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Gli avvenimenti dal 1940 alla fine della guerra.

Nel documento Cina e Giappone dal 1895 al 1945 (pagine 123-131)

La Seconda guerra sino-giapponese

IV.4. Gli avvenimenti dal 1940 alla fine della guerra.

Il successo nipponico fu di breve durata, poiché il contrattacco cinese non si fece attendere e portò entro il 24 febbraio alla riconquista di gran parte del Kwangsi meridionale e alla stabilizzazione del fronte lungo l'asse Wutang-Kunlunkwan. Anche la campagna nel sud del Kwangsi si risolse in un fallimento per il giapponesi, che poterono conservare soltanto Nanning e Lungchow. Queste ultime sconfitte destarono le più vive preoccupazioni giapponesi, poiché si faceva sempre più strada la convinzione di aver commesso, con l'invasione della Cina, una grande sciocchezza strategica. Ma, al punto in cui si era giunti, non era più concepibile un ripensamento perché avrebbe screditato il prestigio del Giappone. Non rimaneva quindi che cercare armi diplomatiche e non militari per trovare delle soluzioni. Per questo, tra la fine del 1939 e l'inizio del 1940, furono esercitate forti pressioni sulla Gran Bretagna e la Francia, ormai in guerra con Hitler, affinché interrompessero il flusso di rifornimenti per Chiang Kai-shek attraverso la Birmania e l'Indocina. I risultati di questa strategia diplomatica tardarono a giungere e soltanto a giugno e a luglio rispettivamente Parigi e Londra, quest'ultima però provvisoriamente, accettarono di interrompere l'invio in Cina di materiali e vettovagliamenti. Dopo la sconfitta francese in Europa, i giapponesi adottarono per l'Indocina il provvedimento più radicale occupando, in settembre, le basi settentrionali del paese. A causa della lentezza dei progressi nei contatti con Londra e Parigi, il governo nipponico fu indotto a intraprendere nel gennaio 1940 nuove trattative di pace con i responsabili cinesi. Le condizioni di questa pace sarebbero state l'evacuazione delle truppe nipponiche dalla Cina, il riconoscimento cinese del Manciukuò, l'abbandono da parte del governo di Chiang Kai-shek della

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politica anti-giapponese, la comune partecipazione alle operazioni contro i comunisti. Queste proposte non furono accettate dal governo cinese. In base a queste vicende, a Tokio non rimase che attuare la minaccia di ristrutturazione del governo fantoccio filo-nipponico già esistente nei territori occupati, costituendo così, il 30 marzo 1940, a Nanchino il regime di Wang Ching Wei, uomo politico staccatosi dal Kuomitang e rifugiatosi

in Giappone229. Tale governo sostituì i due precedenti organismi

collaborazionisti, chiamati "governo provvisorio" e "governo riformato" che fornì ben presto un cospicuo appoggio militare all'aggressore giapponese230.

Proseguivano intanto, soprattutto nel nord del paese, le attività delle forze comuni di Mao, il quale più volte ebbe modo di confermare le sue intenzioni di combattere, al fianco del Kuomitang, il comune nemico oppressore. I giapponesi attraversarono, il 31 maggio, il medio corso del fiume Han, affluente di sinistra dello Yangtze e occuparono il giorno seguente Siangyang. L'avanzata nipponica non conobbe sosta: il 3 giugno caddero Icheng e Nanchang, mentre un'altra colonna attraversò il fiume Han più a sud e conquistò Shasi e Kianglin sullo Yangtze. Fin dalla metà di maggio a Chungking era iniziata una nuova battaglia aerea giapponese, la più pesante dell'intera guerra in Cina. Ad aggravare la situazione dei cinesi fu la presenza in agosto, sul territorio cinese, dei primi famosi caccia Zero, che spazzarono dal cielo ogni avversario231. Il 23 settembre il governo giapponese ottenne dal governo francese collaborazionista di Vichy, con la stipulazione di un accordo siglato ad Hanoi, l‘autorizzazione ad installare basi aeree nel Tonchino e guarnigioni ad Haiphong, nonché il diritto di far transitare le proprie truppe attraverso l'Indocina.

229 E. C. Pischel, op. cit., p. 366. 230

A. Santoni, op. cit., p. 96.

231 A testimoniare la strapotenza di questo velivolo, che sarà per lungo tempo il protagonista principale della guerra nel Pacifico, fu il fatto che soltanto il 20 maggio 1941 uno di essi fu abbattuto, e non dai caccia, ma dalla contraerea. Ivi, p. 97.

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Anche al termine del 1940 i progressi militari giapponesi erano risultati scarsi e faticosi e soltanto uno stratagemma politico valse ad attenuare l'amarezza dell'esercito invasore attribuendogli almeno la giustificazione

legale dello sfruttamento dei territori conquistati232.Anche l'inizio del 1941

fu disastroso per i giapponesi. Essi iniziarono la loro offensiva nell'Honan meridionale il 24 gennaio ottenendo, il 28 gennaio, un successo iniziale con la conquista di Chenyang, Junan e Shangstai. Dopo essersi temporaneamente impossessati di Nanyang, dovettero abbandonare il 6 di febbraio la zona meridionale dell'Honan, lasciando in mani cinesi tutte le basi a Nord di Sinyang, ai confini con l'Hupeh.

Il 1 marzo il generale Hata sostituì il generale Nishio nel comando supremo delle armate giapponesi in Cina. La seconda offensiva dell‘armata nipponica del 1941, anch'essa destinata al fallimento, si aprì nel Kiangsi settentrionale il 15 marzo suddivisa in tre colonne. La colonna di destra conquistò Fensing, la colonna di sinistra, costituita dalla brigata mista Ikeda, avanzò verso sud partendo dal fiume Kin e occupò Chukiang e Tucheng. La colonna centrale avanzò verso ovest in direzione di Tacheng, ma rimase accerchiata da un contrattacco cinese presso Shangkao. Il 14 aprile 1941, in seguito alla firma del noto patto di neutralità quinquennale nippo-sovietico e per prevenire eventuali pretese russe, il ministro degli esteri cinese, Wang Chung Hui, dichiarò che tale accordo non aveva valore vincolante in Cina e sottolineò che la Mongolia esterna e le province nord- orientali formanti il Manciukuo erano da considerarsi territori cinesi. Il 1 luglio Germania, Italia e Romania riconobbero ufficialmente il governo fantoccio cinese di Wang Ching Wei, provvedimento al quale Chiang Kai- shek rispose interrompendo le relazioni diplomatiche con Berlino, Roma e

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Il 30 novembre, infatti, il governo collaborazionista cinese di Wang Ching Wei concluse un trattato con Tokio per il quale veniva concesso dal Giappone il controllo sul basso corso dello Yangtze, sulla Cina Nord orientale e sulla Mongolia interna; accordo che il 2 dicembre successivo Chiang Kai-shek naturalmente denunciò come privo di qualsiasi validità. A. Santoni, Il Giappone all’attacco, op. cit., p. 98.

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Bucarest233. L'8 dicembre, giorno dell'aggressione giapponese agli Stati

Uniti e alla Gran Bretagna, truppe nipponiche invasero il quartiere internazionale di Shanghai impossessandosi di sorpresa della cannoniera americana Wake che fu incorporata nella marina imperiale con il nome di

Tatara. Il giorno successivo il governo di Chiang Kai-shek dichiarò

ufficialmente guerra al Giappone. I giapponesi a fine anno controllavano la parte nord orientale del paese, a sud del Manciukuo, per una vasta zona delimitata ad Occidente dall'asse Kaifeng-Hankow, ad oriente dal mare e a meridione dalla congiungente Hankow-Nanchang-mare.Il 24 dicembre 1941 ebbero nuovamente inizio da Yuchou i movimenti giapponesi per la terza offensiva contro Changsha, capitale dell'Hunan. L'attacco nipponico si abbatté il 31 dicembre contro i quartieri sud orientali della città, mentre i sobborghi settentrionali venivano pesantemente bombardati dall'aria. Nella circostanza, però, la parola definitiva fu tuonata dall'artiglieria pesante cinese, che costrinse dapprima il nemico ad allentare la pressione e quindi ad arretrare definitivamente il 4 gennaio 1942. Un ultimo tentativo di sanare la situazione, ormai compromessa, fu fatto dai giapponesi con il frettoloso invio, da Yochow, della Nona brigata mista indipendente; quest'ultima unità, però, venne intercettata a nord di Fulimpu e praticamente annientata l'8 gennaio. La ritirata nipponica divenne allora inevitabile. Dal 13 al 15 del mese le truppe assedianti si allontanarono precipitosamente, riattraversando i fiumi Milo e Sinchiang234. Il 10 marzo 1942, in seguito ad intese sino-americane, il generale Stilwell venne nominato comandante di tutte le forze statunitensi dello scacchiere CBI (Cina, Birmania, India).

Il 17 maggio cadde Chuki e il 29 Lanchi e Chinhua e il primo luglio caddero tutte le più importanti basi aeree e città cinesi lungo la frontiera

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J. –K. Fairbank. A. Feuerwerker, The Cambridge History of China, Republican China, 1912-1949, part 2, Cambridge, Cambridge University Press, 1986, pp. 519-526.

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Cekiang-Kiangsi. Il 9 luglio, però, le truppe di Chiang Kai-shek scatenarono una violenta controffensiva che le portò vittoriosamente a riconquistare Nancheng, e quindi tutte le altre basi recentemente perdute nel settore, fino alla liberazione di Changshan il 23 luglio, di Wenchow, sul

mare, il 15 agosto e di Chusein il 28 agosto 1942235.

Anche lo scacchiere cinese, quindi, nell'estate del 1942, riservò ai giapponesi amare sorprese. I primi giorni del 1943 l'attenzione degli osservatori militari in Cina fu insistentemente rivolta all'estremo settore sud orientale del paese, dove il peggioramento delle relazioni diplomatiche tra il governo di Chungking e quello francese di Vichy fece temere un attacco cinese contro l'Indocina. Queste preoccupazioni erano condivise in seno al quartiere generale imperiale che, quindi, il 30 gennaio ordinò un'offensiva preventiva contro gli obiettivi strategici della penisola di Luichow, nel Kwantung meridionale, proprio di fronte all'isola di Hainan, nonché l'occupazione cautelativa della locale concessione francese di Kwangchow. Ambedue gli obiettivi furono rapidamente assicurati alle armi nipponiche il 16 e il 21 febbraio grazie all'opera della 23ª brigata mista; ma, in seguito a quella che sembrò una vera e propria intesa segreta franco-giapponese, il governo di Chungking inviò il 24 del mese una violenta nota di protesta a Vichy, seguita poi il primo agosto dalla rottura delle relazioni diplomatiche con il governo filonazista francese e infine il 27 agosto dal riconoscimento ufficiale del movimento della Francia libera del generale De Gaulle.

Il 14 giugno, pertanto, i giapponesi dovettero evacuare nuovamente le terre conquistate e ritornare sulle linee di partenza. Contro di loro il maggior peso del contrattacco fu sostenuto allora dalla recentissima 14ª Forza Aerea Americana, dal momento che l'Esercito cinese non possedeva ancora i mezzi necessari per eseguire operazioni di così vasto raggio. All'inizio dell'estate del 1943, quindi, anche in Cina si assisteva ad un aggravamento

235 Ivi, p. 169.

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della generale crisi nipponica del periodo. Nel luglio e nell'agosto 1943 i giapponesi lanciarono due poderose offensive nello Shantung e, in tale circostanza, le truppe di Chiang Kai-shek dovettero indietreggiare incalzate

dai nipponici a Nord e dai comunisti di Mao a Sud236.

Alla Conferenza del Cairo che fu sviluppata in due fasi, tra la fine di novembre e inizio dicembre del 1943, faceva parte anche Chiang Kai-shek. Nella conferenza gli anglo-americani garantirono l'indipendenza futura della Corea e sancirono la restituzione alla Cina di tutti i suoi territori occupati dal Giappone.

Il 24 gennaio 1944 il Quartier generale imperiale approvò la cosiddetta "operazione 1", predisposta già nell'estate precedente dal comando del corpo di spedizione nipponico, che aveva per obiettivo un'espansione verso ovest lungo tre principali direttrici. In base al piano, le operazioni dovevano iniziare nell'aprile del 1944 con un attacco preliminare della 12ª Armata. E così fu, il 18 aprile 1944 l'armata nipponica del generale Uchiyama attaccò la ferrovia Kaifeng-Hankow. In questa campagna, denominata dell'Honan centrale, i giapponesi fecero largo uso di mezzi corazzati, mettendone in linea circa cinquecento, contro i quali i cinesi non poterono schierare nulla. Il generale Uchiyama poté portare a termine la sua missione entro il 9 maggio, realizzando la saldatura tra i fronti cinesi settentrionali e meridionali attraverso la ferrovia Pechino-Hankow, in quel momento completamente sotto controllo giapponese. Il 18 giugno cadde in mano giapponese la tenace città di Changsha, capoluogo dell'Hunan, attaccata per la quarta volta. Il 26 del mese fu conquistato l'aeroporto di Hengyang. Il 6 settembre fu occupato l'aeroporto di Lingling, il 10 novembre fu conquistata l'importante base aerea di Kweilin, nel Kwangsi. La vittoriosa

236 Proprio ai rapporti con il Partito comunista cinese fu dedicata l'11ª sessione plenaria del quinto congresso centrale esecutivo del Kuomitang, tenutasi nel settembre del 1943. Dal 13 settembre la posizione politica di Chiang Kai-shek si era rafforzata, avendo egli assunto, oltre alle già consolidate cariche di capo di governo e di comandante supremo delle forze armate, anche quella di presidente della Repubblica, succedendo a Linsen, deceduto il 2 agosto precedente. Ivi, p. 286.

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marcia giapponese nel Kwangsi non si esaurì con la conquista del Keweilin

e di Liuchow, ma proseguì con la base aerea di Nanning, il 24 novembre237.

Agli inizi del 1945 i giapponesi controllavano l'intera via di comunicazione tra l'Indocina e Pechino, compresa l'importante diramazione per Canton ed Hong Kong. Erano, inoltre, in mano nipponica i territori cinesi nord- orientali tra il Mar Giallo e il Fiume Giallo e quelli nelle province del Kwantung e del Kwangsi, nonché ampie teste di ponte sulle coste centro meridionali prospicienti Formosa e Hainan. Restavano in possesso delle truppe di Chiang Kai-shek e di Mao Tze-tung le restanti zone interne a sud del Fiume Giallo e fino alla ferrovia Indocina-Pechino, nonché grandi sacche al di qua della stessa ferrovia e nelle province costiere.

Convinti in misura crescente dalle vittorie cinesi, dalle mire sovietiche in Manciuria e dal predominio aeronavale americano in quello scacchiere, il Quartier generale imperiale decise, il 28 maggio, di abbandonare quasi tutti i territori occupati intorno alle ferrovie Changsha-Liuchow e Hankow- Canton, nelle province del Kwangsi e dell'Hunan, nonché gran parte della provincia di Kiangsi238. La ritirata nipponica avvenne definitivamente nei mesi di giugno e luglio, e le truppe giapponesi si concentrarono in Manciuria e in Corea in funzione antisovietica. Dopo il 15 di agosto 1945, il Giappone aveva accettato la resa senza condizioni, il documento della capitolazione delle Armate Imperiali in Cina fu formalmente siglato a Nanchino dal generale Okamura il 9 settembre successivo.

La Guerra sino-giapponese terminò nell‘agosto del 1945 dopo il lancio delle bombe atomiche sul Giappone. L'obiettivo immediato dei cinesi, sia dei comunisti che dei nazionalisti, era il controllo della Manciuria239. In base ai termini dell'accordo di Yalta e di quello sino-sovietico, le truppe russe vi entrarono, occuparono le maggiori città e iniziarono a rimuovere

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Ivi, p. 299. 238

Ivi, pp. 301-303.

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gli impianti industriali come riparazioni di guerra. In movimenti separati gli eserciti nazionalisti e gli amministratori arrivarono con l'aiuto americano, e le truppe e i quadri comunisti sgomberarono segretamente per terra e per mare. Quando la scadenza, fissata a novembre, per il ritiro dei russi si avvicinò, i nazionalisti, consapevoli di non aver consolidato il proprio controllo sulla regione, negoziarono un prolungamento della loro occupazione. Allo stesso tempo Chiang Kai-shek fece ciò che definì in seguito il suo errore strategico più grave, lo spostamento su vasta scala

delle sue truppe migliori in Manciuria240.

Nel novembre del 1945, il presidente Truman inviò il generale George C. Marshall in Cina per provare a persuadere i nazionalisti ed i comunisti ad accettare un cessate il fuoco e a formare una coalizione di governo241. La missione Marshall fu benaccetta da entrambi i lati, dai nazionalisti perché prometteva la continuazione del sostegno americano, e dai comunisti perché era nei loro interessi rimandare una ripresa della guerra civile. In principio sembrò che la missione stesse facendo progressi, poiché un cessate il fuoco iniziò nel gennaio del 1946, e grazie ai colloqui di tutti i partiti tenuti sotto l'egida di una conferenza politica consultiva, venne raggiunto un accordo su molte questioni politiche e militari. Ma poi ogni parte accusò l'altra di sfruttare la situazione,cosicché in aprile il cessate il fuoco si interruppe. Sebbene la missione Marshall continuò fino al gennaio del 1947, ed ebbero luogo ulteriori negoziati, ma l'opportunità di un accordo si perse. La guerra civile durò fino al 1949 e circa 3 milioni di persone persero la vita.

Invece il Giappone, al momento della resa nel 1945, occupava ancora gran parte dell'Asia: la Manciuria, le Filippine, l'Indonesia, la Birmania e il

Vietnam242. Tra le condizioni imposte ci fu quella per cui l'esercito

240

Ivi, p. 525. 241

Ibidem.

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imperiale giapponese doveva impegnarsi a presidiare le regioni occupate a nome e per conto degli alleati, continuando a mantenere il controllo dell'ordine pubblico in attesa di cedere le consegne agli eserciti alleati man mano che questi si fossero fatti avanti. Il 2 settembre 1945, sulla portaerei americana Missouri, ancorata nella baia di Tokio, il ministro degli esteri Shigemitsu Mamuro e il capo di stato maggiore Umezu Yoshijiro ponevano la loro firma sul documento che sanciva ufficialmente la resa

incondizionata del Giappone243. Cominciava così l'occupazione americana

e da qui nacque il nuovo Giappone. Come in Germania ci fu Norimberga, anche a Tokio si svolse il processo per i crimini di guerra. Il 19 gennaio 1946 fu creato il Tribunale internazionale militare per l'Estremo Oriente, con un proclama speciale del generale MacArthur. Il tribunale era costituito da giudici delle potenze vincitrici: Australia, Canada, Cina, Francia, Gran Bretagna, India, Olanda, Nuova Zelanda, Filippine, Unione Sovietica e Stati Uniti. Il processo ebbe inizio il 3 maggio 1946 e si protrasse per due anni e mezzo, fino al 12 novembre 1948. Il Giappone passò un periodo di

transizione e di occupazione alleata che si prolungò fino al 1952244.

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Ivi, p. 374. 244 Ivi, p. 377.

Nel documento Cina e Giappone dal 1895 al 1945 (pagine 123-131)