Capitolo VI. Analisi delle e videnze archeologiche dell’area VI.1 Il tempio di via delle Botteghe Oscure
IV.2 L’area esterna
VI.2.3 Il sistema di smaltimento delle acque I sistemi fognari dei lastricati dell’area
Per quanto riguarda la fase repubblicana dell’area non ci sono elementi certi che possano gettare luce sul sistema fognario dell’area scoperta o delle strutture della porticus. Per una questione di quote le uniche opera idrauliche potenzialmente afferenti ad una fase precedente quella domizianea sono quelle riportate sulla tavola 3 con i numeri 4 e 5. Sono fogne a cappuccina con il vertice della copertura posto a oltre 7 metri dal piano moderno (circa 10,70 m s.l.m.). Le misure sono però ignote. Tutte presentano all’incirca un orientamento nord-ovest – sud-est che mal si concilia con l’orientamento predominante delle strutture secondo gli assi cardinali.
Gli scavi condotti nell’area hanno restituito, per la fase imperiale, un fitto sistema di fogne a cappuccina da mettere in relazione con il piano domizianeo ed, in particolare, con il sistema di fontane di cui si è parlato nel paragrafo precedente. Si tratta esclusivamente di fogne a cappuccina (tav. 4, nn. 4, 5, 8, 11, 16, 17, 18, 19, 29) la costruzione delle quali ha spesso causato la distruzione della pavimentazione repubblicana dell’area (ad esempio tav. 4, nn. 11 e 17). Il sistema segue per lo più un orientamento per assi ortogonali, con alcune fogne che si sviluppano in senso nord-sud (tav. 4, nn. 4, 16, 18) ed altre in senso est-ovest (tav. 4, nn. 7, 8, 17, 19). Uniche eccezioni le fogne nn. 11 e 29 che presentano un andamento diagonale.
Al momento la fogna numero 4 è l’unica che, data la sua vicinanza al limite orientale della porticus, potrebbe essere posta in relazione con la raccolta delle acque provenienti dal displuvio del tetto di quel settore di colonnato.
Quasi tutte le fogne hanno restituito dei bolli laterizi ma i calchi presenti all’interno delle Carte Gatti, sono riconducibili solo alle fogne 4 e 29, trovate rispettivamente nei cantieri “Condominio Argentina” e “Impresa Costruzioni Urbane”. I calchi provenienti
dal Condominio Argentina segnati con la dicitura “fogna” sono ben otto, un numero improbabile se si pensa che l’unica fogna di cui si ha una pianta misura circa tre metri. Non tutti i bolli proverranno quindi da questa fogna ed è probabile che alcuni provengano da strutture demolite e mai documentate o, più semplicemente, dalla terra di riporto degli scavi. I bolli in questione sono riconducibili a quattro tipi epigrafici:
- CG 3871, 3876: CIL XV, 1346d (Q. Oppi Natalis), databili tra il 93 ed il 107 d.C.; - CG 3871c, 3879: CIL XV, 635c (Ex figlin(is) Tonneian(is) ab L. Licin(io)
Feli(ce)), databili alla fine del I secolo d.C.;
- CG 3871b, 3875: CIL XV, 1105 (Cn. Domiti Chrysero(tis)), databili al primo decennio del II secolo d.C.;
- CG 3880, 3881: CIL XV, 905/6.3 (Secundi C. Calpeta(nis) Favor(is)), databili all’ultimo decennio del I secolo d.C.
Per la fogna numero 4 (Impresa Costruzioni Urbane) si hanno gli estessi problemi. Dal cantiere provengono i calchi di otto bolli ma di nessuno di essi è indicata la provenienza esatta. I bolli presentano tre tipi epigrafici, i primi due dei quali in comune con quelli appena visti:
- CG 3474Ab, 3475Ac: CIL XV, 1346b (Q. Oppi Natalis), databili ad età domizianea;
- CG 3474Ba, 3475Ab: CIL XV, 635c (Ex figlin(is) Tonneian(is) ab L. Licin(io) Feli(ce)), databili alla fine del I secolo d.C.;
- CG 3475Aa, 3474Aa, 3475B, 3474Bb: CIL XV, 1094e (Cn. Domit(ius) Arignot(us) fec(it)), databili ad età domizianea;
Una datazione media compresa tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C. è quindi, anche in questo caso, la più ragionevole.
Un ultimo termine di datazione arriva dalla fogna numero 5, l’unica ad essere stata scavata stratigraficamente in tempi recenti. Essa fu infatti riscoperta all’interno del saggio condotto all’esterno dell’area archeologica di via Celsa dall’università di Siena nel 1996.289 Un bipedale della fogna ha infatti restituito un bollo databile ad età
domizianea.290 Lo stesso scavo ha permesso anche di datare, a grandi linee, al V secolo il
289 MANACORDA-ZANINI 1997,Saggio Area II, US 35.
momento di abbandono della canaletta e quindi, per estensione, di tutto il sistema idrico dell’area.291
Il collettore di via di S. Nicola de’ Cesarini
Un aiuto particolare per la comprensione del sistema di smaltimento delle acque di tutta l’area arriva infine dal Cabreo delle fognature della città di Roma.
Già il Lanciani nella sua Forma Urbis Romae rappresentava due fognature nell’area: una passante al di sotto di via di S. Nicola de’ Cesarini (la Cloaca dell’Olmo di età moderna)292 ed una su via delle Botteghe Oscure (la cloaca iuxta monaster. S. Silvestri et
s. Laurentii q.v. Pallacini attestata nel IX secolo d.C.).293
L’analisi del Registro VI, riportante piante e sezioni della rete fognaria quale doveva essere nel 1860, ha rivelato in particolare un sistema di fognature a cappuccina ancora funzionante all’epoca della raccolta.294 Delle due fognature del Lanciani solo la Cloaca
dell’Olmo trova però un corrispettivo all’interno del Registro.
La fogna, nel tratto che interessa la presente ricerca, inizia all’incirca dal limite nord della piazza delle Stimmate (tav. 4, n. 30) e prosegue verso sud con un andamento che verrà rispettato dai palazzi moderni fino all’inizio di via di S. Nicola de’ Cesarini. In piazza delle Stimmate la fogna ha l’aspetto di una cappuccina di notevoli dimensioni, è alta 2,03 metri e la quota di fondo è di 9,99 m s.l.m. (fig.). Così il Narducci ne descrive l’inizio:
Questa chiavica ha origine in via della Minerva, percorre la piazza, e via de’ Cestari, ove all’imbocco della detta via riceve la chiavica che viene dal Collegio Romano. La sua luce è di m 2,12 per m 0,90; trovasi sotto il piano stradale m 4,26; presenta alla sua origine due pendenze, una verso la Rotonda, ed altra dal lato di via de’ Cestari.295
291 MANACORDA-ZANINI 1997,p. 257. 292 Cfr. NARDUCCI 1889, pp. 34-39.
293 Catalogo di Leone III, 806 d.C.: cloaca quae est iuxta monasterium santi Silvestri et santi Laurentii martyris quivocatur Pallacini (DUCHESNE 1886, II, p. 145). V inoltre MUZZIOLI 1992, p. 205 per un elenco
delle fonti a riguardo.
294 Le tavole, con squisiti disegni ad acquerello, sono conservate presso il Dipartimento Sviluppo
Infrastrutture e Manutenzione Urbana del Comune, in via Luigi Petroselli 45.
Figura 95. Cloaca dell'Olmo, sezione in piazza delle Stimmate (Cabreo, Reg. VI, sez. 767AB).
Arrivata all’ingresso di via di S. Nicola de’ Cesarini essa però subisce una deviazione dal tracciato antico che, verosimilmente, dovrà essere messa in relazione con la costruzione dei Palazzi della strada che forse comportò l’obliterazione del tratto antico della fogna (fig.).
Figura 96. Pianta del punto di innesto della Cloaca dell'Olmo in via di S. Nicola de' Cesarini, nord in basso (Cabreo, Reg. VI, tav. 9).
Questo punto di confluenze è così descritto dal Narducci:
Attraversava la già via Cesarini ove raccoglieva la fognatura proveniente da Monte Cavallo, via Nazionale, piazza SS. Apostoli, piazza Venezia, via del Plebiscito, piazza del Gesù e via Cesarini, e dall’altro lato la fogna della via del Sudario che cavalcava la chiavica della Giuditta. Presentemente la via Cesarini è stata cambiata dalla nuova arteria ed ha preso il nome di Corso Vittorio Emanuele, e tutte queste fogne sono state immesse nella nuova fognatura già descritta, e la chiavica dell’Olmo ora ha la parziale sua origine al vicolo di San Nicola a’ Cesarini, ed attraversando i fabbricati di fronte raggiunge piazza Paganica.296
Il tratto antico sembra riprendere quindi all’altezza del palazzo che imponeva una deziazione verso est alla strada di via di S. Nicola de’ Cesarini (tav. 4, n. 31). Rivelatore dell’antichità di questo tratto è il fatto che passi al di sotto dei palazzi moderni. Purtroppo i registri non riportano sezioni per questo tratto che, a partire da questo punto, sembra deviare leggermente verso ovest. Nel punto indicato col numero 32 la documentazione riporta una situazione tanto interessante quanto di difficile lettura. La fogna a cappuccina,
che qui ha un’altezza di 2,80 metri ed una quota di fondo di 8,22 m s.l.m. (fig.), sembra in questo punto deviare bruscamente verso ovest formando una sorta di bypass (fig.).
Figura 97. Cloaca dell'Olmo, sezione presso piazza dei Calcarari (Cabreo, Reg. VI, sez. 766AB).
Figura 98. Pianta della deviazione della Cloaca dell'Olmo nei pressi di via Paganica. La pianta è stata volutamente posta con il nord in alto per facilitarne la lettura. (Cabreo, Reg. VI, tav. 20).
La fogna passa quindi accanto ad una vasca (forse tagliandola) da cui sembra uscire una fistula che si dirige verso una ruota idraulica posta nelle cantine di Palazzo Guglielmi. Il punto in cui la fogna sfiora la vasca è rappresentato in’altra sezione (fig.), aggiornata a matita da una mano ignota.
Figura 99. Cloaca dell'Olmo presso via Paganica. Cabreo, Reg. VI, sezz. 766MN, 766OP).
Sono del parere che si tratti di una sorgente. La profondità del punto di captazione (8,55 m s.l.m.) potrebbe inoltre far pensare che si tratti di una risorgiva antica, sfruttata senza soluzione di continuità fino all’epoca moderna. La deviazione della fogna a cappuccina potrebbe aver avuto quindi lo scopo di raccogliere le acque della sorgente, immettendole nel collettore fognario diretto verso la Cloaca Mattei, mettendola in pratica fuori uso.
Arrivata a Palazzo Guglielmi la fogna gira poi a 90 gradi verso il collettore di via Paganica, dirigendosi verso la Cloaca Mattei e quindi verso il Tevere.
L’ultima sezione del collettore è presa dal Narducci a Piazza Paganica (fig.). Da questo punto in poi la descrizione del Narducci si fa molto dettagliata:
Pervenuta la chiavica dell’Olmo nella detta piazza, s’immette con forte pendenza in una antica cloaca dell’epoca imperiale (fig); dico di quell’epoca, perché i piedritti sono rivestiti di mattoni a cortina, al piano dell’imposta della copertura ha una cornice ugualmente formata di mattoni, e la copertura poi è a cappuccina con grandi
quadri di laterizio di m 0,70 per m 0,60. Questa caratteristica costruzione rinvenuta nelle fogne, che per i bolli dei mattoni, per le notizie storiche topografiche si poterono caratterizzare per costruzioni dell’epoca dell’Impero, dà motivo a ritenere anche di questa il tratto in parola. La sua luce è di m 2 per 1,25; trovasi sotto l’attuale piano stradale m 10,33, l’ordinata del fondo è a m (6,17). Quando poi perviene a piazza Mattei sbocca in un antico collettore costruito con grandi parallelepipedi di pietra gabbina con volta formata a cunei della stessa qualità non congiunti con cemento. Questa antica opera è alta m 3,21 e larga m 1,40, il suo fondo di grosse guide è all’ordinata (5,85), e trovasi sotto il piano stradale m 9,27.297
Figura 100. Sezioni della Cloaca dell'Olmo a piazza Paganica (a sinistra) e a piazza Mattei (a destra). Da NARDUCCI 1889,tav. 5.
Almeno per l’età imperiale è attestato quindi un grande collettore attraversante l’area da nord a sud. È ragionevole pensare che la fogna raccogliesse le acque da entrambi i bacini idrografici in cui l’area si trovò divisa dal suo passaggio: la porticus di via delle Botteghe Oscure ad est e l’Area Sacra ad Ovest. Per quanto riguarda quest’ultima, per la
fase imperiale, come si vedrà nel paragrafo dedicato al limite orientale dell’Area Sacra, è attestata la presenza di una fogna a cappuccina parallela al portico orientale dell’Area che riceveva le acque del sistema idrico di smaltimento di tutta la piazza antistante i templi. La fogna ha una pendenza verso sud ed è spesso interrotta da alcune fogna repubblicane con andamento est-ovest che si dirigono dalla zona templare verso via di S. Nicola de’ Cesarini. Queste fogne repubblicane, quindi, ricevevano le acque provenienti dalla fogna imperiale e le scaricavano all’interno del collettore “dell’Olmo” attraversando il portico orientale.298 È molto probabile dunque che almeno il tratto terminale delle fogne
repubblicane, attraversante il portico orientale, rimase attivo anche in epoca imperiale, con la funzione di raccordo tra il nuovo sistema di smaltimento del piano domizianeo dell’Area Sacra ed un collettore fognario “dell’Olmo” repubblicano.
Sull’aspetto di questa prima fase del collettore, al momento, si possono avanzare solo delle ipotesi. Le fogna appartenenti al piano repubblicano dell’Area Sacra, e quindi databili alla seconda metà del II secolo a.C., si presentano interamente realizzate in conglomerato cementizio con copertura a volticella (fig.).
298 Così ad esempio il Marchetti Longhi descriveva il tratto della fogna repubblicana posta a nord del
tempio C: “La fogna prosegue in linea retta verso il lato orientale dell’area ove riceve l’altra, che corre in linea ininterrotta immediatamente a tergo del portico orientale di recinzione e con un salto s’immette nella fogna esterna ancora attiva, che corre fuori il portico in senso parallelo a questo”. MARCHETTI LONGHI
Figura 101. Fogna repubblicana parzialmente interrata posta fra i templi C e D.
Il vertice della volta si pone tra gli 80 ed i 90 cm al di sotto del piano di tufo dell’area e sono alte circa 90 cm. Il fondo si attesta quindi ad una quota altimetrica sui 9/9,25 metri s.l.m. Come visto, il tratto conosciuto del collettore dell’Olmo, posto circa 12 metri a sud della fogna repubblicana posta fra i templi B e C, ha una quota di fondo di 8,22 m s.l.m. (fig.), un metro circa al di sotto del fondo delle fogne repubblicane dell’Area Sacra. Queste ultime avrebbero potuto quindi scaricare le loro acque ancora nel collettore di età imperiale ma, non per tutta la lunghezza dell’Area Sacra, in quanto il collettore principale ha all’ingresso su via di S. Nicola de’ Cesarini una quota di fondo di 9,93 m s.l.m., quasi un metro al di sopra del fondo delle fogne repubblicane. Ma che fine ha fatto dunque il collettore repubblicano?
Ricapitolando, la Cloaca dell’Olmo, da via dei Cestari fino alla sua immissione nella Cloaca Mattei, ha l’aspetto di una fogna a cappuccina di età imperiale, con una quota al fondo in via dei Cestari di 10,00 m s.l.m ed una quota di immissione nella repubblicana Cloaca Mattei di 5,85 m s.l.m. (1,46% di pendenza). Data la portata di acqua, un collettore di età repubblicana è verosimile che avrebbe avuto le stesse caratteristiche della Cloaca Mattei, costruita in opera quadrata. Il fatto che non si trovi traccia di una simile opera per tutti i circa 300 metri che separano via dei Cestari con l’imbocco della Cloaca Mattei, lascia spazio a tre ipotesi:
1) La prima è che il collettore repubblicano, in opera quadrata, sia andato distrutto e sia stato completamente sostituito dal collettore di età imperiale. Un’ipotesi probabile ma inverosimile. È impossibile pensare che si sia scelto di scarificare 300 metri di collettore in opera quadrata quando sarebbe bastato fare della manutenzione.
2) Il collettore repubblicano è stato dismesso in quanto vi fu un cambio nei percorsi di smaltimento delle acque. Anche questa ipotesi è inverosimile perché in tutta l’area esiste una sovrapposizione pressochè identica tra le strutture delle diverse fasi. Non sono attestati stravolgimenti nel piano urbanistico dell’area.
3) Non esiste alcun collettore repubblicano in opera muraria. Ciò spiegherebbe la totale assenza di strutture repubblicane.
Delle tre ipotesi l’ultima è la più interessante. È molto probabile che in età repubblicana il sistema di smaltimento delle acque in questo punto sia stato a cielo aperto. Solo successivamente, quando l’area perse il suo carattere extra-urbano, si fece avanti la necessità di coprire il canale “intubandolo” all’interno di una fogna a cappuccina. Ciò potrebbe essere avvenuto tra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C., quando la costruzione degli edifici di spettacolo nell’area portò ad un’affluenza maggiore della popolazione in questa zona della città.
L’Amnis Petronia e la Fons de Calcarario
Questo corso d’acqua si mantiene costantemente libero di macerie, poiché in tempi anche ordinari porta una massa considerevole di acque per le sorgenti abbandonate che s’infiltrano.299
Riguardo due di queste fonti lo stesso autore riporta che:
Nelle esplorazioni eseguite nelle adiacenze di questa fogna, si rinvennero due sorgenti di acqua: l’una a piazza Paganica, che guidata in apposito condotto serve ad uso privato del Marchese Guglielmi; l’altra nell’angolo del palazzo Mattei. L’ordinata di livello della prima è (9,40), della seconda (9,44).300
Si tratta delle sorgenti segnata dal Lanciani sulla sul FVR e che riportano le stesse quote assolute calcolate dal Narducci. Un approfondimento della sorgenere di palazzo Mattei esula la presente ricerca, per tale motivo ci si soffermerà solo su quella di palazzo Guglielmi. Appare evdente che l’autore sta parlando del sistema idrico visto sopra, riportato dal Cabreo all’interno delle cantine di palazzo Guglielmi (fig.). Il Lanciani però non sembra segnare correttamente il luogo della sorgente di palazzo Guglielmi, forse perché credette che la fonte dovesse trovarsi nel punto in cui era la ruota idraulica. Come visto invece, la fonte è più a nord, in prossimità del lato settentronale della scomparsa piazza dell’Olmo, e da lì attraverso un condotto è convogliata verso la ruota idraulica di palazzo Guglielmi.
La fonte di piazza dell’Olmo potrebbe identificarsi con la fons de Calcarario. Nel 1553 il Ligorio scriveva che il Circo Flaminio, all’epoca individuato dov’è invece il teatro di Balbo, “cominciava dalla Piazza de’ Margani, e finiva appunto al fonte di Calcarara: abbracciando tutte le case de’ Mattei” e continua dicendo che, durante i lavori di demolizione dei resti all’interno delle proprietà Mattei, “viddesi alquanto del canale, per onde passava l’acqua: la quale ancora adesso passa per la casa d’un tintore di panni: e chiamasi per corrotto uso il fonte di Calcarara”.301 Sull’esatta localizzazione di questa
casa il Fabretti, parlando della cloaca dell’Olmo, dice “…quae ad plateam Ulmi sub officina tinctoria visitur”.302 La fonte, identificata dagli scrittori sia con una sorgente che
299 NARDUCCI 1889,p. 38. 300 NARDUCCI 1889,p. 38. 301 LIGORIO 1553,p. 17. 302 FABRETTI 1788,p. 185.
con il condotto di via di S. Nicola de’ Cesarini” che scorre al di sotto della casa dei tintori di panni, va posta nei pressi della piazza dell’Olmo e non, come vollero il Marchetti Longhi ed il Lanciani, sulla via Paganica. Questa localizzazione coincide, come visto, con la sorgente riportata dal Cabreo.
La Cloaca dell’Olmo dovette avere una notevole portata fino in età moderna. La particolarità sta inoltre nel fatto che tutti scrittori, a partire dal Cinquecento in poi, concordino nel definire l’acqua della fogna “limpida e purissima”. Per quanto possa essere stato notevole l’apporto della sorgente di piazza dell’Olmo, non è pensabile che tutta quest’acqua sia appartenuta solo ad una risorgiva. A tal proposito il Cassio, pensando si trattasse dell’acqua Augusta captata da Tuscolo, così descrive il tragitto della cloaca in Campo Marzio nel 1756:
Si parla esservi, nel fondo del palazzo degli Eccellentissimi Barberini sul Quirinale un gran capo d’acqua, che strepitosa vi corre, ed è fuor di dubbio; e si vuole, che trovato, o fattosi da se, ed apertosi il corso in qualche Cloaca delle collassù da M. Agrippa scavate verso al Campo Marzio fino al Tevere, scenda dallo stesso Palazzo a ponente per la strada, che dicesi di Costantinopoli, indi alquanto piegando a Settentrione s’accosti al Collegio di Propaganda, proseguendo il rumoreggiante suo corso alla Chiesa di S. Gio. de PP. del riscatto, di là voltando a meriggio scorra al clivo dal Quirinale presso il Monistero delle Vergini, continuando alla piazza de SS. Apostoli ad occidente per la strada del Gesù, sempre occulta fino alla Chiavica dell’Olmo, dove più strepitosa sentendendosi si fa vedere, e gustare limpida, e al sommo fresca, daddove và finalmente a seppellirsi nel Tevere.303
Il passo è poi citato, nel 1789, dal Bianconi e dal Fea e messo in relazione con la casa del tintore di piazza dell’Olmo:
Quella grossa vena d’acqua, che serviva a questo Circo, sentesi tuttavia gorgogliare sotto terra fra le sue rovine alla chiavica dell’Olmo; e nei sotterranei d’un tintore a lei vicino si vedono ancora gli archi immensi del Circo, fra i quali scaturisce per uso della sua officina ampia vena di quest’acqua limpida, e purissima.304
303 CASSIO 1756,I, n. IV, § 10. 304 BIANCONI-FEA 1789,p. VII.
Il percorso di questa sorta di fiume sotterraneo che, come visto, coincide nel suo tratto terminale con la Cloaca dell’Olmo, fu dal Lanciani identificato con l’Amnis Petronia delle fonti classiche.305 Non è questa la sede adatta per discutere dei problemi di topografia
connessi con il passaggio dell’Amnis tra gli edifici della vita pubblica in Campo Marzio. Penso che un tale lavoro potrà essere condotto solo tenendo in considerazione l’effettiva posizione degli edifici facenti parte del dibattito (Saepta, Diribitorium, Iseum…) in