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Memoria e denuncia: la generazione Settanta – Ottanta

La letteratura argentina degli anni Duemila ha sperimentato diversi modi di narrare la società e la vita condizionati dall’esperienza storica della dittatura militare, della guerra delle Malvine, della restaurazione democratica, del neoliberismo economico e della crisi del 2001. Contestualmente alle vicende, le voci che hanno narrato la storia si sono appropriate di un discorso che si è dimostrato in diverse occasioni inadeguato a raccontare le vicende in modo fuorviante. Negli anni Duemila, in virtù del crescente desiderio di decostruire il racconto della propaganda –tanto della dittatura militare quanto di Menem– e di recuperare la memoria storica collettiva, gli autori argentini si sono domandati nuovamente da quale prospettiva raccontare la storia e con quali strumenti. La crescente visibilità di scrittori giovani, in questi anni, permette alla letteratura argentina di mostrare un punto di vista che si fonda sulla distanza che intercorre tra gli avvenimenti storici e l’esperienza dell’autore, dando luogo a una nuova forma di marginalità della scrittura, un diverso modo di essere lontani dall’esperienza. Mentre in passato tanto la marginalità quanto la distanza costituiscono lo strumento per gli autori di narrare il proprio punto di vista sul conflitto e la propria esperienza dello stesso e quindi di ristabilire un equilibrio tra la loro esperienza mediata e quella dei protagonisti, gli scrittori della generazione Settanta - Ottanta sono obbligati a una marginalità che si lega principalmente alla loro età durante il conflitto. Luciana Irene Sastre dedica la sua tesi La palabra (im) propia: narración de la juventud en la Argentina de poscrisis all’analisi della letteratura argentina degli anni dal 2001 al 2005 ricercandovi le forme di narrazione della juventud che si identificano con la scelta di affidare la narrazione a un protagonista bambino o adolescente, e con quella di autori giovani di porre al centro della vicenda eventi del passato di cui non hanno avuto esperienza diretta, entrando in possesso di una storia che non appartiene loro.

La peculiarità di questa presenza giovanile ricorrente si radica, secondo l’autrice, nella capacità propria del periodo giovanile di esplorare i modi attraverso i quali accedere alla storia, narrata da una voce adulta detentrice dell’esperienza del passato. La scrittura “giovanile” rielabora i frammenti di memoria assorbiti dalle voci autorevoli che hanno accesso alla storia e la letteratura emergente, reinterpreta le narrazioni precedenti interrogandole, in virtù di una riappropriazione necessaria per porre le basi di una nuova generazione: «La literatura se apropia de la narración para contar de modo inapropiado, haciendo del “mal cálculo” de las narraciones ajenas su material y su proyecto, esto es, tomar la palabra para contar de otro modo y abrir el espacio de las narraciones a otras voces»206.

A metà degli anni Duemila sono iniziate ad affiorare in forma lenta e incessantemente le opere prime di autori poco più che trentenni che, identificati oggi come “Nueva Narrativa Argentina” (NNA), hanno ottenuto inedita visibilità per numero di ristampe, riedizioni e di acquisizione di diritti all’estero, e hanno alimentato il dibattito sull’analisi critica ai fini di una catalogazione letteraria.

Elsa Drucaroff e Beatriz Sarlo, voci di rilievo della critica letteraria argentina, hanno dedicato uno spazio di riflessione alla generazione in questione all’interno, rispettivamente del saggio Los prisioneros de la torre. Política, relatos y jóvenes en

la postdictadura (2011) e alla raccolta di articoli critici Ficciones argentinas. 33 ensayos207(2012) pubblicati a distanza di pochi anni dall’attenzione dimostrata nei confronti dell’emergere di una generazione di scrittori.

Il testo di Beatriz Sarlo riunisce recensioni pubblicate negli anni precedenti nel supplemento culturale del quotidiano Perfil. Nelle opere selezionate l’autrice riscontra elementi stilistici e tematici ricorrenti. La maggior parte dei testi è narrata in prima persona dal protagonista, spesso con note intimistiche; la vicenda ha una collocazione urbana ma si muove in zone marginali come i quartieri più esterni

206

Sastre L. I., La palabra (im) propia : narración de la juventud en la Argentina de poscrisis, Leiden University, giugno 2013, disponibile online: http://hdl.handle.net/1887/21016

207

della capitale o città di provincia o a ancora piccoli paesi; le trame si dimostrano ellittiche e nebulose.

L’analisi di Elsa Drucaroff, che abbraccia una produzione che va dagli anni 1990 al 2007, dà spazio a una molteplicità di voci, diverse da quelle generalmente considerate all’interno del “canone” letterario, nel quale, nelle generazioni precedenti, confluiscono scrittori provenienti dal mondo accademico. Nel caso della NNA invece emergono prevalentemente autori esterni al circuito universitario. Le loro produzioni, secondo Elsa Drucaroff, si caratterizzano per avere confini estesi, che valicano quelli letterari. Gli autori dimostrano che la loro produzione è interessata in parte a confrontarsi con la produzione letteraria precedente, consolidata e autorevole, ma soprattutto a creare un legame con gli eventi storici che hanno segnato l’Argentina. «Cada generación es entonces un resumen del pasado, está hecha de ese pasado»208. La generazione in questione si nutre di un passato distante abbastanza per poter essere decodificato senza dover scendere a patti con l’esperienza. L’autrice identifica la ribellione, la colpa e la ricerca della novità come elementi dominanti della produzione.

Anche Miguel Bonasso, politico e scrittore argentino, militante Montonero durante gli anni Settanta, identifica con la colpa il male più forte della società argentina: «Si llegara a estas tierras un inspector como el de la obra de Priestley209 no necesitaría de muchas indagaciones para diagnosticar una grave patología social. Se trata de una gigantesca culpa colectiva»210. La sua considerazione si inserisce in un discorso più ampio legato alla guerra delle Malvine, all’interno di un articolo dedicato all’alto tasso di suicidi degli ex combattenti al rientro in patria –una delle tematiche

208

Elsa Drucaroff, Los prisioneros de la torre. Política, relatos y jóvenes en la postdictadura, Emecé, Buenos Aires, 2011, pag. 34.

209

L’autore si riferisce a An Inspector Calls, opera teatrale di John Boynton Priestley del 1946 in cui l’ispettore afferma, che il suicidio non è l’azione di un singolo ma un’accusa manifesta contro gli altri, il mezzo attraverso il quale ricordare alla società che ha perpetrato il peggiore dei crimini contro i suoi figli, li ha dimenticati.

210

Una historia marcada por el suicidio .http://www.pagina12.com.ar/diario/elpais/1-3517-2002- 04-02.html 2 aprile 2002

scottanti su cui non si trovano ancora oggi dati concreti e studi specifici. Il suo coinvolgimento nelle vicende politiche gli permette di assumere un punto di vista estremamente soggettivo in merito al conflitto, con il quale si confronta quasi venti anni dopo lavorando con le testimonianze di ex combattenti per la realizzazione del film Iluminados por el fuego insieme al regista.

Tra i protagonisti della generazione Settanta-Ottanta le dichiarazioni di Patricio Pron ci permettono di sostenere l’argomentazione proposta da Elsa Drucaroff secondo la quale ogni generazione racconta il proprio passato. Se è vero però che agli autori di questa generazione è negato l’accesso alla narrazione del passato della dittatura e della guerra perché privi dell’esperienza, la relazione che stabiliscono con la materia narrata si basa sul modo in cui il passato si è riflesso sulle loro vite. Mentre la NNA radica l’approccio con il confitto sul termine “passato”, le generazioni anteriori lo incentrano sul termine “esperienza”. Il passato può essere indagato con distacco e consapevolezza attraverso un approccio che riesce a emanciparsi dal senso di colpa che pervade la società argentina che ha vissuto il conflitto.

Patricio Pron riconosce nella sua scrittura e in quella dei suoi coetanei la presenza di due ingredienti, il sospetto e l’incertezza, che permettono di dare vita a quello che identifica con le tematiche presenti nella letteratura della generazione di cui è parte:

La sospecha y la incertidumbre son los temas principales de mi generación literaria. Un día alguien escribirá las otras cosas de la guerra de Malvinas de las que yo nada digo aquí: las maestras que nos mentían, los padres asustados que nos mentían, la prensa imbécil que nos mentía. Quién lo haga, en particular si es de mi edad, sabrá que aquella guerra fue para nosotros una victoria secreta porque trajo a nuestras vidas la mentira y la sospecha, que son las únicas herramientas de un escritor211.

211