Gli antefatti nel continente
Nel 1982 il Proceso de Reorganización Nacional, ovvero la dittatura militare che governò l’Argentina a partire dal colpo di stato che il 24 marzo del 1976 rovesciò il governo costituzionale di Isabel (María Estela Martínez) de Perón sostituendola con i rappresentanti delle tre Forze Armate della nazione –Esercito, Forze Aeree e Marina Militare– iniziava il suo sesto anno al potere con a capo il Presidente, generale Leopoldo Fortunato Galtieri, l’ammiraglio della Marina Jorge Isaac Anaya e il brigadiere generale delle Forze aeree Basilio Lami Dozo. A partire dal 1980 la politica economica del ministro José Alfredo Martínez de Hoz aveva avviato la nazione verso la recessione economica: la moneta aveva perso potere d’acquisto, i rapporti con le banche erano diventati sempre più difficili per via della chiusura del Banco Interamericano de Desarrollo all’inizio dello stesso anno e del conseguente aumento delle richieste di prestito, innanzitutto, sul Banco Central. Aumentava il tasso d’interesse e con esso le insolvenze e il debito pubblico. La recessione arrivò nel 1981 e durò fino alla fine del conflitto. Il prodotto interno lordo subì un forte calo –il PIL scendeva intorno all’11,45% e l’inflazione saliva–, come accadeva, di conseguenza, con i salari reali. Aumentò la disoccupazione, nuove svalutazioni finanziarie si susseguirono a favore di un costante aumento del debito pubblico esterno. A metà del 1981 la situazione diventò più drammatica.
Iniziava a disintegrarsi il blocco sociale che aveva appoggiato il colpo di stato del 1976 e sostenuto la politica contro-rivoluzionaria del Proceso. Dai primi mesi del 1981 enti come al Sociedad Rural e la Unión Industrial manifestavano pubblicamente contro la crisi in corso. Unión Cívica Radical, Partido Justicialista, Intransigente, Demócrata Cristiano e il Movimiento de Integración y Desarrollo, schierati contro il Proceso de Reorganización Nacional si stavano fondendo all’interno della cosiddetta Multipartidiaria. La loro riorganizzazione
portò a un’assenza in parlamento che portò Leopoldo Fortunato Galtieri a sostituire Roberto Eduardo Viola nel ruolo di presidente nel dicembre 1981.
La classe lavoratrice, dal canto suo, nonostante le dure leggi che contrastavano iniziative associazioniste e scioperi, iniziava a prepararsi alla lotta. Ripresero gli scioperi delle fabbriche culminando in quello indetto dalla Confederación Nacional de los Trabajadores (CNT) nel mese di giugno. La messa di San Cayetano, evento di forte richiamo per la popolazione argentina che oltre a rappresentare un momento religioso costituisce un rituale tradizionale di aggregazione sociale, si trasformò ne novembre 1981 in una mobilitazione contro la disoccupazione e la politica economica vigente. San Cayetano si identifica con il santo argentino protettore dei lavoratori. Settori sociali prima indipendenti dai movimenti di lavoratori, studenti e casalinghe, li affiancarono nelle manifestazioni. Le Madres de Plaza de Mayo e altre organizzazioni per i diritti umani intensificarono le proprie proteste. Le mobilitazioni presenti su tutto il territorio nazionale e represse con la forza il 30 marzo 1982, tre giorni prima dello sbarco dell’esercito argentino a Port Stanley, riassumono questo processo di maturazione delle lotte sociali che avevano come fine ultimo il ritiro immediato dei militari dal governo.
Con l’ascesa al comando del Generale Leopoldo Fortunato Galtieri, che si era proclamato presidente a vita il 22 dicembre e stava caratterizzando il proprio governo con feroci repressioni delle proteste popolari, la politica della giunta militare divenne ancora più cruenta dentro i confini nazionali. La manifestazione del 30 marzo indetta dalla Confederación Nacional de Trabajadores (CGT) resta un episodio cardine e insieme contraddittorio della storia argentina per la violenza con cui venne contrastato –terminò con un morto e oltre cento detenzioni– e per la determinazione della popolazione argentina la quale riempiva, sfidando il regime, strade e piazze costantemente sorvegliate e occupate militarmente, ma soprattutto perché si verificava all’alba di un evento storico che avrebbe inferto un ulteriore duro colpo alla nazione, senza che questa ancora ne avesse coscienza.
Federico G. Lorenz racconta così la manifestazione:
El líder de la CGT Saúl Ubaldini convocó a todos los sectores de la población y la marcha demostró una cosa: que el nivel de oposición era alto y estaba dispuesto a correr los riesgos de enfrentar al aparato represivo, y que el Estado no podía hacer fácilmente uso de la opción de la fuerza como antaño. No obstante, la represión fue feroz y las fuerzas de seguridad mataron a un obrero en Mendoza35.
Dopo soli tre giorni, il 2 aprile 1982, il presidente Galtieri riuscì a riempire Plaza de Mayo annunciando la notizia del recupero delle Isole Malvine, a centoquarantanove anni dalla colonizzazione inglese. L’entusiasmo della popolazione era contagioso e incontenibile36, come riportato dal Ministro degli Affari Esteri Nicanor Costa Méndez che lo definisce il sentimento che teneva unita in quei giorni la società:
Nos sentimos profundamente emocionados cuando vimos al pueblo de Buenos Aires vivando al gobierno, olvidando las diferencias políticas. Hasta los mismos sindicatos, que habían estado en huelga unos pocos días antes, apoyaban ahora la actitud argentina, y luego los partidos políticos, sin excepción, apoyaron al general Menéndez cuando asumió como gobernador de las Islas37.
La conquista delle isole è per il governo militare l’occasione di riacquistare il consenso popolare e arrestare il declino al quale andava incontro il Proceso che mirava innanzitutto a riconfermare il proprio potere sulla nazione, inoltre l’annessione del territorio avrebbe offerto una possibilità di crescita economica
35
Lorenz F. G., Las guerras por Malvinas, Buenos Aires, Edhasa, 2006, pag. 42. 36
«Estoy seguro que cada uno de ustedes, hombres, mujeres, la gran juventud argentina y la niñez está sintiendo, como yo alegría y tremenda emoción por este acto argentino. Hoy 2 de abril recién hemos comenzado con nuestra actitud. Hoy 2 de abril recién hemos comenzado con la actitud de recuperar las Malvinas y toda su zona de influencia y ya flamea la bandera Argentina en nuestras islas». Discorso del generale Leopoldo Galtieri del 2 aprile 1982, trascrizione dal video:
https://www.youtube.com/watch?v=_xqwNsmzCbM . 37
Bilton M., Kosminsky P., Hablando claro, testimonios ineditos sobre la guerra de las Malvinas, Emecé, Buenos Aires, 1991, pag. 37.
grazie alle risorse presenti sulle isole ma soprattutto alla loro posizione in relazione alle rotte commerciali, posizione che avrebbe permesso alla potenza argentina di ricollocarsi all’interno del panorama politico mondiale.
Gli antefatti nelle isole
Il 19 marzo 1982 cinquanta operai argentini dipendenti dell’imprenditore Constantino Davidoff, raggiunsero Porth Leith, nell’isola Georgia del Sud, a bordo della nave Bahía Buen Suceso. Gli operai, secondo quanto riportarono i giornali, una volta sbarcati sull’isola innalzarono la bandiera argentina e cantarono l’inno nazionale. Le forze dell’ordine locali, allertate dal gesto, ritenendo inadeguati i documenti con i quali gli operai avevano raggiunto le isole –si trattava di una
tarjeta blanca, una sorta di visto provvisorio per lavoratori–, li arrestarono e
detennero fino all’arrivo della nave inglese HMS Endurance che li avrebbe ricondotti in Argentina.
Le notizie che accompagnavano le vicende governative e in particolar modo ogni episodio della guerra delle Malvine subivano una manipolazione da parte degli organi di Stato che controllavano le informazioni. Sulla vicenda in questione per molti anni la dinamica appena descritta ha corrisposto alla versione ufficiale. Solo verso la fine degli anni Ottanta con la prima pubblicazione dell’Informe
Rattenbach38 è stato possibile iniziare una ricostruzione realistica degli eventi legati
38
Il documento è il risultato del lavoro della Comisión de Análisis y Evaluación de las
responsabilidades políticas y estratégico militares en el conflicto del Atlántico Sur, creata nel 1982
durante il governo militare di Reynaldo Bignone, affidata ai rappresentanti rispettivamente dell’Esercito, della Marina militare e delle Forze Aeree: il generale Benjamín Rattenbach e il tenente Tomás Armando Sánchez de Bustamante, l’ammiraglio Alberto Pedro Vago e il suo vice Jorge Alberto Boffi, il brigadier generale Carlos Alberto Rey e il maggiore Francisco Cabrera. Il testo ha iniziato a circolare a partire dal 1988 quando la casa editrice Espartaco ne pubblicò un estratto. Questa edizione è il prodotto di una versione sintetica dell’Informe fornita dal figlio del generale Benjamín Rattenbach al Centro de Ex Combatientes Islas Malvinas di La Plata nel 1988 (http://www.unlp.edu.ar/articulo/27/03/2012/especial_malvinas_texto_carrizo)
un’edizione più ampia è stata pubblicata nel 2000: Rattenbach B., Bayer O., Staviscia F. C.,
Informe Rattenbach: investigación confidencial sobre la conducción política y estratégico-militar de las Fuerzas Armadas Argentinas en la guerra de Malvinas, Buenos Aires, Ediciones Fin de
al conflitto. Secondo quanto riportato nell’Informe39, l’operazione riguardava in
origine il privato cittadino argentino Costantino Davidoff che aveva vinto una gara d’appalti e doveva occuparsi dello smaltimento di baleniere abbandonate sull’Isola di San Pedro per conto dell’impresa inglese Christian Salvensen. Il contratto tra l’industria argentina e quella inglese era stato sottoposto alle autorità locali insieme alla lista dei cinquanta operai a bordo dell’imbarcazione e lo sbarco era previsto per il 19 marzo. Emerge dall’Informe che contemporaneamente il Centro de Organización Normalizado, l’organismo che si occupa della normalizzazione nazionale argentina, aveva programmato l’istallazione di una stazione meteorologica nella Isla San Pedro, simile a quella già presente sulle isole Sandwich dal 1976. Il governo argentino colse quindi l’occasione per infiltrare nell’operazione un gruppo di quindici militari con a capo il Tenente Adolfo Ignacio Astíz40.
L’ambasciatore inglese a Buenos Aires non esitò a sottolineare la gravità dell’incidente mentre il Ministro degli esteri argentino lo identificò come l’azione patriottica di un gruppo di privati cittadini argentini del quale non poteva farsi carico lo Stato. Il 21 marzo, giorno previsto per il rimpatrio del gruppo, il rappresentante del governo argentino a Port Stanley denunciò un increscioso episodio che aveva avuto luogo durante la notte negli uffici della LADE: era stata
Il 25 di gennaio la presidentessa argentina Cristina Fernández de Kirchner creò una commissione per l’apertura e la pubblicazione del documento nella sua versione integrale, liberandolo del segreto di Stato. La questione del segreto di Stato sul documenti resta ancora dubbia, come denuncia la giornalista Natacha Niebieskikwiat in Lágrimas de hielo (grupo editorial Norma, Buenos Aires, 2012 p. 112) alla quale durante la ricerca che ha dato vita al testo è stato negato l’accesso ad alcuni documenti perché coperti dal segreto di Stato.
39
Rattenbach B., Bayer O., Staviscia F. C., Informe Rattenbach: investigación confidencial sobre
la conducción política y estratégico-militar de las Fuerzas Armadas Argentinas en la guerra de Malvinas, Buenos Aires, Ediciones Fin de Siglo, 2000, pp. 43-64.
40
Alfredo Ignacio Astíz, anche noto come Ágel rubio, è un ufficiale della Marina Militare Argentina protagonista delle operazioni più cruente del Processo di Riorganizzazione Nazionale. Ha avuto il compito di infiltrarsi come spia nelle organizzazioni per i diritti umani (in particolare quella delle Madres de Plaza de Mayo); ha preso parte al Grupo de Tarea 332 della ESMA; gli sono stati attribuiti crimini di portata internazionale quali il sequestro, la tortura e l'assassinio delle monache francesi Alice Domon e Léonie Duquet, per i quali è stato condannato all'ergastolo in Francia, e dell'adolescente argentino-svedese Dagmar Hagelin. Il tribunale di Buenos Aires lo ha condannato all’ergastolo il 26 ottobre 2011.
sovrapposta una bandiera inglese a quella argentina con la scritta «Tip for Tap, Buggers»41.
La cancelleria inglese dichiarò che avrebbero archiviato entrambi gli incidenti una volta rimpatriato il gruppo, mentre il governo argentino si riunì il 23 marzo per organizzare l’operazione per il recupero dell’arcipelago. Gli uomini vennero rimpatriati per evitare un’escalation immediata che avrebbe portato la Gran Bretagna a rafforzare la sua presenza navale nell’Atlantico Sud compromettendo le operazioni successive. La giunta militare argentina non considerò che l’Inghilterra avrebbe mosso le sue pedine in due direzioni: quella militare, rafforzando le isole con una flotta in grado di respingere eventuali occupazioni da parte di governi stranieri, e quella diplomatica, chiedendo al proprio governo di dichiarare la sovranità sulle isole in maniera inequivocabile, pronta a cedere il controllo a un governo straniero solo su richiesta della popolazione locale e sulla base di un
referendum.
Il conflitto e la strategia diplomatica
Come documentato nell’Informe Rattenbach il governo argentino aveva già ventilato in precedenza la possibilità di occupare le Malvine militarmente, scegliendo di compiere un’azione di forza per sbloccare la situazione di stallo in cui erano i negoziati diplomatici con l’Inghilterra conservatrice di Margaret Thatcher. Lo testimonia la dichiarazione del presidente Galtieri nel suo discorso alla popolazione il 2 aprile del 1982: «Que la comunidad internacional y nuestros adversarios circunstanciales de hoy comprendan cual es la voluntad argentina. Aceptaremos el dialogo después de esta acción de fuerza»42.
Nel mese di gennaio del 1982 Nicanor Costa Méndez, che già nel 1966 si era occupato della questione delle Malvine, fu richiamato a ricoprire l’incarico di Ministro degli affari esteri per riprendere il dialogo con l’Inghilterra dopo sedici
41
«Occhio per occhio, ladri». 42
Discorso del Generale Leopoldo Galtieri, 2 aprile 1982, trascrizione dal video: https://www.youtube.com/watch?v=_xqwNsmzCbM .
anni di silenzio. La sua strategia diplomatica prevedeva diverse fasi di dialogo e offensive diplomatiche, mediate dall’Assemblea delle Nazioni Unite, che sarebbero durate almeno fino al mese di giugno. Secondo la sua testimonianza riportata all’interno della raccolta Hablando claro, nel momento in cui le truppe argentine sbarcarono a Port Stanley la nazione non era preparata per il conflitto:
Era mejor esperar que el Endurance abandonara la zona y que se produjeran nuevas reducciones en la flota británica. También estábamos esperando los buques de guerra que habíamos comprado en el extranjero, y no faltaba mucho para recibir más aviones Super-Etendard y más misiles Excocet. Además, por razones climáticas era preferible esperar más tiempo43.
L’impresa partiva inoltre dal presupposto che non si sarebbe scatenato alcun conflitto, secondo le parole del presidente Leopoldo Galtieri:
Si bien una reacción inglesa me pareció posible, no creíamos que la Gran Bretaña se movilizaría por las Malvinas. Quiero decir que no nos parecía un hecho probable. Personalmente juzgaba escasamente posible una respuesta inglesa y absolutamente improbable: imagínese si esperaba esta reacción tan desmesurada, desproporcionada. No lo esperaba nadie. Me digo ¿por qué un país situado en el corazón de Europa debía afectarse tanto por dos islas ubicadas aquí abajo en el Océano Atlántico y que no le sirven para nada? Me parece algo que carece de sentido44.
Opinione sostenuta dal Ministro Costa Méndez che ciò nonostante dimostrò il suo coinvolgimento nell’azione: «como diplomático yo tenía conciencia de las dificultades que sobrevendrían. No puedo negar, sin embargo, que aquél fue uno de los momentos más importantes y conmovedores de mi vida»45.
L’occupazione che ebbe luogo il 2 aprile 1982 si poneva due obbiettivi: arrestare l’eventuale escalation innescata dall’incidente delle Georgias del Sud e propiziare
43
Bilton M., Kosminsky P., Hablando claro, testimonios ineditos sobre la guerra de las Malvinas, pag. 37.
44
Galtieri L., Noticias Extras, n° 7, Buenos Aires, marzo 1992, pag. 10. 45
la mediazione diplomatica degli Stati Uniti, favorendo un dialogo che portasse a una soluzione rapida della questione.
Le ragioni del conflitto
Le ragioni del conflitto hanno una natura più complessa di quanto interessava far credere alla giunta militare. La guerra delle Malvine non nasce dall’esclusiva necessità di riacquisire un territorio che era colonia inglese da centoquarantanove anni, non si è trattato di una guerra per l’indipendenza.
Erano in gioco interessi a lungo termine come quello strategico. La posizione geografica dell’arcipelago delle Malvine e, in misura minore, delle isole Georgia e Sandwich del Sud le rende particolarmente interessante l’annessione dei loro territori perché la loro vicinanza al Canale di Drake fornisce un’alternativa meno vulnerabile del canale di Panama per circumnavigare il continente Americano. Controllarle avrebbe permesso a una nazione periferica come l’Argentina di negoziare la propria posizione politica ed economica.
Abbiamo già ricordato l’importanza e il risalto che viene dato alle Malvine come simbolo di unità nazionale durante il primo governo Perón. Le strategie delle forze armate argentine per impossessarsi degli arcipelaghi australi iniziano infatti nei primi anni Quaranta per intensificarsi poi verso la fine degli anni Settanta. In quegli anni la politica militare argentina era coinvolta, sia sul fronte nazionale che al di fuori dei propri confini territoriali. All’interno dei confini nazionali era impegnata nella lotta contro un nemico interno che minava politicamente la sicurezza – nazionale46 prima e panamericana poi47–, e aveva creato una rete di alleanze a
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In merito all’ideologia della sicurezza nazionale, la citazione che segue, tratta dal “Documento final de la Junta Militar sobre la guerra contra la subversión y el terrorismo” (supplemento speciale di Convicción, 29 aprile 1983) evidenzia il punto di vista militare: «La República Argentina, a partir de mediados de la década del ‘60, comenzó a sufrir la agresión del terrorismo que, mediante el empleo de la violencia, intentaba hacer efectivo un proyecto político destinado a subvertir los valores morales y éticos compartidos por la inmensa mayoría de los argentinos. Procuraba modificar la concepción que del hombre y del Estado tiene nuestra comunidad, conquistando el poder por medio de la violencia. Empleando el terror como medio para tomar el poder, se proponía llegar a la desaparición de la República como Estado democrático, jurídica y políticamente organizado, en una acción a nivel nacional e internacional».
partire dall’appoggio, il 18 giugno del 1980, al colpo di Stato boliviano di Luis García Meza contro il presidente eletto Hernán Siles Suazo, insieme alla partecipazione dei governi militari in Uruguay, Paraguay, Brasile, Perù e Venezuela.
Il controllo della rotta interoceanica australe s’inseriva nel progetto più ampio di una coalizione armata anticomunista per difendere i mari australi. L’alleanza tra Argentina e Stati Uniti stava prendendo forma attraverso l’Organización del Tratado del Atlántico Sur (OTAS), simile alla NATO mediante la quale gli Stati Uniti si erano legati all’Europa, garantendosi il controllo di tutti i punti strategici mondiali come strumento per sconfiggere il blocco sovietico e il Sudafrica dell’apartheid. Il progetto rientrava negli interessi argentini in quanto permetteva di difendersi da possibili attacchi di sottomarini nucleari sovietici. Alcune ragioni spingevano invece gli Stati Uniti a temporeggiare, tra queste l’idea che fosse strategicamente perdente coalizzarsi con una dittatura in crisi, quella argentina, e quella di escludere dall’alleanza una superpotenza europea come l’Inghilterra, alla quale erano però legati dal patto della NATO.
Due questioni condizionavano invece l’Argentina e il suo progetto d’invasione delle Malvine: l’avvio del dialogo diplomatico con l’Inghilterra verso la fine del 1977 e la mediazione papale che nel 1980 aveva evitato lo scoppio di una guerra tra Argentina e Cile per il possesso del canale di Beagle. La nazione storicamente rivale dell’Argentina si stava trasformando in una potenza atlantica e ostacolava il controllo della punta estrema della Patagonia.
Perché l’orizzonte appaia completo, dobbiamo considerare, inoltre, che il Proceso aveva necessità immediata di rafforzare il suo potere all’interno della nazione il ché spinse i militari al governo a cercare una soluzione rapida per sanare le fratture che indebolivano il potere militare e la struttura delle forze armate. «En la
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Non è un caso che tra il 1976 e il 1982 erano stati avviati interventi per sovvertire i processi rivoluzionari centroamericani (Nicaragua, El Salvador, Honduras y Guatemala) dove avevano inviato militari effettivi per contrastare la lotta.
reivindicación de la soberanía argentina sobre las Malvinas –afferma lo storico Adolfo Gilly– [la Junta Militar] creyó encontrar un elemento emocional unificador de la opinión pública, estimulando los sentimientos patrioteros más atrasados»48.
L’ordine di sbarcare a Port Stanley venne impartito il 26 marzo. Il 2 aprile il governatore delle isole, Rex Hunt, si arrese dopo un breve scontro armato durante il quale perse la vita un ufficiale argentino. Il piano militare prevedeva azioni d'intensità crescente volte ad affermare la sovranità e il pieno controllo argentino