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I peruviani nel contesto di indagine: i flussi migratori in Lombardia e nell'area metropolitana di Milano

 2 Osservare la migrazione dal versante di approdo

7.   Italia Occupati peruviani (15 anni e oltre) per settore economico in percentuali.

2.2.   I peruviani nel contesto di indagine: i flussi migratori in Lombardia e nell'area metropolitana di Milano

Stando ai dati del censimento del 2011, in Lombardia vive il 43,7% dei peruviani residenti in Italia, valore che mostra un incremento costante ma contenuto, pari al 2,7%, rispetto al censimento di dieci anni prima (41%) (Blangiardo, 2014: 23). Come   ricordato   nel   paragrafo   precedente,   la   provincia   di   Milano   è   la   principale destinazione   dei   migranti   peruviani.   Secondo   le   elaborazioni   ORIM9  del   2013,

38.950 sarebbero i peruviani che vivono nella provincia milanese. La sola città di Milano ne accoglierebbe ben 22.950. Il Perú si colloca così al quarto posto della classifica  per  presenze   in  città,   dopo  Filippine,   Egitto  e  Cina.   Nel   complesso   dei comuni extra capoluogo della provincia di Milano, invece, la comunità peruviana, con 15.970 presenze, perde una posizione a favore di quella ecuadoregna.

Le stime relative alla presenza di migranti irregolari al luglio 201310 consentono di

calcolare   3.240   peruviani   privi   di   titoli   di   soggiorno   in   provincia   di   Milano. Guardando ai dati regionali, “rispetto al 2012 si rileva un calo generalizzato del numero assoluto di irregolari quasi in corrispondenza di tutte le nazionalità (uniche modeste eccezioni El Salvador e Filippine), ma circa l’80% del calo è riconducibile unicamente   a   dieci   Paesi,   nell’ordine:   India,   Marocco,   Pakistan,   Perú,   Tunisia, Bolivia,   Ucraina,   Ecuador,   Senegal,   Albania”   (Blangiardo,   2014:   58).   Le   analisi condotte a livello territoriale mostrano che una tale flessione è ben correlata con il numero di istanze di regolarizzazione presentate nelle province lombarde nel 2012, con l'eccezione di Milano che mantiene una forza attrattiva peculiare anche per gli irregolari. L'effetto sanatoria in definita non sembra essere  compensato da  nuovi arrivi,   che   restano   limitati   probabilmente   a   causa   della   crisi   economica   ed occupazionale, che investe anche il mercato sommerso.

La distribuzione per classi di età della popolazione peruviana in Lombardia segue un andamento   simile   a   quello   registrato   a   livello   nazionale.   Dai   dati   dell’ORIM emergono però due elementi interessanti. Da un lato, si evince che i peruviani con

9 ORIM sta per Osservatorio Regionale per l'Integrazione e la Multietnicità della Lombardia:

http://www.orimregionelombardia.i

   t

10 Per la realizzazione del rapporto annuale sulla migrazione in Lombardia, l'ORIM si serve di

una   rilevazione   campionaria   estesa   all'intero   territorio   regionale   con   criteri   di rappresentatività tali da includere l'intera popolazione proveniente dai paesi a forte pressione migratoria,   indipendentemente   dallo   status   giuridico   e   dalla   residenza   anagrafica (Blangiardo, 2014:10).

età compresa tra i 50 e i 59 superano di 5 punti percentuali il risultato della fascia d'età corrispondente a livello nazionale. Dall'altro, l'intervallo tra i 20 ed i 29 anni, d'interesse   per  la  rilevazione  empirica  che  verrà   presentata  nei  prossimi  capitoli, raggiunge   il   22%   del   totale   della   popolazione   peruviana   ultra   quattordicenne residente in Lombardia.

L'anzianità   della   presenza   della   comunità   peruviana   residente   in   Lombardia   è particolarmente   elevata.   La   quasi   totalità   dei   peruviani   risiede   nella   regione   da almeno cinque anni. Il 47,5% vive qui da oltre dieci anni e il 47% tra i cinque e i dieci anni. Il radicamento dei peruviani sul territorio è rivelato anche dal fatto che sono   in   testa   alla   classifica   degli   stranieri   che   vivono   in   case   di   proprietà, collocandosi al quinto posto dopo i cittadini provenienti da Ecuador, Filippine, Cina ed Albania. Il rilascio del permesso del soggiorno ai cittadini peruviani in Lombardia avviene nel 70,6% dei casi per lavoro subordinato e nel 25,6% dei casi per motivi famigliari. In media con il dato regionale, si stima che la maggioranza dei peruviani residenti abbia almeno un figlio, che nel 57,4% dei casi, che nella maggior parte dei casi è giunto in Italia attraverso la pratica del ricongiungimento famigliare.  La condizione lavorativa prevalente nel 73% dei casi è quella di occupato in maniera regolare,   seguono   a   distanza   la   percentuale   dei   disoccupati   in   cerca   di   lavoro (14,3%) e la quota di lavoratori irregolari che si attesta per il 2013 intorno al 7%. I tre principali ambiti di lavoro sono quelli di assistenza in campo sociale, mansione operaia generica del terziario e ristorazione ed alberghi. Il dato più evidente nel confronto con le altre nazionalità residenti sullo stesso territorio è il fatto che in Lombardia in media vi è solo il 3,5% dei cittadini non comunitari impiegati come assistenti in campo sociale, mentre nel caso dei peruviani tale quota sale al 19%. A tale quota si aggiunge poi il 12,8% impiegato come assistente domiciliare o baby sitter.   Dati   simili   si   registrano   anche   a   livello   provinciale,   confermando   la specializzazione nel campo della cura alla persona, nelle sue diverse declinazioni.  In merito ai progetti di vita futura e al tanto dibattuto tema del ritorno in patria, è interessante verificare che, in linea col dato regionale, sia solo il 5,4% dei peruviani in Lombardia ad affermare di avere intenzione di trasferirsi nel proprio Paese di origine nei successivi dodici mesi. Il 90,5% afferma invece di voler rimanere sul territorio regionale, pensando al massimo di spostare la residenza in un comune

limitrofo.

Particolarmente vivace è la vita associativa della comunità peruviana lombarda. Grazie al lavoro di ricerca condotto nel 2011 dalla Fondazione Ismu11 finalizzato al

monitoraggio delle associazioni di migranti peruviani in Lombardia, è stato possibile approfondire   aspetti   peculiari  (Caselli,   2012).   L'elemento   che   ha   richiamato maggiormente l'attenzione nella fase di analisi dei dati è stata l'ampiezza e la varietà rappresentata dal tessuto associativo peruviano, che vanta il numero di associazioni più alto rispetto a qualsiasi altra nazionalità presente sul territorio di riferimento. 43 sono   state  le  associazioni  peruviane12  mappate  in  quell'occasione,   a  fronte  di  un

totale di 367 realtà associative attive sul territorio regionale censite a novembre 2011 (Fondazione   Ismu,   2012).   Questo   dato,   se   da   un   lato   è   stato   interpretato   come espressione di una certa frammentazione, dall'altro, indubbiamente, ha evidenziato la forte propensione associativa dei cittadini peruviani ed il desiderio di partecipare in   modo   attivo   e   propositivo   alla  vita  della  comunità   nazionale.  Dei   43   contatti iniziali, 37 sono le associazioni peruviane che si sono rese disponibili a partecipare alla   rilevazione   sul   campo.   Di   queste,   la   stragrande   maggioranza   opera   nella provincia di Milano (83,8%) e in particolare nel capoluogo (62,2%). Generalmente si tratta di entità costituitesi formalmente e dotate di un proprio statuto. Solo un'esigua minoranza (7 su 37 casi) è rappresentata da gruppi privi di formalità, fattore spesso temporaneo,   legato   al   normale   sviluppo   della   vita   associativa,   che   inizialmente attraversa una fase in cui gli associati si sperimentano come gruppo di lavoro, prima di   procedere   agli   adempimenti   burocratici   che   richiede   l'attivazione   di un'associazione legalmente riconosciuta.

Guardando agli anni di vita delle associazioni peruviane prese in esame, si osserva che   il   48,6%   è   attivo   da   almeno   sei   anni,   a   testimonianza   della   stabilità   che caratterizza il tessuto associativo peruviano in Lombardia. Il consolidamento delle 11 Lo studio, a cui ho preso parte personalmente, è stato realizzato nell'ambito del progetto di co­sviluppo “Due sponde ­ sviluppo economico e promozione di imprese socialmente orientate nei dipartimenti di origine dell’emigrazione peruviana in Italia” realizzato da una rete di ong ed associazioni e finanziato dalla Fondazione Cariplo. Il gruppo di lavoro che ha realizzato l'indagine è stato coordinato dal professor Marco Caselli. 12  In linea con l'impostazione seguita dall'ORIM nell'attività periodica di monitoraggio delle

attività   delle   associazioni   migranti   in   Lombardia,   in   questa   indagine   per   associazioni   di peruviani si sono intesi tutti i gruppi formali ed informali, privi di finalità lucrative, costituiti in via prevalente da cittadini di origine peruviana e caratterizzati da continuità temporale, capacità d'iniziativa ed una seppur minima struttura organizzativa.

realtà associative già esistenti non sembra andare a discapito dell'avvio di nuove esperienze. Ben il 29,7% delle associazioni che hanno partecipato alla rilevazione è nato, infatti, negli ultimi due anni presi in esame, dimostrando una certa dinamicità della vita associativa peruviana che non trova paragoni nelle altre nazionalità che operano in Lombardia. Come segnalato da Caselli e Grandi (2012: 6), infatti, sul totale delle associazioni di migranti mappate sul territorio regionale solo il 12,4% ha visto la luce nell'ultimo periodo.  Pur nella varietà rappresentata dalle singole realtà, generalmente le finalità espresse dal   tessuto   associativo   peruviano   vanno   in   due   direzioni   complementari   l'una all'altra.   Da   un   lato,   vi   sono   le   attività   orientate   a   supportare   l'inserimento socio­lavorativo dei migranti sul versante di approdo, facilitando l'accesso alla rete dei servizi territoriali e svolgendo un ruolo da mediatori con le istituzioni locali. Dall'altro, vi è un forte collegamento con il Paese d'origine che si manifesta attraverso la   promozione   della   cultura   peruviana,   con   l'intento   di   far   conoscere   le   diverse espressioni   artistiche   e   culturali   del   Perú   (vi   sono,   ad   esempio,   gruppi   religiosi, associazioni folcloristiche e circoli culturali), ed il sostegno a iniziative di solidarietà internazionale e di co­sviluppo, che si dispiegano a vari livelli, dal semplice invio di rimesse collettive all'elaborazione di veri e progetti realizzati grazie a finanziamenti istituzionali (Caselli, 2012).