SECONDO CAPITOLO
1. Tecnologia e società
Il mondo è collegato dalle tecnologie dell’informazione. Anche se in realtà, ampie aree del globo e parti consistenti della popolazione sono escluse dal nuovo sistema tecnologico. La velocità di diffusione tecnologica è selettiva sia sotto il profilo sociale sia sotto quello funzionale. L’accesso al potere della tecnologia da parte di popoli, Paesi e aree geografiche costituisce una causa decisiva dell’ineguaglianza della nostra società (Castell, 2014: 34). Nell’economia mondiale, dopo la fine della guerra fredda e la vittoria del capitalismo, è esplosa la rivoluzione dell’informazione. La dialettica scaturisce dall’interazione continua tra tecnologia e società, per cui la tecnologia non determina la società ma la incarna e la società non determina l’innovazione tecnologica ma la usa (Braudel, 2006). Non riusciremo a comprendere la società della conoscenza senza l’utilizzo dei mezzi tecnologici. Il capitale umano e intellettuale vengono posizionati al centro della società e coadiuvati dalla tecnologia per la determinazione dello sviluppo economico e sociale. Certamente, se la società non determina la tecnologia ne influenza lo sviluppo. La tecnologia rappresenta la capacità della società di cambiare sé stessa. La trasformazione sociale avvenuta per mezzo dell’innovazione tecnologica ha agito in maniera attiva sulla società del capitale che oggi può muoversi e riprodursi in maniera sempre più celere e diffusa e che ha spostato il suo baricentro verso la diffusione e promozione del sapere, della conoscenza, delle attitudini individuali e dello scambio continuo di informazioni. La tecnologia è divenuta parte del sistema consumista, la società dedita alla globalizzazione e alla condivisione sfrenata delle proprie vite sul web genera nel consumatore un senso di esclusione se quest’ultimo viene privato dell’ultimo aggiornamento tecnologico. Un’obsolescenza programmata per cui ogni qualvolta si ha a che fare con la tecnologia abbiamo la sensazione che ci sia qualcosa di ancor più innovativo di fronte a noi da dover ottenere e acquistare. Se il capitalismo è orientato alla crescita economica e alla massimizzazione della produzione, la società dell’informazione è diretta all’accumulo di conoscenza e allo sviluppo tecnologico, sempre più sofisticato, rivolto all’elaborazione delle informazioni. I social network non sono altro che banche dati contenenti informazioni personali che noi stessi forniamo alla tecnologia per sentirci in relazione con l’altro e dentro una rete sociale di supporto. La nuova struttura sociale che ne consegue si fonda sul legame profondo tra spirito e materia. Dentro la società tecnologica si
30 instaurano nuove forme di interazione e mutamento sociale che trovano nella circolazione delle idee, dell’informazione e del capitale umano un terreno fertile di sviluppo e integrazione di reti sempre più articolate e fitte a livello globale. A disposizione della comunità globale e tecnologica si incrocia una vasta gamma di dispositivi sempre più innovativi, digitali e mobili. I buchi neri delle cosiddette baraccopoli africane, che escludono una parte di mondo dai processi di comunicazione tecnologica, si stanno, sempre più, digitalizzando. Merito non solo di una tecnologia sempre più pervasiva e a basso costo, ma anche delle diaspore degli ultimi decenni. Interi villaggi si spostano nelle aree urbane e per alcuni le città sono un luogo di transito per arrivare in Occidente. Mano a mano che ci si allontana dalla propria terra di origine, la necessità di comunicare si trasforma in bisogno primario. Si genera una molteplicità di comunità virtuali disseminate su più continenti a cui appartengono anche i cosiddetti analfabeti digitali che sino a pochi anni fa, erano esclusi dalla comunicazione digitale. Viviamo in un mondo diventato digitale (Negroponte, 1995). L’universalità del linguaggio digitale crea le premesse per una comunicazione orizzontale e per una società globale dove lo spazio è ubiquo e il tempo è asincrono sino a divenire tempo reale delle conversazioni da mondo a mondo. In una società tecnologica lo spazio:
È spazio dei flussi in quanto organizzazione materiale delle pratiche sociali di condivisione del tempo che operano mediante flussi. Per flussi si intende sequenze di scambio e interazioni finalizzate, ripetitive e programmabili tra posizioni fisicamente disgiunte occupate dagli attori sociali nelle strutture economiche, politiche e simboliche della società (Castells, 2014: 473).
Il luogo non scompare e il suo significato viene inglobato nella Rete. La tecnologia diventa il confine, il frame ovvero la cornice simbolica che dà senso a un fatto sociale (Goofman, 1975). Essendo la società reale un ambiente simbolico costituito da segni, significati e significanti, la realtà è già virtuale, nel senso che ha tutte le caratteristiche per essere percepita e compresa attraverso l’uso dei nostri sensi. Ogni avvenimento reale è realizzato attraverso i sensi e viene interpretato secondo norme, codici e valori propri di ciascuno in relazione alla propria realtà sociale. Ciò che viviamo, oltre che vissuto è desiderato e immaginato. Ogni momento della nostra realtà è anche passaggio virtuale, in quanto premessa della realtà di cui siamo parte. Virtuale dal latino virtus significa virtù, facoltà che entra in potenza nel reale. Virtuale e reale costituiscono la cultura umana. Castells quando descrive la società in rete parla di costruzione della virtualità reale (Castells, 2014: 431). La realtà è sempre virtuale, quindi l'era informatica definisce in maniera onnicomprensiva tutte le esperienze della vita umana. E ancora il concetto di relazione espresso da Guy Debord, ne
31 rapporto sociale mediato dalle immagini. Oggi, tutto è on line, soprattutto le emozioni, i sentimenti e l’investimento su di essi. Il progresso e la tecnologia assorbono le vite umane, tanto che in una prospettiva postmodernista, si potrebbe pensare che ci sia un annullamento della cultura e dei codici che la compongono. Nella nuova struttura sociale tecnologica, oltre allo spazio, troviamo il tempo. Il tempo è sociale. Basti pensare al tempo scandito dal susseguirsi delle stagioni prima della rivoluzione industriale, al tempo fordista della catena di montaggio che apre le porte a disquisizioni sociologiche, come la teoria sulla ripetizione della vita quotidiana (Giddens, 1984) per cui la serialità degli incontri e la loro ripetitività quotidiana sono un punto di riferimento per ogni azione sociale, una sorta di presupposto sociale per la stessa sicurezza esistenziale. Un sistema di sicurezza ontologico che parte dall’infanzia e si consolida progressivamente nel ruolo dell’adulto e nell’instaurazione di legami sociali con il proprio ambiente o con il tempo in quanto controllo sulla natura, dal momento che tutti i tipi di fenomeni, pratiche e luoghi diventano soggetti alla sradicante, centralizzante e universalizzante marcia del tempo (Lash, 2000; Urry, 1994) come conseguenza sia del capitalismo industriale che dello statalismo. Le macchine industriali introducono il cronometro all’interno delle catene di montaggio sia a ovest che a est, sino ad arrivare in Occidente all’egemonia del tempo britannico segnato da Greenwich. Il capitalismo si è voluto liberare del tempo e ci è riuscito inserendo, o meglio producendo all’interno delle nostre società un tempo senza
tempo che si espande così tanto da risultare infinito, non più ciclico, un tempo random, a caso. Il
tempo legato alle nuove tecnologie è un tempo simultaneo, immediato. Un tempo reale e virtuale. Un tempo che scorre in Rete e che attraverso la relazione mediata dalle nuove tecnologie della comunicazione rende possibile il dialogo tra persone sulle chat, in tempo reale. Le barriere temporali sono abbattute. Con i nuovi dispositivi digitali si disperde il tempo dell’attesa. I bisogni mediati dalla comunicazione possono essere subito soddisfatti. È arrivato il tempo, dopo mezzo secolo dal sessantotto europeo, del vogliamo tutto e subito. Se il tempo è sociale e la nostra è una società in Rete, il tempo in Rete risulta eterno ed effimero. Non siamo in una cultura della circolarità, ma in un universo della temporalità indifferenziata delle espressioni culturali (Castells, 2014: 526). Nella società dettata e ammaestrata dalle nuove tecnologie sembra che il tempo possa avere solo l’attributo della velocità, per contare qualcosa. Il tempo in Rete corre così veloce che si fonde e fondendosi crea un mix culturale e quindi sociale. Nell’ipertesto siamo in grado di mescolare tutto attraversando continenti e contenuti. Se il tempo ordina le cose, senza le cose non ci sarebbe il tempo. La mente alla moda è la mente che nega il tempo (Hinnis, 1951: 89). Nelle modalità tecnologiche, tempo e spazio della Rete definiscono la realtà in cui la società attuale si muove. Gli interessi sociali si spostano nello spazio dei flussi e diventano pratiche sociali, espressione dello spazio in cui sono generate. Ai fini della nostra ricerca osservare i flussi di spazio
32 ci riporta ai flussi di persone che si spostano in quei luoghi. I flussi migratori sono capaci di muoversi in Rete come nella vita reale. A ogni spostamento materiale corrisponde un movimento in Rete, per localizzare la propria posizione, come accade per i migranti siriani e iracheni che decidono di attraversare il Mar Mediterraneo per giungere in Europa. Una ricerca importante,
Mapping Refugee Media Journey (2016), riporta con attenzione l’utilizzo degli smartphone durante
la traversata in mare. Uno degli ambiti della ricerca descrive, appunto, l’importanza di questo dispositivo tecnologico soprattutto nel salvataggio delle vite umane.
The activist project ‘WatchTheMed Alarm Phone’ has been launched in autumn 2014 by a coalition of human rights and migrant activist groups, including WatchTheMed, Boats4People, Welcome to Europe, Afrique Europe Interact, Borderline-Europe, No Borders Morocco, FFM and Voix des Migrants. Various activists, groups and solidarity initiatives came together to practically support precarious mobility in often deadly spaces, by drawing on the experience of individuals in migrant communities who had been for years in contact with persons in distress at sea. The project functions as a hotline for migrants in distress at sea. ‘WatchTheMed Alarm Phone’ is operated by volunteering shift teams and supporters located in various European and North African cities. Its shift teams offer advice and information to migrants at sea and raise public alarm to pressurise coastguards to conduct rescue operations in cases of emergency, since the project does not possess independent means of rescue (Stierl, 2015).
La società tecnologica può essere intesa come un’estensione della società migrante, in quanto il migrante è agevolato nei suoi spostamenti da tutti i mezzi di comunicazione disponibili. Il medium è una protesi dell’individuo (McLuhan, 1967) e lo è ancora di più in una società globalizzata che tende a muoversi continuamente agevolata dalla tecnologia stessa. L’incontro e l’influenza che lo spostamento delle masse ha sulla tecnologia e l’influsso di questa sulle spinte migratorie rafforza questo rapporto simbiotico tra il dispositivo digitale e il corpo umano. Il progresso tecnologico stringe a sé ogni aspetto della vita umana, in particolare la gestione del tempo e dello spazio, elementi fondamentali di ogni processo migratorio. A Lima, nel 1995, nasce una nuova tipologia di commercio informale chiamato cholular, termine che integra linguisticamente la telefonia cellulare e il termine cholo, appellativo dato a un individuo nato da un genitore bianco e uno indigeno, a conferma del legame simbiotico tra tecnologia e corpo umano. Società, tecnologia, migrazioni e linguaggio trovano in Rete l’habitat naturale dove muoversi in maniera diffusa e articolata seguendo flussi e algoritmi, in uno scambio continuo di informazioni che diventa condivisione di un mondo globale tipico dello stare in rete nella Rete, ponendo la comunicazione alla base della piramide
alimentare della società tecnologica in qualità di “alimento” da consumare con più frequenza e in
33 interpersonale in Rete si ha l’opportunità di mantenere e instaurare relazioni vecchie e nuove per la costruzione di una rete sociale forte. Restare al di fuori di questo tipo di relazione, soprattutto per un migrante, può portare a un isolamento affettivo e sociale.