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Gli anni successivi al termine del secondo mandato di Carlos Saúl Menem sono quelli in cui si sono manifestati gli effetti della sua politica. Fernando De la Rúa, rappresentante della Unión Civica Radical, sale al governo il 10 dicembre del 1999, la sua vittoria è la manifestazione del forte rifiuto della figura del suo predecessore e della situazione critica alla quale aveva portato la nazione, compromettendo l’immagine pubblica dell’Argentina: il crollo vertiginoso del prodotto interno lordo, l’aumento della disoccupazione e del tasso di povertà, la crisi dei settori dell’istruzione e della sanità. Alle criticità conseguenti all’ultima gestione governativa si sommava un deficit fiscale ereditato dal governo anteriore. Visto il fallimento dei tentativi di contenere la crisi imminente, il presidente rassegnò le dimissioni dopo aver dichiarato lo Stato d’assedio il 19 dicembre del 2000 e autorizzato una violenta repressione delle manifestazioni popolari che culminarono con trentanove morti in tutto il paese. Eduardo Duhalde, candidato presidente e suo antagonista, completò il mandato presidenziale.

Nel maggio del 2003 assunse la presidenza Nestor Kirchner, candidato con il Frente para la Victoria, che sosteneva le posizioni della sinistra social democratica peronista, attento a sviluppare una politica economica volta a incentivare la crescita del prodotto interno lordo e ad abbassare il tasso di disoccupazione. Nell’ambito della politica estera si dedicò a rinsaldare i rapporti con i presidenti di sinistra al governo in Brasile, Venezuela, Cile, Uruguay, Ecuador e Cuba a favore di un sostegno reciproco e del consolidamento di una realtà regionale in contrasto con le politiche statunitensi.

Nella situazione di totale debolezza politica in cui versava la nazione, il presidente si impegnò in un lavoro lento e incessante per la difesa dei diritti umani inserendo all’interno degli obiettivi della politica di Stato i temi della memoria, verdad y

justicia, slogan e bandiera dei movimenti per i diritti umani, a sostegno delle loro

battaglie. Mentre il presidente Menem aveva manifestato la necessità di dimenticare e lasciare il passato alle spalle per poter guardare al futuro, la politica di Nestor

Kirchner si fonda sull’imperativo di recuperare la memoria per imparare dagli errori del passato: «sabemos adonde vamos y sabemos hacia donde no queremos ir o volver. [...] Debe quedarnos absolutamente claro que en la República Argentina, para poder tener futuro y no repetir nuestro pasado, necesitamos enfrentar con plenitud el desafío del cambio»192. Il presidente si pone come anello di congiunzione tra le politiche di stato e un passato rivoluzionario del quale è stato parte attiva: «Formo parte de una generación diezmada, castigada con dolorosas ausencias; me sumé a las luchas políticas creyendo en valores y convicciones a las que no pienso dejar en la puerta de entrada de la Casa Rosada»193. Nestor Kirchner fonda la sua politica su un processo di ricostruzione dei simboli nazionali che fungono da cassa di risonanza nella percezione della popolazione argentina. La rimozione dei ritratti di Jorge Rafael Videla e Reynoldo Bignone –rispettivamente il primo e l’ultimo presidente della dittatura– dalla parete dei ritratti conservati all’interno del Colegio Militar de la Nación e la costruzione di un Museo de la memoria all’interno degli spazi della Ex ESMA (Escuela Mecánica de la Armada) costituiscono i primi gesti simbolici da lui compiuti in linea con l’idea di sollevare la nazione dal peso del passato. Entrambi gli eventi hanno avuto luogo il 24 marzo 2004, il giorno del ventottesimo anniversario del colpo di stato delle Forze Armate. Secondo l’analisi di Federico Lorenz il primo gesto costituva non un «ejercicio acrítico de reivendicación, sino una reapropriación crítica de una institución de la Nación argentina»194. Nel caso della costruzione del Museo della memoria il presidente ha inteso rafforzare la sua figura di mediatore come legame tra le generazioni rivoluzionarie e il presente, sottolineando la necessità di affrontare il discorso della memoria. Di seguito un estratto dal suo discorso:

Es indispensabile que las autoridades se sitúen por encima de las antinomias y los odios del pasado. No se deben seguir alentando visiones o interpretaciones históricas que dividan a la sociedad. Los argentinos debemos marchar, de una

192

Trascrizione del discorso di insediamenti del Presidente Néstor Kirchner, 25 maggio 2003, disponibile online: https://www.youtube.com/watch?v=1Zao4M3qXvw

193

Trascrizione del discorso di insediamenti del Presidente Néstor Kirchner, cit. 194

vez por todas, hacia la plena reconciliación nacional y hacia la construcción de la patria del futuro, que no debe estar ensombrecida por los errores y los extravíos de un tiempo de violencia que afortunadamente ha quedado atrás195.

Oltre a ricordare è necessario affrontare definitivamente gli errori del passato facendosi carico delle colpe e chiedendo perdono:

A las cosas hay que llamarlas por su nombre […]. Vengo a pedir perdón de parte del Estado nacional por la vergüenza de haber callado durante veinte años de democracia tantas atrocidades [...]. Hablemos claro: no es rencor ni odio lo que nos guía. Me guía la justicia y la lucha contra la impunidad. Los que hicieron este hecho macabro y tenebroso como fue la ESMA tienen un solo nombre: son asesinos196.

Il governo di Nestor Kirchner e di sua moglie Cristina Fernández de Kirchner che gli succederà nel governo della nazione hanno inserito la questione delle Malvine, per la prima volta, nella panoramica sulle vicende del passato, includendola all’interno delle denuncie nei confronti delle azioni riprovevoli della violenza di Stato. Già durante il discorso di insediamento, nel quale dedica un paragrafo alla sua terra d’origine, Río Gallegos, il presidente sottolinea la necessità di rivendicare il territorio delle Malvine: «Venimos desde el sur de la Patria, de la tierra de la cultura malvinera y de los hielos continentales, y sostendremos inclaudicablemente nuestro reclamo de soberanía sobre las Islas Malvinas»197. In questo modo la questione Malvine torna a essere all’ordine del giorno, ma non come elemento simbolico. Durante il suo primo intervento all’assemblea dell’ONU, nel settembre 2003, il presidente sottopone alla commissione la questione della sovranità sulle isole e la necessità di una decolonizzazione in base alla risoluzione 2065 del 1965. L’ONU, si era infatti già espressa allora a favore dell’avvio di un dialogo bilaterale

195

Trascrizione del discorso del presidente Néstor Kirchner nella ex ESMA, 24 marzo 2004, disponibile online: https://www.youtube.com/watch?v=lQORpg3Yb6A

196

Trascrizione del discorso del presidente Néstor Kirchner nella ex ESMA, cit. 197

tra Argentina e Inghilterra nel rispetto del programma di decolonizzazione di cui l’Organizzazione è promotrice e sostenitrice.

Durante questo processo di rinascita da poco avviato l’Argentina trova il coraggio di accendere i riflettori su una vicenda che nel corso dei governi precedenti era stata taciuta, nascosta, dimenticata. Elemento di fondamentale importanza è la connessione tra il tema dei diritti umani che coinvolge la “guerra sucia”, e la questione Malvine riconsiderata per la prima volta all’interno del discorso più ampio sulla dittatura, che sarà sempre più presente negli anni. Per consolidare questo approccio è necessario creare nuovi simboli: le associazioni per i diritti umani e in primis le Madres de Plaza de Mayo, che il presidente chiama in causa durante il discorso di insediamento:

La defensa de los derechos humanos ocupa un lugar central en la nueva agenda de la República Argentina. Somos hijos de las Madres y Abuelas de Plaza de Mayo. Y por ello insistimos en apoyar de manera permanente el fortalecimiento del sistema internacional de protección de los derechos humanos y el juzgamiento y condena de quienes los violen. Todo ello con la cosmovisión de que el respeto a la persona y su dignidad deviene de principios previos a la formulación del derecho positivo y reconocen sus orígenes desde el comienzo de la historia de la humanidad. [...] Somos fervientes partidarios de la solución pacífica de las disputas internacionales, particularmente en un tema tan caro a nuestros sentimientos e intereses como la disputa de soberanía que mantenemos por las Islas Malvinas, Georgias del Sur y Sandwich del Sur y los espacios marinos circundantes198.

Il passaggio di testimone della presidenza da Nestor Kirchner a sua moglie Cristina Fernández, che ha governato la nazione in due mandati dal 2007 al 2015, non ha modificato la posizione del governo nei confronti delle politiche sulla memoria né tantomeno su questioni di politica interna o estera. L’intenzione manifesta della

198

“Discurso del presidente Néstor Kirchner ante la 58ª. Asamblea Anual de las O.N.U., 25”, in

Clarín.com, settembre 2003 disponibile online: http://edant.clarin.com/diario/2003/09/25/um/m-

presidentessa è stata quella di continuare a governare secondo le direttrici lanciate dal marito. Il forte protezionismo economico sostenuto da entrambi i presidenti non ha migliorato le condizioni economiche dell’Argentina, portandola a raggiungere tassi di inflazione oscillanti e comunque altissimi. Le condizioni economiche in difficile ripresa hanno portato la presidentessa a dichiarare default nell’estate 2014.

Dopo otto anni di governo la presidentessa ha terminato il suo secondo mandato il 10 dicembre 2015 lasciando la nazione nelle mani del candidato del partito Cambiemos, Mauricio Macri, che ha sconfitto il kirchnerista Daniel Scioli.

Con il passare degli anni e la graduale rimozione dal segreto di Stato di documenti ufficiali –la maggior parte sono stati svincolati solo nel 2012– la questione Malvine aumenta gradualmente la sua rilevanza all’interno dell’agenda di Stato, oltre a comparire con grande enfasi durante i periodi pre-elettorali, consolidando l’attitudine antica a utilizzarla come strumento di richiamo della popolazione poiché le isole costituiscono un simbolo consolidato dell’identità nazionale. Il 2007 e 2012 sono gli anni, rispettivamente, del venticinquesimo e del trentesimo anniversario del conflitto e coincidono con i momenti storici in cui è stato dato maggiore risalto tanto al recupero della memoria del conflitto quanto alle azioni a favore di un ripristino del dialogo bilaterale con l’Inghilterra. Le occasioni celebrative, oltre a dare spazio alla ricostruzione delle vicende e a una degna commemorazione dei caduti, hanno creato l’opportunità di concentrare l’interesse della società su associazioni quali i Centri di Ex combattenti e delle Associazione dei familiari dei caduti che non avevano avuto in passato l’opportunità di prendere pubblicamente la parola come rappresentanti di un segmento della società vittima tanto della guerra quanto della dittatura.

I Centros de Ex Combatientes Islas Malvinas (CECIM), ai quali la politica di Stato inizia in questi anni a dare particolare risalto, erano sorti all’indomani del conflitto e contestualmente avevano intrapreso un percorso di sostegno, anche di tipo psicologico, per sopperire alla mancanza di azioni governative adeguate. Era ormai necessario un intervento da parte delle istituzioni che aiutasse i civili prestati alla

guerra a superare lo stress post traumatico e che fornisse loro la possibilità di raccontare. La desmalvinización aveva emarginato i coscritti, il silenzio avrebbe a lungo andare affievolito il potere dei ricordi, necessari in questa nuova fase di ricostruzione del passato. Casi sporadici di testimonianze, già menzionate nella prima parte di questo lavoro, sorgono già a partire dal dopoguerra –si pensi a Los

chicos de la guerra di Daniel Kon e a Malvinas: relatos de soldados del generale

Martín Balza. Seguiranno pubblicazioni cronologicamente disomogenee, seppur presenti, negli anni dal 1983 al 2005 acquisteranno continuità nel decennio successivo.

Federico Lorenz dedica in Las guerras por Malvinas uno speciale approfondimento sul venticinquesimo anniversario del conflitto che considera «un buen momento para explorar el espacio de las memorias sobre la guerra de 1982»199. In questo contesto di ritrovato interesse e fermento intorno alla questione, scoppiano le “guerre per le Malvine” che si muovono su due versanti, quello legato alla rivendicazione del territorio sotto la giurisdizione argentina e quello che si focalizza sul recupero della memoria della guerra. Si tratta di reclami indirizzati alla presenza di Nestor e Cristina Kirchner durante le celebrazioni delle Malvine –Lorenz rimanda principalmente alle polemiche che coinvolsero l’allora presidente che non presenziò un atto celebrativo a Ushuaia– o di attentati alla vita del presidente, come quello che aveva come obbiettivo i suoi uffici di Río Gallegos nel 2011. Altre schermaglie, quelle tra Argentina e Gran Bretagna, si sono orientate su piani simbolici. Nel 2015 l’Argentina ha diffuso una serie limitata di banconote da venti

pesos raffiguranti le isole. La Gran Bretagna in risposta ha collocato una statua

raffigurante il busto di Margaret Thatcher nella piazza principale di Port Stanley. La rivendicazione del conflitto si presenta attraverso azioni spontanee o organizzate, individuali o collettive, che agiscono in diversi ambiti sociali mostrando la natura multiforme dell’approccio alla causa, che meriterebbe un approfondimento di tipo sociopolitico impossibile da affrontare in questa sede. Si può però illustrare parte

199

del fenomeno riportando le posizioni assunte dalle due principali associazioni che si occupano degli ex combattenti, il CECIM e la Comisión de Familiares de Caídos en Malvinas (CFCM) durante il venticinquesimo anniversario del conflitto. In occasione delle celebrazioni il Ministero della Difesa aveva organizzato, in collaborazione con le due associazioni, una mostra all’interno dei suoi spazi. Nel momento dell’inaugurazione la CFCM decise di ritirarsi dall’organizzazione e di non esporre i materiali forniti dopo aver visto che all’ingresso della mostra il CECIM aveva collocato un manichino che simulava un estaqueo. La CFCM accompagnò la defezione con una lettera indirizzata a Cristina de Kirchner spiegando che l’obiettivo del loro incessante lavoro negli anni non era stato quello di discutere la natura del conflitto, bensì di rendere omaggio ai loro eroi: «Hay hombres que cayeron luchando por esta Causa. Son nuestros Héroes. Esto es lo principal. Esto no puede olvidarse»200. Ridurre la guerra delle Malvine a una «aventura de la dictadura militar»201 significava dimenticare gli uomini che avevano dato la vita per la patria: «los trata de “chicos de la guerra” y les niega la dignidad de haber sido parte en una Causa histórica del pueblo argentino»202. L’intenzione della CFCM di mostrare i propri caduti come eroi e non come vittime inconsapevoli si scontra con il desiderio di memoria, verdad y justicia su cui si fondano le campagne politiche kirchneriste e gli obiettivi dei CECIM. La nuova presa di coscienza collettiva dimostra che la società argentina è adesso pronta per guardarsi indietro e ricomporre, tassello per tassello, i pezzi di una società distrutta dal regime delle Forze Armate e riuscire a punire i colpevoli e costruire il futuro della nazione su basi solide. La dimostrazione di tale presa di coscienza è invece per la CFCM un modo come un altro per nascondere le imprese dei loro eroi, perché «los que eligen el olvido solo saben construir víctimas»203.

200

Lorenz, Op. cit. pag. 350. 201

Lorenz, Op. cit. pag. 350. 202

Lorenz, Op. cit. pag. 350. 203

I CECIM chiedevano che fossero rese note le forme di repressioni a cui erano stati sottoposti i soldati, per punizione, dai loro stessi ufficiali, nei cui confronti chiedevano che fosse fatta giustizia. Tutto ciò nella convinzione che fosse la via per restituire dignità alle vittime.

Nel 2005 nei centri di ex combattenti era stato proiettato il film di Tristán Bauer

Iluminados por el fuego, tratto dall’omonimo libro di Edgardo Esteban, che ritrae in

maniera realistica e commovente la guerra e le condizioni dei soldati. Di fronte alla messa in scena di un estaqueo, gli ex combattenti avevano compiuto un passo in più rispetto alla presa di coscienza delle vicende che li avevano coinvolti nel conflitto e avevano avuto il coraggio di affermare che erano stati vittime di questo tipo di punizioni. Pablo Andrés Vassel, sottosegretario dei Diritti Umani della provincia di Corrientes, racconta di aver assistito a un momento estremamente toccante e contemporaneamente di grande solidarietà tra gli ex combattenti. Una volta terminata la proiezione del film, infatti, i presenti si sono confrontati sulla scena in questione, iniziando un processo di presa di coscienza e assimilazione delle violenze vissute. L’episodio viene così raccontato dal sottosegretario:

[La película] es impactante por su realismo, en la película se cuela el frío, el autoritarismo, el desprecio por la dignidad humana, la violencia de las acciones bélicas muy bien logradas y los infames momentos del hambre, de la cobardía del abuso de poder y de los estaqueos. Luego de los cien minutos de proyección, al encenderce la luz, la emoción del lugar quebraba el alma, los muchachos de la película, hoy abuelos algunos de ellos, abrazados a otros camaradas o a sus familias, lloraban desconsoladamente204.

La reazione evidenzia la necessità di indagare sulla questione e successivamente raccogliere testimonianze di ex combattenti che furono sottoposte al Ministero della Giustizia nel 2007. Da questo emerge un’attitudine dell’esercito alla violenza sui coscritti paragonabile a quella operata in patria durante la repressione dei cosiddetti “sovversivi”. Le testimonianze, che denunciano le azioni come torture, non a caso

204

sono state pubblicate in volume con il titolo di Memoria, Verdad, Justicia y

Soberanía corredato dall’introduzione della Madre de Plaza de Mayo Estela de

Carlotto, consolidando ulteriormente l’inclusione della causa Malvine nelle politiche di Stato che attendono giustizia. Dal 2007 al 2015 il percorso giudiziario è stato tortuoso e al momento nessun responsabile –o presunto tale– è stato condannato. Pablo Andrés Vassel, che non ricopre più la carica di sottosegretario, ha continuato a raccogliere testimonianze giungendo a centocinquanta casi di coscritti provenienti dalle provincie argentine e dislocati sulle isole in reggimenti e battaglioni diversi205.

Seguendo questo percorso simbolico di inserimento della questione Malvine all’interno del percorso di riabilitazione della memoria, il 10 giugno 2014 la presidentessa ha inaugurato il Museo Malvinas e Islas del Atlántico Sur, una struttura di nuova costruzione che si erge all’interno della Ex ESMA affianco ai padiglioni destinati alle associazioni delle Madres y Abuelas de Plaza de Mayo e dell’Associazione H.I.J.O.S. Il museo, una struttura di tre piani che al suo esterno riproduce la forma delle isole in una vasca in bronzo sulla quale si staglia il profilo stilizzato dell’incrociatore ARA General Belgrano, dedica solo l’ultimo piano al conflitto, mentre gli altri riportano la storia delle isole dalla loro scoperta all’occupazione inglese. Tra gli obiettivi del museo vi è quello di ricordare l’intera storia delle isole, a supporto della teoria che le vede appartenenti all’Argentina e di mostrare le prove dell’aderenza territoriale alla placca tettonica della Patagonia, teoria sulla quale si basano le trattative diplomatiche attualmente in corso. Il primo piano del museo, infatti, mostra immagini naturalistiche in ricostruzioni video, studi geologici e analisi sulla flora e la fauna delle isole.

In virtù del desiderio di considerare l’arcipelago non solo teatro dello scontro con la potenza inglese ma territorio geografico legato alla nazione, da includere in un

205

Le informazioni riportate sono frutto di un’intervista all’autore, del 28 novembre 2014, e di ulteriori conversazioni successive.

discorso di sviluppo nazionale, le campagne governative utilizzano lo slogan

Malvinas: pasado, presente y futuro.