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1 Il modello d'indagine 1.1 Obiettivi, domande e ipotesi di ricerca

“Lo snodo dal quale dipende l’esito dell’intero processo migratorio, riguarda proprio la transizione all’età adulta (...). Riguarda le seconde generazioni che escono dalla scuola, dunque private dalla protezione dell’ambiente scolastico. Riguarda le seconde generazioni che diventeranno adulte nell’Italia delle transizioni dilatate, nell’Italia dove  operano  meccanismi  profondi  in grado  di  rallentare  la  transizione  alla vita adulta   e   il   conseguimento   della   piena   autonomia   da   parte   dei   giovani:   famiglia protettiva, gerarchie sociali chiuse, lunghi percorsi formativi, alte soglie di entrata nelle professioni, inesistente accesso al credito.” (Molina, 2005). 

Nell’esperienza italiana, numerose ricerche (Ambrosini, 2004, Dalla Zuanna, 2009, Ricucci, 2010 e Caneva, 2011) hanno dimostrato come, pur mantenendo modelli di consumo   ed   orientamenti   valoriali   simili   a   quelli   dei   giovani   italiani,   i   figli   dei migranti vengano percepiti ancora come stranieri, sebbene manchino quei caratteri di estraneità alla comunità e di mancata condivisione di riferimenti culturali che caratterizzavano la figura dello straniero delineata tradizionalmente da Simmel e Schutz47. Quanto tutto ciò si amplifica o si riduce nel passaggio all’età adulta? È

possibile   osservare   lo   stesso   trend   di   allungamento   e   diversificazione   della transizione all’età adulta che si registra per i non migranti? L’età al momento della migrazione in che modo influisce sul processo di transizione? Quanto risulta essere esplicativa   la   variabile   dell’identificazione   etnica   nell’esperienza   della   transizione all’età adulta dei giovani figli di migranti? Quale piuttosto può essere il contributo della   prospettiva   generazionale,   inaugurata   da   Mannheim,   che   intende   la generazione come un attore di cambiamento sociale? “La globalizzazione in relazione a uno scenario sociale in cui non si è ancora sedimentata una chiara e condivisa gerarchia   basata   sulla   presunta   appartenenza   etnica   apre   spazi   per   processi   di inclusione disgiunti da una spinta alla piena acculturazione? Quali forme tende ad assumere questa inclusione nella differenza? Dà luogo a identificazioni bi­culturali, 47 “Per lo straniero il modello culturale del gruppo avvicinato non è un rifugio, ma un campo d'avventura, non è una questione scontata ma un tema d'indagine controverso, non è uno strumento per sbrogliare situazioni problematiche ma una situazione problematica difficile da dominare” (Schutz, 1944).

multiple, ibride, transnazionali?” (p. 65, Colombo E., 2007). 

Per cercare risposte ai quesiti sovraesposti, mi sono proposta di esplorare le modalità con cui avviene il processo di transizione all’età adulta dei soggetti che, in maniera diretta   o   indiretta,   hanno   vissuto   l’esperienza   migratoria.   L’obiettivo   è   quello   di comprendere   quali   strategie   individuali   vengano   messe   in   atto   dai   giovani   nel divenire adulti per far fronte ai vincoli posti dai plurali contesti in cui si trovano ad agire ed in cui si struttura il percorso migratorio proprio o dei famigliari. 

L’ipotesi di partenza è che, pur avendo subito la scelta della migrazione fatta dai famigliari, sia che li abbia coinvolti direttamente sia che ne siano stati spettatori, i giovani assumano il ruolo di agenti attivi che mediano in maniera originale con le dinamiche  strutturali.  L’intento  è quello  di  approfondire le traiettorie di vita per cogliere l’eterogeneità e le prospettive future dei percorsi individuali piuttosto che lavorare sulla categoria a sé stante di giovani, in modo da poter cogliere con maggior forza le connessioni, le interdipendenze tra le diverse fasi della vita ed i rapporti tra le generazioni.  Il mio progetto di ricerca intende focalizzarsi sull’analisi dei percorsi e dei processi di transizione all’età adulta che coinvolgono giovani d'origine straniera che mantengono relazioni con l'Italia.  Per poter fare questo occorre riflettere su un doppio percorso di transizione. Da un lato vi è la transizione nel tempo, che va spiegata attraverso la ricostruzione dei processi di definizione del sé e di socializzazione, ampiamente indagati dalla teoria sociologica   e   psicologica.   Dall’altro,   vi   è   la   transizione   nello   spazio   che   implica l’attraversamento   di   mondi   culturali   diversi   e   presuppone   una   riflessione approfondita sul rapporto tra individuo e società, generalmente interpretato secondo la prospettiva del condizionamento o dell’interazione. Se questo è vero per qualsiasi giovane delle società occidentali si può presupporre che ciò si amplifichi per i figli dei migranti,   che   vivono   una   duplice   condizione   di   sradicamento,   “dall’identità familiare­infantile   (come   tutti   i   giovani)   e   nazional­comunitaria   (come   tutti   gli stranieri)” (Tomei, 2010). 

Grande attenzione  da  parte del mondo accademico ha ricevuto  negli ultimi anni l'esperienza   di   quella   che   viene   definita,   in   modo   proprio   o   improprio,  seconda generazione di migranti. Le indagini realizzate si sono concentrate soprattutto sui processi di socializzazione scolastica. Ampiamente inesplorato, in particolar modo in

Italia, però risulta ancora il passaggio all’età adulta. Questo forse anche perché solo nell’ultimo decennio nel nostro Paese, si è iniziato a tematizzare, attraverso l’analisi dei vissuti dei figli dei migranti “il passaggio emblematico da migrazioni temporanee a insediamento definitivo”. È proprio il fenomeno delle seconde generazioni, così numericamente   rilevante,   a   rappresentare   una   sfida   per   i   modelli   e   le   politiche d’inclusione sociale. 

1.2. Strategia d'indagine

La ricerca sul campo ha fatto ricorso ad un approccio qualitativo, individuato come indispensabile per l’esplorazione e l’analisi  dei percorsi di  vita individuali, per la comprensione   dei   significati   soggettivi   e   l’approfondimento   delle   dinamiche relazionali. 

Per   sperimentare   sul   campo   le   ipotesi   di   ricerca   ho   deciso   di   approfondire   la conoscenza sulle reti in cui è inserita la comunità peruviana che vive in Italia. Il caso studio che su cui ho concentrato l'attenzione è quello dei giovani d’origine peruviana in relazione con l'Italia e in particolar modo con l'area metropolitana di Milano.  Per   approfondire   i   percorsi   di   transizione   all’età   adulta   in   una   prospettiva multisituata,   si   è   deciso   di   costruire   un   disegno   della   ricerca   che   permetta   di confrontare diverse tipologie di giovani d’origine peruviana, al termine dei percorsi di   scolarizzazione   secondaria:   coloro   che   sono   nati   o   che   comunque   vivono stabilmente   nell'area   metropolitana   di   Milano   in   seguito   al   ricongiungimento famigliare, coloro che dopo un’esperienza di migrazione temporanea sono rientrati in patria, i veri e propri trasmigranti che vivono periodi in Italia e periodi in Perú e coloro che sono in procinto di intraprendere il percorso migratorio. L'intento è quello di assumere  come  punto  di  osservazione   le due sponde   del percorso  migratorio. Mettere   in   dialogo   le   esperienze   dell’emigrazione   e   dell’immigrazione,   attraverso l’analisi del vissuto delle giovani generazioni che si affacciano alla vita attiva, può forse consentire di gettare nuova luce sul nesso tra migrazioni, welfare famigliare e politiche sociali.