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Il discorsi di Tony Blair

6.3 La “Terza Via” di Tony Blair

L’idea della “terza via” viene comunemente associata alla politica di Tony Blair e al New Labour. In realtà il termine non è nuovo, ma è stato usato molte volte in passato sia dalla destra che dalla sinistra. Già negli anni ’50 alcuni socialdemocratici avevano postulato l’ipotesi politica di una terza via, alternativa al liberismo americano da una parte e al comunismo sovietico dall’altra.

Successivamente, il primo politico a rendere di nuovo popolare questa idea della terza via è stato Bill Clinton215 che nel suo discorso del 1996 sullo Stato dell’Unione ha affermato di avere trovato una nuova via politica, una terza via appunto. Ma è con Tony Blair e con il suo New Labour che il dibattito sulla terza via ha assunto rilevanza internazionale.

212 N. Fairclough, New Labour, New Language?, London and New York, Routledge, 2000, pp. 15-33. 213 Ibidem.

214 L. De Michelis, op. cit. pp.110-115. 215 L. De Michelis, op.cit.

È, però, importante sottolineare che il teorico di spicco della “terza via”, che ha ispirato e sostenuto le idee politiche di Tony Blair, è il sociologo e politologo britannico Anthony Giddens che nella sua opera “The Third Way. The Renewal of

Social Democracy”216 la definisce come un necessario processo di rinnovamento all’interno della Socialdemocrazia i cui principi e valori vanno rivisti ed attualizzati al fine di trovare nuovi strumenti di intervento politico capaci di affrontare le grandi rivoluzioni del nostro tempo, ovvero: globalizzazione, trasformazione dei modelli di vita e questione ambientale.217

Secondo Giddens, la globalizzazione è un fenomeno molto complesso, determinato da un insieme di fattori di ordine non solo economico ed informatico, ma anche politico, sociale e culturale. La rivoluzione delle comunicazioni e l’avvento della tecnologia informatica sono fenomeni strettamente connessi con il processo di globalizzazione. Infatti, afferma Giddens, la globalizzazione sta profondamente cambiando non solo i modelli di vita dei singoli individui, soprattutto dei paesi sviluppati, ma anche la stessa configurazione delle istituzioni governative locali e nazionali, creando, al contempo, nuove forze e sistemi transnazionali. Sotto questo aspetto, i sostenitori della “terza via” vedono nella globalizzazione un fenomeno certamente problematico, ma anche un’opportunità per i singoli Stati di ritrovare la propria identità nazionale in un quadro globale, superando così quelle posizioni neoliberiste che vedono nell’avanzare della globalizzazione un progressivo ridimensionamento del ruolo delle amministrazioni.218

L’altro problema cruciale è la questione ambientale. Al riguardo Giddens attribuisce un ruolo determinante al progresso scientifico e tecnologico che ha profondamente mutato i termini della tradizionale relazione uomo-natura, superando il confine tra ciò che è umanamente raggiungibile col progresso scientifico e i limiti che la natura pone e che dobbiamo semplicemente accettare. Scienza e tecnologia non possono più essere considerate esterne alla politica ma vanno inglobate nei processi democratici poiché determinano ed influenzano significativamente la vita sociale degli individui e

216 Cfr. A. Giddens, The Third Way. The Renewal of Social Democracy, Polity Press, Cambridge, 1999. 217 Ibidem.

l’ambiente naturale in cui essi vivono.219 Come si è detto, le posizioni di Giddens hanno fortemente influenzato l’orientamento politico di Tony Blair che in un suo libello, recante il titolo “The Third Way”,220 illustra la sua visione della “terza via” e dei valori che ad essa sottendono.

Blair sostiene che la “terza via” persegue gli stessi obiettivi di giustizia sociale, libertà e democrazia che per decenni ha perseguito anche la Vecchia Sinistra, ma è al contempo una via nuova e alternativa perché muove da due concetti chiave che rispecchiano le difficoltà e le ambivalenze della società contemporanea, ovvero incertezza e flessibilità. Di fronte ai grandi dilemmi che l’attuale generazione si trova ad affrontare occorre un interventismo dinamico ed innovativo, capace di dare risposte concrete e, soprattutto, di superare il tradizionale antagonismo tra la socialdemocrazia classica (basata sullo stato pervasivo, sul primato dei beni collettivi su quelli individuali, sulla gestione keynesiana della domanda, sulla piena occupazione, su un forte egualitarismo) e il neoliberismo (basato sullo stato minimo, sul fondamentalismo del mercato, sul principio del laissez faire nel campo del lavoro e sull’accettazione delle disuguaglianze sociali). Ciò non significa, spiega Blair,221 rinnegare le importanti conquiste ottenute dalla Vecchia Sinistra, prima fra tutte il suffragio universale, seguita dai grandi miglioramenti nelle condizioni di lavoro, nel welfare, nell’istruzione e nella salute. Ma significa che occorre accettare il fatto che quelle posizioni politiche sono ormai anacronistiche ed obsolete e quindi incapaci di dare delle risposte concrete alle esigenze attuali. La “terza via” si colloca, invece, in una posizione intermedia, nel tentativo di conciliare idee storicamente in antitesi come: patriottismo ed internazionalismo; diritti e responsabilità; promozione dello sviluppo economico e questione ambientale.

219 Ibidem.

220 Cfr. T. Blair, The Third Way, London, the Fabian Society, 1998. 221 Ibidem.

Come si può osservare, dunque, la missione di Blair222 è di riuscire a concretizzare i valori alla base della “terza via”, che devono fungere da guida nella costruzione di una società che punta alla massimizzazione delle libertà e delle potenzialità di tutti i cittadini; questi valori sono essenzialmente quattro: 1) riconoscere un uguale valore e potenziale a tutti i cittadini, indipendentemente dal loro background culturale, dalla fede e dalla razza; scopo degli organi di governo è quello di porre fine ad ogni forma di discriminazione e di pregiudizio e di creare una società multietnica e multiculturale; 2) eguali opportunità di crescita e di sviluppo per tutti i cittadini; 3) responsabilità nei confronti delle istituzioni sociali, della famiglia, dell’ambiente; 4) costruzione di una forte solidarietà sociale all’interno della comunità civile.

È importante notare che la politica della “terza via” è stata anche ampiamente criticata sia dalla destra che dalla sinistra. Molti socialdemocratici europei l’hanno guardata con sospetto, in quanto associano il termine a Blair e a Clinton, considerati troppo vicini a politiche neoliberiste. Questi critici considerano la “terza via” una sorta di “thatcherismo” dal volto umano, un tradimento dell’ideale socialdemocratico del provvedere collettivo alle necessità dei poveri e dei bisognosi. I critici di destra, da parte loro, considerano la terza via un concetto vacuo, un insieme confuso di idee politiche privo di contenuti concreti.223

Giddens e Blair rispondono a queste critiche sostenendo che la “terza via” non è un concetto fine a sé stesso, o almeno non lo è se si hanno di mira degli obiettivi ben precisi e dei valori guida ben saldi. Essa vuole essere un tentativo di trascendere sia la socialdemocrazia vecchio stile sia il neoliberismo, e di scoprire un medio termine fra tutti gli estremi.

Il percorso storico della carriera di Tony Blair fin qui tracciato, consente di mettere in luce l’impegno che ha sempre mostrato nella ricerca di soluzioni a lungo termine ai grandi problemi del nostro tempo. È importante osservare che Blair ha portato avanti questo impegno anche dopo aver dato le dimissioni come primo ministro inglese e

222 Ibidem.

come capo del partito laburista, avviando una serie di progetti e istituendo alcune fondazioni di rilievo internazionale, quali: la “Tony Blair Africa Governance

Initiatives” (Agi)224 che si occupa di supportare i governi di Sierra Leone, Rwanda e Liberia nella realizzazione di progetti volti a garantire beni e servizi pubblici alle popolazioni locali e ad attrarre investimenti per costruire sistemi economici più forti e sostenibili; la “Tony Blair Faith Foundation”,225 che si occupa di promuovere rispetto e comprensione tra le più grandi religioni esistenti, nella convinzione che la fede religiosa, pur essendo spesso utilizzata per dividere le popolazioni, può rappresentare una forza positiva nel mondo moderno in grado di generare tolleranza e reciproco supporto; infine, di particolare importanza ai fini di questo lavoro di tesi, il

“Breaking the Climate Deadlock”, un’iniziativa che, come si vedrà meglio nel

prossimo paragrafo, mira a creare il più ampio consenso possibile per una politica climatica globale.