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Scritti patristici e fonti liturgiche

VI. IDUS IULIAS NATALE VII FRATRUM.

Praesta quaesumus omnipotens deus, ut qui gloriosos martyres fortes in sua confessione cognovimus, pios apud te in nostra intercessione sentiamus. Per dominum nostrum.

SUPER OBLATA. Sacrificiis praesentibus domine quaesumus intende placatus, ut

intercedentibus sanctis tuis devotioni nostrae proficiant et saluti. Perdominum nostrum.

POST COMMUNIONEM. Quaesumus omnipotens deus, ut illus salutaris capiamus effectum,

cuius per haec mysteria pignus accepimus. Per dominum nostrum96.

3.2.4 Gregoriano Adrianeao

Il sacramentario prende il nome dal pontefice Adriano I il quale su richiesta di Carlo Magno gli inviò un sacramentario composto su un modello databile tra il 731 e il 715. Strettamente limitato all’uso papale, non rappresenta il sacramentario romano al tempo di papa Adriano I, ma una sorta di abbreviazione destinata all’uso personale dell’imperatore e non del suo clero.L’importanza delle indicazioni consiste nel fatto che accanto alla menzione dei gironi di festa e di stazioni solenni, si trova sempre indicato espressamente il luogo; e se nella ricorrenza è prevista una processione, si precisa sia il luogo di partenza del corteo, sia il luogo dove si celebrerà l’ufficio liturgico97.

ITEM IN EODEM DIE NATALE SANCTAE FELICITATIS

Praesta quaesumus omnipotens deus ut beatae felicitatis martyris tuae sollemnia recensentes, meritis ipsius protegamur et precibus. Per dominum.

SUPER OBLATA. Vota populi tui domine propitiaus intende, et quorum nos tribuis

sollemnia caelebrare, fac gaudere suffragiis. Per dominum.

AD COMPLETA. Supplices te rogamus omnipotens deus, ut intervenientibus sancti tuis et

tua in nobis dona multiplices, et tempora nostra disponas. Per dominum nostrum98

VI IDUS IULIAS ID EST X DIE MANSIS IULII NATALE SEPTEM FRATRUM

Praesta quaesumus omnipotens deus ut qui gloriosos martyres fortes in sua confessione cognovimus, pios apud te in nostra intercessione sententiamus. Per dominum nostrum.

SUPER OBLATA. Sacrificiis praesentibus domine quaesumus placatus intende, et

intercedentibus sancti tuis devotioni nostrae proficiant et saluti. Per dominum nostrum

AD COMPLENDUM. Quaesumus omnipotens deus, ut illus salutaris capiamus effectum,

cuius per haec mysteria pignus accepimus. Per dominum nostrum99.

3.2.5. Gregoriano Paduense

Altro tipo di gregoriano è quello di Padova (bibl. capitolare D 47), redatto a Liegi verso la metà del sec. IX e poi portato a Verona quasi certamente per mano del vesco di Liegi e poi Verona Ratiero. Il prototipo romano al quale il manoscritto di Padova fa riferimento va probabilmente datato all’863, dopo il pontifica di Leone II (682-683) e prima di quello di Sergio I (687-701). L’ipotesi nasce dalla menzione all’interno del testo della traslazione dalla via Portuense delle reliquie dei santi Simplicio, Faustina e Beatrice, nella chiesa urbana di Santa Bibiana avvenuta proprio per mano di papa Leone II il 22 giugno 683.

EODEM DIE NATALIS SANCTAE FELICITATIS VIA SALARIA

Praesta quaesumus omnipotens deus ut beatae felicitatis martyris tuae sollemnia recensentes, meritis ipsius protegamur et precibus. Per dominum.

SUPER OBLATA. Vota populi tui domine propitiaus intende, et quorum nos tribuis sollemnia caelebrare, fac gaudere suffragiis. Per dominum.

AD COMPLETA. Supplices te rogamus omnipotens deus, ut intervenientibus sancti tuis et

tua in nobis dona multiplices, et tempora nostra disponas. Per dominum nostrum100

VI IDUS [IULIAS] NATALIS SANCTORUM VII FRATRUM

Praesta quaesumus omnipotens deus ut qui gloriosos martyres fortes in sua confessione cognovimus, pios apud te in nostra intercessione sententiamus. Per dominum nostrum.

SUPER OBLATA. Sacrificiis praesentibus domine quaesumus placatus intende, et

intercedentibus sancti tuis devotioni nostrae proficiant et saluti. Per dominum nostrum

AD COMPLENDUM. Quaesumus omnipotens deus, ut illus salutaris capiamus effectum,

cuius per haec mysteria pignus accepimus. Per dominum nostrum101

I cinque sacramentari presi in esame hanno tutti uno o più formulari liturgici per la commemorazione di santa Felicita: solo il Gelasianum Vetus, il Gelasiano di San Gallo, il Gregoriano Adrianeo e il Paduense ne hanno uno per la festa dei sette fratelli. Allo stesso modo, nei Capitularia Evangeliorum sono attestate le celebrazioni di Felicita, eventualmente associata al martire Clemente la cui commemorazione cadeva alla stessa data del 24 novembre, e quella dei sette fratelli, localizzata genericamente nei rispettivi cimiteri dell’Appia e della Salaria, o eventualmente nel solo cimitero di Massimo, come si può evincere dal riferimento ad Alessandro, sepolto in quel cimitero insieme a Marziale e Vitale. Queste fonti liturgiche attestano dunque la permanenza e la localizzazione del culto di Felicita e dei suoi sette figli fino a tutto il VII secolo.

Ci si può chiedere se e quanto permanga all’interno dei diversi formulari, della Passio

Felicitatis o degli sviluppi parenetici che si sono potuti cogliere nei due sermoni di Pietro

Crisologo e di Gregorio Magno. Si può dire che, nella maggior parte dei casi, nelle invocazioni e nelle preghiere ci si limita a richiamare il singolo martire o il gruppo dei martiri, associati eventualmente tutti i martiri come esempio per i fedeli e loro intercessori presso Dio.

L’eccezione è costituita dal sacramentario Veronense, non a caso di probabile origine romana e in cui si riconosce l’utilizzazione di fonti più antiche. Qui nella praefatio del primo formulario si ricorda che la martire con la sua disposizione d’animo e con l’aiuto della grazia divina ha perfezionato il piccolo gregge consacrato a Dio che lei stessa aveva generato nella carne, realizzando nei fatti quanto aveva prefigurato con il suo nome: la sua gloria non è solo quella della sua fecondità, ma nel fatto di aver più felicemente reso eterna la sua prole (la nostra lettura è talvolta congetturale dato lo stato in cui ci è pervenuto il testo). In ciò Felicita ha realizzato quanto si legge in Proverbi 9,1 «fabricavit sibi sapientia domum septem columnis instructam» (Vulg, «sapientia aedificavit sibi domum excidit columnas septem»). Con un procedimento che si individua già nel sermone di Pietro Crisologo, il numero dei figli di Felicita è il pretesto per cogliere un significato più

sette braccia o dei libri sacri contenuti nell’arca dell’alleanza come in Pietro Crisologo, ma delle sette colonne della casa edificata dalla Sapienza. Un’eco, diretta o indiretta, delle argomentazioni di Pietro Crisologo e di Gregorio Magno si coglie nel tema della duplice generazione, quella carnale e mortale, quella spirituale ed eterna, in quanto Felicita ha esortato i suoi figli al martirio. La stessa tematica è ripresa nella praefatio del secondo formulario: «Vere enim Felicitati filii et vera est suorum felicitas filiorum, quos et casto fetu sancti coniugii mater fecunda progenuit, et rursus confessionis sacrosante visceribus martyr beata conceptos per fidem denuo felicius peperit martyres ad coronam». Il gioco di parole sul nome di Felicita, che indica anche l’atteggiamento con cui essa ha accolto il martirio dei propri figli, ricorre nella prima preghiera del terzo formulario, in cui a proposito di Felicita e di Clemente (la cui commemorazione cade nello stesso giorno) si auspica che i martiri vengano in aiuto ai fedeli con i loro nomi e le loro intercessioni, Clemente chiedendo che si possa seguire la “sapiens clementia”, Felicita che si possa essere felici nel vero senso del termine.

Capitolo 4