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I casi di Banderas en los balcones, Las Islas e Sobrevivientes

I testi di Daniel Ares, Carlos Gamerro e Fernando Monacelli selezionati per un’analisi più dettagliata come rappresentativi della generazione presa in considerazione in questa parte del lavoro, permettono di esemplificare come la produzione letteraria sulla guerra vari in relazione al modo in cui tale tematica è affrontata dalla società. In virtù del rapporto tra le date di pubblicazione, rispettivamente 1994, 1998 e 2012, e la classe di appartenenza degli autori – rispettivamente 1956, 1962 e 1966– essi consentono di lavorare sull’analisi della generazione cui appartengono in modo trasversale e di riscontrare all’interno dei loro testi e della loro scrittura variazioni su tematiche e ambientazioni che registrano il cambiamento della relazione individuo-società mano a mano che la quest’ultima si modifica. Banderas en los balcones è il primo testo, in ordine cronologico, della generazione e Daniel Ares il più “anziano” tra gli autori. Il testo, passato quasi inavvertito nel momento della sua pubblicazione, riscontra l’interesse della critica nel 2012, anno in cui viene rieditato in formato digitale con una prefazione di Federico Lorenz. Lo storico sottolinea la difficoltà che la società argentina, impegnata a emanciparsi dal concetto di desmalvinización, aveva riscontrato nei confronti del testo in occasione della sua prima pubblicazione:

Y pasó que Banderas en los balcones fue publicado en 1994, en una época en la que un clima de hastío e indiferencia hacia el pasado potenció el repliegue individual y el egoísmo desaprensivo que también caracterizó a esa década. Y

por eso tal vez su principal mérito haya sido la clave de su desdicha: el texto de Ares invita, más bien, a un ejercicio honesto (tal vez demasiado) de introspección, a reírnos y también a avergonzarnos de nosotros mismos152.

Il romanzo, che assume la forma di una cronaca giornalistica, offre un interessante sguardo sulla vicenda sia per quanto riguarda il modo in cui rappresenta la marginalità, sia per il suo ritratto della società argentina durate il conflitto. La guerra diventa nel testo l’occasione per un giornalista di riuscire nella sua professione, condannato però a muoversi per la maggior parte del romanzo tra Ushuaia e Río Grande raggiungendo solo per poche ore le isole e senza riuscire a raccogliere informazioni. Las Islas di Carlos Gamerro è senza dubbio il romanzo di maggior successo. È evidente dal numero di edizioni che appaiono negli anni (1998, 2007 e 2012153), dalla trasposizione teatrale, omonima (2011) con la regia di Alejandro Tantanian154, e dalle traduzioni in inglese e francese del romanzo. All’interno della nota che l’autore antepone all’ultima edizione, racconta l’evoluzione del testo negli anni, rimaneggiato in seguito al lavoro svolto in occasione sia della trasposizione teatrale che della traduzione in inglese, seguite personalmente dall’autore. Sobrevivientes di Fernando Monacelli costituisce l’opera più tardiva della generazione. Pubblicato nel 2012, vincitore lo stesso anno del

Premio Clarín, uno dei più prestigiosi premi lettera argentini, da un lato mostra il

conflitto da una prospettiva temporale distante dalla vicenda e dall’altro dimostra la crescita e l’apertura dell’interesse della società rispetto agli eventi correlati al conflitto.

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Lorenz F., prefazione all’edizione digitale di Banderas en los balcones disponibile online: http://elmartiyo.blogspot.it/2012/06/banderas-en-los-balcones-el-prologo-de.html

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L’analisi del testo si basa sull’edizione pubblicata nel 2012 in quanto ritenuta più completa e aderente al messaggio che l’autore intende veicolare.

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Il successo della messa in scena teatrale si evince dai riconoscimenti ottenuti:

 Trabajo destacado Teatro del Mundo 2011 a la mejor adaptación (Carlos Gamerro y Alejandro Tantanian)

 Premio Florencio Sánchez 2011 al mejor director (Alejandro Tantanian)  Premio Florencio Sánchez 2011 a la mejor actriz de reparto (Analía Couceyro) E dalle nomination:

 Premio María Guerrero alla migliore attrice protagonista (Analía Couceyro)  Premio Florencio Sánchez al miglior attore protagonista (Diego Velázquez).

Banderas en los balcones ha come protagonista Miguel Nogueira, giornalista della

rivista Todos che viene inviato da Buenos Aires a Río Grande come corrispondente di guerra con l’obiettivo di raggiungere le isole raccontare il conflitto dall’epicentro degli scontri, ma gli sarà possibile approdare sulle isole solo per poche ore. La maggior parte della narrazione avviene da Río Grande, dove viene inviato dalla redazione della rivista per narrare le vicende da un luogo prossimo al conflitto. La sua posizione resta però marginale, il suo compito è quello di trovare delle strategie per raccontare il conflitto attraverso le uniche informazioni disponibili, ovvero i comunicati ufficiali delle Forse Armate. Onde eludere la censura o la riproduzione di discorsi ufficiali, Miguel Nogueira ripiega sulla descrizione delle circostanze in cui era immerso: una città della Patagonia occupata da giornalisti provenienti dai diversi continenti per seguire lo scontro, che vede rifiorire un’economia fondata sull’intrattenimento offerto da cabaret e postriboli. Una volta scoperti gli orrori tanto della guerra quanto dello spietato giornalismo e della burocrazia statale e militare, al suo ritorno a Buenos Aires, disorientato dalla realtà delle dimostrazioni di piazza la cui logica gli appare incomprensibile, termina il suo percorso professionale.

L’intero romanzo si colloca geograficamente ai margini della realtà tanto della guerra –l’arcipelago delle Malvine– quando della politica nazionale –Buenos Aires e situa il protagonista lontano dagli eventi e dalle fonti primarie, quelle che immaginiamo corrispondere al vero. Nogueira si vede obbligato da un lato ad avere contatti con la narrazione del conflitto riprodotta dal Governo, ovvero la finzione elaborata dalla propaganda, e dall’altro a dover far fronte alle richieste della rivista che dalla capitale pretende notizie sensazionale. Nel limbo rappresentato dalle differenti finzioni sul conflitto, si cimenta nel racconto circostanziale delle vicende nelle quali si imbatte, che non rispondono però ai criteri richiesti da Todos, Come a voler simboleggiare il ruolo scomodo della realtà, viziosa e corrotta, perdente, illusoria, che non può essere accolta dalla società perché troppo in contrasto con le aspettative di un futuro solido, corretto e di unione nazionale. Il protagonista compie un percorso di crescita parallelo a quello dei coscritti: inviato alla guerra

quasi inesperto ne abbraccia la causa con un atteggiamento utilitaristico, non patriottico. Sfrutta l’esperienza come possibilità di affermazione professionale, come alcuni civili avevano interpretato il conflitto come un’occasione attraverso la quale trasformarsi in eroi nazionali ed entrare a far parte della storia argentina. Il progredire delle vicende, belliche e personali, riproducono una crescita della consapevolezza di Figueroa nei confronti tanto di sé stesso quanto della società che lo spingono ad arrendersi. Come accade per i coscritti, il protagonista torna nella capitale e percepisce un senso di totale incomprensione che lo spinge ad abbandonare tanto la ricerca della verità quanto il desiderio di perseguire una realizzazione professionale.

Le vicende di Las Islas, che vedono come protagonista, investigatore e narratore Felipe Félix, ex combattente delle Malvine, si svolgono del 1992, a dieci anni dal conflitto, e hanno sullo sfondo una società argentina in cui i valori della restaurazione democratica erano stati rimpiazzati da quelli del consumismo, dalla privatizzazione e dal liberismo economico promossi dal governo di Menem. Fausto Tamerlán, imprenditore che fonda il suo potere e il suo successo su una storia di mafia e soprusi, richiede l’intervento del protagonista come hacker coinvolgendolo all’interno dei propri affari criminali e spingendolo a ricercare i testimoni di un omicidio commesso dal figlio. Il protagonista si troverà coinvolto in un regolamento di conti da lui innescato e che cercherà di sabotare. Parallelamente allo sviluppo dell’indagine per la quale viene assoldato, il narratore si ritrova quasi involontariamente ad approfondire la propria vicenda personale in un rapporto contrastante con i concetti di memoria e rimozione. Felipe Félix aveva infatti perso la memoria del conflitto in seguito a una ferita riportata alla testa. Le Malvine e la guerra non scompaiono mai dalla narrazione. Appaiono attraverso le vicende del protagonista con rimandi espliciti o metaforici. Passato e presente si sovrappongono nella narrazione al punto che il protagonista dovrà riconoscere che: «No había mucha diferencia: a medida que avanzaba me daba cuenta de que las dos historias habían terminado por fundirse en una como dos ríos que se juntan para formar un tercero, o quizás siempre había sido uno solo y era yo el que simplemente se había

encontrado en dos momentos con dos tramos distintos sin darme cuenta de que el agua era la misma»155.

La guerra si conferma una realtà presente con la quale la società argentina deve fare i conti.

Sobrevivientes è ambientato nel 2007, il conflitto emerge dalle acque dell’oceano

sotto la forma dei cadaveri congelati e mummificati di tre dispersi dell’incrociatore General Belgrano, dopo venticinque anni dal conflitto e dall’affondamento della nave. La società in cui la storia si sviluppa si nutres del ritrovato interesse nei confronti della vicenda e delle operazioni di recupero della memoria sulle Malvine sulla linea tracciata dalle associazioni dei diritti umani, in particolare dell’associazione Hijos e Hijas por la Identidad y la Justicia contra el Olvido y el Silencio (H.I.J.O.S.), rievocata nel racconto, per il suo impegno a ritrovare i figli dei

desaparecidos sequestrati. Il romanzo, per la distanza da cui l’autore narra gli

eventi, offre uno spaccato, senza dubbio critico, della società e degli effetti della politica di Menem che nel 2007 si facevano evidenti. Doña Ana, madre di uno dei tre soldati riemersi, Juan Cruz Del Valle, si reca da Mar Calmo, piccolo paese della provincia di Bahía Blanca, a Buenos Aires alla ricerca dell’affermata giornalista Celina Figueroa per chiederle di ritrovare il nipote che ha appena scoperto di avere, la cui esistenza è emersa insieme al figlio dalle pagine del diario che il cadavere portava con sé. Alla storia della nazione s’intreccia una genealogia al femminile che ricostruisce l’idea di famiglia, di appartenenza, di esclusione e di disagio per colmare il vuoto lasciato dagli uomini che abbandonano le loro compagne. Le figure maschili, detentrici del potere, dimostrano principalmente carenza di valori –il caso del sindaco di Mar Calmo politicamente corrotto che cercherà di ostacolare la ricerca della protagonista– e di coraggio –gli uomini del romanzo abbandonano la propria famiglia sfuggendo alle responsabilità. Ampio spazio della narrazione viene dedicato agli ex combattenti e ai centri nati a ridosso della fine del conflitto nel tentativo di reinserire i chicos de la guerra intervenendo sugli effetti dello stress

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post traumatico. Ne emerge un ritratto realistico e toccante dell’Argentina sconvolta tanto dal conflitto quanto dagli anni della dittatura.

Esclusione dei protagonisti dai centri delle vicende: anti-eroi delle Malvine Le analisi proposte fin qui sulla letteratura che si occupa della guerra delle Malvine s’incentrano sulla descrizione dei protagonisti come anti-eroi che subiscono il conflitto passivamente, lasciano che la guerra accada, che «sólo se proponen sobrevivir o zafar»156, nel caso de Los pichiciegos, e le cui gesta sono prodotto di casualità. L’approccio della generazione ’56–’66 si dimostra diverso, come anche l’ironia utilizzata nelle narrazioni, che si allontana dai protagonisti per riversarsi sulle vicende e sul conflitto quale cifra stilistica del paradosso. È complesso per gli autori, eredi e superstiti di una generazione desaparecida prima e olvidada poi, applicare l’ironia tagliente di Rodolfo Fogwill. La soluzione che adottano è quella di far coincidere la propria esperienza con quella dei protagonisti. Restano pertanto ai margini del conflitto, ricostruendo gli alter ego depositari del proprio sapere. Per questa ragione sono pochi i casi in cui la narrazione viene affidata a un ex combattente, uno su tutti il caso di Las Islas di Carlos Gamerro che analizzeremo in seguito.

Daniel Ares pone in apertura di Banderas en los balcones una nota dell’autore:

Esta novela refiere los días y los sucesos relacionados con la Guerra de las Malvinas. Abarca las jornadas que fueron del 31 de marzo al 15 de junio de 1982, y mucho de lo que aquí se cuenta puede constatarse en las crónicas periodísticas de la época. Sobre la fotografía de esos días está pintada la historia de un joven argentino que tiene la suerte de ser corresponsal de guerra cuando tiene la edad para ser soldado. Son ciertos los regimentos militares, las personas públicas que se mencionan (Galtieri, Margaret Thatcher, etc.), los hechos históricos (el hundimiento del Belgrano, la capitulación de Puerto

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Argentino, etc.), y –obviamente– los lugares donde trascurre este relato. El resto es ficción, vale decir: una prolongación perversa de la realidad157.

Dall’«aclaración inevitable»158, nota dell’autore che appare in apertura del libro,

emergono dati che supportano la precedente riflessione. Il punto di vista del narratore è quello del sopravvissuto che non intende sostituirsi ai testimoni. L’autore vuole però sottolineare la veridicità del racconto, intervenendo con dati reali e sensibili in un clima di chiusura della società argentina nei confronti della vicenda. La frase che chiude la nota apporta un sostanziale contributo al dibattito in corso. La finzione narrativa non si pone come contraltare della realtà ma come filtro che permette di oltrepassarla, di affermare qualcosa che la realtà da sola non può dire.

Fernando Monacelli, giornalista di professione, è segretario generale di La Nueva

Provincia di Bahía Blanca negli anni in cui scrive e pubblica Sobrevivientes.

Descrive il suo rapporto tra realtà e finzione come borderline: «yo dividía mi vida hace muchísimos años entre la literatura y el periodismo muy estrictamente: yo escribía literatura a la mañana y hacía periodismo a la tarde, ficción a la mañana y realidad a la tarde»159. Sobreviventes è senz’altro frutto del suo lavoro come romanziere, ma la storia che racconta ha molto a che fare con la verosimiglianza. Anche la sua protagonista, Celina Figueroa, è una giornalista ma, dato ancora più rilevante, la collocazione temporale della storia le permette di raccontare la guerra con distacco. Celina, come l’autore, era adolescente nel 1982 e di quel momento storico ha un ricordo, «flaco, sin el alimento del revivir que supone la creación de ritos en torno a un hecho común»160. Il contributo alla memoria della guerra è fornito dalla coprotagonista, Doña Ana, che ha perso suo figlio in guerra, ma che

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Ares D., Banderas en los balcones, Ediciones de la Flor, Buenos Aire, 1994, pag. 6. 158

Ares, Op. cit., pag. 6. 159

Intervista radiofonica a Fernando Monacelli, Familia Cooperativa, 8/2/2013, disponibile online: http://www.cooperativaobrera.coop/radial/2013/02/080213--fernando-monacelli--sobrevivientes- novela-ganadora -de-la-xv-edicion-del-premio-clarin/

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Del Pilar Martinéz M., intervista di Fernando Monacelli, Feedbooks, 31 Marzo 2014, disponibile online:

http://it.feedbooks.com/interview/342/la-guerra-de-malvinas-fue-aislada-de-la-memoria-colectiva- de-aquel-tiempo-en-la-argentina-de-manera-tal-que-solo-qued%C3%B3-el-recuerdo-del-momento

incarna un’altra distanza dal conflitto, quella culturale. Doña Ana è una figura femminile positiva, materna, coraggiosa e caparbia ma proviene da un paesino di pescatori e per quanto la sua emancipazione la spinga oltre i propri confini culturali e territoriali, il suo mondo è formato da superstizioni e il suo ricordo della guerra passa attraverso il filtro delle campagne mediatiche della propaganda.

Carlos Gamerro, al contrario degli altri autori, affida la propria narrazione a un ex combattente. L’autore si fa portavoce del sentire di una generazione e attraverso la finzione dà corpo ai suoi fantasmi, alla sensazione di una morte parallela che gli ha lasciato la una guerra per cui sarebbe potuto essere chiamato a combattere ma che non gli toccò in sorte.

María Pia López utilizza l’esperienza come chiave di lettura della diversa rappresentazione della guerra in Los pichiciegos e Las Islas: «en Las Islas la experiencia ha sido desplazada por las representaciones: por un abanico –un carnaval de imágenes que los años proveyeron para pensar Malvinas»161, e conclude che la proliferazione di simboli trasforma il tentativo di interpretare un mondo nella sua impossibilità di offrire una visione chiara della vicenda: «la abundancia de relatos que la componen es síntoma de la dificultad de narrar la experiencia»162. Se pertanto, sostiene l’autrice, in Los pichiciegos il problema del narratore è fare in modo che il lettore creda a quello che legge, Las Islas mette in scena un dramma interiore incomunicabile di chi non sa «quién podrá narrar y con que lengua»163.

Gamerro utilizza il protagonista di Las Islas per produrre una cosiddetta autobiografia al negativo, la storia della sua vita se gli fosse stato richiesto di arruolarsi. Esplicita l’identificazione del protagonista, Felipe Félix, con il suo alter ego che nel 1992 è un ex combattente che soffre un disturbo da stress post traumatico:

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López M. P., “Soldados, testigos, escritores” in Literatura Argentina Siglo XX, de Afonsín al

Menemato (1983-2001) a cura di David Viñas Fundación Crónica General, Buenos Ares, 2010,

pag. 159. 162

Lopez, Op. cit., pag. 159. 163

Tengo problemas para levantarme a la mañana –dije–. Por eso espero hasta el mediodía. Las mañanas me dan miedo. Todas las noches me acuesto pensando “Mañana. Mañana voy a poder”. Pero suena el despertador –mejor dicho, me habla un programa despertador que diseñé– y me lleno de angustia.

–¿Qué lo angustia?

–Sentir que los peores terrores de la noche no son comparables al horror de la mañana común y rutinaria164.

L’autore svolge un lavoro antropologico preliminare alla stesura del romanzo. Intervista ex combattenti per immergersi in uno studio di immedesimazione per rcreare un personaggio psicologicamente attendibile e per collocare al centro della narrazione gli ex combattenti, una fetta di società che iniziava a riacquisire peso.

Vera Helena Jacovkis, a proposito della finzione farsesca e della figura dell’anti- eroe in relazione alla letteratura sulle Malvine, considera Felipe Félix «una nueva versión del héroe»165. Le condizioni che rendono un personaggio “eroico” si modificano di pari passo con i parametri all’interno dei quali l’eroe si muove.

Se deconstruye el lugar del héroe para ubicarlo en aquel que, sin ser el “superhombre”, sin poseer capacidades o posibilidades ilimitadas, hace, dentro de lo posible, las cosas “lo mejor que puede” [...]. En Las Islas se deconstruye el arquetipo del héroe para dar lugar a un nuevo tipo de heroísmo, pues lo que cambia, en la actualización al presente, son las condiciones de heroicidad. En la realidad, en ese presente que se vive, ese “hacer lo que se puede” implica algo más que simplemente sobrevivir166.

Felipe Félix diventa un eroe del suo tempo, un eroe in un contesto distante dai centri del potere, marginale.

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Gamerro, Las Islas, cit. pag. 18. 165

Jacovkis V. H., “El heroísmo en la farsa: Las Islas, de Carlos Gamerro” in HeLix 5, Buenos Aires, 2012, pag. 160.

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Il percorso di crescita dei personaggi

Miguel Nogueira, Felipe Félix e Celina Figueroa come nel caso dei più classici romanzi di formazione sono personaggi immersi in una quotidianità ordinaria che, sconvolta da un evento inatteso –la telefonata della rivista Somos, l’invito dell’imprenditore più potente dell’Argentina, l’incontro con la madre di un ex combattente– si confrontano con una ricerca/investigazione. Le trame dei romanzi s’intrecciano con i meccanismi della narrazione poliziesca, i protagonisti abbandonano le loro vesti per trasformarsi in detective, seguono indizi per raggiungere, rispettivamente, il conflitto, il testimone di un omicidio, un bambino. L’elemento della ricerca coinvolge i protagonisti in un percorso di crescita interiore che, finalizzata l’investigazione, li porta a confrontarsi tanto con il risultato raggiunto quanto con una nuova espressione di sé stessi e con lo sviluppo di una consapevolezza profonda che li spinge al cambiamento.

Miguel Nogueira appare nella prima pagina di Banderas en los balcones come «un auténtico novato, un pendejo de venteidós años que apenas epmezaba en el periodismo cuando estalló la Guerra de Malvinas»167 o ancora «un ejemplar único