• Non ci sono risultati.

Guzzini, “infinito design italiano”

Nel panorama nazionale delle aziende che lavorano nel campo del design, sia questo indirizzato alla produzione di divani e sedute o di complementi d’arredo, non sono molte le ditte che possono rientrare all’interno dell’ambito di ricerca scelto per questo elaborato. Kartell può essere a buon diritto considerata la “progenitrice” di questo filone, tuttavia l’utilizzo delle materie plastiche nel processo produttivo aziendale è un tratto caratteristico anche della ditta Fratelli Guzzini, fondata a Recanati, nelle colline marchigiane. L’azienda venne fondata nel 1912 da Enrico Guzzini al rientro da un viaggio in Argentina durante il quale apprese la lavorazione del corno di bue presso l’attività che il fratello aveva impiantato a Buenos Aires145. Rientrato in patria,

Enrico Guzzini avviò una piccola azienda che produceva principalmente piccoli oggetti in questo materiale: tabacchiere, pettini, manici per posate, spille in modo completamente artigianale. La giovane attività era in concorrenza con un’altra ditta del territorio, la Capodaglio specializzata nella produzione di pettini in corno. Dopo un momento iniziale che vide le due ditte in concorrenza, si decise di unire le forze consorziando le due aziende, strategia che funzionò per un breve periodo dopo il quale la Fratelli Guzzini risultò più forte e si impose sul mercato.

Con i primi profitti il fondatore Enrico Guzzini dotò l’azienda di nuovi apparecchi grazie ai quali era possibili produrre altri oggetti, sempre artigianalmente in corno di bue: risalgono alla fine degli anni Venti le prime scatole, le posate da insalata, vari modelli di manici, spatole e calzascarpe (Fig. n. 1). In questo momento Pierino e Mariano, due dei figli del fondatore

                                                                                                               

145 G. Castelli, P. Antonelli, F. Picchi, La fabbrica del design. Conversazioni con i protagonisti del design italiano,

entrarono attivamente in azienda dando impulso all’attività di famiglia tramite la meccanizzazione della lavorazione del corno, completata nel 1925 da Pierino. È necessario precisare infatti che, diversamente da Kartell, la Fratelli Guzzini si caratterizzò per essere, soprattutto inizialmente, una ditta a conduzione familiare: il fondatore Enrico venne presto affiancato dai figli che a loro volta hanno introdotto in azienda la seconda generazione. Accanto alla conduzione familiare l’azienda era strettamente legata al territorio marchigiano, zona dove era molto sviluppato un artigianato specializzato nella lavorazione del corno al fine di ricavarne dei pettini. Enrico Guzzini tuttavia risulta essere un innovatore poiché si dedicò alla produzione, almeno inizialmente, di tabacchiere chiaramente sempre in questo materiale naturale. Sotto questo aspetto, l’azienda marchigiana è più affine alla realtà aziendale dell’Alessi, ditta piemontese fondata nel 1921 a Crusinallo, frazione di Omegna, in provincia di Verbania. Le vicende di quest’azienda verranno approfondite nel prossimo capitolo, grazie al quale sarà possibile cogliere meglio le analogie tra la Fratelli Guzzini e la ditta fondata da Giovanni Alessi.

Nel 1934 la Fratelli Guzzini venne formalmente costituita come società, i soci principali erano Pierino e il fratello Silvio, entrato in azienda proprio in quell’anno. La svolta avvenne quattro anni dopo, quando venne deciso di utilizzare il metacrilato, conosciuto ai più con il nome commerciale di plexiglas, per realizzare oggetti per la casa, ancora con una lavorazione manuale. Ricorda Adolfo Guzzini, intervistato da Giulio Castelli nel 2006 che il materiale acrilico era fornito all’azienda marchigiana dalla Vetrocoke di Porto Marghera (VE), ditta specializzata nella produzione delle parti trasparenti delle carlinghe degli aerei sfruttando la licenza concessale dalla Rohm & Haans di Darmstadt, azienda che aveva scoperto il metacrilato e ne deteneva il brevetto146. La Fratelli Guzzini ritirava gli scarti di lavorazione dell’azienda

                                                                                                               

146 G. Castelli, P. Antonelli, F. Picchi, La fabbrica del design. Conversazioni con i protagonisti del design italiano,

veneziana per produrre le prime posate in metacrilato trasparente; il nuovo materiale aveva il pregio di essere più uniforme rispetto al corno, fattore che rese possibile la diminuzione dei passaggi lavorativi per ottenere il prodotto finito (Fig. n. 2). Il successo di questi articoli venne ulteriormente incrementato quando alla lavorazione manuale venne preferita la tecnica dello stampaggio ad aria compressa. L’innovazione introdotta da Pierino Guzzini, permetteva un risparmio di tempo e di denaro; con il conseguente aumento dei pezzi prodotti. Il catalogo aziendale andava inoltre arricchendosi di nuovi oggetti, tra i quali riscossero un notevole successo la prima serie di tazze in plexiglas trasparente decorate con i personaggi della Walt Disney, che proprio alla fine degli anni Quaranta erano giunti anche in Italia.

L’innovazione tecnologica proseguì negli anni Cinquanta, quando, nel pieno periodo del boom economico l’azienda marchigiana si dotò della tecnologia per produrre in proprio le lastre di metacrilato necessarie per la realizzazione degli oggetti; l’azienda fondata da Enrico Guzzini nel 1912 aveva decisamente intrapreso un nuovo percorso nella produzione industriale abbandonando definitivamente la manifattura del corno di bue per indirizzarsi in un settore, quello delle materie plastiche in forte espansione e, almeno finora con scarsi concorrenti commerciali. Frutto di questa spinta ricerca tecnologia è il brevetto del 1958 per la produzione della lastra di plexiglas, chiamata “Doppiato” costituita da due lastre di metacrilato di colore diverso saldate tra loro in modo indissolubile. Il brevetto venne stato depositato il 3 dicembre 1958, con il numero 599820. Nell’occasione venne registrato il “Procedimento di polimerizzazione di lastre di resina metacrilica a strati bicolori, aventi spessori uguali per tutta l’estensione della lastra”. Il brevetto venne chiamato “Doppiato” a causa dell’aspetto bicromatico della lastra ottenuta con questa

lavorazione industriale147. Solitamente per la gamma cromatica era preferito il

bianco opaco per i rivestimenti interni dei contenitori, colore che veniva

                                                                                                               

spesso associato a un’idea di pulizia, mentre per l’esterno era utilizzato un colore acceso e sgargiante. Nacquero così i primi contenitori in plastica bicolore, che insieme ai casalinghi in plastica realizzati dall’azienda milanese Kartell vennero sempre più apprezzati dalle signore dell’Italia degli anni Sessanta (Fig. n. 3).

In questo periodo inoltre, entrò in azienda la “terza” generazione, apportando ulteriori modifiche all’aspetto puramente tecnologico e produttiva. In quegli anni venne introdotta la prima pressa a iniezione che permetteva di stampare oggetti quali cucchiaini e bicchieri, oggetti difficili da realizzare partendo da una lastra. Alla fine degli anni Sessanta la Fratelli Guzzini, grazie a questi nuovi apporti tecnologici, poteva abbandonare la realtà semiartigianale e indirizzarsi verso una produzione seriale su vasta scala: l’azienda si stava avviando a diventare una vera e propria industria, specializzata nel campo della produzione di oggetti per la casa in plastiche sintetiche.

Un apporto fondamentale venne dalle intuizioni di Raimondo Guzzini. Figlio di Mariano Guzzini, era dotato di uno spiccato spirito commerciale e imprenditoriale grazie al quale spinse l’azienda di famiglia verso un ulteriore sviluppo industriale. Merito di Raimondo è stata inoltre la decisione di puntare sulla ricerca di un prodotto funzionale ma che rispondesse nello stesso tempo a una ricerca precisa nel campo del design: per realizzare questo chiamò per la prima volta a collaborare in azienda Luigi Massoni, personalità di spicco nell’ambito del disegno industriale italiano. Massoni fu il primo designer che si occupò della realizzazione dei progetti per l’azienda marchigiana; nel tempo furono moltissimi i designer che collaborarono con la società, portando la Fratelli Guzzini a vincere alcuni importanti premi di settore, comprese alcune segnalazione per l’ambito Compasso d’Oro. È necessario ricordare come Massoni fu collaboratore di altre aziende icona del design italiano tra le quali Boffi, Poltrone Frau e Alessi. Per l’azienda piemontese progettò l’agitatore per cocktail Boston (Alessi 1957) in collaborazione con l’architetto Carlo Mazzeri.

Luigi Massoni diede il suo contributo anche nell’azienda di illuminazione “figlia” della Fratelli Guzzini. Per iGuzzini egli progettò nel 1972 la lampada da scrivania Brumbury caratterizzata da un grande paralume in plastica colorata, arancione o bianco, sorretto da uno stelo cilindrico (Fig. n. 4). La particolarità era la presenza di una lampadina anche all’interno dello stelo: le sorgenti luminose erano quindi due, lo stelo e il paralume e potevano essere accese in modo indipendente una dall’altra. Questo modello potrebbe essere paragonato alla lampada Nesso (Artemide 1967) progettata da Giancarlo Mattioli. Caratterizzata da un ampio diffusore sagomato ad ombrello, simile a quello ideato da Massoni per iGuzzini, la lampada è sorretta da una base in resina ABS disponibile nei colori bianco o arancio. Oggetto simbolo degli anni Sessanta, sia per i colori molto accesi, sia per l’utilizzo dei materiali plastici,

Nesso è parte della collezione permanente del Museum of Modern Art di New

York, testimone della grande stagione del design italiano degli anni Sessanta. Molti designer seguirono le orme che Massoni aveva lasciato nella storia aziendale; tra le numerose personalità che collaborarono più o meno frequentemente con la ditta marchigiana, in questa esposizione ci si limita a citare Paolo Tilche, Charles F. Joosten, Ornella Noorda, Giuseppe de Götzen, Rodolfo Bonetto e Ambrogio Pozzi.

La fine degli anni Sessanta portò alcune modifiche a livello direzionale nell’azienda: i tre figli del fondatore Pierino, Mariano e Silvio lasciarono gradualmente il passo alle nuove menti, fresche di studi nel campo industriale e imprenditoriale e desiderosi di portare nuove creative idee. Un esempio delle nuove proposte avanzate dalla “terza generazione” c’è la costituzione di alcune società dipendenti dalla Fratelli Guzzini, che tuttavia utilizzavano le materie plastiche in settori diversi dall’azienda “madre”. È il caso della Harvey Creazioni, realtà imprenditoriale fondata da Mariano Guzzini sul finire degli anni Cinquanta con lo scopo di sviluppare prodotti d’illuminazione sfruttando chiaramente i polimeri plastici. L’intuizione di Mariano Guzzini si rivelò

positiva; oggi l’azienda è conosciuta a livello internazionale con il nome di iGuzzini Illuminazione, ed è riconosciuta globalmente come un’azienda leader nel campo dell’illuminazione domestica e industriale. Alla base di questa pratica vigeva un accordo familiare che prevedeva la possibilità di avviare nuove attività industriali purché queste non fossero in concorrenza con la Fratelli Guzzini; nacque in questa maniera la Acrilux, azienda che si occupa della produzione di componenti per l’illuminazione industriale e stradale per conto terzi.

Accanto a queste due realtà industriali è bene citare la Teuco, realtà sempre nata dall’esperienze maturate dalla terza generazione di Guzzini. In particolare fu Virgilio, figlio di Mariano, che dopo aver collaborato per un periodo con la Polivar, azienda specializzata nella produzione di metacrilato, si rese conto della possibile applicazione di questo materiale nel settore dell’arredo bagno o più in generale del benessere per la persona. Virgilio fondò così nel 1972 la Teuco con il preciso scopo di rinnovare il concetto di cura della persona e di

wellness progettando la prima cabina per doccia realizzata in plexiglas

trasparente, oggetto che fu esposto nel 1974 al Museum of Modern Art di New York. L’azienda continuò la propria vicenda in modo autonomo rispetto alla Fratelli Guzzini, tuttavia le due società erano accomunate dalla costante ricerca nel campo del design e della tecnologia, ognuna nel settore che le spettava148.

Con l’arrivo degli anni Settanta, l’azienda marchigiana vide l’apporto di nuove figure, quelle che precedentemente sono identificate come “terza generazione”; in questo periodo l’azienda si trasformò da S.n.c. a S.r.l. costituendo di conseguenza un consiglio di Amministrazione, sotto la presidenza di Silvio, e affidando a Giuseppe l’incarico di amministratore delegato. Venne inoltre realizzato un nuovo stabilimento industriale, inaugurato proprio nel 1970 a San Leopardo, frazione del comune di Recanati,

                                                                                                               

progetto che rispondeva alla politica aziendale che spingeva verso un’internazionalizzazione dell’azienda con l’obiettivo di aprirsi a nuovi mercati tra cui il Nord America, il Giappone e i Paesi del Medio Oriente. Questa necessità di guardare a nuovi mercati esteri nasceva dall’aumento del prezzo delle materie plastiche causato dalla crisi petrolifera che coinvolse il settore industriale negli anni Settanta; la conseguenza diretta fu un calo delle vendite al quale Fratelli Guzzini rispose con la ricerca di nuovi materiali plastici e l’apertura a nuovi mercati.

Tra i nuovi prodotti lanciati sul mercato verso la fine degli anni Settanta c’è la linea di oggetti per cucina Chef Line nella quale è possibile notare come la classica attrezzatura presente in cucina sia stata rivisitata e ridisegnata per rispondere anche a un criterio estetico. La collezione disegnata dall’architetto Bruno Gecchelin e fortemente voluta da Giuseppe Guzzini, allora amministratore delegato dell’azienda, venne molto apprezzata dal mercato, ottenendo un ottimo consenso e confermando di fatto che le nuove direttive aziendali in campo di marketing erano corrette. In questo settore, negli stessi anni anche l’azienda milanese Kartell aveva cercato di rinnovare il settore dei casalinghi proponendo la collezione Kartell in tavola (1976). Questa serie differiva dalla linea promossa dalla Fratelli Guzzini poiché era più orientata alla realizzazione di nuovi contenitori per il cibo, che fossero adatti anche a servire le pietanze in tavola. L’azienda di Recanati invece puntò l’attenzione piuttosto su oggetti quali grattugie, scolapasta, set per spezie, spremiagrumi per realizzarli in materiali plastici dai colori accesi e accattivanti.

Il 1978 la famiglia Guzzini venne colpita da un grave lutto; Raimondo, figlio di Mariano e “anima” commerciale dell’azienda fu vittima di un incidente stradale. I fratelli Giuseppe e Giovanni dovettero quindi continuare l’iniziativa di rinnovamento aziendale tanto promossa dal fratello, facendo affidamento a numerosi collaboratori esterni al nucleo familiare, a partire dai designer che più

frequentemente vennero coinvolti nella progettazione delle nuove linee di prodotti.

Il nuovo decennio si caratterizzò per la ricerca del “nuovo” sotto molteplici aspetti: da una parte venne potenziata la ricerca di nuove tecnologie per garantire una gamma di prodotti più vasta, dall’altra si cercò di combinare il metacrilato colorato con altri materiali quali porcellana, vetro, acciaio e legno. Tra le nuove tecnologie che la Fratelli Guzzini utilizzò a partire dagli anni ’80 sicuramente fu rilevante la tecnica dell’inietto soffiaggio che permetteva la realizzazione di volumi cavi come quelli presenti in caraffe ed ampolle; ugualmente importante fu l’affinamento della procedura dell’iniezione assistita da gas grazie alla quale il catalogo venne arricchito da nuovi prodotti e linee. In questo periodo gli articoli della Fratelli Guzzini spiccavano anche per le qualità cromatica; grazie al suo brevetto gli oggetti vennero spesso realizzati con plastica bicolore, oppure accostando colori opachi o traslucidi con il plexiglas trasparente. Queste innovazioni portarono alla nascita di prodotti quali il set di mestoli Atelier 75, o la caraffa termica Tobia, seguita qualche tempo dopo dalla caraffa in plexiglas soffiato Happy Hour (Fig. n. 5).

Gli anni Novanta approfondirono la traccia d’innovazione segnata nel decennio precedente; il rinnovamento in quegli anni riguardò principalmente lo studio e la progettazione dei primi piccoli elettrodomestici firmati dalla Fratelli Guzzini. Si tratta della collezione Gildo, disegnata da Dario Tanfoglio costituita da una serie di piccoli elettrodomestici nei quali il colore bianco della scocca esterna ben si associa con la ricerca di una forma funzionale e ricercata,

caratteristiche di un vero oggetto di design149 . Il settore dei piccoli

                                                                                                               

149 Dario Tanfoglio nasce nel 1958. Si dedica agli studi artistici, ma comincia presto ad interessarsi al

mondo dell’industria e del suo prodotto, collaborando alla ricerca e allo sviluppo di nuovi elettrodomestici. Alcuni prodotti sono stati esposti in mostre internazionali tra le quali si ricordano “Design: Miroir du Siecle” Parigi, 1993, “Abitare il tempo – Progetti e territori” Verona, 1993, “European Design – Design as Identity” Copenhagen, 1996. Guzzini. Design for people, catalogo generale 2014.

elettrodomestici continuò ad essere oggetto d’interesse per l’azienda, ciò è testimoniato anche dalla presenza nel catalogo della linea di prodotti denominata G-Plus che comprende appunto articoli come un tostapane, un frullatore o una spremiagrumi realizzati da Dario Tanfoglio, George Snowden e dal suo collaboratore Hiroshi Ono150.

La sperimentazione con materiali alternativi rispetto al metacrilato è stata una delle nuove idee che hanno caratterizzato alcune linee di prodotti, in particolare la collezione Gocce costituita da oggetti dedicati al mondo del caffè (Fig. n. 6). In questa linea, firmata dalla coppia di designer Silvana Angeletti e Daniele Ruzza, il tema principale affrontato è l’oggetto “tazza” che viene realizzato in porcellana bianca con dettagli in plastica colorata. Questo è solo un esempio tra le molte proposte che il cliente può trovare all’interno della produzione della Fratelli Guzzini; negli ultimi anni infatti l’azienda marchigiana ha cercato spesso di far dialogare tra loro materiali plastici con vetro, acciaio o porcellana appunto. La serie di tazze Gocce è solo un esempio, che ebbe notevole successo e venne prodotto anche in un’inedita versione romantica per celebrare la festività di San Valentino. Responsabili della collezione Love sono i designer giapponesi Setsu e Shinobu Ito che, combinando plastiche, vetro e porcellana hanno ideato una serie di oggetti per la tavola e la cucina contraddistinti dalla semplicità, tipicamente orientale, del segno, un cuore appena abbozzato che racchiude in sé tutto il significato della collezione (Fig. n. 7)151.

Un richiamo alle forme del passato sembra essere la collezione Belle Epoque firmata dai designer Silvana Angeletti e Daniele Ruzza: l’obiettivo fissato dalla coppia di progettisti era quello di riscrivere in chiave attuale stilemi del passato. Utilizzando il plexiglas colorato in leggere nuance lilla, azzurro chiaro, verde, o nel tradizionale aspetto trasparente, Guzzini ha reinterpretato bicchieri, set da

                                                                                                               

150 Guzzini. Design for people, catalogo generale 2014, pp. 214-219. 151 Ivi, pp. 136-149.

insalata e per il servizio del caffè recuperando le forme sfaccettate in voga nel secolo scorso (Fig. n. 8). L’utilizzo di questo materiale in sostituzione del vetro rende questa linea di prodotti attuale; modernità che è abbinata in questo caso al profilo di bicchieri e contenitori che sembra siano usciti da un bistrot parigino di fine ‘800.

Un’azienda che lavora nello stesso ambito di Fratelli Guzzini ma diversamente da quest’ultima è nata nel contesto del catering per eventi è Pandora Design. L’azienda si occupa dell’allestimento delle tavole con stoviglie in materiale plastico. Sotto la direzione di Daniela Danzi, dal 2000 questa realtà si occupa di posate usa e getta, oggetti per la tavola contemporanea che uniscono funzionalità e design, utilizzando in alcuni casi materiali plastici riciclabili. Tra le numerose proposte dell’azienda il set di posate DeLuxe (2000) disegnate da Donata Paruccini e Fabio Bortolani sembrano riprendere l’idea proposta dalla linea Belle Epoque di Fratelli Guzzini. In questo caso si tratta di un set composto da forchetta, coltello e cucchiaio le cui forme recuperano gli stilemi tipici delle posate del Settecento, con la parte finale del manico arricchita da decorazioni, esattamente come le posate in argento di due secoli fa. L’utilizzo del materiale plastico, nonché la disponibilità di molte colorazioni diverse, trasparenti e opache rende la linea DeLuxe ideale per dare un tocco elegante e contemporaneo alla tavola (Fig. n. 9).

L’apertura al nuovo millennio coincise con un rinnovamento ai vertici aziendali; nuove figure entrarono attivamente nell’organico dell’azienda, affiancate comunque da un comitato tecnico scientifico. L’azienda infatti non poteva più contare esclusivamente sui membri della famiglia; si rese necessario far affidamento ad esperti di marketing e a designer esterni all’azienda com’era prassi fare da qualche tempo. Innovazione tecnologica e stilistica supportata dalla continua ricerca di nuovi materiali da abbinare a quelli acrilici è la strada stabilita dall’amministrazione aziendale guidata in questi anni da Domenico Guzzini: l’obiettivo principale è ricollocare il brand a livello nazionale e

internazionale. Per far questo si decide di fornire una nuova immagine al brand, affidando all’architetto milanese Pierluigi Cerri la realizzazione del nuovo logo aziendale. Questa soluzione verrà affiancata da un’innovativa campagna pubblicitaria che darà nuovo impulso all’azienda; utilizzando lo slogan “Designed to be used”, viene posta sotto l’attenzione del cliente la