CAPITOLO TERZO Le reti sociali dei richiedenti asilo
4. Un focus sui gruppi WhatsApp dei richiedenti asilo a Livorno
4.5 I gruppi della scuola
Nel piano nazionale del governo il sistema dell’accoglienza ha tra i suoi obiettivi principali la garanzia di un alloggio, l’assistenza sanitaria e l’obbligo scolastico che si articola, al momento dell’arrivo in Italia, in corsi di alfabetizzazione su vari livelli. Anche il Consiglio d’Europa definisce l’integrazione come un processo a due vie: i migranti devono dare prova di investire nel loro progetto migratorio, ad esempio apprendendo la lingua del Paese di accoglienza, ma anche il Paese ospite ha delle responsabilità, come ad esempio consentire l’accesso al mercato del lavoro ed evitare le discriminazioni.
“Vivere insieme nella diversità” non è solo uno slogan, è un principio vitale per ogni democrazia fondata sulla pace. Coloro che hanno responsabilità politiche e i cittadini hanno un ruolo attivo da svolgere in questo senso. Non tutti i migranti rientrano in una medesima categoria di discenti: i loro bisogni di apprendimento sono complessi; complessità di cui le misure adottate dai poteri pubblici e i metodi di insegnamento devono tener conto. Sulla base della sua lunga esperienza nel campo dell’apprendimento e insegnamento delle lingue (straniere), il Consiglio d’Europa ha perciò sviluppato diverse iniziative, tra cui un sito web dedicato, delle linee guida e degli strumenti per aiutare gli Stati membri a sviluppare politiche coerenti ed efficaci (Beacco, Little, Hedges, 2014).
Per i migranti l’integrazione nel tessuto sociale passa dalla conoscenza della lingua del Paese di accoglienza. I migranti hanno diritto di accesso a test che corrispondono ai vari stadi della propria situazione giuridica: ingresso nel territorio, permesso di soggiorno, accesso al mercato del lavoro e acquisizione della cittadinanza del Paese di arrivo. Purtroppo la misurazione delle competenze linguistiche tramite test spesso appare, agli occhi del migrante, come un ostacolo all’apprendimento e si trasforma più in un mezzo di controllo dei flussi migratori che in strumento di integrazione nel contesto sociale di riferimento. Il dialogo interculturale dovrebbe tener conto maggiormente delle diversità linguistiche dei migranti che del loro stato giuridico. L’adesione ai valori fondamentali della società ospitante è un processo socio-affettivo identitario che non può basarsi solamente sulle capacità linguistiche. Un migrante può avere una conoscenza “debole” della lingua ma ciò non significa che non aderisca ai valori fondamentali della società d’accoglienza. L’apprendimento di un’altra lingua implica l’abbandono della padronanza della propria per entrare, nuovamente nel mondo della doppia presenza o, per usare le parole del sociologo algerino Adbelmayek Sayad, della doppia assenza, per cui l’individuo che migra è assente sia dalla società di origine sia dalla società in cui arriva. Per un
126 richiedente asilo l’apprendimento della lingua è cruciale al momento dell’audizione con la commissione. M. F. dice:
Per me lo smartphone è importante perché mi permette la traduzione della lingua dall’italiano al francese e viceversa, così imparo più velocemente e posso avere relazioni più semplici con le operatrici. Èla mia prima scuola di italiano (intervista n. 14).
I gruppi virtuali scolastici sono gruppi di piccole dimensioni, creati solitamente dalle insegnanti per gestire la classe. Il gruppo “Gli amici della scuola”, composto da 12 partecipanti, è un gruppo misto creato da una maestra della Comunità di S. Egidio. M. racconta:
Dentro al gruppo ci sono studenti di Cecina, Pisa, Livorno e la maestra Silvia lo ha creato per informarci sugli orari delle lezioni e altre attività, per darci appuntamento davanti al Comune o in Piazza della Repubblica a Livorno. Nel periodo dopo l’alluvione (10 settembre 2017) ci siamo incontrati per aiutare gli abitanti delle zone colpite. Facciamo scuola alla Comunità di S. Egidio. Le maestre italiane sono tre, noi ragazzi veniamo della Nigeria, Senegal, Benin, Togo e Niger (intervista n. 1).
La forza del gruppo è poter togliersi dei dubbi sulle parole in italiano, proprio attraverso la chat. Lo ha creato la maestra per orari e date delle lezioni (intervista n. 3).
Anche B., 20 anni, appartiene al gruppo “Terza B” che conta 12 partecipanti. Il gruppo è stato creato dalla maestra e svolge non solo la funzione informativa su orari e lezioni, ma è utile per la correzione degli errori e la conoscenza di vocaboli nuovi. La forma testuale utilizzata nelle chat favorisce l’integrazione linguistica in maniera informale ma sostanziale. Le docenti delle scuole di alfabetizzazione o del CPIA (Centri per l’istruzione degli adulti) sono consapevoli dell’efficacia di questo strumento tecnologico e sempre più spesso lo utilizzano in maniera complementare alle lezioni frontali. All’interno del nostro piccolo campione tre ragazzi hanno superato l’esame di ammissione e frequentano il primo anno di scuola secondaria superiore. In Toscana l’accesso all’istruzione per adulti è garantita da un’intesa tra Regione, Ufficio Scolastico e CPIA. Questa iniziativa è rivolta particolarmente a quei cittadini stranieri che, pur avendo titoli di studio nel Paese di origine, non sono in grado di presentare la certificazione. Attraverso questo tipo di istruzione si ha la possibilità di accedere a tirocini che per legge, in Toscana, sono retribuiti
127 e rappresentano quindi un utile contatto con il mondo del lavoro.
È capitato a volte – ricorda l’assessore all’immigrazione della Regione Toscana, Vittorio Bugli – che alcuni dei giovani ospiti dei centri di prima accoglienza o degli SPRAR abbiano avuto la possibilità di accedere a questi corsi. Ma naturalmente non avevano con sé i documenti per dimostrare l’assolvimento dell’obbligo scolastico e richiederli attraverso l’ambasciata, come si intuisce, diventava assai complicato (Fortini, Cremoncini, 2017).
Il CPIA consente un percorso di istruzione di primo livello. All’interno della mia ricerca tre ragazzi hanno conseguito la licenza media inferiore utilizzando il CPIA e 2 ragazzi stavano frequentando il corso al momento dell’intervista. I gruppi della scuola sono un esempio di inclusione e integrazione a partire dalle aule, un segnale importante che viene dal mondo della scuola e che non può essere trascurato. La forma linguistica della chat utilizzata nei gruppi virtuali aiuta e accompagna l’apprendimento in classe. La migrazione si avvale, anche in questo caso, della tecnologia per attività di sostegno e richieste di aiuto. In ambito scolastico troviamo un gruppo singolare che ha “sede” in Gambia, “Free World” e a cui partecipano 12 persone:
Siamo tutti professori della stessa scuola media dove insegnavamo in Gambia. Siamo amici. La nostra relazione era molto stretta; dal momento che io e un altro siamo dovuti scappare, un amico ha pensato di creare questo gruppo per parlare, scherzare, restare amici, si parla di scuola e di politica. Gli altri partecipanti sono tutti in Gambia (intervista n. 9).