5. PASSAGGIO ALLA CONTEMPORANEITÀ
5.1 Il cambiamento di esperienza: potenziamento e disorientamento
Con le nuove tecnologie la nostra esperienza cambia: questo è un aspetto su cui tutti concordano. I termini e la portata di questo cambiamento però sfumano e variano a seconda delle prospettive che si adottano, così abbiamo ritenuto importante, passando a questa seconda parte, presentare il cambiamento di esperienza attraverso le descrizioni e i racconti di studiosi ma soprattutto di bambini. Nella riflessione interna alla ricerca su questi argomenti, è ricorrente l'idea dell'estensione di facoltà e del sistema nervoso dell'uomo, un'idea di potenziamento delle possibilità: possibilità di comunicare, conoscere, venire a contatto con realtà nuove, di partecipazione all'intelligenza collettiva e alla democrazia, di creazione di contenuti nuovi, di estensione e condivisione di memoria. Lo sviluppo a ritmi accelerati a cui assistiamo sembra mettere a nostra disposizione un numero sempre maggiore di opportunità, tuttavia allo stesso tempo questi cambiamenti sono considerati la causa di un forte senso di disorientamento che caratterizza la nostra epoca. Come abbiamo visto nel primo capitolo, il disorientamento viene imputato ad una nostra mancanza di mezzi per comprendere l'esperienza o di strumenti per capire i media.
Reinserire la tecnica nel pensiero è quindi un passaggio necessario se si vuole cercare di capire la nostra condizione. A questo scopo abbiamo ripercorso l'origine della tecnica e le tappe della sua evoluzione e per questo, nell'affrontare nello specifico i nuovi media, faremo riferimento alle teorie di McLuhan e di Bolter e Grusin. McLuhan ci offre in realtà una visione più ampia, che si estende a tutti i media e tecnologie che abbiamo creato e imparato ad usare nel corso della nostra storia, a partire dalla parola parlata fino all'automobile e all'aeroplano, passando da abiti, abitazioni, pergamene e strade. Della sua riflessione ci serviremo in particolare della sua visione dell'elettricità, della sua interpretazione del concetto di estensione, ma soprattutto del concetto di ‘messaggio’ del medium. Il messaggio infatti, secondo il teorico canadese, non risiede nel contenuto e tantomeno nell'uso che si fa di un medium, ma nel modo in cui esso ridisegna la nostra percezione e il nostro modo di rapportarci al mondo e agli altri. Di Bolter e Grusin invece utilizzeremo principalmente il concetto di ‘rimediazione’1, che ci
1 Introduciamo qui il termine rimediazione, nella definizione data da Bolter e Grusin in Remediation. Competizione e integrazione fra media vecchi e nuovi, Guerini Studio, Milano, 2002. Rimediazione è la relazione di competizione fra media, in cui si modificano a vicenda nel tentativo di rendere la realtà. Cfr. infra 6.4
aiuta a comprendere la particolare relazione di competizione fra i media contemporanei. Una volta divenuti più consapevoli dei media, delle loro dinamiche, e del loro potere, possiamo tentare di riposizionare al centro delle nostre riflessioni l'individuo e i suoi bisogni. Possiamo affermare che ci siano dei bisogni che rimangono immutati? Non abbiamo risposta2, ma assumiamo che l'uomo abbia delle necessità a livello
intellettivo e cognitivo, e che la sua felicità dipenda da quanto riesce a crescere come persona e ad essere libero. Passeremo quindi al problema del potenziamento dell'uomo grazie alle nuove tecnologie cercando di comprendere se, e in che modo, questo avvenga. Poiché la domanda centrale a cui vorremmo rispondere è di cosa ha bisogno una persona, nell'approfondire il rapporto che abbiamo con le nuove tecnologie ci interrogheremo riguardo la possibilità che queste hanno di rispondere alle esigenze dell'individuo e alla loro capacità di modificarle.
Tenuto conto di queste considerazioni ci rendiamo conto che, ad esempio, ciò che Mariniello ci propone come casi di cambiamenti di esperienza sono un insieme di fenomeni complessi in cui si incrociano problemi riguardanti il modo di rappresentare, riflettere e dare un senso alla nostra esperienza (come nel caso del libro Le blanc
d'Algérie3); problemi di comunicazione e di manipolazione (il caso dell'11 settembre o
di Pancho Villa) problemi di rappresentazione di sé e della società (la memoria individuale fotografica, e la memoria e occhio sociale delle telecamere di sorveglianza). Gli esempi presentati non riguardano solo problemi legati al medium, ma soprattutto sollevano questioni di ordine morale. I media cambiano le nostre abitudini, ciò significa un determinato modo di agire e interagire con gli altri e col mondo, di definire il senso e la portata delle nostre azioni, di cui però rimaniamo comunque responsabili in prima persona.
L'affidare la narrazione della nostra storia alle immagini, e soprattutto il diffondersi dell'uso dei malati di filmare la propria morte in diretta, ci rimanda direttamente al modo in cui il medium ridefinisce l'elaborazione della nostra identità, il dare senso alla nostra vita e ai grandi eventi che la segnano. Il fatto invece che sempre di più si faccia affidamento su un sistema di videosorveglianza dovrebbe farci riflettere non solo su questioni connesse alla registrazione del reale, ma anche sul perché abbiamo delegato il nostro senso di sicurezza ad un uso massiccio delle telecamere, su cosa si fondi questo 2 Cfr. capitoli 2.2, 3.3
sistema, se sia effettivamente valido e funzionante e che genere di meccanismi e di società presupponga. Le morti in diretta delle esecuzioni, le riprese di scene di battaglia e gli eventi dell'11 settembre si differenziano ulteriormente: le prime e le seconde, come ci ricorda anche Sontag4, possono essere lette in realtà in un più generale modo di
trattare esecuzioni, guerre e nemici (anche se il medium ha ovviamente influenzato e modificato queste dinamiche già esistenti); da questo punto di vista, per la ricerca sul medium e su come esso modifichi il nostro modo di concepire noi stessi e il mondo, sono le morti private dei malati terminali a segnare a nostro parere un elemento di differenza più forte rispetto a prima.
Ciò che è accaduto l'11 settembre invece ci aiuta a mettere in evidenza in modo più chiaro il centro di interesse di questo lavoro: al di là della riflessione sul medium, questo evento ha visto coinvolte migliaia di persone che sono morte in modo tragico: perché ciò è accaduto? Questo fatto ci ha coinvolti e ci vede ancora coinvolti, non solo come spettatori più o meno consapevoli, come ci dice Mariniello, ma come uomini responsabili delle loro azioni. Vi sono molte teorie in merito a quanto accaduto: senza prendere posizioni, è necessario però rispondere alla richiesta di questo evento: perché è accaduto? È una domanda che anche tutti gli altri eventi tragici ci fanno. Ci riferiamo in particolare a questo evento perché è quello che Mariniello cita per affrontare il problema della responsabilità. La nostra responsabilità però, a nostro parere, non si limita ad una esamina del nostro rapporto col medium. Le vittime dell'11 settembre non hanno potuto farlo e noi non possiamo fermarci a questo livello. In questo senso riteniamo importante uscire dall'ottica ristretta della riflessione sul medium, perché aldilà della comprensione occorre pensare la nostra responsabilità in modo più ampio e radicale.