campo della meccanizzazione) che, in zone ad alta specializzazione, consente una notevole riduzione delle immobilizzazioni di capitale.

In questa analisi sul funzionamento delle aziende cerealicole può essere quindi utile esaminare i risultati tecnici ed economici ottenuti nell’ambito dell’indagine RICA. Al riguardo occorre ribadire che il campo di osservazione dell’indagine fa riferimento ad aziende con profilo professionale, al di sopra di una certa sogliadimensionale1314; sono pertanto escluse le aziende di

piccole dimensioni economiche. Inoltre, i dati si riferiscono ad aziende specializzate nella coltivazione dei cereali ai sensi della classificazione tipologica comunitaria, vale a dire a quelle aziende che derivano almeno i 2/3 del valore del reddito lordo aziendale dalla coltivazione dei cereali. Pur nella consapevolezza che i cereali in Molise sono di solito coltivati in combinazione con altre colture, anche arboree o addirittura con gli allevamenti, la scelta di analizzare queste aziende specializzate è legata al fatto che in esse sono più

13 Fino all’esercizio contabile 2009 il limite era fissato in 4 Unità di Dimensione Europea, pari a 4.800 euro di Reddito

Lordo Standard; dall’esercizio 2010 questa soglia è passata a 4.000 euro di Produzione standard, come da Regolamento CE n. 1291/2009.

95 evidenti gli effetti determinati dai cambiamenti dello scenario economico e politico che interessano il comparto.

Come indicato dalla tabella 4.3, la dimensione delle aziende cerealicole presenti nella rete contabile RICA è piuttosto elevata, disponendo mediamente di quasi 35 ettari di SAU, superficie che si è lievemente ridotta (poco più di un ettaro) nel corso del periodo osservato, che va dal 2003 al 2009: si tratta dunque di una realtà lontana dalla fisionomia media assunta dalle aziende molisane, molto polverizzata.

Il lavoro mediamente utilizzato nelle aziende equivale a quello di una sola unità lavorativa, quasi integralmente fornito dal conduttore e dai suoi familiari (94%), mentre l’incidenza del lavoro salariato è del tutto marginale. Riguardo sempre al fattore lavoro si segnala un processo di razionalizzazione del suo impiego, tanto che la SAU a disposizione di ciascuna ULT cresce progressivamente durante il periodo esaminato.

Più significativa diventa, invece, la crescita della sua produttività, strettamente connessa alla lievitazione dei prezzi registrata nel 2007 ed in parte nel 2008, che ha determinato un incremento del valore della produzione, che arriva a sfiorare i 44.000 euro per unità di lavoro nel biennio 2008-09, con un innalzamento di quasi un quarto rispetto al biennio 2003-04; un effetto simile si riscontra anche per il fattore terra, seppure in misura minore (+16,5%), la cui produttività sfiora i 1.200 euro per ettaro nel biennio 2008-09.

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Tabella 4.3 Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate nella coltivazione di cereali nel periodo 2003-2009 (valori in euro al 2009)

media aziendale variazione % su

Periodo esaminato 2008-09 2003-09 2003-04

Totale aziende elaborate 114 495 172

INDICATORI AZIENDALI

SAU - Superficie Agricola Utilizzata (ettari) 34,5 -2,0 -3,8

ULT - Unità Lavorative Totali (UL) 0,9 -13,9 -13,2

% ULF - incidenza UL Familiari (%) 94% 4,8 5,4

PLV - Produzione Lorda Vendibile (€) 38.508 -1,1 5,7

RN - Reddito Netto Aziendale (€) 20.747 18,2 33,0

Trasferimenti Pubblici (€) 11.727 -3,0 -14,7

Incidenza Trasf.pubbl. su RN (%) 57% -17,9 -35,8

INDICI DI EFFICIENZA

Produttività della terra [PLV/SAU] 1.115 0,9 9,8

SAU lavorata per UL [SAU/ULT] 38,7 13,9 10,8

Produttività del lavoro [PLV/ULT] 43.097 14,9 21,7

Incidenza costi specifici [Costi Spec/PLV] 34% -54,9 -61,5

Incidenza ammortamenti [Amm/PLV] 8% -126,6 -119,1

Incidenza altri costi [Altri costi/PN)] 4% -60,0 -64,9

Redditività dei ricavi [RN/PLV] 54% 19,5 25,9

Redditività Lavoro Familiare [RN/ULF] 24.616 31,1 45,3 Fonte: banca dati RICA-INEA Molise

Gli effetti dello sfavorevole andamento delle quotazioni dei cereali osservatosi negli anni 2005-2006, quando si riscontrò una brusca diminuzione anche a causa degli abbondanti raccolti, sono evidenziati nella Tabella A in appendice, che mostra una vistosa riduzione del valore della produzione aziendale nel 2005, scesa a 31.000 euro circa. Negli anni più recenti, anche per effetto del nuovo indirizzo della politica agricola comunitaria, la maggiore esposizione delle aziende cerealicole alle fluttuazioni dei mercati ha reso più incerti e instabili i risultati produttivi ed economici.

I costi specifici rappresentano circa un terzo del valore della produzione. Per questa componente di costi si riscontra un progressivo forte contenimento nel corso del periodo analizzato (quando sono più che dimezzati), comune anche alle altre componenti di costo. Anche per queste aziende specializzate, dunque, il contenimento dei costi, legato magari ad una minore

97 intensificazione della tecnica produttiva, appare come la scelta gestionale necessaria per far fronte alla contrazione dei margini economici che hanno interessato queste produzioni. A questo proposito è utile osservare la Figura 4.8, che mostra l’evidente innalzamento dei prezzi dei mezzi tecnici registrato negli ultimi anni, comune fino al 2008 anche al prodotto grano, prima di un suo drastico ridimensionamento avvenuto nel 2009 (che però non è raffigurato).

Figura 4.8 Numeri indici dei prezzi alla produzione dei prodotti venduti e acquistati dagli agricoltori, base 2000=100

Fonte: Agri ISTAT

L’incremento di redditività registrato sia a livello aziendale (+33,0%), che di lavoro familiare (+45,3%), appare dunque l’effetto congiunto dell’aumento dei prezzi dei cereali avvenuto nel 2007, e in parte nel 2008, e del parallelo contenimento dei costi di produzione (Tab. 4.3).

Altro elemento degno di nota è il peso assunto dai trasferimenti pubblici (coincidenti essenzialmente con il sostegno comunitario del pagamento unico) sui risultati reddituali di questa tipologia aziendale. Il forte sostegno assicurato alle produzioni cerealicole è testimoniato da una incidenza dei trasferimenti pubblici che rappresenta oltre la metà del reddito netto aziendale. Se si considera il biennio 2003-04 il peso degli aiuti era ancora

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superiore, ridottosi poi del 36% rispetto alla fine del periodo analizzato; solo nel 2007 e nel 2008 vi è stato un ridimensionamento del loro peso a seguito del vistoso innalzamento del valore delle produzioni cerealicole. La marcata incidenza del sostegno pubblico sulla redditività aziendale espone le aziende cerealicole molisane, già deboli strutturalmente, alle incertezze di mercato e alle fluttuazioni del loro reddito; la situazione potrebbe essere ulteriormente aggravata dalla prospettiva di una progressiva riduzione degli aiuti comunitari. Si rende quindi evidente la necessità di riorganizzare la filiera, ponendo particolare attenzione alla qualità delle produzioni (in termini di omogeneità e conformità alle esigenze dell’industria di trasformazione) e a consolidare il volume delle esportazioni verso i mercati già esistenti.

4.2.2 Le colture industriali

Le coltivazioni industriali in Molise coincidono sostanzialmente con il girasole, la barbabietola da zucchero e, in misura molto più marginale, con il tabacco; in questo lavoro, alle citate colture si aggiunge il pomodoro da industria, in considerazione della sua destinazione quasi esclusiva alle strutture di lavorazione presenti in regione.

La diffusione nel contesto regionale è piuttosto contenuta, interessando nel 2007 quasi 1.300 aziende (poco più del 5% delle aziende agricole stimate dall’Indagine SPA nel 2007), per una superficie complessiva di quasi 6.500 ettari nel 2009. Inoltre, ad esclusione del girasole, la loro diffusione appare limitata territorialmente al solo Basso Molise, dove ricadono le maggiori aree irrigate della regione, dove è quindi possibile soddisfare le esigenze idriche del pomodoro e della barbabietola.

Come già evidenziato, si tratta di un comparto che attualmente ricopre un ruolo marginale nel panorama agricolo regionale, ben diverso da quello rivestito fino a pochi anni prima. Nei primi anni 2000, infatti, l’importanza di questo comparto era notevolmente superiore: ben 3.700 erano le aziende coinvolte nella coltivazione di piante industriali (girasole in particolare), destinando alla coltivazione all’incirca 18.500 ettari, vale a dire oltre il 9% della SAU regionale. Dopo il 2002 si assiste ad una riduzione della base produttiva: le superfici si sono progressivamente ridimensionate (Figura 4.7),

99 trascinando conseguentemente in questa evoluzione anche i quantitativi prodotti e i relativi valori.

Figura 4.9 Evoluzione delle superfici e delle produzioni (in quantità e valore) delle piante industriali in Molise, dal 2000 al 2009

Fonte: Agri ISTAT

Diversi aspetti sembrano aver determinato questa evoluzione. La coltivazione del girasole pare aver risentito della progressiva riduzione degli aiuti concessi al comparto dei semi oleosi, culminata nell’applicazione del regime di disaccoppiamento del premio dalla produzione introdotto con la riforma di medio termine della PAC, che equiparando gli aiuti per le superfici investite ai diversi seminativi ha pregiudicato il mantenimento delle produzioni di semi oleosi. La ristrutturazione del comparto bieticolo-saccarifero, dal canto suo, alimentando incertezze sul futuro degli stabilimenti di lavorazione della barbabietola, ha comportato un drastico ridimensionamento della coltura, visibile specialmente negli ultimi anni esaminati (Tabella 4.4). Infine, le incertezze sul rispetto degli accordi commerciali con i produttori hanno determinato oscillazioni nella produzione del pomodoro da industria, che, seppure interessato da una fase di ridimensionamento rispetto agli anni ’90, conserva ancora un peso rilevante, soprattutto in termini economici.

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Tabella 4.4 Aziende, superfici, produzioni e valore di piante industriali in Molise (2000-2009)

2000 2003 2005 2007 2009

AZIENDE con piante industriali (n.) 3.697 2.336 2.652 1.261

SUPERFICI (Ha) 18.555 14.525 9.659 7.609 6.496 Barbabietola da zucchero 4.939 3.993 3.420 2.044 406 Girasole 12.428 9.360 5.075 4.575 5.100 Pomodori 1.115 1.113 1.113 990 990 Tabacco 73 59 51 - - PRODUZIONI (T) 260.840 266.008 188.404 171.145 105.340 Barbabietola da zucchero 160.400 174.800 125.700 119.000 53.700 Girasole 22.994 17.108 10.135 8.235 7.650 Pomodori 77.244 73.916 52.420 43.820 43.900 Tabacco 202 184 149 90 90 VALORE (000€) 25.192 23.039 12.742 12.255 9.161 Barbabietola da zucchero 8.856 9.352 6.348 5.654 2.213 Girasole 9.477 5.908 2.045 1.802 1.615 Pomodori 6.859 7.028 3.811 4.546 5.063 Tabacco - 751 538 253 271

Fonte: Agri ISTAT

Nel 2009 il valore della produzione delle piante industriali in Molise supera di poco i 9 milioni di euro ed incide sul valore della produzione ai prezzi di base dell’agricoltura regionale soltanto nella misura del 2,3%. Oltre 5 milioni di euro è il valore attribuibile al pomodoro da industria (55% del valore dei prodotti di questo comparto), mentre il valore delle produzioni di barbabietola da zucchero è di circa 2,2 milioni di euro.

A differenza dei cereali, le coltivazioni industriali sembrano interessare aziende agricole caratterizzate da una minore dimensione fisica aziendale, mediamente sui 5,6 ettari. Tuttavia, una buona parte delle superfici (quasi il 60%) si concentra in aziende con oltre 20 ettari di superficie agricola aziendale; inoltre, date le esigenze agronomiche delle colture considerate, le aziende coinvolte sono dotate di irrigazione (essenziale per la barbabietola da zucchero e per il pomodoro da industria), da cui deriva una localizzazione di queste coltivazioni specialmente nell’area del Basso Molise.

L’osservazione dei dati campionari della rete contabile RICA (Tab. 4.5), nell’ambito della quale si contano ogni anno ben oltre un centinaio di aziende specializzate nella coltivazione di piante industriali, evidenzia unadimensione

101 media che è andata progressivamente aumentando1415, indice di una tendenza

alla concentrazione di queste coltivazioni nelle strutture produttive meglio attrezzate, o se si vuole, più specializzate da un punto di vista organizzativo e strutturale.

In queste aziende specializzate il fabbisogno di lavoro supera abbondantemente una unità di lavoro annua (1,4 UL nel biennio 2008-09), lavoro apportato per lo più dall’imprenditore e dalla sua famiglia (69%), ma nel quale diventa significativa la quota extraziendale; la componente salariata infatti rappresenta oltre un quarto dell’impiego totale di lavoro (in misura quindi più rilevante delle aziende cerealicole), necessario per soddisfare il fabbisogno richiesto per lo svolgimento di particolari operazioni, quali la raccolta e la semina. Se si esclude il 2007, i dati in Tabella B in appendice mostrano una tendenza alla razionalizzazione dell’impiego di lavoro aziendale, con una progressiva diminuzione del fabbisogno aziendale, magari attraverso il ricorso alla meccanizzazione delle fasi agronomiche sopra citate e mediante il consolidamento dell’apporto familiare a discapito di quello salariato, tutti elementi organizzativi da correlare alla necessità di salvaguardare un soddisfacente livello di redditività.

14 Si fa presente che, come già detto, il campo di osservazione dell’indagine RICA, per disposizioni normative

comunitarie, coincide con le aziende agricole aventi carattere commerciale e dotate quindi di una dimensione economica minima, che in Italia è fissata pari a 4 UDE, per il periodo analizzato. Per maggiori dettagli si invita a visitare il sito www.rica.inea.it.

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Tabella 4.5 Indicatori strutturali ed economici e indici di efficienza delle aziende specializzate nella coltivazione di piante industriali nel periodo 2003-2009 (valori in euro al 2009)

media aziendale variazione su

Periodo esaminato 2008-09 2003-09 2003-04

Totale aziende elaborate 176 780 238

INDICATORI AZIENDALI

SAU - Superficie Agricola Utilizzata (ettari) 39,2 16,9 34,0

ULT - Unità Lavorative Totali (UL) 1,4 -12,8 -19,0

% ULF - incidenza UL Familiari (%) 69% 5,6 12,1

PLV - Produzione Lorda Vendibile (€) 64.149 - 5,6 -10,9

RN - Reddito Netto Aziendale (€) 25.599 - 18,4 -22,4

Trasferimenti Pubblici (€) 12.699 21,0 23,2

Incidenza Trasf.pubbl. su RN (%) 50% 48,4 58,8

INDICI DI EFFICIENZA

Produttività della terra [PLV/SAU] 1.637 - 19,3 -33,5

SAU lavorata per UL [SAU/ULT] 27,8 34,1 65,5

Produttività del lavoro [PLV/ULT] 45.437 8,3 10,1

Incidenza costi specifici [Costi Spec/PLV] 30% - 61,7 -68,2

Incidenza ammortamenti [Amm/PLV] 15% - 137,1 -125,9

Incidenza altri costi [Altri costi/PN)] 16% - 1,0 -9,9

Redditività dei ricavi [RN/PLV] 40% - 13,6 -13,0

Redditività Lavoro Familiare [RN/ULF] 26.308 - 11,4 -14,5 Fonte: banca dati RICA-INEA Molise

Il valore della produzione nelle aziende specializzate nella coltivazione di piante industriali, condizionato della connotazione stessa del campione analizzato, raggiunge livelli importanti che sfiorano i 65.000 euro per azienda. Prescindendo dal profilo aziendale si osserva una riduzione del valore della produzione nel 2006, in concomitanza con la flessione dei prezzi, specialmente per il pomodoro da industria, in un momento in cui si sono manifestate le difficoltà commerciali e gestionali da parte dell’impianto regionale di lavorazione (Conservificio Valbiferno), con ripercussioni negative sui risultati economici dei produttori. A questa situazione si è aggiunta l’incertezza che ha accompagnato la ristrutturazione del comparto bieticolo- saccarifero, che ha comportato un drastico ridimensionamento della coltura della barbabietola da zucchero, che è passata da circa 3.500 ettari nel 2006 a

103 poco più di 400 ettari nel 2008. Di fatto, dunque, si è registrata la perdita significativa di un importante potenziale produttivo per la regione, conseguente all’abbandono della coltivazione di piante industriali da parte di numerosi operatori agricoli.

Figura 4.10 Numeri indici dei prezzi alla produzione dei prodotti venduti e acquistati dagli agricoltori, base 2000=100

Fonte: Agri ISTAT

Solo negli ultimi anni, con l’ottenimento di adeguate garanzie da parte delle strutture di lavorazione circa il ritiro delle produzioni, si registra il raggiungimento degli stessi valori della produzione rilevati all’inizio del decennio.

I dati della tabella 4.5 lasciano ipotizzare che le situazioni di difficoltà attraversate dal comparto negli anni passati, abbinate all’aumento dei mezzi tecnici evidenziato nella figura 4.10, abbiano suggerito agli operatori l’adozione di pratiche colturali meno intensive e dunque meno costose, come testimonia la riduzione di incidenza delle diverse componenti di costo sul

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