• Non ci sono risultati.

Il progetto di ricerca

2.5 Le domande di ricerca e le ipotes

2.6.1 Gli strumenti per il primo focus di ricerca

Elenchiamo di seguito i 7 strumenti utilizzati per il primo focus. Precisiamo che alcuni di questi strumenti sono stati usati in entrambi gli studi di caso, mentre altri sono stati adottati dalle singole insegnanti specificatamente per il proprio gruppo di allievi. L‟insegnante di Bassano, infatti, non disponendo per motivi personali del tempo necessario per registrare sistematicamente i dati attraverso strumenti di self-report, ha suggerito l‟adozione di due dispositivi (vedi strumenti n. 2 e n. 3) che

promuovessero un racconto più articolato dell‟esperienza da parte dei bambini.

Vediamo ora tutti gli strumenti nel dettaglio, suddivisi in base alle diverse prospettive adottate.

Il punto di vista dei bambini.

1. Focus group pre-progetto e post-progetto. Prima dell‟avvio della sperimentazione la ricercatrice ha incontrato i bambini che avrebbero preso parte alle due sperimentazioni con l‟obiettivo di rilevare il loro grado di familiarità con le tecnologie e di sondare le aspettative sul progetto (vedi Questioning route in Allegato 2). Verso la fine del progetto di telecollaborazione i bambini hanno nuovamente incontrato la ricercatrice per discutere dell‟impatto motivazionale dell‟esperienza di apprendimento. Gli obiettivi specifici, in questo caso, sono stati: registrare a caldo le emozioni provate dai bambini, rilevare le loro autovalutazioni sui due ambiti comportamentali di interesse per la nostra ricerca (grado di partecipazione e di attenzione), verificare se il nuovo contesto comunicativo aveva reso ai loro occhi più „naturale‟ parlare in inglese rispetto alla lezione tradizionale (vedi Questioning route in Allegato 3). Questo specifico strumento di indagine è stato strutturato per raccogliere, in particolare, dati sull‟impatto emozionale e sul tipo di emozioni sperimentate dai bambini (Domanda di ricerca n. 1), sulle percezioni dei bambini rispetto all‟eventuale variazione dei livelli di partecipazione e di attenzione durante la nuova esperienza di apprendimento (Domande di ricerca n. 2 e n. 3) e sulle opinioni e percezioni dei bambini rispetto all‟impegno dedicato dalle loro insegnanti alla realizzazione di questa esperienza (Domanda di ricerca n. 4).

Il linguaggio utilizzato nel formulare le domande dei focus group è stato il più possibile chiaro e semplice e tutte le discussioni sono state videoregistrate dalla ricercatrice.

Abbiamo operato la scelta di utilizzare il focus group come strumento principale per raccogliere le impressioni e le opinioni dei bambini per una serie di motivi che andremo ora ad esplicitare. Rispetto al questionario in forma scritta, il focus group si adattava meglio al tipo di soggetto di nostro interesse in quanto, come sostenuto da Dörnyei (2001:209):

“I bambini, si sa, tendono a non leggere le istruzioni scritte e, a meno che l‟adulto che sta svolgendo l‟indagine non le legga a voce alta, è probabile che qualche informazione importante venga persa” (trad. nostra41).

I focus group si sono dimostrati uno strumento estremamente indicato per i bambini, anche in considerazione del fatto che essi tendono a non esprimersi appieno per iscritto, mentre vengono decisamente stimolati nella conversazione orale dalle opinioni espresse dai loro coetanei. Anche rispetto all‟intervista individuale, i focus group si sono rivelati più funzionali in questo particolare contesto, proprio perché hanno dato la possibilità ai partecipanti di formulare le loro risposte anche sulla base di quello che dicevano gli altri membri del gruppo ottenendo, come evidenziato da Baldry (2007:15), informazioni che non erano state preventivamente ipotizzate e che altrimenti non sarebbero emerse. Nel nostro caso, il risultato finale è stato, infatti, un interessantissimo brainstorming di idee. Abbiamo potuto verificare che i focus group permettono ai bambini di rilassarsi, di abbassare le difese, di parlare liberamente,

41 Testo orig.: “It is general experience that pupils do not tend to read the written directions and

potendo disporre di tutto il tempo necessario per esprimere quello che pensano, per ascoltare e per essere ascoltati.

2. La “Scatola dei pensieri.” Prima e durante il progetto, l‟insegnante di Bassano ha messo a disposizione dei propri allievi una scatola colorata, all‟interno della quale i bambini hanno potuto inserire dei bigliettini riportanti aspettative, sensazioni ed emozioni. Questo strumento ha fornito dati interessanti sulle emozioni individuali e sociali vissute dai bambini (Domanda di Ricerca n. 1);

3. Composizione scritta post-progetto. A progetto concluso, l‟insegnante di Bassano ha proposto ai propri allievi di svolgere un tema dal titolo “Racconta come hai vissuto l‟esperienza di scambio con i bambini inglesi. Quali emozioni hai provato? Ti è piaciuto di più parlare in inglese in classe o attraverso Skype? Perché?”. Questo dispositivo si è rivelato estremamente utile per raccogliere informazioni relative a tutte e quattro le domande di ricerca.

Il punto di vista delle insegnanti-sperimentatrici.

4. Diario. L‟insegnante di Castelfidardo ha tenuto un diario nel quale ha registrato aspetti psicologici e introspettivi (ansie, paure, gioie, soddisfazioni, ecc.) del suo vissuto durante tutto lo svolgimento del progetto. Attraverso questo strumento di self-report, sono emersi dati che testimoniano dell‟impegno e dell‟entusiasmo profusi da questa insegnante nella realizzazione del progetto. Questi dati si sono rivelati utili per contestualizzare alcuni aspetti relativi alla Domanda di ricerca n. 4. Da questo diario sono emerse, inoltre, interessanti osservazioni circa il coinvolgimento emozionale dei bambini di Castelfidardo (Domanda di ricerca n. 1). Il diario si è dimostrato, come indicato da Nunan (1992:121), un ottimo

strumento per raccogliere dati introspettivi di carattere sociale e psicologico, in quanto ha assecondato l‟emersione di questioni di carattere affettivo;

5. Field notes. Entrambe le insegnanti-sperimentatrici hanno tenuto una registrazione delle reazioni e delle affermazioni prodotte spontaneamente dai bambini durante le lezioni. Questo strumento ha fornito informazioni utili sullo stato emozionale dei bambini durante tutte le fasi dello sviluppo del progetto di telecollaborazione (Domanda di ricerca n. 1);

6. Questionario a domande aperte post-progetto. A conclusione delle due esperienze di apprendimento, entrambe le insegnanti- sperimentatrici hanno compilato un questionario a domande aperte (vedi Allegato 4). Il questionario è stato da noi strutturato in quattro parti. La prima parte è composta da 6 domande relative alle osservazioni dell‟insegnante sui comportamenti dei bambini (ad es., “Durante la sperimentazione ha avuto modo di osservare nei bambini un diverso grado di partecipazione alle lezioni di inglese rispetto alle lezioni più tradizionali?”); la seconda sezione è composta da 3 domande che puntano a rilevare le dichiarazioni fatte dai bambini e registrate dalle insegnanti nel corso dell‟esperienza (ad es., “Nel corso dell‟esperienza, quali emozioni hanno verbalizzato i bambini?”); la terza parte, costituita da 3 domande, punta a far emergere le percezioni delle insegnanti sui comportamenti manifestati dai bambini (ad es., “Lei ha la sensazione che i bambini si siano sentiti più motivati a parlare in inglese con questa iniziativa?”); infine, le 7 domande della quarta sezione promuovono un‟auto-osservazione dell‟insegnante sull‟iniziativa di telecollaborazione (ad es., “Quali motivazioni

l‟hanno spinta ad intraprendere questa esperienza di telecollaborazione via Skype?”). Questo strumento ha fornito dati preziosi su tutte e quattro le domande di ricerca relative a questo focus.

Il punto di vista della ricercatrice.

7. Diario. La ricercatrice, che ha assistito a buona parte delle sessioni di Videoconferenza con i bambini inglesi, ha registrato su un diario le proprie emozioni sull‟esperienza e le osservazioni “a caldo” sulle reazioni dei bambini italiani e le affermazioni spontanee da loro prodotte. La stessa cosa è stata fatta subito dopo una lezione, tenuta dopo la fine del progetto, nella quale i bambini di Bassano sono stati invitati con i loro genitori a guardare le videoregistrazioni di alcune delle sessioni Skype.

Gli strumenti di indagine messi in campo, come evidenziato, sono numerosi. Naturalmente, siamo consapevoli della parziale validità di alcuni di questi strumenti. È noto, infatti, che in questi contesti le persone non sempre forniscono delle risposte vere su loro stesse, ma, come sottolineato da Dörnyei (2001:207), non disponiamo di strumenti migliori per misurare concetti intangibili come gli atteggiamenti e la motivazione. La scelta di utilizzare diversi punti di vista e diversi metodi di raccolta delle informazioni nasce proprio dal tentativo di compensare, attraverso una triangolazione dei dati, eventuali carenze ed ottenere un quadro quanto più completo del fenomeno che ci siamo proposti di investigare (Nunan 1992:103). In questo modo, a nessuna fonte viene attribuito il peso di fornire la completa e corretta interpretazione del fenomeno. L‟affidabilità dei risultati che comunicheremo nel Capitolo 3 dovrebbe risultare rafforzata dalla reciproca conferma da parte delle diverse fonti (Hood 2009:81).