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Sintesi di ricerche sul tema: „la Videoconferenza via web e l‟apprendimento linguistico‟

Literature Review

1.4 Le tecnologie della comunicazione per l‟apprendimento delle lingue straniere: l‟esempio della Videoconferenza

1.4.3 Sintesi di ricerche sul tema: „la Videoconferenza via web e l‟apprendimento linguistico‟

Esistente una consistente letteratura che si occupa di progetti di telecollaborazione basati sull‟uso del Web 2.0, ma essa si riferisce principalmente a scambi comunicativi scritti attraverso l‟e-mail, la chat o il forum. Gli studi che si occupano della Videoconferenza sono decisamente meno numerosi e, spesso, sono orientati al suo impiego nei contesti di apprendimento linguistico a distanza. Le ricerche che riportano sperimentazioni simili a quelle di nostro interesse sono limitate proprio a causa del fatto che le esperienze di telecollaborazione basate su questa

tecnologia sono ancora poco diffuse. Riportiamo qui una breve sintesi di ricerche e studi di caso di cui siamo a conoscenza.

O‟Dowd è uno dei massimi esperti dell‟utilizzo della Videoconferenza per progetti di telecollaborazione finalizzati allo sviluppo della competenza interculturale. Citiamo qui due indagini interessanti svolte recentemente da questo studioso. La prima (2000) ha evidenziato che le sessioni di Videocomunicazione risultano più efficaci se inserite in un progetto task-based che coinvolga gli studenti in attività preparatorie pre- videoconferenza e di analisi post-videoconferenza. La fase di analisi finale è risultata essere particolarmente utile se orientata alla discussione di aspetti linguistici e culturali scaturiti dalla visione collettiva della videoregistrazione di alcune sessioni.

La seconda indagine (2010) dimostra come la videoconferenza garantisca una buona efficacia solo se viene integrata stabilmente nel curricolo linguistico e nelle attività di classe. L‟indagine ha coinvolto 73 insegnanti di lingue straniere di altrettante istituzioni universitarie europee che avevano già sperimentato scambi interculturali. Il ricercatore ha somministrato loro un‟intervista via e-mail attraverso la quale ha verificato: (1) il grado di attenzione che le diverse istituzioni dedicavano a questo genere di esperienze in termini di accessibilità delle dotazioni tecnologiche, assistenza tecnica, formazione specifica e interesse da parte dei colleghi e (2) le modalità di valutazione delle performance degli studenti utilizzate dagli insegnanti nel corso di queste esperienze di apprendimento. Per quanto concerne la disponibilità tecnologica e l‟assistenza tecnica, l‟indagine non ha rilevato particolari criticità, mentre la formazione è risultata essere un problema importante. Il grado di interesse manifestato dai colleghi è risultato generalmente basso, a causa delle diffusa opinione che questo tipo di esperienze richiedano un grosso dispendio di energie e di tempo. Infine è risultata esserci una mancanza di

chiarezza rispetto alle modalità di valutazione e che solo in pochi casi la partecipazione a questo tipo di esperienze veniva riconosciuto e premiato.

Coverdale-Jones (2000 citato in Yang e Chen 2007:863) ha svolto una ricerca nell‟ambito di un progetto di scambio comunicativo tra studenti in lingua tedesca. Lo studio era finalizzato ad individuare vantaggi e svantaggi derivanti dall‟impiego della videoconferenza a scopi di educazione linguistica e ad indagare le percezioni degli studenti sull‟esperienza. I vantaggi sono risultati essere: la possibilità di comunicare con persone che si trovano in altre parti del mondo, l‟economicità rispetto ad un viaggio-studio, la maggiore possibilità di interazione rispetto all‟e-mail e alla chat e la possibilità di creare nuove relazioni sociali. Gli svantaggi includevano soprattutto problemi di carattere tecnico, come la difficoltà a comprendere a causa della scarsa qualità del segnale audio. Gli studenti coinvolti nel progetto hanno dichiarato di aver percepito lo scambio attraverso questa tecnologia come una forma di comunicazione più limitata rispetto a quella faccia-a-faccia.

Zähner et al. (2000 citati in O‟Dowd 2005:93) hanno studiato l‟impatto delle immagini video in relazione alla possibilità degli apprendenti di interpretare il linguaggio del corpo e i segnali non-verbali dei partner stranieri. Questo studio è stato realizzato nell‟ambito del progetto The Leverage Project che ha previsto scambi in inglese e in francese tra due classi straniere attraverso la Videoconferenza. I partecipanti hanno dichiarato di aver ricevuto uno scarso feedback visivo dai loro partner, in quanto molti dei segnali tipici della comunicazione faccia-a-faccia (contatto visivo, espressioni facciali, ecc.) venivano limitati dalla natura stessa della tecnologia utilizzata. Questi autori hanno anche verificato che gli studenti tendevano a gradire maggiormente i collegamenti di tipo e- tandem, nei quali il singolo studente dialogava con un solo studente

straniero. Il gradimento era dovuto al fatto che i ragazzi trovavano più rassicurante essere corretti da un proprio pari anziché dall‟insegnante e al fatto che, rispetto ai collegamenti in Videoconferenza di gruppo, l‟ansia di parlare in pubblico risultava decisamente ridimensionata.

Lo studio condotto da Matthews (2007) passa in rassegna alcune sperimentazioni di telecollaborazione via Videconferenza svoltesi in Irlanda su invito del governo irlandese. Il focus di questa ricerca sono gli insegnanti e l‟analisi delle sperimentazioni ha messo in evidenza alcune criticità dovute (1) dotazioni tecnologiche inadeguate, (2) alla mancanza di una formazione specifica, (3) alla scarsa capacità di programmazione, (4) alle resistenze nel modificare gli stili di insegnamento.

Yang e Chen (2007) hanno realizzato uno studio qualitativo sulle percezioni di 45 soggetti (un insegnante di una scuola secondaria superiore di Taiwan e la sua classe di studenti) coinvolti in un progetto che ha previsto l‟uso di sei diverse tecnologie Internet-based finalizzate all‟apprendimento della lingua inglese. Tra queste erano comprese sia attività asincrone, come la realizzazione di pagine web e l‟e-mail, che sincrone, come la Videoconferenza e la chat. Gli studenti hanno dichiarato di gradire l‟uso delle tecnologie, ma hanno espresso opinioni contrastanti rispetto alle ricadute effettive sull‟apprendimento linguistico. Le attività asincrone sono risultate le più gradite e le più efficaci nel contribuire all‟apprendimento linguistico. La Videoconferenza è stata considerata interessante ed è risultata seconda nella classifica del gradimento, ma è stata considerata quella che meno aveva contribuito a facilitare l‟apprendimento della lingua inglese. I ricercatori hanno attribuito questo risultato a tre cause: (1) al verificarsi di problemi di connessione che avevano in parte reso poco fluido la scambio comunicativo delle sessioni, (2) alla necessità di alcuni studenti di

mantenere un rapporto personalizzato con il docente e, per finire, (3) al timore di esprimersi in pubblico. Lo studio ha inoltre dimostrato che, nello svolgimento delle attività sincrone, gli studenti con bassa competenza linguistica si limitavano a cercare di comprendere l‟input, manifestando grosse resistenze ad esprimersi in inglese a causa della pressione determinata dal poco tempo messo a disposizione dalla chat e dalla Videoconferenza.

Guth e Marini-Maio (2010) analizzano uno studio di caso riguardante una telecollaborazione tra una trentina di studenti universitari italiani apprendenti di inglese e altrettanti studenti americani apprendenti di italiano. Questa sperimentazione, che puntava a sviluppare sia la competenza linguistica che interculturale, si è basata su sessioni settimanali via Skype e su una piattaforma wiki utilizzata sia per attività di scrittura collaborativa, che per la gestione degli aspetti organizzativi del progetto. I dati raccolti hanno evidenziato che entrambi i gruppi di studenti hanno valutato positivamente l‟opportunità offerta dalla tecnologia di dialogare con parlanti nativi della lingua target, soprattutto in considerazione del fatto che questa opportunità non veniva altrimenti offerta dal loro contesto universitario.

Lo studio di Pritchard et al. (2010) riguarda una sperimentazione svoltasi nel Regno Unito nell‟ambito del progetto MustLearnIT finanziato dall‟Unione Europea. Questo progetto ha previsto l‟uso della Videoconferenza per l‟insegnamento del francese a bambini frequentanti scuole primarie situate in località remote, nelle quali non era disponibile un insegnante specialista. I dati raccolti su questa esperienza hanno dimostrato che questa soluzione può risultare molto efficace in queste situazioni.

Lo studio di Phillips (2010) ha un duplice obiettivo: investigare l‟impatto affettivo dell‟uso della Videoconferenza con allievi di scuola primaria e verificare se questa tecnologia può favorire lo sviluppo della competenza fonologica in un periodo particolarmente propizio dal punto di vista neurolinguistico. La ricercatrice-insegnante che ha condotto questo studio ha messo a punto un progetto di scambio in lingua francese tra una classe inglese e una classe francese che prevedeva due sessioni di Videocomunicazione settimanali. La ricerca ha evidenziato che: (1) i bambini hanno vissuto l‟esperienza come uno degli eventi di maggior rilievo di tutto il loro „vissuto‟ scolastico, (2) i bambini diversamente abili coinvolti hanno dimostrato un alto livello di motivazione a partecipare agli incontri in Videoconferenza, (3) i bambini più grandi (10 anni), pur vedendo la Videoconferenza come molto utile per imparare a parlare il francese, hanno manifestato effetti negativi sulla pronuncia dovuti alla pressione dei parlanti nativi.

Whyte (2011) ha realizzato uno studio qualitativo nell‟ambito di un progetto denominato 1000 Visioconférences pour l‟école lanciato nel 2007 dal Ministero dell‟Istruzione francese. Questo progetto ha coinvolto migliaia di insegnanti generalisti della scuola primaria francese, portando le dotazioni necessarie per la Videocomunicazione e la relativa formazione, con lo scopo di offrire ai bambini della scuola primaria accesso in tempo reale a parlanti nativi di lingua inglese. Il focus della ricerca di Whyte sono gli insegnanti e il modo in cui essi hanno proposto l‟apprendimento linguistico ai bambini utilizzando le tecnologie rese disponibili. Attraverso le sue osservazioni sul campo, Whyte ha rilevato che molti insegnanti tendevano a controllare le sessioni di Videocomunicazione, trasformandole in una sorta di “performance teatrale” (ibid.:288) e limitando moltissimo l‟interazione spontanea dei bambini. Secondo la ricercatrice, questo comportamento degli insegnanti

francesi era la conseguenza di una concezione ormai superata dell‟apprendimento linguistico che prevede la stratificazione di contenuti via via trasmessi dal docente e assimilati dall‟apprendente. In questo contesto, infatti, la Videoconferenza è stata usata, prevalentemente per rivedere e consolidare quanto appreso precedentemente in classe e non per attivare situazioni di interazione spontanea.

Capitolo 2