Jean Marie C AREY
5. Il caso esemplare di Franz Marc: possibilità
A questo punto, vorrei menzionare un progetto che sto cercando di portare avanti nell’ambito della mia ricerca sulle arti dei media interattivi e su Franz Marc (il mio principale argomento di studio), un progetto che vuole essere partecipativo e interattivo, un’esperienza di collaborazione diretta alle strategie estetiche del progetto stesso. Come spesso accade nella storia dell’arte, la ricerca dell’osservatore/spettatore ideale ci priva di alcune informazioni fondamentali sull’artista, che in realtà sono necessarie per riuscire a valutare la sua opera più importante. Questo sarà più facilmente possibile attraverso la documentazione proposta che prende in esame l’oggetto d’indagine sotto più prospettive. Tuttavia – e vorrei sottolinearlo – questa forma di documentazione non è, in ultima analisi, dipendente dalla tecnologia digitale avanzata. Invero, se l’opera dovrebbe essere controllata in modo digitale, la documentazione citata non è basata necessariamente sulle tecnologie digitali, ma su un normale recupero dei dati, sull’analisi e sulla archiviazione.
Mentre le tecnologie digitali molte volte rendono la rappresentazione dei dati più facile, ciò è ed è stato possibile anche con mezzi analogici. E questo ci riporta alla questione critico-ideologica: l’obiettivo principale deve essere quello di trovare metodi di analisi più adatti all’oggetto. Uno di questi criteri può essere quello di una raccolta di metadati crowd-based, una rappresentazione grafica degli schemi osservati di un certo artista, o anche un’analisi visual-based di partecipanti al di fuori del mondo accademico.
I dipinti di animali di Marc sono stati ampiamente studiati al fine di acquisire conoscenze sul pensiero filosofico dell’artista e le sue proiezioni, nonché per descrivere e dedurre alcune delle regole fondamentali dell’arte bidimensionale, dalle quali Marc da un lato si distanzia, dall’altro le rinnova per creare le sue immagini. Tuttavia si rileva una notevole superficialità in entrambe le linee di indagine: gli animali viventi, sui quali le immagini sono state originariamente modellate, non sono stati osservati attentamente. Questo può sembrare contraddittorio, poiché chiaramente né il “significato”, né l’aspetto della fauna raffigurata poteva essere descritta senza fare riferimento alla controparte vivente. Nonostante questo riconoscimento generale, tuttavia, gli studiosi sono stati inclini ad esaminare le immagini di animali quasi esclusivamente dal punto di vista antropocentrico e hanno considerato rilevanti solo quegli animali che potevano dare informazioni sulla vita e sulle attività dell’artista e dei suoi contemporanei, e sulla configurazione dei loro legami reciproci e delle reciproche influenze. Questo pre-giudizio antropocentrico ha impedito un’indagine appropriata delle immagini di animali, in modo indipendente e obiettivo, limitando la nostra comprensione tanto della loro funzione quanto del metodo della loro rappresentazione.
Si nota anche una noncuranza nella terminologia utilizzata per descrivere le raffigurazioni di animali; questa mancanza di precisione zoologica rivela un atteggiamento di fondo sprezzante nei confronti di tali immagini. In alcune delle scene di Marc, ad esempio, i termini “gazzella” e “antilope” sono spesso usati in modo intercambiabile o come sinonimi, per identificare gli unghiati cornuti, come nell’immagine ad acquerello, inchiostro-India, del 1912. Nel catalogo raisonné pubblicato dai curatori del Lenbachhaus di Monaco, l’immagine è elencata,come Antilope (Gazelle). Tuttavia, entrambe queste etichette si riferiscono a gruppi di animali, piuttosto che ad una specie, ma mentre le gazzelle sono un tipo di antilope, un’antilope non è necessariamente una gazzella.
La tendenza antropocentrica è evidente anche negli studi che esplorano il metodo di rappresentazione di Marc. L’analisi dell’arte di Marc è sempre stata fortemente sbilanciata verso la comprensione del ruolo dell’empatia, dell’essenzialismo, e della visione interpretativa degli esseri umani. Gli stessi animali nelle immagini di Marc non hanno subìto la stessa analisi sistematica a cui sono stati sottoposti gli altri aspetti del suo lavoro. In un certo senso, ciò è comprensibile; è naturale per noi essere attratti dall’uso del colore – una delle forme più comuni di analisi utilizzata nel dibattito sulle opere di Marc – anche per cercare di identificare gli oggetti che apparentemente sono al limite della decifrabilità. Tuttavia l’attenzione che è stata dedicata agli animali è sproporzionatamente minore. In particolare, non è stata registrata l’importanza degli animali. Ne risulta che la nostra comprensione della rappresentazione degli esseri animati di Marc è incompleta.
Sembra anche che nel determinare come gli animali sono stati rappresentati, la valutazione degli studiosi delle specifiche posture e azioni degli animali si sia basata su
convinzioni generiche , piuttosto che sul confronto con i movimenti reali delle creature viventi. Il significato di alcune delle azioni mostrate dalle figure animali può quindi essere stato frainteso se non addirittura trascurato. È possibile che la mera quantità e la varietà delle specie raffigurate abbia ottenebrato la nostra capacità di rilevare motivi caratterizzanti4. Infatti Marc crea delle regole secondo le quali appaiono determinati animali e secondo le quali vengono rappresentati i loro comportamenti specifici. Questo è tanto più degno di nota, perché mostra come Marc abbia affrontato e superato i problemi di rappresentazione (ad esempio, come disegnare gli occhi degli erbivori). Fino a quando tutte le immagini degli animali non saranno esaminate in modo più approfondito – vale a dire identificarle, quantificarle e valutarle in toto con metodi statistici – non si potrà trarre con sicurezza conclusioni.
Tuttavia, solo di rado l’arte di Marc è stata studiata per le informazioni che contiene sugli animali. È incredibile come questi ultimi, che compaiono nelle opere per le quali Marc è più famoso, non siano mai stati contati e classificati, e tanto meno identificati per specie; si tratta di una trascuratezza che spero di iniziare a correggere: questo è l’obiettivo principale del presente studio. Esso sottolinea infatti l’importanza di collegare le immagini raffiguranti gli animali di Marc con i dettagli esteriori degli animali reali. La pratica di guardare le immagini di animali con gli occhi di un naturalista richiede un inventario contenente tutti gli animali raffigurati nelle sue opere, l’identificazione e la valutazione di come compaiono su tela e cosa fanno in confronto ai campioni conosciuti dall’artista.
Attraverso l’identificazione e la catalogazione delle immagini di animali, siamo in grado di salvare l’opera di Marc come progetto zoologico ambizioso e quantificabile. Una valutazione tassonomica dell’arte di Franz Marc ha quindi il potenziale di fornire nuove intuizioni su come l’artista abbia cercato di rappresentare il modo essenziale in cui le specie animali appaiono e si comportano.
Nell’ultima parte del mio saggio, vorrei tornare all’immagine, ma questa volta all’immagine intesa come mezzo di ricerca. In merito ai benefici che le visualizzazioni - modello portano alla storia dell’arte, il pensiero corre subito agli usi dell’immagine nella storia dell’architettura, in particolare nelle odierne reiterazioni di modelli digitali utilizzati per la ricostruzione di edifici e monumenti distrutti – un’innovazione di immediata rilevanza, se si pensa alla possibilità di ricostruire i numerosi monumenti distrutti dalla recente ondata di iconoclastia (Basulto 2016). Questo è un aspetto molto importante nonché promettente per la storia dell’arte digitale, che approfondirò di seguito.
4Ci sono 244 voci nel catalogo raisonné di dipinti ad olio e più di 1000 opere su carta, tra cui
6. Visualizzazione
Figura 8: Turm der blauen Pferde (1913) di Franz Marc risulta essere disperso dal 1945, pertanto, oggi la sua visone comune è possibile solo attraverso le immagini digitali.
Paradossalmente, una delle opere più famose di Franz Marc è l’ormai dato per disperso Turm der blauen Pferde (1913) (Figura 8). Nella biografia di Marc, di questo importante dipinto Klaus Lankheit dà una descrizione tanto elegante quanto preziosa:
Das berühmteste Bild des Künstlers [.] eine Leinwand von 2 Meter Höhe und 1,30 Meter Breite schlägt uns in ihren Bann. Wir werden mit Macht an das Bild herangetrieben, schon im selben Augenblick aber zu achtungsvoller Distanz gezwungen. Wie eine Vision leuchtet dicht vor uns eine Gruppe von vier Pferden auf. Aus der Mittelachse nach rechts gerückt, füllt ihr Umriß das schmale Hochformat fast ganz aus, nur seitlich den Blick auf eine ebenso geheimnisvolle Landschaft freigebend. Der mächtige Körper des vorderen Tieres mißt nur wenig unter Lebensgröße. Das Pferd scheint aus der Tiefe nach vorn zu drängen und unmittelbar vor dem Beschauer zu verhalten, indem es den Kopf in edlem Schwung zur Seite
wirft. Seine Stellung im Raum läßt sich nicht errechnen, denn der untere Bildrand überschneidet die Beine (…). (Lankheit 1976: 120).
Preziosa, perché Lankheit ha avuto la possibilità di studiare molto attentamente il dipinto che è stato visto da pochissime persone ancora oggi in vita. In questo caso è fondamentale affidarsi alle ricostruzioni digitali del quadro basate su resoconti, come quello di Lankheit, e delle poche foto in bianco e nero che esistono di questo totem del Modernismo. Un tale studio per una singola opera, condotto al di fuori del metodo comparativo, è insolito nella tradizione della storia dell’arte ed è anche una forma meno comune di analisi nell’ambito delle digital humanities, anche se ne esistono già alcuni esempi eccellenti.
Recentemente il British Museum ha completato un progetto per digitalizzare e rendere interattivi i bassorilievi dell’antico Palace of Ashurbanipal a Nineveh, Iraq, conosciuto come il Sennacherib Lachish Narratives). Di grande interesse per gli archeologi e gli storici dell’arte, non solo per l’ottimo stato di conservazione e per la ricchezza dei dettagli, è il resoconto della battaglia di Sennacherib del 645 A.C., uno dei pochi eventi storici violenti accreditati e raccontati nella Bibbia ebraica. I rilievi, molto famosi per la rappresentazione delle battaglie e delle scene di caccia, in realtà raffigurano anche scene di vita quotidiana a corte (Cock 2014) (Figura 9). L’aggiunta di un effetto tridimensionale permette ai rilievi di essere esperiti come una sorta di strisce di fumetti in situ, così come originariamente erano stati pensati per essere esposti in una sala speciale del palazzo.
Figura 9: Il progetto del British Museum di digitalizzare e animare il Lachish Narrative, fregio tridimensionale.
Nel 1990, la fondazione Staatliche Museen zu Berlin - Preußischer Kulturbesitz ha pubblicato una serie di CD che fornivano un’analisi interattiva dell’immagine. Uno di questi è dedicato a Die Madonna in der Kirche (1440)5, il famoso dipinto di Jan van Eyck raffigurante la Madonna come una chiesa. La dimensione monumentale della figura, in
5 È possibile modellare tale ricerca andando al database del sito: http://www.smb-
rapporto all’architettura circostante e le possibilità di analisi comparativa di un solo lavoro, è stata commentata nei testi degli storici dell’arte, come ad esempio Otto Pächt. Pächt ha osservato che in una riproduzione digitale, la capacità di manipolare la dimensione della Madonna in relazione agli interni ha offerto una forma di “visione comparativa” che ha aiutato gli spettatori a immaginare funzione e impatto originali del dipinto, facendo notare come l’applicazione interattiva ha attivato un ragionamento e processi cognitivi diversi rispetto a un’interpretazione puramente testuale (Pächt 1993: 205)6.
Tali forme di analisi delle immagini interattive sono rimaste, fino a poco tempo fa, come l’eccezione nella storia dell’arte. Gli effetti delle visualizzazioni sono utilizzati principalmente non per l’analisi delle singole opere d’arte ma per mostrare i risultati delle analisi ottenute da grandi insiemi di dati. Con i metodi computerizzati, tali analisi sono notevolmente semplificate. I risultati, tuttavia, spesso sono difficili da rendere in un testo e forniscono rappresentazioni visive degli stessi dati come una soluzione naturale. Questo può essere fatto in forma di cronologie, ad esempio, il Metropolitan Museum of Art’s di Heilbrunn Timeline of Art History project (http://www.metmuseum.org/toah/) che combina il testo, alcuni documenti di ricerca la cui analisi è stata approfondita, immagini e cronologie. Il Ludwig Boltzmann Institut Medien. Kunst. Forschung a Linz è coinvolto anche nella realizzazione di un progetto sul tema delle immagini paesaggistiche che cercano di rappresentare spazialmente rapporti tematici e concettuali e di visualizzare le caratteristiche quantificabili delle opere, dalle vendite di mercato alla distribuzione dei “termini” all’interno del “testo” come fosse una forma di analisi del discorso visivo (Münster 2009).
Tuttavia, i ricercatori nel campo dei media, dopo aver intrapreso la loro ricerca consistente nella formulazione di quesiti finalizzati al raggiungimento di determinati obiettivi, non riescono ad ottenere risultati migliori di quelli ottenuti dalla visualizzazione, ossia scandagliare un numero elevato di dati senza pregiudizi, al fine di scoprire ciò che essi riportano e di scoprire modelli inattesi, in opposizione al consueto test di idee preconcette. Quest’ultimo processo è diventato noto come “la visualizzazione esplorativa” (Manovich 2013: 257).
Tutti questi progetti hanno in comune una visualizzazione dei dati come testo, anche se la loro esistenza descrive o si basa su artefatti visivi. La situazione è diversa e più vicina a quello che ho in mente di fare con le immagini di Franz Marc presenti in una ricerca in corso condotta da Lev Manovich, storico dell’arte alla City University di New York. Le sue visualizzazioni sono basate sulle compilazioni di un gran numero di riproduzioni digitali. Tali compilazioni analizzano riproduzioni di dipinti di van Gogh, appartenenti a periodi diversi, nella loro luminosità e saturazione (https://www.flickr.com/photos/ culturevis/7174757288/in/set-72157627153391284/). La classificazione comparativa sistematizzata delle opere di van Gogh mostra la sua produzione artistica nei diversi periodi. Modelli inconfutabili emergono e sfidano l’opinione comune degli storici sul
6 Una breve parte di questo CD con l’allargamento della Madonna è online all’indirizzo:
come e il perché – questione cruciale nel dibattito sul pittore, la cui biografia affascina molti – gli stili di van Gogh varino a seconda del luogo in cui egli li dipingeva. Invero, se l’esempio di Manovich su van Gogh illustra l’esame critico di una tesi che interessa molti, una tale ricerca mette in luce come i cluster di dati visivi forniscano anche nuove informazioni senza la necessità di porsi una domanda in partenza.