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I santuari ad corpus

1.1 Silano e Felicita

1.1.1 Identificazione del luogo di sepoltura

Il luogo dove dopo il martirio furono sepolti Felicita e il figlio minore Silano risulta piuttosto chiaro dalle fonti199. Secondo la depositio martyrum e il martirologio geronimiano, infatti, entrambi trovarono riposo nel cimitero di Massimo.

L’uso della doppia denominazione, coemeterium Maximi e coemeterium s.

Felicitatis, attestato all’interno delle fonti, comportò, fino agli studi del de Rossi200, una certa confusione sul luogo preciso dove questo complesso cimiteriale si fosse sviluppato.

Sconosciuto al Bosio201, il quale collocava la sepoltura di Felicita all’interno dell’area del cimitero dei Giordani, il cimitero di Massimo fu identificato dal Ciacconio202 e dal Fiorentini203 - sulla base di una versione corrotta dei Mirabilia Urbis

Romae204 il primo e sull’oscuro passo del Capitulare evangeliorum il secondo - lungo la via Appia nei pressi delle catacombe di Callisto.

Dall’attenta lettura dagli itinerari altomedievali il de Rossi205 si convinse invece, che le gallerie intercettate durante i lavori di fondazioni di alcuni edifici costruiti sul finire del XIX secolo, a circa mezzo miglio dalla porta, sul lato destro della via Salaria

199 Vedi supra pp.11-14; 51-54, 58, 60-63. 200 de Rossi 1864; de Rossi 1884-1885. 201 Bosio 1632, p. 488.

202 Ciacconio 1677, t. 1, p. 289.

203 Fiorentini Vetust. Occid. Eccl. Martyrolog. p. 807.

204. Valentini-Zucchetti 1946, pp. 3-65; Accame-Dell’Orso 2004. 205 De Rossi 1863, p. 45; de Rossi 1884-1884, pp. 149-150.

Nova206, fossero da riferire appunto al cimitero di Massimo, allora chiamato di S. Antonio dal nome dei religiosi possessori della vigna sovrastante, i quali già nel XVII secolo inviarono alla casa madre in Vienna di Francia reliquie, cimeli ed iscrizioni cristiane trovarti nel loro terreno207.

L’identificazione ipotetica avanzata dal de Rossi trovò riscontro prima nel 1856, con il rinvenimento, nei pressi di uno degli accessi alle gallerie ipogee suddette, di un’iscrizione mutila che ricorda l’acquisto di un sepolcro bisomo ad sanctam

Felicitatem208 (fig. 1), e successivamente, in maniera indiscutibile, nel novembre del 1883 quando venne alla luce una cripta209, sulla cui parete di fondo era raffigurato il Cristo che dall’alto incorona Felicita e i suoi sette figli210 (fig.2).

Identificato il luogo dove si sviluppò il cimitero di Massimo è necessario, per quel che è possibile, indicare dove all’interno di questa area cimiteriale trovarono riposo le spoglie di Felicita e del figlio Silano.

Nella Notitia ecclesiarum è evidente la distinzione di tre differenti unità monumentali, legate a tre figure distinte: Felicita, Silano e papa Bonifacio I (418-422). Si legge, infatti: Deinde venies ad Sanctam Felicitatem altera via, quae similiter

Salaria dicitur: ibi illa pausat in ecclesia sursum et Bonifacius papa et martir in altero loco, et filii eius sub terra deorsum211. Il pellegrino, quindi, lasciata la via Salaria Vetus,

giungeva su una nuova strada chiamata anch’essa Salaria e qui incontrava, per prima, l’area cimiteriale dedicata a Santa Felicita, che, come indicato in precedenza, si sviluppava lungo il lato destro della via consolare212 a circa mezzo miglio di distanza dalla porta. L’uso della formula agiotoponomastica213 ad Sanctam Felicitatem chiarisce come, al momento della stesura dell’itinerario214, il culto di Felicita fosse quello che maggiormente esercitava forza attrattiva, assumendo valore di indicazione generale

206 Boldetti 1720, p. 570. Tali gallerie furono visitate del Boldetti che le attribuì, in modo del tutto

generico, al cimitero di Priscilla.

207 De Rossi 1884-1885, p. 149, n. 1, scrive: “La vigna e i terreni che furono dell’ospedale degli

Antoniniani in Roma, non sono registrati nel censo del patrimonio di quell’ospedale nell’anno 1580 trovato nell’archivio di Lione e cortesemente trasmessomi dal ch. Sig. ab. Doulcet”. Sull’argomento vedi anche Tomassetti 1882, pp. 91-92.

208 N. 18 repertorio epigrafico. Vedi infra, pp. 163-164. 209 De Rossi 1884-1885, pp. 171-184.

210 De Rossi 1884-1885, pp. 150-157;166-171. Sulla pittura vedi infra pp. 115-123, 177. 211 Valentini-zucchetti 1942, pp. 75-76.

212 Valentini-zucchetti 1942, p. 200.

sulla direzione che si doveva seguire. Indicata la direzione generica, il redattore dell’itinerario menziona tre distinti poli cultuali. Felicita riposava in una basilica del sopratterra (illa pausat in ecclesia sursum); Bonifacio, anch’esso sepolto sub divo, si trovava in un luogo distinto rispetto alla martire (Bonifacius papa et martir in altero

loco) e, infine la tomba di Silano era in un ambiente ipogeo (filii eius sub terra deorsum). L’errato uso del plurale (filii eius) da parte del redattore dell’itinerario e del

compilatore della Notula215, come detto in precedenza, è facilmente spiegabile. La pittura che decorava la piccola basilica ipogea ritraeva tutti e sette i figli di Felicita, e non il solo Silano, inducendo così in errore il compilatore.

Per quanto concerne la localizzazione nel dettaglio della basilica dedicata a Felicita non è possibile ad oggi fornire indicazioni precise a causa della completa assenza di evidenze archeologiche. Le ipotesi, infatti, che potrebbero esser fatte in base alla testimonianza grafica rappresentata dalla pianta del 1551 del Bufalini216 (fig. 3) e alla notizia dell’abbattimento, nella vigna di S. Antonio, di un piccolo edificio, con scala comunicante con gli ambienti ipogei, avvenuto nel 1785217, sono troppo generiche e quindi non risolutive.

Va inoltre ricordato che oltre alla basilica dedicata a Felicita218 e all’oratorio nel quale fu sepolto papa Bonifacio (418-422)219, il Liber Pontificalis fa riferimento, anche se in maniera indiretta, ad un terzo edificio nel quale il pontefice dimorò nel periodo nel quale, a causa dei contrasti con l’antagonista Eulalio, fu costretto a risiedere fuori dalla città220 (habitavit Bonifatius in cymiterio sanctae Felicitatis matyris, via Salaria)221. Escludendo che con l’indicazione in cymiterio sanctae Felicitatis martyris si volesse intere la catacomba in senso stretto, si ritiene assai più probabile che Bonifacio trovò

214 Vedi supra , pp. 49-50. 215 Vedi supra, pp. 47-49

216 Frutaz 1962, vol. I, pp. 168-169; vol. II, tav. 191. 217 De Rossi, 1863, p. 25; p. 45.

218 Valentini-Zucchetti 1942, pp. 75 (ibi illa pausat in ecclesia sursum); LP I, p. 227 (Hic fecit oratorium

in cymiterio sanctae Felicitatis, iuxta corpus eius, et ornavit sepulchrum).

219 Valentini-Zucchetti 1942, pp. 75-76 (Bonifacius papa et martir in altero loco); LP I, p. 228 (Qui etiam

sepultus est via Salaria, iuxta corpus sanctae Felicitatis martyris).

220 Sulla figura di Eulalio vedi EP I, pp. 404-405; Marone 2006. 221 LP I, p. 227.

ospitalità in un edificio subdiale annesso al complesso cimiteriale222, di cui si conoscono pochi ma importanti esempi in altri complessi cimiteriali223.

La completa assenza di emergenze archeologiche e le lacunose informazioni, relative all’ampia trasformazione edilizia avvenuta nella zona tra il XVIII e il XX secolo, non permettono né di ricollegare l’edificio rappresentato dal Bufalini o quello abbattuto nel 1758, ad una delle unità monumentali che dalle fonti antiche si evince essersi sviluppate nel sopratterra, né tanto meno di comprendere le peculiarità strutturali della basilica di Santa Felicita.

E’ possibile però supporre che le due epigrafi dedicate alla martire, attribuite una a Damaso224 e una Bonifacio225, fossero affisse all’interno della basilica: la prima nei pressi del sepolcro226, la seconda, di intonazione ed imitazione damasiana, sulla parete di ingresso227. Il contenuto della prima, inoltre, sembrerebbe far riferimento ad una pittura o ad un mosaico, raffigurante il martirio della santa, che quasi certamente doveva decorare il sepolcro.

Se non si è in grado di indicare il luogo dove sorse di preciso la basilica dedicata a Felicita, lo si è, invece, per quella realizzata in onore del figlio Silano. Nel novembre del 1883, infatti, mentre si realizzavano i pali di fondazione per la costruzione di un nuovo edificio in via Simeto, il de Rossi rivenne la cripta nella quale il corpo di Silano fu riposto228.

222 L’idea che si debba escludere che Bonifacio risiedesse all’interno del cimitero sembra confermata

anche da un’epistola di Simmaco nella quale si legge extra murum deductus non longe ab Urbe

remoratur (Symm, epist. X).

223 Sull’argomento cfr. Reekmans 1968, p. 193; Fiocchi Nicolai 2001, p. 117. Strutture abitative devono

pure ipotizzarsi in connessione con la presenza, nei santuari più importanti, di cubicularii, di mansionarii e praepositii, di cui abbiamo notizie dalle fonti e dalle iscrizioni a partire dal V secolo (cfr. LP I, p. 239; Reekmans 1968, p. 192; Guyon 1974, pp. 578-587; Fiocchi Nicolai 1983, cc. 872-873).

224 Vedi infra, p. 153-154. 225 Vedi infra, p. 154-155. 226 de Rossi 1863, p. 43 227 de Rossi 1863, p. 43.