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Cap II L’opzione mediterranea, tra fedeltà atlantica e integrazione europea

2.3. Gli anni Settanta

2.3.3. I governi Cossiga (agosto 1979 settembre 1980)

La parabola discendente della distensione comportava il declino anche della matrice irenista della politica estera nazionale. Un’ideologia di pace da parte di un soggetto minore dello scenario internazionale - quale era l’Italia - poteva sussistere soltanto se le condizioni globali dei rapporti tra Stati avessero continuato a procedere nella direzione della coesistenza pacifica. D’innanzi alla ripresa della

Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa - Atto Finale, Belgrado 1977

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(https://www.osce.org/it/mc/40868?download=true, ultimo accesso in 08.06.2019) Ivi, p. 2

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Testi e Documenti della Politica estera italiana “Dichiarazioni programmatiche alla Camera

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dei Deputati del Presidente del Consiglio on. Giulio Andreotti (16 marzo) ” - Ministero degli Affari Esteri - Servizio Storico e Documentazione, 1978, pp. 83

https://www.osce.org/it/secretariat/30827?download=true, ultimo accesso in 08.06.2019

conflittualità tra le due superpotenze, gli appelli al disarmo e alla neutralizzazione delle tensioni internazionali portati avanti dall’Italia nel corso degli anni avevano 233

sempre meno ragion d’essere. Inoltre, la crisi palese della distensione accompagnò dopo il 1979 l’esaurimento della solidarietà nazionale e l’uscita dell’Italia da questo esperimento in direzione del neocentrismo pentapartitico .234

Il nuovo governo guidato da Cossiga vedeva i comunisti tornare all’opposizione: l’Italia si avviava verso il decennio degli anni Ottanta con un sistema politico ben poco rinnovato rispetto a quello con cui era entrata nel decennio precedente. La differenza più significativa probabilmente stava nel bipartisan

consensus raggiunto il 1º dicembre 1977, con il voto di favore, da parte dell’intero

arco dei partiti che appoggiavano la maggioranza, alle linee guida dell’Italia in politica estera: convinta adesione all’Alleanza Atlantica e impegno deciso nel processo di integrazione europea. Queste linee erano rivendicate dal Presidente del Consiglio durante il suo discorso di insediamento alla Camera:

La politica estera italiana continuerà a muoversi lungo le linee tradizionali: in primo luogo un convinto impegno per la realizzazione di una sempre più stretta unità europea; una perseverante azione per la pace e per la sicurezza nel quadro della nostra partecipazione all'Alleanza atlantica e nella prosecuzione delle iniziative che l'Italia ha intrapreso nel campo del disarmo; il rafforzamento dei tradizionali vincoli di amicizia e di dialogo con tutti i popoli del mondo; Io sviluppo della cooperazione economica internazionale, anche nel quadro della preparazione del prossimo Vertice dei paesi industrializzati e nel contesto di un più stretto e positivo rapporto con i paesi emergenti .235

Spicca per la sua assenza il Mediterraneo: Cossiga è il primo Presidente del Consiglio dal 1973 a non citarlo nel proprio discorso di insediamento. Se questo fu un inconsueto elemento di discontinuità rispetto alla fase precedente - una discontinuità circoscritta alla personalità di Cossiga, più “atlantico” rispetto ai propri predecessori, ma che non avrebbe inciso sulle linee guida della politica mediterranea nazionale - anche sul fronte dell’irenismo il Presidente impresse una svolta notevole, che ebbe effetti molto più duraturi sulla politica estera e sulla politica di difesa nazionali. È infatti durante il suo governo che si collocò la vicenda degli “Euromissili”. La decisione dell’Italia di schierare i missili Pershing 2 e Cruise - proposta dalla NATO in risposta al programma sovietico di schieramento di missili nucleari SS-20, in grado di colpire le maggiori capitali europee - venne presa nel

Seppur nel quadro di un costante riferimento alla collocazione internazionale del Paese,

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saldamente ancorato al blocco occidentale.

G. Formigoni, L’Italia nel sistema internazionale cit., p. 296

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Testi e Documenti della Politica estera italiana “Dichiarazioni programmatiche alla Camera

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dei deputati del Presidente del Consiglio, on. Cossiga. Parte concernente la politica estera. (9 agosto)” - Ministero degli Affari Esteri - Servizio Storico e Documentazione, 1979, p. 79

1979, con la ratifica e l’effettivo schieramento previsti entro tre anni nel caso in cui la Russia non avesse ritirato la propria decisione.

Nel corso del dibattito alla Camera il Presidente Cossiga, facendo leva sul «grande consenso» raggiunto dalle forze politiche nazionali «sui problemi della politica estera, della difesa nazionale, della sicurezza, della distensione, della pace », faceva presente l’assoluta necessità dell’equilibrio nel teatro europeo tra il 236

potenziale nucleare dell’Alleanza Atlantica e quello del Patto di Varsavia. Alla base della decisione sovietica, che minava il lungo lavoro di riduzione degli arsenali compiuto nel corso degli anni Settanta, stava, secondo Cossiga, la diversa concezione che i due blocchi avevano dell’equilibrio di potenza.

Per la NATO il rapporto di forze cui si riferisce è quello in Europa come parte dell'equilibrio Est-Ovest, che è fondamentale per l'equilibrio mondiale. Per l’URSS […] sembrerebbe allora che punto di riferimento sia non il rapporto di forze in Europa né tra Est e Ovest, ma tra Stati Uniti e URSS sul piano mondiale. Lo squilibrio europeo e quindi lo squilibrio fra la NATO e più in generale l'Alleanza Atlantica e l'Est, sarebbe quindi assunto dall'Unione Sovietica come elemento strutturale e permanente di un più ampio equilibrio mondiale nel senso sopra indicato .237

Il rischio per l’Europa era di trovarsi di nuovo schiacciata nella competizione bipolare: un altro passo nella declinante parabola del multipolarismo. Il Presidente dunque rivendicava la decisione nel quadro di una più ampia reazione alla piega negativa che stavano prendendo gli eventi:

L'accettazione solo di fatto di una simile concezione dell'equilibrio sarebbe poi semplicemente catastrofica per l'Europa occidentale. Verrebbe meno cioè quella possibilità di sviluppo dell'Europa occidentale come «soggetto politico proprio», pur nella fedeltà all'Alleanza Atlantica e alla sua appartenenza alla NATO e con i suoi rapporti speciali con gli USA .238

L’irenismo, che pure aveva contribuito in maniera determinante a dare un nuovo ruolo geopolitico all’Italia nel suo settore regionale di competenza, non aveva più reali possibilità di incidere nel mondo che si affacciava agli inizi degli anni Ottanta. Chiusa l’esperienza della solidarietà nazionale e della distensione, nel mondo politico italiano cominciava a prendere piede una nuova concezione della

Testi e Documenti della Politica estera italiana “Il Presidente del Consiglio, on. Cossiga,

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alla Camera dei deputati (4 dicembre)” - Ministero degli Affari Esteri - Servizio Storico e Documentazione, 1979, p. 103

Ivi, p. 106

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Ibidem

politica estera, per la quale l’utilizzo del dispositivo militare acquisiva una potenzialità mai presa in considerazione dalla fine del secondo conflitto mondiale.