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I costi del sistema di esecuzione penale italiano

5. Alcuni dati

5.1 I costi del sistema di esecuzione penale italiano

Utilizzare l’argomento del costo eccessivo delle carceri italiane per avvalorare la mia tesi relativa alla necessità di un maggior impiego delle misure alternative alla detenzione sarebbe troppo riduttivo.

Tuttavia ritengo che sia doveroso presentare alcuni dati sui costi dello Stato italiano per l’organizzazione e la gestione del sistema penitenziario e sulla conseguente articolazione dei titoli di spesa.

Soprattutto negli ultimi anni, proprio alla luce dei numerosi dibattiti che hanno visto il carcere al centro dei riflettori mediatici, è stata sollevata la questione relativa al costo medio sostenuto dallo Stato per ogni detenuto rinchiuso in un Istituto di pena.

Riporto qui sotto la serie storica riguardante i costi medi giornalieri per ogni detenuto dal 2001 al 2013 con relativi aggregati di spesa.304

303 AEBI M.F., CHOPIN J., Council of Europe. Annual Penal Statistics. SPACE II, Survey 2013,

Persons Serving Non-Custodial Sanctions and Measures in 2013, consultabile all’indirizzo:

http://wp.unil.ch/space/2015/02/space-i-and-space-ii-2013/

304 Fonti DAP- Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Ufficio per lo sviluppo e la gestione

del sistema informativo automatizzato statistica ed automazione di supporto dipartimentale- Sezione Statistica. Il costo medio del detenuto è convenzionalmente calcolato dividendo le risorse

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finanziarie del bilancio accertate a consuntivo per la presenza media accertata a fine anno (media delle presenze rilevate nei dodici mesi, nell’ultimo giorno del mese) e ulteriormente divise per 365 giorni. Per il 2013 gli elementi di calcolo (risorse finanziarie e presenza media detenuti) sono quelli accertati al 30 giugno. Nell’ambito delle risorse complessive del bilancio, vengono specificate le quote riferibili ai seguenti macro-aggregati:

- spese per l’acquisizione di beni e di servizi; - spese per l’informatica di servizio;

- spesa per il personale (trattamento economico fondamentale ed accessorio, contribuzione previdenziale, vestiario e armamento, mensa di servizio, buoni pasto ed altro);

- mantenimento, assistenza, rieducazione e trasporto detenuti; - spese di investimento.

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Supponendo che il costo medio giornaliero per detenuto si sia mantenuto pressoché invariato rispetto agli ultimi anni, si stima in media una spesa attorno ai 125 euro.

Moltiplicando questa cifra per i 52.434 detenuti in carcere al 31 ottobre 2015 e per i 365 giorni all’anno, si osserva facilmente che la cifra si aggira attorno ai due miliardi e mezzo di euro all’anno.305

L’articolazione delle voci di spesa contenute nel sito del Ministero della Giustizia sono aggiornate al 31 dicembre 2013, quando la popolazione carceraria era composita di 65.889 detenuti.

Il costo giornaliero di 125 euro per detenuto era così ripartito: - 101,69 euro per il costo del personale,

- 5,93 euro per il costo di funzionamento (comprensivo di rimborsi per le trasferte, la formazione del personale, la manutenzione ordinaria degli immobili, il noleggio e l’esercizio dei mezzi di trasporto, le utenze e le spese di riscaldamento degli uffici),

- 9,26 euro per il costo di mantenimento (comprendente tre parti giornalieri da 3.80 euro al giorno, mentre il restante viene suddiviso per assistenza, rieducazione e trasporto dei detenuti),

- 6,80 euro per gli investimenti.306

305 Più precisamente la cifra è di 2.392.301.250 euro. Si tratta di una cifra non del tutto attendibile

perché frutto di una proiezione astratta.

306 Fonti DAP - Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Ufficio per lo sviluppo e la gestione

del sistema informativo automatizzato statistica ed automazione di supporto dipartimentale- Sezione Statistica.

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Questa articolazione di spesa mette subito in risalto la scarsità delle risorse destinate direttamente ai detenuti: sottraendo infatti dalla somma complessiva relativa al mantenimento del carcerato i 3,80 euro dei pasti, ne rimangono 5,46 per i servizi trattamentali, comprensivi di tutte le attività e i programmi destinati al reinserimento socio lavorativo del detenuto.307

A questo punto appare utile anche osservare l’ultimo bilancio consuntivo dell’amministrazione penitenziaria per il 2013 e la previsione di spesa per il 2014.308

Secondo suddetto bilancio la spesa annuale messa a disposizione per il sistema penitenziario nel 2013 ammontava a circa tre miliardi di euro ed era così ripartita:

- 66,8% per la polizia penitenziaria, - 11,9% per le strutture,

- 10,4 per il personale civile, - 8,5% per i detenuti,

- 2,5% per altri costi.

Nella previsione di bilancio per il 2014, la spesa complessiva da destinarsi al sistema penitenziario, nonostante si sia notevolmente ridotta rispetto all’anno

307 MANCONI L., ANASTASIA S., CALDERONE V., RESTA F., op. cit., pag. 61.

308 Dati disponibili on-line sul Sito del Ministero della Giustizia: http://www.giustizia.it/giustizia/it/contentview.wp?previousPage=mg_1_29_13_9&contentId=AR T1050391, 12/11/2015.

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precedente, ha visto una ripartizione ed un’allocazione delle sue risorse tendenzialmente invariata rispetto all’anno precedente.

Anzi, occorre osservare un aumento dei titoli di spesa destinati alla polizia penitenziaria che ha raggiunto circa il 70% del totale.

All’interno di questo stesso bilancio previsionale, ancora più rilevante è la sua suddivisione per gruppi di attività: il 64% della spesa viene impiegato per la sicurezza degli Istituti penitenziari, il 15% circa per il funzionamento ed il mantenimento delle strutture, il 6,7% per la direzione e la formazione del personale e solo il 2,5% per il sistema di esecuzione penale esterna.

Si osserva subito che quest’ultima fetta di spesa, finalizzata appunto al finanziamento delle attività e dei progetti di reinserimento sociale del detenuto promossi dagli Uepe e all’applicazione delle misure alternative alla detenzione è irrisoria rispetto alle altre voci di spesa più massicce.

Ciò ovviamente non favorisce, a mio parere, un’equa ripartizione delle risorse che consenta un sistema di esecuzione penale integrato, che sia in grado di sfruttare al meglio non solo le pene intramurarie, ma anche quelle extramurarie, il cui scarso utilizzo è sicuramente dovuto in parte al minimo finanziamento destinatogli da parte dello Stato.