• Non ci sono risultati.

Strumenti di analisi: la Social Network Analysis e le reti ego-centrate

CAPITOLO TERZO Le reti sociali dei richiedenti asilo

1. Strumenti di analisi: la Social Network Analysis e le reti ego-centrate

La Social Network Analysis, d’ora in poi SNA, è una prospettiva di ricerca di tipo ecologico, nel senso che agisce nel milieu tra gli individui e i loro ambienti sociali con l’intento di farli interagire e promuoverne l’integrazione. La SNA fornisce gli strumenti più consoni all’analisi delle reti sociali e allo studio delle relazioni e delle sue strutture per poter elaborare dati in maniera convergente e interdisciplinare, combinando elementi diversi, talvolta opposti, in grado di spiegarci le trasformazioni sociali. Il presupposto di un’analisi di rete è che ogni individuo si relaziona con gli altri e questa interazione è in grado di modificare il modo di agire di entrambi. Con questo tipo di approccio metodologico il nostro punto di riferimento sono le reti. Si parlerà di metodo di rete e non di modelli perché la prospettiva che abbiamo di fronte è dinamica e tenta di lavorare con gli attori, le relazioni e la struttura. La ricerca realizzata sul campo è di tipo quanti-qualitativo e, da un punto di vista pratico, la metodologia utilizzata si è trasformata in un lavoro di rete tra la sottoscritta, in veste di promotrice dello studio, gli operatori degli altri enti gestori e gli intervistati, per la raccolta di informazioni, esperienze e racconti sul rapporto tra la propria vita di richiedente asilo e le nuove tecnologie a disposizione. Il metodo di rete consente di connettere coerentemente la dimensione teorica (teoria di rete), quella metodologica (analisi delle reti) e quella pratica (lavoro di rete) (Salvini, 2012). Con la SNA il ricercatore può legare la teoria all’operatività attraverso pratici strumenti di analisi, mettendo in relazione persone, gruppi e ambienti che, correlati, danno vita a una rete sociale la quale a sua volta influenza il benessere personale e collettivo degli individui. Il campo sociale all’interno del quale è stato eseguito il lavoro indica situazioni di fragilità, esclusione sociale, dove non si ravvisano risorse economiche e l’ambiente è carente da un punto di vista affettivo. In queste condizioni l’agency individuale si trova indebolito a tal punto da non essere in grado di mobilitare risorse e agire in maniera positiva sulla propria identità. Non conta, evidentemente, solo l’aspetto quantitativo delle relazioni che un individuo riesce a costruire, ma anche la qualità e la profondità del legame. La teoria delle reti sociali su cui si fonda la SNA definisce il capitale sociale secondo il concetto di embeddedness ossia tiene conto del radicamento nel contesto sociale e si muove su due fronti, uno relazionale e l’altro strutturale (Granovetter, 1985:

54 481-510). Ogni individuo o gruppo si trova immerso in un sistema di relazioni sociali, per cui la struttura e la posizione delle relazioni in rete è in grado di fornire vantaggi o svantaggi per la raccolta di informazioni. Con le informazioni acquisite si possono elaborare nuove skills e raggiungere nuovi contatti per implementare nuove opportunità. L’embeddedness relazionale si riferisce alla qualità e alla profondità della relazione binaria, mentre l’embeddedness strutturale riguarda l’estensione dei contatti diadici a più relazioni, tutte basate sulla reciprocità e il mutualismo. Sono fondamentali quindi le cosiddette reti primarie a cui il soggetto appartiene e le reti secondarie in qualità di capitale sociale al quale affidarsi nei momenti critici della vita. Nelle reti si veicolano e si strutturano risorse e attraverso i legami tra individui si cerca di scoprire quali siano gli effetti e i risultati del lavoro di rete. Punto di partenza della SNA è il personal network, la rete personale che rende operativa la nozione di embeddedness, ossia quanto l’individuo si innesta nell’ambiente in cui vive, compie azioni e svolge attività. Il radicamento nel contesto sociale ci permette di conoscere condizioni, risorse e reti di supporto del nostro attore sociale per un’analisi e un lavoro di rete rivolti alla conoscenza, al reperimento delle informazioni e allo sviluppo di nuove capacità che possano essere d’aiuto all’accumulo di capitale sociale e quindi all’accrescimento del proprio capitale umano. Dal livello dei nodi (individui o gruppi) si passa a legami individuali o collettivi che nella rete trovano i loro punti di incontro. Se il nodo influenza la rete, a sua volta, questa può influenzare l’azione dei nodi che la compongono. In sociologia il gruppo è molto più che la somma dei suoi membri e la rete è molto più della somma dei suoi legami binari (Vacca, Solano, Lubbers, Molina, McCarty, 2016: 2). I nodi sono per la rete dei punti di collegamento dove avvengono scambi sinergici con una doppia funzione, quella di supporto e quella di controllo. Le reti promuovono e vincolano l’agire dei suoi nodi. Nella prospettiva della SNA, la struttura sociale è struttura di rete dove agiscono gli attori (nodi) e le relazioni connesse agli attori. Il set degli attori varia: individui, organizzazioni, stati, istituzioni, gruppi informali, tutti possono fungere da nodi. La SNA viene utilizzata per comprendere quanto e come la struttura sociale possa intervenire sulle opportunità e i comportamenti sociali degli individui. Questo tipo di analisi ci permette di ampliare e arricchire le nostre informazioni: alla conoscenza degli attributi dei singoli attori si aggiunge la conoscenza delle relazioni sociali. Una ricerca realizzata con gli strumenti della SNA solitamente parte da ricerche sul campo, dai luoghi della sofferenza, del disagio e della fragilità come una sorta di produzione dal basso di dati e conoscenze. Le sue ragioni epistemologiche si trovano nello studio del tutto per la parte, della struttura per la relazione, del legame per il comportamento. Gli attori sociali possono configurarsi in cluster cioè gruppi più o meno coesi, uniti o meno da legami, e mostrare così un approccio di tipo relazionale oppure rappresentarsi attraverso ruoli e posizioni ben definite all’interno della rete. In entrambe le circostanze, sia come cluster sia come singoli nodi, le

55 reti sono una forma di organizzazione nella quale caratteri, posizioni e ruoli degli individui rispetto al proprio ambiente hanno il compito di produrre risultati. L’analisi delle reti è collegata al benessere dell’attore sociale. Spiegare la connessione tra la struttura sociale in cui ego è inserito e come e quanto questa relazione influisca sugli esiti della ricerca è compito della SNA. L’agire dei nodi in maniera più o meno coesa e coordinata produce effetti differenti sia a livello quantitativo sia a livello qualitativo. La premessa di questo tipo di analisi è, comunque, l’interdipendenza dei nodi della rete, quindi abbiamo bisogno di analizzare una struttura ampia di relazioni che vada oltre i legami diadici o triadici in cui gli individui sono radicati (embedded). Nel nostro case study il contesto sociale di riferimento è il sistema giuridico e di accoglienza nel quale sono inseriti i partecipanti alla ricerca, mentre gli attributi di ognuno si riferiscono a una serie di variabili generali che corrispondono alle caratteristiche anagrafiche e fisiche e a caratteri specifici inerenti la categoria sociale e la domanda di ricerca a cui cercheremo di dare una risposta. Essere radicati in reti di relazioni individuali e sociali mediante l’uso delle nuove tecnologie incide sul benessere dei nostri attori, sulla comunità dei richiedenti asilo e sul livello di inclusione e integrazione in Italia? Certamente, la quantità e la qualità delle relazioni veicola e mobilita risorse materiali, sociali e affettive. La circolazione del capitale sociale e delle rimesse dipende, non solo dalle relazioni esistenti, ma dal capitale umano ed emotivo di ciascun attore in gioco. Per quanto riguarda la nostra ricerca un buon livello di comprensione della lingua italiana, la partecipazione ad attività culturali e sociali e la partecipazione a gruppi WhatsApp con la popolazione locale rilevano un buon grado di inserimento nel tessuto sociale. Nelle nostre reti mediate dalla tecnologia circolano affetti, denaro, sostegno morale, emozioni, pratiche religiose, regole grammaticali per l’apprendimento della lingua italiana. Sono reti tecno-sociali, innovative per l’aiuto concreto e morale che forniscono ai nuovi flussi migratori e alla categoria dei richiedenti asilo. La tecnologia aiuta la messa in Rete delle relazioni e può essere letta attraverso i principi della SNA: i gruppi WhatsApp sono cluster che tendono a formarsi per omofilia, per cui lo scambio sociale si regola sul principio dell’identico: si sta insieme, si creano i gruppi perché ci si riconosce nella medesima identità o nella stessa categoria di persone o per gusti e problemi affini. È raro che si crei un gruppo WhatsApp sul dissenso. Nei gruppi è necessario un investimento di risorse, reciproca mutualità e un meccanismo di transitività elevato che genera influenza sociale. Si resta in rete, si creano cluster, si partecipa a gruppi WhatsApp per aumentare il proprio benessere individuale e sociale. Sia la SNA sia la partecipazione ai gruppi WhatsApp si fondano sulla generazione di alcuni meccanismi fondamentali quali il supporto, l’influenza, il coinvolgimento, il contagio sociale e l’accesso alle risorse. I meccanismi presuppongono oltre al radicamento nel tessuto sociale, una certa tipologia di legami che, secondo Granovetter, si distinguono in forti e deboli. I primi sono intensi, assicurano

56 protezione e supporto ma impongono un maggiore controllo sui membri della rete, provocando una chiusura dei nodi verso l’esterno. Potremmo ipotizzare che il legame forte ha un effetto panottico sulle reti, per cui il controllo esercitato da una rete densa di contatti non permette la creazione di legami nuovi e diversi dalla propria cerchia sociale, creando una chiusura della rete. Il legame forte è reciproco, iperconnesso e ridondante e gli individui che ne usufruiscono tendono a farlo spinti da un principio di omofilia che li avvicina ai propri simili. Le caratteristiche socio-demografiche (sesso, età, provenienza, educazione, classe sociale, religione) sono la prima fonte di omofilia. Nei legami forti la mobilitazione delle risorse è elevata, ma la chiusura tipica di queste reti non consente l’ingresso di risorse originali e ciò non aiuta il raggiungimento di alcuni obiettivi specifici come la ricerca del lavoro (Granovetter, 1985). Stare in relazione e rivolgersi solamente a coloro che si trovano nella stessa condizione socio-lavorativa non apporta alla relazione strumenti aggiuntivi e utili al perseguimento dell’obiettivo lavoro. I legami deboli detti anche legami-ponte sono diversificati, meno intensi e permettono alle risorse esterne di entrare nella rete di relazioni. La rete aperta a nuovi legami comporta vantaggi e il raggiungimento degli obiettivi. Cercare sostegno in rete tra coloro che vivono una condizione diversa dalla propria, aumenta le possibilità di ricevere l’aiuto che cerchiamo e che i nostri simili non riescono a fornirci perché in cerca della stessa risorsa e a conoscenza delle medesime fonti. Nella separazione tra legami deboli e legami forti è insito il principio dell’inclusione e dell’integrazione sociale. Laddove si riesce a contaminarsi e aprirsi all’altro, all’esterno, allo sconosciuto, le relazioni sono più ricche di risorse e si ricevono più vantaggi. L’apertura verso l’altro, verso lo straniero, secondo la teoria dei legami, può quindi creare effetti positivi sia all’interno della comunità dei migranti sia nella popolazione locale chiamata all’accoglienza e generare conseguenze positive all’interno del tessuto sociale, economico e culturale delle città europee. Detto ciò, gli individui, solitamente, appartengono a reti “balcanizzate” caratterizzate da una parcellizzazione dei gruppi, sempre più frammentati e divisi per omofilia: reti omogenee al proprio interno che, pur vivendo in un’epoca fortemente tecnologica dove la connessione tra estranei è facile e immediata, si chiudono nel proprio guscio sociale e si isolano dal resto, non tanto per proteggersi dall’esterno, ma mossi dal senso di appartenenza agli stessi codici, nei confronti dei propri simili. Le reti primarie, affettive, svolgono un ruolo centrale di fronte a situazioni critiche, ma, proprio perché contraddistinte da legami forti, rischiano di non risultare del tutto soddisfacenti per la produzione di benessere, il rischio è, ancora, la formazione di reti marginalizzate, poco collegate e polarizzate rispetto ad altre tipologie di rete. Si creano gruppi chiusi che si isolano e non riescono a dialogare tra loro. Le reti sociali costruite sulla sofferenza, il disagio e le difficoltà economiche risultano essere povere per quanto riguarda l’accesso ai servizi, alle risorse e opportunità rispetto alle reti benestanti. Il capitale umano e sociale messo in campo

57 tende a riprodursi e accumularsi con difficoltà proprio per la mancanza di risorse e di contagio sociale con strutture esterne in grado di dare aiuto e sostegno a reti deboli costituite da legami forti. Le reti sociali si attivano come conseguenza della costruzione di un legame che per sua natura è reciproco, questo mutuo scambio potrebbe non essere possibile per chi è in condizioni solo di bisogno, rischiando l’isolamento sociale. Le relazioni che i richiedenti asilo instaurano nella rete dei gruppi WhatsApp esaminati sono formate da legami forti nei gruppi di tipo familiare, religioso e di sostegno tra richiedenti asilo e tendono, quindi, a conservare le risorse e a mantenere un certo grado di supporto reciproco, con difficoltà di apertura verso l’esterno.

Poiché, tuttavia, le caratteristiche sociali contemporanee portano gli individui ad una certa mobilità strutturale (di tipo geografico, culturale, sociale), la creazione di bridging ties - legami-ponte - è sempre più probabile, senza che necessariamente essi si configurino come ponti di passaggio di risorse. Ad esempio, l’aumento delle connessioni tra individui appartenenti a diverse formazioni sociali attraverso internet e gli online social networks è sotto gli occhi di tutti, ma gli effetti in termini di aumento del capitale sociale (individuale e collettivo) non sono pari “alla mobilitazione quantitativa dei legami” (Salvini A., 2012: 77).

La comunicazione on line in alcuni gruppi WhatsApp raggiunge un’ampiezza di contatti rilevante: 200 persone che partecipano a discussioni di gruppo su temi specifici ci consente di apprendere modalità di coinvolgimento in percorsi sociali, nei quali l’individuo è spinto a mediare relazioni molto diverse e distanti tra loro, sia dal punto di vista geografico che culturale. Nei contesti sociali caratterizzati da intensi movimenti e mutamenti, tipici delle società globali, ogni percorso del singolo assume spesso i connotati della ricerca che si attua nell’interazione stessa. L’identità sociale è entità multipla che si forma nell’interazione nel momento che entra in comunicazione e in relazione con l’altro. La SNA dal punto di vista relazionale si avvicina al modello descritto dall’interazionismo simbolico secondo il quale gli individui costruiscono conoscenze, socialità ed elaborano forme di appartenenza mediante l’azione e l’influenza reciproca con l’altro. La vita di gruppo, nel gruppo, le nuove forme della comunicazione e le reti informali hanno la capacità di costruire un sé multiplo e molteplice e, nelle contraddizioni della vita moderna, il sé trova la capacità di rinnovare la propria identità, mescolando le sue origini con la nuova forma di vita.

58