“Lo snodo dal quale dipende l’esito dell’intero processo migratorio, riguarda proprio la transizione all’età adulta (...). Riguarda le seconde generazioni che escono dalla scuola, dunque private dalla protezione dell’ambiente scolastico. Riguarda le seconde generazioni che diventeranno adulte nell’Italia delle transizioni dilatate, nell’Italia dove operano meccanismi profondi in grado di rallentare la transizione alla vita adulta e il conseguimento della piena autonomia da parte dei giovani: famiglia protettiva, gerarchie sociali chiuse, lunghi percorsi formativi, alte soglie di entrata nelle professioni, inesistente accesso al credito.” (Molina, 2005).
Nell’esperienza italiana, numerose ricerche (Ambrosini, 2004, Dalla Zuanna, 2009, Ricucci, 2010 e Caneva, 2011) hanno dimostrato come, pur mantenendo modelli di consumo ed orientamenti valoriali simili a quelli dei giovani italiani, i figli dei migranti vengano percepiti ancora come stranieri, sebbene manchino quei caratteri di estraneità alla comunità e di mancata condivisione di riferimenti culturali che caratterizzavano la figura dello straniero delineata tradizionalmente da Simmel e Schutz47. Quanto tutto ciò si amplifica o si riduce nel passaggio all’età adulta? È
possibile osservare lo stesso trend di allungamento e diversificazione della transizione all’età adulta che si registra per i non migranti? L’età al momento della migrazione in che modo influisce sul processo di transizione? Quanto risulta essere esplicativa la variabile dell’identificazione etnica nell’esperienza della transizione all’età adulta dei giovani figli di migranti? Quale piuttosto può essere il contributo della prospettiva generazionale, inaugurata da Mannheim, che intende la generazione come un attore di cambiamento sociale? “La globalizzazione in relazione a uno scenario sociale in cui non si è ancora sedimentata una chiara e condivisa gerarchia basata sulla presunta appartenenza etnica apre spazi per processi di inclusione disgiunti da una spinta alla piena acculturazione? Quali forme tende ad assumere questa inclusione nella differenza? Dà luogo a identificazioni biculturali, 47 “Per lo straniero il modello culturale del gruppo avvicinato non è un rifugio, ma un campo d'avventura, non è una questione scontata ma un tema d'indagine controverso, non è uno strumento per sbrogliare situazioni problematiche ma una situazione problematica difficile da dominare” (Schutz, 1944).
multiple, ibride, transnazionali?” (p. 65, Colombo E., 2007).
Per cercare risposte ai quesiti sovraesposti, mi sono proposta di esplorare le modalità con cui avviene il processo di transizione all’età adulta dei soggetti che, in maniera diretta o indiretta, hanno vissuto l’esperienza migratoria. L’obiettivo è quello di comprendere quali strategie individuali vengano messe in atto dai giovani nel divenire adulti per far fronte ai vincoli posti dai plurali contesti in cui si trovano ad agire ed in cui si struttura il percorso migratorio proprio o dei famigliari.
L’ipotesi di partenza è che, pur avendo subito la scelta della migrazione fatta dai famigliari, sia che li abbia coinvolti direttamente sia che ne siano stati spettatori, i giovani assumano il ruolo di agenti attivi che mediano in maniera originale con le dinamiche strutturali. L’intento è quello di approfondire le traiettorie di vita per cogliere l’eterogeneità e le prospettive future dei percorsi individuali piuttosto che lavorare sulla categoria a sé stante di giovani, in modo da poter cogliere con maggior forza le connessioni, le interdipendenze tra le diverse fasi della vita ed i rapporti tra le generazioni. Il mio progetto di ricerca intende focalizzarsi sull’analisi dei percorsi e dei processi di transizione all’età adulta che coinvolgono giovani d'origine straniera che mantengono relazioni con l'Italia. Per poter fare questo occorre riflettere su un doppio percorso di transizione. Da un lato vi è la transizione nel tempo, che va spiegata attraverso la ricostruzione dei processi di definizione del sé e di socializzazione, ampiamente indagati dalla teoria sociologica e psicologica. Dall’altro, vi è la transizione nello spazio che implica l’attraversamento di mondi culturali diversi e presuppone una riflessione approfondita sul rapporto tra individuo e società, generalmente interpretato secondo la prospettiva del condizionamento o dell’interazione. Se questo è vero per qualsiasi giovane delle società occidentali si può presupporre che ciò si amplifichi per i figli dei migranti, che vivono una duplice condizione di sradicamento, “dall’identità familiareinfantile (come tutti i giovani) e nazionalcomunitaria (come tutti gli stranieri)” (Tomei, 2010).
Grande attenzione da parte del mondo accademico ha ricevuto negli ultimi anni l'esperienza di quella che viene definita, in modo proprio o improprio, seconda generazione di migranti. Le indagini realizzate si sono concentrate soprattutto sui processi di socializzazione scolastica. Ampiamente inesplorato, in particolar modo in
Italia, però risulta ancora il passaggio all’età adulta. Questo forse anche perché solo nell’ultimo decennio nel nostro Paese, si è iniziato a tematizzare, attraverso l’analisi dei vissuti dei figli dei migranti “il passaggio emblematico da migrazioni temporanee a insediamento definitivo”. È proprio il fenomeno delle seconde generazioni, così numericamente rilevante, a rappresentare una sfida per i modelli e le politiche d’inclusione sociale.
1.2. Strategia d'indagine
La ricerca sul campo ha fatto ricorso ad un approccio qualitativo, individuato come indispensabile per l’esplorazione e l’analisi dei percorsi di vita individuali, per la comprensione dei significati soggettivi e l’approfondimento delle dinamiche relazionali.
Per sperimentare sul campo le ipotesi di ricerca ho deciso di approfondire la conoscenza sulle reti in cui è inserita la comunità peruviana che vive in Italia. Il caso studio che su cui ho concentrato l'attenzione è quello dei giovani d’origine peruviana in relazione con l'Italia e in particolar modo con l'area metropolitana di Milano. Per approfondire i percorsi di transizione all’età adulta in una prospettiva multisituata, si è deciso di costruire un disegno della ricerca che permetta di confrontare diverse tipologie di giovani d’origine peruviana, al termine dei percorsi di scolarizzazione secondaria: coloro che sono nati o che comunque vivono stabilmente nell'area metropolitana di Milano in seguito al ricongiungimento famigliare, coloro che dopo un’esperienza di migrazione temporanea sono rientrati in patria, i veri e propri trasmigranti che vivono periodi in Italia e periodi in Perú e coloro che sono in procinto di intraprendere il percorso migratorio. L'intento è quello di assumere come punto di osservazione le due sponde del percorso migratorio. Mettere in dialogo le esperienze dell’emigrazione e dell’immigrazione, attraverso l’analisi del vissuto delle giovani generazioni che si affacciano alla vita attiva, può forse consentire di gettare nuova luce sul nesso tra migrazioni, welfare famigliare e politiche sociali.