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I santuari ad corpus

1.1 Silano e Felicita

1.1.3. Ricostruzione diacronica della storia del santuario

Eseguita nel dettaglio la lettura delle strutture questa va sovrapposta e confrontata con i dati cronologici menzionati dalle fonti, nel tentativo di ricostruire diacronicamente, fin dove è possibile, le diverse fasi del monumento.

Sulla base di un’iscrizione datata al 390246 (fig.15), rinvenuta dal de Rossi in situ, al disotto del piano pavimentale della basilichetta247, la quale riporta l’indicazione ad

sanctorum locum248, è possibile ipotizzare che già in quella data fosse stato realizzato, tramite l’abbattimento parziale della parete meridionale della galleria A1 un ambiente di maggiori dimensioni destinato ad accogliere il crescente numero di pellegrini. La fonte epigrafica sopra citata ed il passo della Depositio martyrum, nel quale è riportato a margine il furto delle reliquie di Silano249, certamente non recuperate almeno fino al 354, anno al quale è datato il documento, contribuiscono a fornire un termine post quem e uno ante quem per la realizzazione del primo impianto della basilica.

Escludendo, infatti, che l’autorità ecclesiastica abbia avuto interesse a realizzare una basilica in onore di Silano, prima che le sue spoglie fossero ricondotte all’interno dell’area cimiteriale di origine, e supponendo che il de Rossi non avesse nessun interesse a indicare la lastra in situ qualora non lo fosse stata250, è possibile affermare che la prima fase della basilica vada fatta risalire ad un periodo compreso tra il 354 e il 390.

245 Cfr. Spera 1997, pp. 209-210. 246Vedi infra, pp. 162-163.

247 de Rossi 1884-1885, p. 152; p. 178-180.

248 Locus sanctorum non è qui utilizzato come formula indeterminata, ma allude certamente ai martiri

presenti nel cimitero, presso i quali per meriti speciali Costantia fu sepolta. Come giustamente evidenziato dal de Rossi (cfr.de Rossi 1884-1885, p. 179), se i santi di questo luogo tanto ambito nel 390 era indicati al plurale (sanctorum) è probabile che il corpo di Silano fosse stato nel 390 già recuperato e riportato all’interno del cimitero.

249 Hunc Silanum martyrem Novati furati sunt (Valentini-Zucchetti 1942, p. 21).

250 de Rossi scrive: E’ stato rivenuto entro la fossa d’un’arca sepolcrale presso la prima base di colonna

Pur non esistendo ad oggi uno studio complessivo sull’intero complesso cimiteriale, che certamente contribuirebbe in maniera sostanziale a definire i rapporti tra la basilica ipogea e le gallerie circostanti, favorendo una datazione più precisa del primo impianto, è comunque possibile attraverso i dati fin qui presentati e sulla base di pochi, ma importanti, confronti con murature ascrivibili alla seconda parte del IV secolo, attribuire la prima fascia muraria del circuito perimetrale della basilica ad un periodo compreso tra la metà e la fine del IV secolo 251.

A conferma di una fase costruttiva antecedente il pontificato di Bonifacio, viene in aiuto il Liber Pontificalis, nel quale si fa riferimento alla costruzione di un oratorio nei pressi del sepolcro della martire Felicita, che, insieme a quello di Silano, venne ornato dal pontefice con arredi liturgici d’argento (hic fecit oratorium in cymiterio sanctae

Felicitatis, iuxta corpus eius, et ornavit sepulchrum sanctae martyris Felicitatis et sancti Silvani, ubi et posuit hoc: patenam argenteam, pens. lib. XX; scyphum argenteum, pens. lib. X; amam argenteam,, pens. lib. XIII; calices minores II, pens. sing. lib.IIII; coronas argenteas, pens. sing. Lib XV)252

Se al pontificato di Bonifacio I non è quindi ascrivibile nessuna opera architettonica certa all’interno della basilica ipogea, al pontificato di Simmaco (498-514) è, invece, attribuito il restauro integrale del monumento (Hic reparavit basilicam sanctae

Felicitatis, quae in ruinam inminebat)253.

All’intervento del pontefice è, infatti, possibile far risalire la seconda fase muraria, in opera listata, menzionata in precedenza254. La rifoderatura delle pareti perimetrali del monumento e la realizzazione dei pilastri laterali, sembrerebbero accorgimenti perfettamente in linea con la volontà da parte del pontefice di rinsaldare i fortemente compromessi equilibri statici del santuario (in ruinam inminebat) 255.

L’importanza dei lavori di ristrutturazioni attuati tra il V ed il VI secolo è confermata anche dalla cospicua presenza di materiale marmoreo, epigrafico e non,

251 Lo stesso de Rossi (de Rossi 1884-1885, p. 179) scrive: la prima opera muraria convenie alla fine del

secolo IV.

252 LP I, pp. 227-228. 253 LP I, p. 263. 254 Vedi supra, p. 69. 255 LP I, p. 263.

rintracciato all’interno della basilica256(fig. 16). Così il de Rossi descrive genericamente il materiale: “Molti frammenti sciolti di lapidi sepolcrali trovati nelle macerie, che

ingombrarono la basilica sotterranea, presentano residui di date facili a supplire con i consolati dei secoli quinto e sesto”257.

All’opera restauratrice di Adriano I (772-795), il quale cymiterium vero sanctae

Felicitatis vis Salaria, una cum ecclesiis sancti Silani martyris et sancti Bonifacii confessris atque pontificis, uno cohorentes solo, mirae restauravit magnitudinis258, si è proposto di attribuire la costruzione del grande pilastro posto nell’angolo nord-ovest della basilica259.

Gli interventi di restauro realizzati sotto il pontificato di Simmaco, le grandi dimensioni del sostegno adrianeo e l’utilizzo, nel testo della biografia papale, dell’espressione uno coherentes solo260 hanno indotto gli studiosi261 a ritenere verosimile che la basilica costruita in onore di Felicita insistesse su quella ipogea dedicata a Silano. Il peso esercitato dalla santuario sovrastante avrebbe infatti reso necessarie le continue opere di rinforzo di cui si è detto in precedenza.

Verosimilmente i restauri volti al ripristino del complesso martiriale, svolti dalle autorità pontificie per più di quattro secoli, cessarono nel momento in cui papa Leone III (795-816) commissionò la traslazione delle reliquie della martire Felicita nella basilica urbana di S. Susanna262, scelta che probabilmente comportò l’inevitabile abbandono del santuario.

256 Al V secolo sono datate ICUR VIII 23452, (data consolare 488) trovata a copertura di una forma;

ICUR VIII 23405 che riutilizza una epigrafe più antica con data 363; e forse anche ICUR VIII 23417b. Numerosi frammenti di transenne marmoree, databili tra V e VI secolo sono state rintracciate nell’area della basilica. Cfr. Broccoli 1981, p. 102-107; Spera 1997, p. 211.

257 de Rossi 1884-1885, p. 177. 258 L.P I, p. 509.

259 Vedi supra, p. 71. 260 L P I, p. 509.

261 De Rossi 1884-1885, p. 172; p. 179; Spera 1997, p. 210, nota 104.