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Il discorsi di Tony Blair

6.4 Il progetto “Breaking the Climate Deadlock”

“Breaking the climate deadlock”226 è una iniziativa nata nel marzo del 2008 dalla collaborazione strategica tra Tony Blair e il “Climate Group”, una organizzazione non-governativa che opera dal 2004 nel Regno Unito dove ha la sede principale, ma che è presente anche negli Stati Uniti, in Europa, Australia, Cina e Hong Kong. Essa si avvale della collaborazione di validi scienziati e dell’aiuto finanziario di prestigiose imprese multinazionali227, di organismi e leader politici internazionali,228 con 224 Per maggiori informazioni cfr. il sito ufficiale di Tony Blair: www.tonyblairoffice.org

225 Ibidem.

226 Per maggiori informazioni si veda il sito Internet ufficiale www.theclimategroup.org/programs/breaking-the-climate-

deadlock

227 Le imprese membri del Climate Group, sono: Arup, Baker & McKenzie, Barclays Bank, Better Place, Bloomberg,

BP, Broad Air Conditioning, British Sky Broadcasting, British Telecommunications, Dell, Duke Energy, Florida Power & Light Group, Google, HDR, HSBC, IBM, Johnson & Johnson, JP Morgan Chase, Lenovo Group, Marks & Spencer, Munich Re, MWH, Nestle Waters, News Corporation, Nike, Pratt Industries, Standard Chartered Bank, Suntech, Swire, Swiss Re, Target, Tesco, Timberland, Virgin/Virgin Atlantic. Per maggiori informazioni cfr.

www.theclimetegroup.org/programs/breaking-the-climate-deadlock.

228 Tra gli organismi governativi che supportano il Climate Group vi sono: “Great London Authority”, la città di

l’obiettivo di promuovere politiche concrete e di mettere a punto tecnologie pulite per ridurre le emissioni globali e favorire una economia sostenibile a bassa emissione di carbonio. È opportuno osservare che a differenza delle altre organizzazioni ambientaliste no-profit, il “Climate Group” concentra i suoi sforzi esclusivamente sull’aspetto climatico della questione ambientale e sulla necessità di trovare soluzioni valide per ripristinare gli equilibri climatici. Per raggiungere i suoi obiettivi e portare avanti con successo la sua missione, il “Climate Group” ha lanciato diverse iniziative, tra cui rientra il progetto “Breaking the climate deadlock” il cui obiettivo ambizioso, come si evince dal nome stesso dell’iniziativa, è di riuscire a superare il clima di stallo politico che ha impedito ai grandi della Terra di giungere ad un accordo globale, efficace e a lungo termine per la riduzione delle emissioni di carbonio.

A questo proposito, Tony Blair, nel video di presentazione del “Breaking the climate deadlock” del 14 marzo 2008,229 afferma che vi è ormai un consenso unanime a livello globale sulla necessità di giungere ad un accordo per ridurre significativamente le emissioni di CO2. Tuttavia la difficoltà principale è stabilire quale tipo di accordo possa davvero fare la differenza e possa subentrare al protocollo di Kyoto a partire dal 2012. Ciò spiega quanto complesso sia l’incarico che Blair si è assunto nell’ambito di questo progetto. Il suo compito è, infatti, quello di dirigere le attività del “Climate Group” con l’obiettivo di concentrare l’attenzione dei decisori globali non più sul “se” ma sul “come” giungere ad un tale accordo, definendone i principi, individuando le migliori strategie finanziarie per implementarlo e permettendo al contempo l’adeguato trasferimento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche necessarie a ridurre le emissioni di gas serra della quantità indicata dalla comunità scientifica.

provincia di Manitoba, la provincia dell’Ontario, la provincia del Quebec, lo Stato della California, lo Stato di New York, lo Stato del Nuovo Galles del Sud, lo Stato del Queensland, lo Stato dell’Australia del Sud, lo Stato di Victoria, lo Stato dell’ Australia Occidentale. Per maggiori informazioni cfr. www.theclimetegroup.org/programs/breaking-the- climate-deadlock.

A tal proposito, in un’intervista230 rilasciata alla CNN in occasione della Conferenza sul clima che si è tenuta a Copenhagen nel dicembre 2009, Tony Blair aveva già intuito che l’accordo di Copenhagen non avrebbe potuto trovare un consenso unanime, poiché mancavano le condizioni su cui occorre ancora lavorare per giungere ad un accordo equo sia per i paesi sviluppati sia per i paesi in via di sviluppo. Nonostante ciò, sostiene Blair, la Cop 15 ha rappresentato il momento giusto per stabilire un quadro di riferimento per un futuro a basse emissioni di carbonio che permetta alle imprese di realizzare più velocemente i cambiamenti necessari per questa transizione.

È interessante osservare che la questione ambientale è da sempre stata per Blair una priorità della sua piattaforma politica, sia sul piano interno sia su quello internazionale. Ne sono prova la Presidenza Britannica del G8, come il semestre di Presidenza del Consiglio europeo, nel 2005, che furono infatti caratterizzate dall’obiettivo di far compiere al tema ambientale un salto di qualità nell’agenda politica internazionale. Sul fronte interno, nel corso dei suoi dieci anni al Governo, Blair ha introdotto misure legislative per far conseguire alla Gran Bretagna gli obiettivi definiti nel protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas serra, garantendo al contempo una piena compatibilità con le esigenze di crescita nazionale.

L’attenzione di Blair nei confronti della questione ambientale si ritrova anche nei suoi interventi tenuti nell’ambito del progetto “Breaking the climate deadlock” dal 2008 al 2010. Nel prossimo paragrafo si proporrà una analisi eco-critica di questo corpus linguisitico, partendo da una descrizione del metodo di analisi impiegato che ha permesso di mettere in evidenza il valore fortemente caratterizzante degli elementi linguistici adoperati nei discorsi di Blair, da cui emerge l’inscindibilità del rapporto tra sviluppo sostenibile e l’uso efficace e creativo della lingua come veicolo di conoscenza, idee e progettualità. La lingua, infatti, come si è già detto, non può più essere analizzata come un oggetto neutro e astratto dall’ambiente circostante, ma come un fenomeno anch’esso ecologico che interagisce con l’ambiente, contribuisce

230Per maggiori informazioni si veda la pagina Internet www.tonyblairoffice.org/climatechange/news-entry/tony-blair-

a costruirlo e ne è al contempo influenzato. Essa diventa così uno specchio che riflette l’attuale crisi ambientale e sociale e di cui è al contempo un valido strumento di interpretazione.