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Il grande muraglione in blocchi di tufo

Capitolo V. La questione delle porticus Minucie: storia degli studi e stato dell’arte

V. 1 1883-1884: Rodolfo Lanciani e gli scavi per la realizzazione di Corso Vittorio Emanuele II La questione del Diribitorium

V.1.1 I lavori di apertura della strada

2) Il grande muraglione in blocchi di tufo

Nella nota del 1884 apparsa sulle Notizie degli scavi di antichità Rodolfo Lanciani scriveva:

A partire dalla piazza del Gesù fino all’angolo di via de’Ginnasi, si è scoperto (sotto la linea di prospetto delle case abbattute Colonna, Marini, Ferretti etc.) un muraglione rettilineo, costruito con massi enormi di peperino, la grossezza del quale non è ancora determinata. A piedi del muraglione v’è un pavimento di travertino formato con lastre, grosse in media mezzo metro, lunghe m. 1,80, larghe m. 1,00, e solcate da canali di scolo per le acque piovane. Sembra il pavimento di un portico: ma nel sito, nel quale avremmo dovuto ritrovare le basi delle colonne, si è trovato invece un muro di tarda costruzione, grosso m. 0,80. La larghezza del portico, o più esattamente del pavimento di travertini, è di 3 metri.165

Per quanto riguarda tutte queste strutture, trovate al di sotto degli stabili del lato nord della vecchia via dei Cesarini, la documentazione grafica più dettagliata è quanto riportato sulla tavola 21 della FUR del Lanciani (fig. 9).

Figura 10. Il "muraglione rettilineo" sulla tavola 21 della FUR, particolare.

Ingrandendo l’immagine saltano all’occhio alcune tecniche di rappresentazione molto dettagliate. Il “muraglione” ad esempio, in quanto in blocchi di peperino, è rappresentato di colore marrone, e si può addirittura riconoscere la presenza di due filari di blocchi. Le murature in laterizi dell’edificio con absidi è campito con un nero pieno, a differenza del “portico” dinanzi al “muraglione” che ha invece una campitura a righe che identifica, come si vedrà, le murature post-classiche.

La prima nota riferibile allo scavo per la conduttura della nuova via Nazionale sui Registri dei Trovamenti è del 9 febbraio 1884166 e, al febbraio dell’anno dopo, i lavori

dovettero essere arrivati all’altezza di Piazza Strozzi,167 seguendo un andamento non del

tutto chiaro e con numerose riprese a ritroso della trincea di scavo. Secondo quanto (difficilmente) ricostruibile dai Registri i lavori dovettero iniziare dall’incrocio della via dei Cesarini con via dell’Arco dei Ginnasi (o via di S. Nicola dei Cesarini), proseguire verso la piazza del Gesù per poi arrestarsi e riprendere da via dell’Arco dei Ginnasi in direzione di piazza Strozzi.

La fogna dovette essere scavata all’interno delle cantine degli stabili demoliti, in quanto il lato a sud del “muraglione”, che si impostava al di sotto della fronte degli edifici, non fu indagato. La larghezza della trincea dovette attestarsi sui 3 o 4 metri circa.

All’interno di questa trincea, dunque, un lungo muro sotto la fronte delle case del lato nord di via dei Cesarini, in blocchi di peperino delimitava un piano di lastroni di travertino (di m. 1,80 x 1,00 e spessi 0,50). La presenza di canali di scolo per le acque piovane sulla pavimentazione lasciò suppore l’esistenza di un portico che viene rappresentato nella FUR con una serie di colonne, ma che deve trattarsi di una ricostruzione in quanto non ve ne è traccia su nessun documento o articolo. Al loro posto fu trovato un muro tardo, forse in laterizi, appartenente ad una sistemazione posteriore.168

All’interno dei Manoscritti Lanciani della Biblioteca Vaticana il “muraglione” compare solo in due schizzi: in Cod. Vat. Lat. 13039, f. 55r (fig. 10) e 13040, f. 249v (fig. 8).

166 R.T. VI, p. 130, n. 308. 167 R.T. VI, p. 175, n. 421.

168 LANCIANI 1884A,pp. 103-104. Di “due muraglioni paralleli alla strada, a cortina l’uno e l’altro

formato di grossi parallelepipedi di peperino” si parla nel rapporto dell’8 marzo 1884 (R.T. VI, p. 135, n. 318). In una minuta di lettera inviata al sindaco Leopoldo Torlonia il 19 marzo 1884 (ACA, pos. 1061, prot. 489) il Lanciani riferisce di un “lunghissimo porticato (m. 87 fino al 16 corr.) con la parete di fondo costruita a bugna di peperino e col pavimento costruito con grandi lastroni di travertino grossi m 0,49 lunghi m 1,80 larghi m 0,85”.

Figura 11. Cod. Vat. Lat. 13039, f. 55r

In uno schizzo eseguito dal Lanciani verosimilmente nel 1884 (fig. 11, A), appare un settore di muro formato da blocchi di tufo disposti per testa e una cornice modanata nella faccia meridionale.

Nella relativa sezione la modanatura risulta appartenere ad un blocco di travertino poggiante su due blocchi di tufo. Secondo l’appunto riportato accanto al disegno questi blocchi dovevano essere “rivestiti di lastroni”, forse in marmo. L’avanzo è posizionato davanti il Palazzo Vitelleschi, ad una distanza troppo maggiore rispetto al “muraglione” di cui sopra (9 metri contro circa 6 metri) per poterlo mettere in relazione con esso. Infatti, una sommaria indicazione a matita del muro di peperino, del prospiciente lastricato e di alcune colonne (ricostruzione del portico), rende evidente la non coincidenza del nuovo tratto con la linea già determinata. Questo dovette provocare non pochi problemi di identificazione, tanto che il Lanciani non lo mise neppure sulla FUR. Su quest’ultima il lungo muro di peperino termina nel punto in cui il Lanciani vide un blocco di travertino “arrotato dai barili delle ruote”, da interpretarsi forse con i resti di un’apertura del muro (fig. 10). I blocchi del lacerto di muro più piccolo sono rappresentati subito al di sotto del piano stradale, con la modanatura che inizierebbe a oltre 1,05 metri al di sotto del manto. Maria Pia Muzzioli considera il muro come parte della grande struttura più ad est, supponendo che la quota del “piano stradale” si riferisca alla strada romana trovata presso piazza del Gesù (100 metri più ad est) e che la difficoltà del posizionamento sia dovuta alla difficoltà di congiungere tra loro rilievi eseguiti in momenti diversi con sommari punti di riferimento.169 Secondo il mio punto di vista il Lanciani provò a mettere la

struttura in relazione al “muraglione”, come testimoniato dallo schizzo a matita, ma abbandonò l’idea reputandola tarda, a giudicare dalla quota di rinvenimento. È molto improbabile che abbia avuto modo di mettere in relazione tale quota con la quota di spiccato della strada romana, trovandosi essa a oltre cento metri di distanza. Mi sembra quindi più sensato che il “piano stradale” altro non sia che la strada moderna. Bisogna notare infine come la modanatura di base sia stata notata solo ed esclusivamente nell’ultimo muro e mai per il grande “muraglione”, nonostante esso sia stato indagato per oltre 110 metri di lunghezza.

Per quanto riguarda la strada antica, dal resoconto del 21 marzo 1884 si desume un dato molto importante: la strada, che nella FUR è rappresentata insieme col “muraglione” di peperino e sembra con questo parte di un unico complesso, fu trovata alla profondità di m 4,50, come risulta anche dalla quota (11.47) indicata in nero nella FUR. Si tratta

dell’unica quota segnalata per questo insieme di strutture mancando, purtroppo, le segnalazioni sia delle quote del lastricato di travertino sia del “muraglione”. Maria Pia Muzzioli non crede alla contemporaneità delle strutture e pone la strada al di sopra del lastricato di travertino, di cui però il Lanciani non riporta quote.170 È interessante notare

però come la quota della strada di 11,47 m s.l.m. coincida all’incirca con la quota di 11,29 m s.l.m del lastricato di travertino riportato dal Narducci nella sua sezione della fogna di Corso Vittorio vista sopra (fig.).

Dal mio punto di vista è ragionevole pensare che la strada ed il lastricato di travertino appartengano ad una stessa fase, anche perchè, a ben guardare la tavola 21 della FUR, si nota come le lastre di travertino a destra della strada cambino diposizione (è presente anche un canale che immette alla strada), divenendo quasi un marciapiede.