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Patricio Pron: decostruzione e riappropriazione del passato

Patricio Pron aveva sette anni allo scoppio della guerra che, per una concomitanza con alcune vicende personali, crea un legame indissolubile con il concetto di menzogna che soggiace all’opera Una puta mierda. Racconta l’autore che in quel periodo, al ritorno dalla scuola la madre gli chiedeva com’era andata la giornata e che siccome tutto sembrava molto banale decise un giorno di inventare una storia e per aver mentito venne punito. Dopo poco era iniziata la guerra e la propaganda raccontava che l’Argentina avrebbe vinto, falsificando la storia e costruendo una versione inventata delle gesta eroiche dell’esercitò che continuò per quasi due mesi, fino al giorno della resa. In questa occasione scoprì una contraddizione tremenda e

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reale: «las mentiras privadas y nimias eran castigadas, pero las mentiras sociales con influencia en el destino de un país no eran castigadas en absoluto»231. Così nasce la vocazione al giornalismo e alla letteratura che l’autore considera «un ámbito en el que la mentira es tolerada»232. Patricio Pron è un giovane autore di grande successo, tradotto in numerose lingue e vincitore di prestigiosi premi. Nel 2010 è stato identificato dalla rivista GRANTA come uno dei ventidue migliori scrittori giovani di lingua spagnola. Vive attualmente a Madrid dove ha pubblicato nel 2014 una versione aggiornata di Una puta mierda, con il titolo Nosotros

caminamos en sueños, modificato, per sua ammissione, perché non sembrasse

estremamente provocatorio e per accedere a un pubblico di lettori e scrittori coetanei contribuendo all’apertura del dibattito su quello che accade quando i nazionalismi si sostituiscono al buonsenso.

Una puta mierda rappresenta una guerra surreale, quella delle Malvine, che «entre

todas las putas mierdas del mundo […] era sin dudas la peor»233, raccontata dal

soldato **** e da una moltitudine di voci che si fondono in un’unica narrazione, quella della trincea. Patricio Pron racchiude i suoi protagonisti in un mondo onirico nel quale la pantomima si sostituisce alla riproduzione realistica del comportamento dei soldati in trincea. Il protagonista e narratore onnisciente delle vicende inserisce nel suo ritratto della guerra tutti gli elementi che l’hanno resa nota: il freddo, la fame, le trincee fangose nelle quali i soldati si muovono, l’imperizia dei militari e dei medici, la follia che colpisce gli uomini in situazioni di estremo pericolo, che viene scambiata per eroismo. La vicenda segue a tratti le storie personali di ognuno dei combattenti, Sorgenfrei, O’Brian, General Mayor, Mayor General, Teniente Clamente S., Soldado Cornudo, Morin, Mirabeaux, Nuevo Periodista, Wolkowiski e di altri personaggi che popolano questo mondo, il doctor Doctor, la Querida, una

231“Patricio Pron "desacraliza" la Guerra de las Malvinas en su última novela” in

lainformación.com, 25 maggio 2014 , disponibile online: http://noticias.lainformacion.com/arte-

cultura-y-espectaculos/artes-general/patricio-pron-desacraliza-la-guerra-de-las-malvinas-en-su- ultima-novela_Wp1L5R1sPxEdi9jr1FwNS6/

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“Patricio Pron "desacraliza" la Guerra de las Malvinas en su última novela” in

lainformación.com, cit.

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ragazza autoctona che insieme a sua madre e sua sorella offrono favori sessuali ai soldati in cambio di cibo, il Presidente Pantaleón, chiaro riferimento a Leopoldo Fortunato Galtieri, e una bomba che, come una spada di Damocle, è sospesa a mezz’aria sulla trincea.

Pron si schiera politicamente contro la menzogna della guerra. Per farlo si avvale di una satira pungente che non mostra la guerra bensì la sua caricatura grottesca. Inserendo elementi fantastici e surreali crea un ponte letterario con il passato e con le forme che le generazioni precedenti hanno adottato per raccontalo. L’obbiettivo della sua satira non è quello di ridicolizzare le vittime, al contrario. I soldati, infatti, pur essendo vittime di illogiche disposizioni militari, non appaiono consapevoli dei soprusi e non si domostrano feriti. L’obiettivo sociale della sua scrittura e quello di puntare i riflettori su un evento che tende in quegli anni a trasformarsi in un «monumento de sí mismo»234 invitando ad «acercarse de forma más descontracturada y más lúdica a temas dolorosos del pasado proprio para no dar el tema por cerrado»235, perché sia presente nella memoria collettiva e per evitare che si possa ripetere. Il suo obiettivo letterario è quello di far dialogare Una puta mierda con Los pichiciegos, vicini per scelte stilistiche e modello narrativo adottati. Abbiamo avuto modo di affrontare il capovolgimento della prospettiva di cui si serve Federico Lorenz che per decostruire il passato e ricostruire una memoria generazionale pone enfasi sul valore morale di cui sono investiti i protagonisti. Patricio Pron opera invece una destrutturazione dello stile letterario sia dell’epica che del suo modello letterario, Fogwill, reinterpretando nel testo scenari ed episodi che rievocano quelli rappresentati dall’autore. Pron non intende recuperare il passato bensì la sua narrazione attraverso la riscrittura dell’opera che dà l’avvio alla nascita di un filone letterario. In questo modo l’episodio delle Malvine può diventare anche parte del passato di una generazione che non ha vissuto il conflitto.

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“Patricio Pron "desacraliza" la Guerra de las Malvinas en su última novela” in

lainformación.com, cit.

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“Patricio Pron "desacraliza" la Guerra de las Malvinas en su última novela” in

I riferimenti a Los pichiciegos sono continui. In entrambi i personaggi appaiono sulla scena all’improvviso, collocando il lettore al centro di una vicenda decontestualizzata, e allo stesso modo spariscono, come trasformandosi in presenze fantasmatiche. I nomi e cognomi dei personaggi appaiono ripetuti per via della struttura dialogica dei testi e per riprodurre la matrice corale della narrazione. Si noti inoltre che mentre in Los Pichiciegos i soprannomi dei protagonisti assumono valore didascalico –si pensi al Turco, all’Uruguayo, ai Reyes Magos al Ingeniero o a Galtieri– in Una puta mierda i cognomi svolgono il compito dei soprannomi e corrispondono ai ruoli e ai compiti che i soldati assolvono –General Mayor, Mayor General, doctor Doctor, la Querida, Nuevo Periodista e Viejo Periodista. Il modo assurdo e surreale in cui la guerra e i luoghi vengono descritti corrisponde in entrambi i testi, come a voler sottolineare l’impossibilità di racchiudere il conflitto all’interno dei contorni del reale. Come se la realtà del conflitto fosse obbligata a sfuggire completamente nella sua trasposizione letteraria per riprodurre nel lettore l’effetto dello straniamento. Gli espedienti che attuano gli alti ranghi dell’esercito argentino descritti da Pron, in particolare lo sviluppo di un’azienda che si occupa di commerciare materiali di guerra, di cui però l’esercito argentino non dispone, ricorda i meccanismi di commercio dei pichis con l’esercito inglese. L’episodio in cui i Reyes Magos di Fogwill richiedono all’esercito nemico delle batterie in cambio di informazioni sembra rievocare lo stesso meccanismo paradossale. Tanto i soldati di Pron quanto quelli di Fogwill non otterranno dal commercio quello che sperano – le batterie che vengono fornite ai pichis dagli inglesi sono infatti esauste– e non forniranno in cambio nient’altro che illusioni –tanto i soldati di Una puta mierda quanto quelli di Los pichiciegos non offrono una reale merce di scambio perché non possiedono oggetti da scambiare i primi e informazioni reali i secondi. In Una puta

mierda ricorre ripetutamente l’allusione a un soterraño, di cui ignoriamo la

funzione e di una bomba che appare durante tutta la narrazione sospesa sulla trincea. Il rimando del soterraño alla pichiera risulta evidente, la sua funziona nel testo appare chiara solo nel momento della sua distruzione, come se l’autore la rendesse metafora della decostruzione letteraria dell’opera di Fogwill. La bomba

che fluttua sulla trincea, elemento surreale, si presta a un collegamento più preciso con l’episodio in cui Quiquito di Los pichiciegos assiste alla cosiddetta “La gran atracción”.

La bomba appare nelle prime pagine del testo e riproduce il fenomeno naturale dell’eclissi: «el perfil de una bomba que caía perpendicolarmente sobre la trinchera y por un istante ocultaba el brillo pálido del sol que, por primera vez desde que habíamos llegado a las islas, iluminaba los campos devastados por el combate»236. Scopriamo insieme al protagonista che la bomba non intende cadere: «luego echamos una mirada a nuestro alrededor y vimos que todo estaba en calma y parecía en orden excepto por la bomba sobre nuestras cabezas»237. La sua presenza confonde la percezione della normalità: «No sabíamos que pensar porque la guerra era algo absolutamente nuevo para nosotros y no teníamos claro si era normal que una bomba colgara del cielo sin acabar de caer o se trataba de una característica de esa guerra»238. La fusione della bomba con il cielo che ne arresta la discesa verso la trincea dei protagonisti rievoca la descrizione di un fenomeno assolutamente artificiale, il volo degli aerei argentini diretti verso le posizioni nemiche, denominato “La gran atracción”. Il cielo viene d’improvviso tagliato a metà dalla flotta aerea che come uno stormo di uccelli prende una forma a V e all’improvviso smette di avanzare, incollandosi al cielo, come la bomba in Una puta mierda:

Lo que pasó después hubo varias maneras de contarlo. Lo que él vio desde esa cresta, fue que al llegar al cielo azul la “ve” de aviones se quedó pegada contra el aire, incrustada en lo azul y que después los avioncitos se desparramaron por el azul y empezaron a deshacerse sin caer. Eran como gotitas de una sustancia pegajosa los pedazos verdes de avión camuflado deshecho contra lo azul, y se fueron bajando muy despacio hacia el horizonte, como salpicaduras de aceite de motor que van bajando por un vidrio239.

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Pron, Op. cit., pag. 12. 237

Pron, Op. cit., pag. 13. 238

Pron, Op. cit., pp. 13-14. 239

Se l’opera di decostruzione della narrazione del passato in Pron passa attraverso il riferimento a Los Pichiciegos non possiamo ignorare la sua descrizione della neve: «a diferencia de todas las guerras que habíamos visto en la televisión, en esta había nieve, nieve fría y de aspecto sucio que se las arreglaba para meterse dentro de tu uniforme no importaba cuánto hicieras para evitarlo»240, che rievoca il celebre

incipit fogwilliano: «esa nieve ahí, amarilla, no caía: corría horizontal por el viento,

se pegaba a las cosas, se arrastraba después por el suelo y entre los pastos para chupar el polvillo de la tierra; se hacía marrón, se volvía barro»241.

La guerra in Una puta mierda si presenta riprodotta come un microcosmo autoreferenziale, che non ha relazione apparente con l’esterno ma che innesca rimandi e riferimenti alla sua rappresentazione nel passato. La narrazione in prima persona di un soldato di cui ignoriamo il nome perde ogni relazione con la realtà esterna, che non si collega al presente o alla contemporaneità né attraverso il rapporto con l’interlocutore che fornisce un contraltare alla narrazione, né attraverso un distanziamento fisico dagli eventi, come accade nei casi in cui la narrazione del conflitto ha luogo da Buenos Aires. La guerra è presente nel testo dalla prima all’ultima pagina e si muove tra realtà e rappresentazione rendendo impossibile al lettore scindere realtà e finzione. Nessun personaggio di Pron si chiede se qualcuno crederà al racconto o se qualcuno sarà in grado di comprendere l’esperienza dell’ex combattente –come accade tanto in Fogwill quanto nei casi in cui gli episodi vengono narrati da un ex combattente– perché tutto quello che accade nel testo si limita alla relazione con il testo stesso. La sua presenza assume forme non convenzionali. I soldati, per esempio, non sanno contro chi stanno combattendo né conoscono la sua posizione sulle isole: «No teníamos ni idea de contra quién peleabamos ni de dónde estaba»242. Ignorano la posizione stessa delle isole. Dopo un primo tentativo da parte del Tenente al comando di collocarle su un mappamondo, confondendole con le isole Maldive:

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Pron, Op. cit., pag 14. 241

Fogwill, Op. cit., pag. 9. 242

El Tenente Clemente S desplegó un planisferio […] luego señaló tres puntos en tres sitios diferentes sobre la línea del Ecuador y dijo: “Están en alguna parte, en alguno de estos tres puntos” [...]. Sorgenfrei levantó la mano y dijo: “Señor, éstas son las Maldivas”243.

Quindi il Tenente svelerà il mistero, nessuno sa dove si trovino: «¡La ubicación de las islas es un secreto militar! ¡Ni siquiera nuestro amado presidente sabe dónde se encuentran!»244.

Nel gioco tra il surreale e la menzogna, Pron affida al Nuevo Periodista il compito di ridicolizzare i meccanismi di informazione, fonte della menzogna impunita contro la quale si schiera apertamente l’autore. Nel suo nome il Nuevo Periodista nasconde un riferimento al New journalism, movimento letterario sviluppatosi negli Stati Uniti tra gli anni Sessanta e Settanta che annovera tra i maggiori esponenti il fondatore, Tom Wolfe, Truman Capote e Norman Mailer. Il fenomeno ha senza dubbio influenzato il giornalismo mondiale a partire da quegli anni, nonostante le polemiche e le accuse mosse principalmente al carattere estremamente soggettivo dello stile che fondendo realtà e finzione compromette o tradisce il racconto della realtà. Come ogni elemento di novità che si rispetti, il Periodista in questione era succeduto a un Viejo Periodista, emblema di un giornalismo statico, monumentale, da scrivania e d’inchiesta, che corrisponde anche a una scuola giornalistica che mantiene un rispetto nei confronti dell’etica, messo in discussione dagli approcci successivi. Il Viejo Periodista viene metaforicamente schiacciato dal peso della sua macchina da scrivere e viene quindi sostituito. Attraverso il Nuevo Periodista prende vita una rappresentazione finzionale della realtà che diventa menzogna. Ne è un esempio l’articolo che questi scrive sulle imprese eroiche del soldato **** in cui riporta la storia inventata di un soldato che si immola per uccidere seicento nemici al grido di «¡Viva la patria!»245. O anche la notifica quotidiana di undici caduti in

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Pron, Op. cit., pp. 14-15. 244

Pron, Op. cit., pag. 15. 245

battaglia, andando incontro alle necessità degli alti ranghi di quantificare un numero costante di caduti per non demoralizzare la popolazione argentina che potrebbe immaginare che la guerra è in stallo:

No podemos informar de un número de bajas diarias superior a quince porque eso daría la impresión de que la guerra no va bien y desmoralizaría a la población, pero tampoco de una inferior a siete porque esto llevaría a que alguna gente pensara que la guerra va demasiado lento y no estamos haciendo bien nuestro trabajo, lo que también desmoralizaría, así que el General Mayor, el Mayor General y yo acordamos difundir diariamente una lista de once muertos. Quiero decir: nosotros aceptamos divulgar los nombres de once muertos por día y el Alto Mando se compromete a darnos once muertos, no importa de qué forma246.

In questo modo la menzogna giornalistica, che in quanto tale riproduce una realtà immaginaria, presta la sua penna a una finzione governativa che la usa come strumento di propaganda. Non vi è quindi più alcun rapporto con la verità né il desiderio di ricercarla o rappresentarla.

La storia che racconta Pron non segue uno schema narrativo in cui la trama si sviluppa e volge a un epilogo, bensì si mostra fine a se stessa, statica, circolare. L’autore adopera reiterazioni tanto di espressioni quanto di schemi dialogici al fine di raggiungere il suo obbiettivo. Ne è un esempio il dialogo che avviene nell’ospedale militare tra il soldato **** e il doctor Doctor che rispecchia uno schema ricorrente di domande e risposte che ripiegano su loro stesse, potenzialmente infinite:

Mientras controlaba mi pulso con un gesto de preocupación, dijo que yo había sufrido un ataque nervioso. “Si no me equivoco, se trató de una bala en la cabeza”, sugerí. El doctor Doctor detuvo su revisión y respondió, mirandome fijamente: “Eso puede provocarle un ataque nervioso a cualquiera, soldado. En su caso lo más importante es que no se preocupe por nada. Y disculpe que no le

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dé un tranquilizante, pero hemos vendido nuestros sobrantes de tranquilizantes a través de la Cooperativa para comprar anestesia”. “¿No podría darme entonces anestesia?”, pregunté, pero el médico respondió: “No, porque también vendimos la anestesia para comprar el alcohol”. “Y de seguro no pueden darme alcohol”, sugerí. “No, porqué también lo hemos vendido para comprar algodón, que aún no hemos recibido247.

Altri elementi ripropongono una staticità nella narrazione. La domanda «¿eres de los nuestros?» che ricorre nel testo e che viene rivolta al protagonista, ad esempio, pone il nostro nella costante condizione di domandarsi contro quale nemico si sta combattendo. La domanda però non prevede risposta, non innesca in nessun caso una conversazione. Anche la presenza della bomba sospesa sulla trincea, che incontriamo ogni volta che il protagonista alza gli occhi al cielo, costituisce un elemento che cristallizza il luogo, l’azione e le vicende in un fermo immagine. I tipi umani che si muovono sulla scena sembrano collocarsi al confine tra l’essere e l’apparire, destinati a non assumere mai caratteristiche eroiche. Diventano archetipi nei quali l’autore esprime tutto ciò che la sua generazione ha appreso dalla guerra: il sospetto, l’incertezza, l’inganno, la delusione e la menzogna.