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La memoria sociale e la questione Malvine

La società argentina si divideva tra il desiderio di ricordare e quello di dimenticare, sviluppando un’omertà che lasciava ai margini le figure degli ex combattenti, favorita peraltro dalla politica di stato che faceva leva sul sentimento di appartenenza e di rivincita e sfoderava la carta Malvine durante ogni campagna elettorale –attitudine che ritornerà negli anni e nelle campagne elettorali successive. Diverso è però l’atteggiamento tanto degli studi politici e diplomatici quanto della letteratura, che non subiscono una netta influenza dell’atteggiamento omertoso della società e che continuano a produrre testi con cadenze annuali o passando attraverso intervalli di tempo che non superano i 4 anni.

In campo letterario i testi El tercer cuerpo di Martín Caparrós (1990), El desertor di Marcelo Eckhardt e Agua electrizada di Carlos Eduardo Feiling (1992), Banderas

en los balcones di Daniel Ares (1994), La Flor Azteca di Gustavo Nielsen (1997), Las Islas di Carlos Gamerro (1998), Guerra conyugal di Edgardo Russo (2000),

Martín Kohan con Dos veces junio (2002), Partes de guerra, Malvinas 1982, di Fernando Cittadini e Graciela Speranza (2005), Ciencias morales di Martín Kohan (2007), Segunda vida, la guerra no siempre te convierte en un héroe di Guillermo Orsi (2011), Sobrevivientes di Fernando Monacelli e Trasfondo di Patricia Ratto (2012) sono i più rappresentativi della “generazione Malvine” che attraverso la loro rappresentazione della vicenda prende forma.

Il primo tratto comune di queste opere si ravvisa, prima ancora che nei testi, negli autori che hanno in comune le classi di appartenenza, essendo nati tra il 1956 e il

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1966140, la generazione presa di mira dal governo militare durante la repressione nonché quella più vicina alla classe –‘62 o ‘63– dei coscritti. Gli autori possono dare voce a una generazione dispersa di cui sono superstiti e testimoni. Il momento di uscita di questi testi assicura loro risonanza e consenso di pubblico caricandoli di particolare significato nell’ambito del rapporto memoria/oblio che attraversa la narrazione.

Nell’intervento già citato, Carlos Gamerro fornisce un elemento determinante per comprendere le ragioni che spingono a rianimare il dibattito sulle vicende storiche, la distanza temporale, che non deriva dal semplice trascorrere degli anni:

Suele decirse que para entender un período histórico, sobre todo si es traumático, se necesita dejar pasar el tiempo, a veces una o dos generaciones (o tres o cuatro, subirán la apuesta los interesados en que nunca suceda). Pero el tiempo no pasa solo, hay que hacerlo pasar: no es tiempo de espera sino de trabajo incesante. La distancia no se crea con silencio sino a fuerza de escritura141.

Da un lato la distanza dall’evento fornisce agli autori la possibilità di guardare alle vicende estraneandosi dalle stesse. Dall’altro confrontando le date di pubblicazione dei testi si ripercorrono le tappe di un processo di rielaborazione della vicenda, del lutto, e di ricostruzione della memoria che si muovono in parallelo e sulla scia di quelle dei movimenti per la Memoria e per i Diritti Umani, collocando le Malvine nuovamente come ultimo baluardo di un processo di ricostruzione dell’identità della società e della nazione. Così come le Malvine costituiscono l’ultima impresa della dittatura e il punto cieco che ha dato modo alla democrazia di farsi largo e di deporre il potere militare, così l’operazione coraggiosa e costante delle associazioni per i diritti umani per il recupero di Memoria, Verdad y Justicia che, iniziata già

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Daniel Ares, 1956; Martín Caparrós, 1957; C.E. Feiling, 1961; Gustavo Nielsen, 1962; Carlos Gamerro, 1962; Patricia Ratto, 1966; Martín Kohan, 1967; Marcelo Eckhardt, 1965; Fernando Monacelli, 1966.

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prima dello scoppio del conflitto, apre la strada a un’operazione diversa di recupero della memoria sociale e prepara il terreno alla questione Malvine.

Il 1990 è l’anno degli indulti presidenziali ma anche l’anno in cui il governo di Menem riconosce una pensione vitalizia agli ex combattenti, sia coscritti che militari di carriera. Il 24 aprile, inoltre, preceduto da dibattiti e polemiche, si inaugura il Monumento a los Héroes de Malvinas142 e si ristabiliscono i collegamenti aerei con le isole. Il 1992 è l’anno del decimo anniversario del conflitto, l’anno in cui il 2 aprile tornò a essere il giorno del Veterano di guerra143

. Gli anniversari e le commemorazioni sono motivo di accelerazione della produzione sull’argomento. Nella prefazione al testo Historia de la guerra de Malvinas, pubblicato quell’anno, l’autore Armando Alonso Piñeiro afferma:

Soy consciente de que la cercanía de los acontecimientos no es buena consejera para intentar una evaluación de los mismos. Como historiador profesional siempre me he resistido a caer en esa tentación, en la que se incurre con desafortunada frecuencia en el mundo contemporáneo. Pero han pasado diez años desde la guerra de Malvinas. Es poco tiempo para un examen histórico. Es

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Il racconto di Rosana Guber: «El año 1990 fue, efectivamente, un año de transición con señales políticas diversas y contradictorias. Una de esas señales se expresó en la mañana del domingo 24 de junio, cuando a pocas horas de la semifinal con Brasil por la Copa Mundial de Fútbol, los porteños amanecieron con un nuevo monumento en el corazón de la ciudad. Al pie de la barranca de la Plaza San Martín el presidente inauguraba un muro de mármol rosado opaco de dos metros de alto por 25 de largo exhibiendo 25 planchas de mármol negro brillante, cada una con 26 apellidos y nombres inscriptos in columna. Un zócalo al pie del muro dejaba pasar las luces para iluminar las placas, los nombres y los escudos de 23 provincias argentinas, la ciudad de Buenos Aires y la República Argentina, grabados sobre su cara exterior. El mástil y una escarapela dibujada en la explanada frente a las placas completaban la simbología patriótica». ¿Por qué Malvinas?, pag. 144. 143

Il giorno del veterano delle Malvine nel 1983 è stato il 2 aprile, data dello sbarco delle truppe argentine sulle isole. A partire dall’anno successivo e fino al 1992 è stato il 10 giugno. Durate il mese di marzo del 2012 un gruppo di intellettuali che coprende tra gli altri Beatriz Sarlo, Santiago Kovadloff, Manuel Antín, Daniel Sabsay, Juan José Sebreli, Marcos Aguinis, Jorge Lanata, Graciela Fernández Meijide hanno firmato un documento nel quale disaprovano la commemorazione delle vittime della guerra in coincidenza con la data dello sbarco: «la elección del 2 de abril es, en verdad, un ejemplo claro de la ambigüedad oficial en relación a la guerra ya que, por un lado, no se deja de execrar a la dictadura pero, por otro, se instituye la recordación de esa guerra como parte de una justicia que implica aceptarla (en la historia argentina) como episodio positivo a ser rescatado más allá de lo que pretendían sus ejecutores». “Un grupo de intelectuales cuestiona la conmemoración oficial del 2 de abril”, Clarín, 30 marzo 2012, disponibile online: http://www.clarin.com/politica/intelectuales-cuestiona-conmemoracion-oficial-

tiempo, sin embargo, para ensayar una historia de los drámaticos episodios, con la mayor economía posible de calificativos144.

È interessante evidenziare che nel caso de Las Islas di Carlos Gamerro, senza dubbio il testo più apprezzato di questa generazione145, la prima pubblicazione avviene nel 1998, ne segue una seconda nel 2007 e una nuova versione nel 2012 nella quale l’autore afferma di aver apportato delle modifiche sostanziali. Sono inoltre gli anni in cui si concentrano le edizioni di altri testi rilevanti –quelli di M. Kohan, F. Monacelli e P. Ratto– e rappresentano un momento storico determinante per il percorso di recupero della memoria del conflitto. Durante gli anni Duemila la politica di Nestore e Cristina Kirchner danno particolare risalto al sostegno e alla difesa dei diritti umani e della memoria. In questi anni si conta il maggior numero di condanne nei confronti dei responsabili della politica repressiva della dittatura e procede di pari passo l’inserimento della questione Malvinas all’interno delle priorità della politica nazionale. Il dibattito aperto con il Regno Unito per il possesso delle Isole assume sempre più la forma di un dialogo bilaterale e le strategie messe in atto dall’Argentina per portare avanti la battaglia burocratica di fronte all’Assemblea delle Nazioni Unite si avvale del sostegno dell’America Latina intera. D’altro canto i movimenti per la Memoria e i Diritti Umani spingevano la coscienza sociale a interessarsi alla questione delle Malvine non solo in considerazione di un futuro, ma anche nell’ottica di una ricostruzione di un passato che la società aveva sentito il bisogno di nascondere e dimenticare. Nel 2007 e nel 2012 ricorrevano rispettivamente il 25° e il 30° anniversario del conflitto. In queste occasioni sono stati pubblicati e rieditati le opere che si sono occupate del conflitto, innanzitutto in un’ottica di profitto che le case editrici sfruttano in coincidenza eventi in cui l’interesse nazionale confluisce. La rilevanza nazionale degli anniversari ha riportato l’attenzione anche sui movimenti e le associazioni di ex combattenti, che dopo anni di silenzio hanno avuto la possibilità di raccontare la loro versione della guerra.

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Piñeiro A. A., Historia de la guerra de Malvinas, Planeta, Buenos Aires, 1992, pag. 7. 145

In questo nuovo scenario in cui la memoria della guerra si apre un varco e si accompagna a sempre nuove consapevolezze sull’orrore perpetrato dalla dittatura, si muovono le opere più tardive di autori della generazione ’56–’66, Sobrevivientes di Fernando Monacelli e Trasfondo di Patricia Ratto. Gli autori, rispettivamente classe ’62 e ’66 pubblicano i loro testi nel 2012, fondendo insieme le tematiche della memoria e utilizzando un approccio che per linguaggio modalità espressive si distacca dalla generazione successiva collocandosi in un limbo temporale che ha come valore aggiunto la possibilità di rappresentare un rimescolamento di contenuti e offrire uno spettro più ampio della società argentina.